L'ultima barriera

Feb 10, 2007 23:14

Titolo:L'ultima barriera
Fandom: X
Coppia: Fuma MonouXKamui Shiro
Prompt: 003. Fine
Rating: PG
Conteggio Parole:5.167
Riassunto: Alla fine l’ultima barriera era proprio il suo cuore e solo proteggendolo dal suo alter ego era stato possibile salvare la Terra e dare agli uomini un’altra possibilità di salvaguardare la natura.
Note: Oneshot su quello che potrebbe essere il finale di X, che le "amate" Clamp non ci hanno ancora voluto svelare
Tabella: http://haruka-lantis.livejournal.com/903.html#cutid1


Big Damn Table: Prompt 003. Fine

“L’ultima barriera”

Camminava leggiadra nel patio in una luminosa giornata di sole e la luce sembrava scaturire dal suo stesso sorriso che rendeva ancora più dolce il suo volto da bambina. Con grandi boccoli i capelli ricadevano sulle spalle e sulle braccia. Un abito chiaro, di stoffa leggera, lasciava scoperte le gambe magre e sinuose. Ai piedi gli immancabili sandali facevano riecheggiare i suoi passi sul pavimento in legno. Nell’ombra, sotto il portico del tempio, lui la guardava ammaliato mentre camminava nel patio e giocava con la sua sorellina, che già le assomigliava tanto. Si sentiva stranamente inadeguato, come se il suo posto non fosse quello. Sentendosi chiamato si ritrasse maggiormente nell’ombra non volendo o non potendo unirsi a loro. Il tempio era silenzioso e buio e si sentì protetto e in pace.
- Fuma-kun, non vieni?- quelle poche parole invasero come musica la sala e la sola sua presenza sull’uscio riempiva tutto di luce.
Inaspettatamente trovò il coraggio di parlarle- Tu ci vuoi bene, mamma?-
- Solo Torhu per me è importante- e il sorriso luminoso scomparve, scesero delle lacrime lungo le sue gote e la testa si divise dal corpo e così le gambe, le braccia e il ventre si squarciò. Ovunque era sangue e l’odore riempiva la stanza, improvvisamente divenuta la camera da letto. Fissò le sue mani insanguinate dove i lunghi capelli biondi si appiccicavano e una sensazione di buio e vuoto lo pervase.

* * *

Riaprì lentamente gli occhi e fissò il soffitto bianco sopra la sua testa. Era come se non riuscisse a sentire il suo corpo, nè le braccia, nè le gambe. L’odore di medicine gli fece comprendere che era in ospedale, perciò non cercò neanche di alzarsi e attese l’arrivo di un’infermiera.
- Buongiorno, si sente meglio stamattina?- chiese una donna sulla cinquantina vestita di bianco.
- Non molto. Esattamente dove mi trovo?- chiese il ragazzo con voce piana.
- E’ in ospedale. General Hospital di Shinjuku. E’ qui da quasi 3 giorni, se l’è vista brutta sa?!-
Poco dopo arrivò il dottor Miura, che lo teneva in cura, e gli spiegò che era rimasto ferito durante una caduta da un palazzo e nonostante la gamba rotta e qualche costola incrinata poteva considerarsi fortunato, non era morto per miracolo. L’effetto degli antidolorifici lo avrebbe reso un po’ imbambolato ancora per qualche giorno, ma non doveva preoccuparsi. Gli fu poi detto che una donna chiedeva di lui. Entrò un’elegante donna di trenta o trentacinque anni vestita con un costoso completo gessato nero che dava poco spazio all’immaginazione. Il seno prosperoso a fatica era contenuto nella camicetta di seta bianca, aperta in modo tale da lasciar nudo il decoltè. I capelli, neri, lunghissimi, erano legati in una coda alla base del collo ma delle ciocche ribelli uscivano fuori; il viso truccato come un’attrice e le unghie scarlatte. Rimase ferma con il soprabito in mano senza dire una parola.
Lui sorrise.
- Kanoe-san ma come ti sei vestita? Sembri una donna rispettabile così!!-
Lei lasciò cadere il cappotto per portarsi le mani al viso e nascondere alcune lacrime galeotte. Poi si avvicinò e gli baciò la fronte.
- Ti ricordi di me?-
- Come poter dimenticare la segretaria più sexy del Municipio?!-
- Oh, sciocco moccioso impertinente!- con una mano gli pulì il rossetto impresso sulla tempia.
- Kanoe-san, sono contento di vederti. Ho una gran confusione in testa, mi vuoi aiutare tu?-
La donna lo fissò attentamente negli occhi, dove scoprì una scintilla di paura e smarrimento. I suoi occhi nocciola non avevano mai riflesso alcuna luce da quando lo conosceva.
- Si, non ti preoccupare avrò cura di te, come se fossi io tua madre e tu mio figlio…- si sedé sulla sponda del letto e lo abbracciò.
- Mia madre…credo di averla sognata prima…è morta no? Ero piccolo però mi ricordo…- non lo disse ma ricordava il suo corpo smembrato che invadeva tutta la camera in penombra, aggiunse però- E’ morta per colpa mia, vero?-
La donna scosse la testa con uno sguardo accigliato- No, ti sbagli, è morta perché ha scelto da sé il suo destino. E’ quello che ha fatto anche Hinoto-
- Tua sorella è morta?- il ragazzo scattò all’indietro per fissarla meglio- Il tuo desiderio…non è stato realizzato-
- Non importa…Hinoto ora non è più prigioniera…e poi tu sei vivo, almeno tu…a me va bene anche così!-
- Sei stata al suo funerale?-
- Si, ne vengo via adesso. C’erano tutti, sono stati molto gentili-
- Anche Kamui?-
- Si-
- Si sta occupando lui di Kotori?-
- Kotori?- chiese la donna non capendo bene o temendo di capire anche troppo bene.
- Kotori, mia sorella! Sarà in pensiero per me. Il dottore si è raccomandato di non farle vivere emozioni forti…perché mi guardi in quel modo? Hai visto un fantasma?-
Kanoe continuava a fissare il ragazzo incerta su come dirgli la verità, temendo fosse prematuro trattare quell’argomento. In fondo si era risvegliato da quella brutta caduta da poche ore.
- Fuma, scusa se te lo chiedo, ma tu cosa ti ricordi esattamente? Ad, esempio, ricordi come ci siamo conosciuti io e te?-
- Ma certo, al Municipio, no? Vivo lì, me lo hai chiesto, tu con Satsuki, Nataku e gli altri-
- Già…ma Kotori non ha mai abitato con noi…-
- No, infatti…-
- E perché Kotori non abitava con noi? Fuma, pensaci bene, ricostruisci i fatti in modo cronologico-
- Perché? Ricostruire i fatti? Perché…io non avevo un altro posto dove stare e…poi le barriere…e i sigilli…-
- Quand’è stata l’ultima volta che hai visto Kotori?- chiese ancora pazientemente la donna davanti al balbettio confuso del ragazzo.
- Ma, non so… cioè… eravamo a casa quando è arrivata quella donna, la zia di Kamui diceva, e lei è… è come esplosa… come la mamma… C’è stato un forte terremoto e tre uomini sono venuti a portarci via. Ricordo che eravamo in piscina e Kotori è caduta in acqua… è successo qualcosa a mia sorella, vero?-
Kanoe sorrise passandogli una mano fra i capelli corvini.
- Avrei preferito dirtelo in un’altra occasione, ma… Fuma-kun, tua sorella Kotori è morta!-
- No, non è vero, non ci credo-
- E’ morta pochi giorni dopo il decesso di vostro padre. Esattamente il giorno in cui ci siamo conosciuti: la prima volta che sei arrivato nella sede dei Chi no Ryu con Kakyou, il Sognatore, in braccio… il giorno in cui è cominciata la battaglia per il destino del pianeta… ricordi tutto ciò?-
- Non è vero, non è assolutamente possibile. Kotori non è morta, non può essere morta. Non è vero!- Fuma iniziò ad urlare sempre più forte e più di dimenava e più alla sua mente riaffioravano i ricordi: una rudimentale croce di lamiere, il corpo della giovane trafitto da una spada, le urla di Kamui e il proprio senso di appagamento nel vederla esalare l’ultimo respiro.
Kanoe cercò di tenerlo fermo, ma il ragazzo si agitava sempre di più e più forte urlava. Alla fine ci vollero due infermieri e il dottore per tenerlo a bada e un’ iniezione di tranquillante. Poco prima di addormentarsi, Monou si rivolse alla donna seduta accanto al letto.
- Kanoe-san, sono stato io?-

* * *

Girò la testa confusamente a destra e a sinistra in cerca di anima viva; invece davanti a lui solo una celeste distesa di mare, che veniva ad infrangersi sulle rocce proprio sotto i suoi piedi. L’odore dello iodio riempiva l’aria e il silenzio era interrotto solo dagli acuti dei gabbiani nel cielo.
- Ti stavo aspettando!-
Il ragazzo si voltò e vide un uomo sui venticinque anni vestito con un kimono chiaro, lunghi capelli albini sciolti sulle spalle e un’espressione triste e stanca negli occhi.
- Kakyou- disse Fuma con un sospiro di sollievo.
- Vedo con piacere che ti ricordi di me-
- Certo, pian piano sto rimontando i pezzi. Ora Kakyou dimmi cosa è successo- usò lo stesso cipiglio autoritario di sempre, ma l’altro uomo sembrò non impressionarsi e gli mostrò una piuma bianca.
- Ti ricordi di questa? No? Capisco. Questa è l’ultima profezia di Kotori, la vuoi ascoltare?-
- Ultima profezia… Kotori… ma, come può essere?-
La piuma galleggiava nell’aria e un alone candido la circondava, come di luce soffusa. Tutto fu silenzio e si udì la voce della giovane veggente.
- Il futuro non è ancora deciso. Vi voglio bene-
Fuma rimase in silenzio, mentre Kakyou gelosamente si riappropriava della piuma.
- E’ stata l’unica a profetizzare un destino diverso. Per me e per Hinoto non c’erano dubbi, la terra sarebbe morta assieme al “Kamui” dei Ten no Ryu, ucciso dalla sua stella gemella. Tu mi dicesti che era impossibile modificare il futuro, perché il destino è già stato deciso, eppure proprio tu hai avversato questa profezia-
- Kakyou, dimmi cosa è successo!-
- No, ascolta, un’altra persona vuole parlarti. Come sai, alle volte, i morti possono far visita ai vivi e capita che chiedano aiuto ai sognatori come me per farlo-
Le ultime parole si persero in un turbinio di piume bianche e dove prima sedeva Kakyou, ora sedeva una donna bionda intenta a rammendare un vestitino. Il ragazzo allungò un braccio per sfiorarle il viso e la trovò fredda come una statua. Si ritrasse spaventato.
- Non preoccuparti, verrà anche lei dopo. Per adesso volevo parlarti da sola, ni-chan!-
Si voltò e vide sua sorella sorridergli, forse era ancora più bella che in vita, sembrava più felice o semplicemente più tranquilla.
- Sapevo che ci saresti riuscito, fratellone, sei sempre stato un grande. Altro che Kamui! Diglielo quando lo vedi che sono molto delusa da lui, quel piagnone!-
Fuma la fissò come se stesse parlando arabo.
- Scherzo, dai! Come sei serio, mai una battuta. Non è che adesso torni a fare l’orso, eh?!-
- Kotori, tu sei morta?- chiese la cosa che più gli premeva, e, come per incanto, si ritrovò seduto su una sedia di fronte al letto in camera della sorella, più che una camera, un museo per peluches, ninnoli, carillon, bambole e maialini. Perché sua sorella avesse avuto questa mania per i maialini rimase un mistero! Kotori sedeva sul letto sulla trapunta rosa e bianca dove un’enorme faccia di porcellino era stata ricamata.
- Direi proprio di si! Oh, non ti agitare, Fuma, dove sto adesso non è male. Non ho nessun affare in sospeso sulla Terra, perciò sono felice. Però volevo tanto parlarti e vederti ancora una volta, fratellone. Tu non potevi accorgertene ma io ero sempre con te, prima. Avevo paura a lasciarti da solo. Ho scoperto che sai essere anche espansivo e gentile quando ti ci metti. Non credevo che un tipo schivo come te potesse essere un padre così… amorevole… beh, in fondo, hai sempre avuto la mania di accollarti casi clinici!-
- Ma di che stai parlando, Kotori-chan?!-
- Ma di Nataku, no? Idiota!-
- Nataku? Sì, mi ricordo, ma anche lui è morto-
- Hai solo esaudito il desiderio di una bambina sola. Ora, promettimi che continuerai ad andare a trovare Kakyou-
- Ma il desiderio di Kakyou é…-
- Ti prego, lui è stato tanto caro con me, prometti-
Fuma annuì piano, mentre lo scenario cambiava di nuovo.
- Non ho più tanto tempo, sii buono con Kamui e ricordati, qualsiasi cosa ti dicano, ricordati che tu sei mio fratello e che io ti voglio bene- La figura della ragazza cominciò a sfaldarsi in mille piume.
- Kotori non andare!-
- Tornerò ancora, tranquillo. Ti voglio bene!-
Tutto fu silenzio e buio, finché non si accorse di essere sospeso su una vastità di acqua nera, a causa della profondità. Una figura mezza donna e mezza pesce emerse dai fluttui e gli sorrise.
- Mamma?!-
- Fuma-kun, da anni aspettavano di poteri rivedere!-
- Mamma, cosa ci fai tu qui? Cosa ti è successo?-
- Io sono una grande peccatrice, figlio mio. Nella mia vita ho inseguito solo la mia felicità senza badare al male che provocavo. Nonostante il cielo mi avesse dato due figli così cari, io non ho pensato due volte a gettar via tutto e sacrificarmi per Torhu-
- Non è vero, tu che sei così buona…-
La donna gli prese il volto tra le mani e lo fissò intensamente sorridendo.
- A me non sono mai interessate le chiacchiere della gente. Potevano dire quello che volevano, ma io ero e sono innamorata di Torhu e del resto non mi importava. Solo Torhu era importante, tanto che non mi interessa se avrei partorito o no il Distruttore…-
- Tu lo sapevi?- chiese sgomento Fuma.
- Sapevo che saresti stato la stella gemella di Kamui, sapevo che avresti riempito il vuoto lasciato da lui dopo la sua scelta ed ero triste per te, che scelte non ne potevi fare. Ho pregato e ha pregato tuo padre che tutta questa assurda storia si potesse risolvere nel modo migliore. Ma né io né tuo padre, nessuno poteva fare qualcosa per Kotori o per te. Eravamo in balia del destino. Io, allora, ho mollato tutto e ho preso l’unica decisione veramente mia che mi fosse concessa. Ora, figlio mio, anche tu devi prendere una decisione in libertà, questa volta: portare a termine la distruzione del pianeta per vederlo poi rigenerarsi o lasciare in piedi l’ultima barriera e continuare a vivere. Adesso puoi scegliere se essere “Kamui” o solo Fuma. Il tuo cuore è indeciso, lo sento. Ricorda, figlio mio, io sono sempre stata molto fiera di essere vostra madre e poi, vi voglio bene!-
La sirena si tuffò in acqua e il cielo scuro andò in frantumi, mille minuscoli pezzetti di cristallo che venivano inghiottiti dal vuoto. Sarebbe stato inghiottito anche lui se non si fosse svegliato.

* * *

Osservava il mare che si infrangeva sul bagnasciuga e si ritirava con incalzante, incessante ritmicità. Il sole era sorto da poco e nella debole luce mattutina si strinse il giubbetto al petto per ripararsi da quel freddo pungente. Non c’era anima viva all’orizzonte e l’unico rumore era quello del mare. Si stiracchiò le braccia sorridendo: come si stava bene in quell’angolo di mondo dimenticato dagli uomini!
Era una piccola insenatura naturale nascosta ad est da una collinetta boscosa e ad ovest dagli scogli che riparavano la vista del porto e delle navi lontane più di cinque chilometri.
In dieci minuti di curve e viottoli si arrivava alla casa dove soggiornava con Kanoe: una villetta bianca con il giardino, la staccionata di legno e il cancelletto sempre aperto. Doveva essere stata un tempo un nido d’amore, perché nel soggiorno, ingiallite dal tempo, c’erano delle foto di Kanoe giovanissima e di un altrettanto giovane Yuto.
La casa era rimasta chiusa per anni, così appena entrati furono assaliti dall’odore penetrante di chiuso e di polvere. Kanoe aveva spalancato la finestra del soggiorno che dava sullo strapiombo dicendo con un sorriso- Eccoci a casa!-
Per un giorno intero aveva sfaccendato per casa con il grembiule, gli zoccoli e i capelli tenuti fermi sotto un foulard. Fuma si era divertito ad osservarla trafficare avanti e indietro creando ancora più disordine. Alla fine si era seduta esausta sui gradini dell’ingresso con una birra in mano.
- Mi arrendo, la massaia non è un lavoro per me!-
- Non importa Kanoe, io mi sono divertito a vederti lavorare a quel modo! Visto come rassetti però, che ne dici se per cena ordiniamo qualcosa?!-
La stanza di Fuma guardava verso lo stesso strapiombo e poi oltre verso il mare azzurro. All’alba lo spettacolo era emozionante, solo il tenue rosa del sole e il blu-viola del mare. La notte non riusciva a dormire bene, perciò si alzava presto e scendeva alla spiaggia per godere a pieno dello spettacolo che la natura offriva; quella natura che era stato chiamato a vendicare.
Verso le nove risaliva e con Kanoe faceva colazione interrompendo il silenzio in cui si richiudeva come in un rito. La donna era solita trascorrere le mattinate in spiaggia a prendere il sole, se lui non ne aveva voglia poteva restare in casa, a leggere, a dormire o semplicemente a fissare il mare dalla sua finestra.
Oltre a Kanoe capitava di incontrare solo qualche anziano vicino e solo una volta o due Yuto era venuto a trascorrere lì il fine settimana.
Erano passate già svariate settimane da quando si era risvegliato all’ospedale e dopo il sogno in cui gli apparvero sua madre e sua sorella, i ricordi erano andati al loro posto e ora gli era chiaro cosa fosse stata la sua vita in quell’anno circa.

Fuma sorrise sentendo i passi di un’altra persona fermarsi dietro di lui e l’immancabile click dell’accendino. Voltò il capo all’indietro.
- Hey-là Sei-chan, caduto da letto?-
- Sempre il solito!- sorrise Sakurazuka- E io che mi preoccupavo per te!-
- Oh! E perché mai? Io me la cavo! Non è un paradiso questo posto? C’è ancora un angolo di cielo incontaminato, è una cosa che mette buon umore, no?!-
- Che farai adesso?-
- Prenderò la mia decisione. In fondo, nel bene e nel male, sono legato a Kamui con un doppio filo-
- L’importante è non avere rimpianti!- sentenziò Seishiro lasciando che assieme alle parole uscisse anche il fumo della sigaretta.
- E tu ne hai avuti?-
- Uno solo. Non aver trovato un altro modo per fargli capire cosa ci fosse nel mio cuore-
- L’importante è che ora lo sappia e che possiate stare insieme-
Alle spalle del Sakurazukamori apparve l’esile figura di Subaru Sumeragi con un flebile sorriso sul volto e due occhi color smeraldo limpidi e sinceri. Fuma fece appena in tempo ad alzare una mano in segno di commiato che i due scomparvero come ombre al sorgere del sole.

* * *

Sorata si stiracchiò le braccia tirandosi a sedere. Dalle imposte filtrava la luce del mattino. Dopo un paio di sbadigli, si alzò e spalancò le finestre per gustare l’inizio di un nuovo giorno. Da quando Kamui aveva fatto quel tuffo dalla Tokyo Tower, ogni giorno in più gli sembrava un dono da non sprecare. Sul suo petto sarebbero rimaste impresse le cicatrici delle battaglie e nel suo cuore le sofferenze patite. Aveva, comunque, ancora al suo fianco la sua “Miss” e poi doveva occuparsi di Kamui e Yuzuriha. Nokuro e gli altri erano stati gentili permettendo loro di rimanere al Clamp per tutto il tempo che volevano. Solo Aoki aveva preferito tornare a casa da sua moglie e dalla sua bambina. Dei Draghi della Terra, Shiyu era l’unico che veniva a trovare Yuzuriha con una certa assiduità. Yuto lo aveva rivisto solo quella sera in ospedale, sapeva che si era preso delle ferie e che era tornato nella sua città natale. Il Sognatore era inavvicinabile, protetto dalle guardie del corpo del padre ministro. La giovane hacker, Satsuki, era rimasta con loro per poco, ma non si sentiva a suo agio, così alla fine era andata a vivere in un appartamentino a Ginza, che le aveva lasciato suo padre. Sembrava che frequentasse uno psicologo che l’aiutava ad avere un rapporto più sereno con uomini e macchine.
Perso in queste considerazioni, il monaco di Koya si ritrovò davanti Kamui in cucina.
- Buongiorno Kamui-kun!- esclamò giulivo.
- Ciao Sorata- rispose soprapensiero il ragazzo- Ho ancora fatto quel sogno, Fuma in riva al mare. Devo parargli… mi accontenterei anche solo di vederlo…-
- E che gli dirai?-
- Anche Subaru-san mi ha fatto questa domanda la prima volta che ci siamo incontrati. In quell’occasione sapevo con certezza che avrei preferito raccontargli tutto piuttosto che perderlo per sempre, ora non ne sono più così convinto. Mi hanno detto che le sue ferite vanno guarendo e che la memoria si riaffaccerà pian piano. Kanoe mi sembrava così amorevole con lui e lui…- Il ragazzo voltò il capo da un lato come per cacciare un brutto pensiero.
- Kamui, forse a lui farebbe piacere vederti. Fino ad adesso, ha potuto ascoltare la versione solo dei Draghi della Terra, magari lo aiuterebbe sentire anche cosa hai da dire tu!-
- Magari… forse… non lo so, Sorata, proprio non lo so-
- E dai non fare quella faccia. Il numero di telefono e lì, vicino al telefono. Me lo ha dato Yuto-san. Ho dovuto quasi implorarlo-
Kamui sorrise.
- Siete diventati amici?-
- Chi? Io e quel Don Giovanni impenitente?! Dico, scherzi?!-
Sorata non lo avrebbe ammesso mai, ma con il biondo messaggero si era instaurata un’intesa superba. Se non ci fosse stata di mezzo la fine del Mondo, sarebbero stati degli amici inseparabili.

Kamui rigirò il foglietto con il numero di telefono tra le dita per la centomillesima volta fissando il telefono. Aveva addirittura scritto su un blocco una possibile conversazione.
“- Pronto, sono Kamui, posso parlare con Fuma?-”
E poi si era bloccato immaginando o che Kanoe riagganciasse o che, peggio, glielo passasse davvero.
Cosa poteva mai dirgli?
Lasciò cadere il biglietto sul letto e si alzò per mirare le stelle nel cielo limpido. Sentì delle voci provenire dal giardino proprio sotto la sua finestra e intravide le sagome di Sorata e Arashi. Preferendo lasciarli alla loro intimità, richiuse la finestra e accese lo stereo. Il giornale radio parlava di una cerimonia per ricordare le vittime dei terremoti dove erano intervenute le autorità e centinaia di persone colpite da lutti. Lo speaker ricordò di come il disastroso sciame sismico che aveva quasi distrutto la città sembrava essere terminato. Kamui sorrise, era quasi un mese e mezzo che aveva incontrato Fuma per l’ultima volta, sulla Tokyo Tower. Aprì il palmo della mano destra e lo richiuse di colpo portandolo al petto. Nonostante tutti gli sforzi degli altri sigilli non aveva capito come formare una barriera, perciò, quando si era ritrovato lassù con le spalle al muro e Fuma con il suo sguardo predatore che avanzava, si era dato per morto.

“ La Terra ha bisogno di rigenerarsi. Se il tasso di inquinamento aumenta con questo ritmo, il pianeta non sarà più in grado di rinnovare le sue risorse. Gli uomini sono la causa di ciò”.

Non metteva in dubbio che Fuma e i Messaggeri avessero la loro parte di ragione, ma si rifiutava di credere che l’unica soluzione fosse un eccidio di massa. Poi, per dirla tutta, la Terra poteva pure collassare, a lui bastava riavere Fuma indietro. Non aveva che lui al mondo e lo stesso valeva per Monou.
Ma allora perché non riusciva neanche a telefonargli?
Se era vero, come aveva detto Aoki, che la battaglia era conclusa, che la Terra era salva, perché Fuma non era tornato come prima? Perché non era tornato da lui? C’era ancora qualcosa che andava fatto?

“Tu hai scelto di proteggere questo pianeta, cosa ti trattiene allora dall’uccidermi?”
“Non posso uccidere la persona che ho giurato di proteggere!”
“Beh, volevi proteggere anche la ragazza e mi pare che adesso faccia compagnia ai vermi, o sbaglio?”
“ Non osare parlare di Kotori in questo modo, bastardo! Lo so a che gioco stai giocando! Te ne stai lì con la tua faccia d’angelo a dire cose orrende e ti fai forte del fatto che non ho il coraggio di reagire… ma tu non sei Fuma, non sei altro che un fantoccio che non ha una sua personalità!”
“Alla fine ci sei arrivato”
“Bastardo!”

Quanta energia, quanto rancore aveva raccolto per organizzare quell’attacco, era letteralmente accecato dall’ira, ancor peggio di quando incontrò i sigilli la prima volta, poco dopo la morte di sua madre. Cielo, lo avrebbe voluto morto sul serio, o almeno si sarebbe accontentato di strappargli quel sorriso dal viso..
“ E’ al cuore che devi mirare, Kamui. Il cuore è qui, senti”
Come era caldo il suo petto, come era ferma e sicura la sua mano mentre stringeva la sua contro il suo cuore. Fu allora che ebbe la certezza che le sue parole non avrebbero sortito alcun esito su quella creatura diabolica. Tra pensare e agire non passò neanche un attimo e sbilanciò il suo peso verso il vuoto sotto i loro piedi. Se non poteva riaverlo indietro, allora non aveva più un motivo per continuare ad essere un Drago del Cielo, per continuare a lottare. Certo, lo stupì che l’altro non opponesse alcuna resistenza e si lasciasse cadere nel vuoto continuando a stringerli la sua mano contro il cuore. Perché fossero entrambi sopravvissuti a quel volo, era un mistero.

* * *

Passarono i giorni, le settimane e poi i mesi e senza che nessuno se l’aspettasse l’estate finì e l’autunno iniziò ad ingiallire le foglie sugli alberi. Kamui pensava proprio a questo osservando l’albero che accoglieva le spoglie di Kotori. Sorata era stato richiamato a Koya e così Arashi aveva preferito tornare ad Ise dove, in inverno, sarebbe nata la loro bambina. In quella casa, che Nokuru aveva lasciato loro, erano rimasti solo lui e Yuzuriha. Quella grande villa ormai vuota lo riempiva di tristezza, tanto più che prima o poi anche Yuzuriha sarebbe dovuta tornare a Mitsumine. Lui invece non aveva nessun posto dove andare né tanto meno una famiglia che aspettasse il suo ritorno. Alla fine aveva fatto quella telefonata ma l’apparecchio aveva squillato a vuoto.
Kamui sospirò e si girò per andare a scuola; in un certo senso doveva finire gli studi per rispetto a Subaru, che aveva dovuto rinunciare alla scuola dopo la morte di Hokuto.
Non fece neanche due passi che vide un ragazzo moro sorridergli, come se si fossero incontrati solo il giorno prima.
- E così questo è il posto dove è seppellita Kotori-chan? Molto bello, molto adatto a lei-
- Lo ha scelto Nokuru-san…-
- Ah, capisco. Dovrò passare a ringraziarlo. Stavi andando a scuola, Kamui-kun?-
- Fuma, io… c’è una cosa che devo dirti-
- Ti ascolto!-
- Kotori… lei… lei sarebbe morta comunque, qualunque fosse stata la mia scelta, non c’era niente che potessimo fare per lei-
- E così la tua coscienza è a posto! Fantastico!-
- Come?!?-
- Mi è perfettamente chiaro che il destino di Kotori-chan era quello di morire per mano di “Kamui”. Diciamo che nel male, siamo stati fortunati: tu non te ne saresti mai fatto una ragione; invece così, è solo una questione tra me è mia sorella. Kotori mi ha detto che mi vuole bene… è così tipico di lei non portare rancore a nessuno, saper perdonare perfino il suo assassino-
- Fuma!-
- C’è ancora un problema: che fare di questa Terra?-
Kamui scosse la testa violentemente per ricacciare indietro le lacrime.
- Fa quello che ritieni più giusto, a me non interessa cosa ne sarà del mondo, io ho un solo desiderio. Fuma, non voglio perderti una seconda volta. Ho solo te al mondo e solo di te mi importa qualcosa. Tu, quel giorno, mi ha detto “E’ al cuore che devi mirare”, io non so bene come, ma è al tuo cuore che sto mirando ora- Appoggiò la sua mano fredda contro il petto di lui, all’altezza del cuore.
- Capisco-
Fuma raccolse le cinque dita nella sua mano e con l’altra avvicinò maggiormente il corpo del ragazzo al suo. Tutto intorno la terra tremò, gli uccelli come impazziti scapparono nel cielo terso, le radici del grande albero alle loro spalle furono divelte dal terreno, i vetri degli edifici intorno si frantumarono.
Al telegiornale dissero che il terremoto che aveva raso al suolo la città di Tokyo era paragonabile per intensità e devastazione al grande terremoto del 1919 e, proprio come allora, del Municipio, del Parlamento o del Palazzo imperiale non restavano che le fondamenta o poco più; lLa colossale Tokyo Tower si era piegata in due come un fuscello, salvo poi la rovinosa caduta della punta in ferro sul parco di Ueno sottostante, che aveva causato l’incendio dove erano arsi i meravigliosi ciliegi vanto della nazione. Tutto doveva essere ricostruito.

Architetti ed ingegneri da tutto il mondo furono chiamati per creare una città a misura d’uomo dove la natura fosse la vera padrona. Una città bassa, aperta, in armonia con il cielo e con il mare nella baia. Nessun grattacielo osò sfidare ancora la vastità del cielo, solo il Fuji innevato svettava sulla nuova città. Ampie strade e ciliegi ai lati per ricreare un po’ per tutta la città il perduto Ueno Park. La città del futuro, la chiamarono, assomigliava tanto a quell’Eden perduto che poeti e filosofi per secoli avevano raccontato e descritto.

* * *

Fuma fissava il mare nell’azzurrino delle prime luci del giorno, dalla porta-finestra del soggiorno, nella casa al mare che Kanoe gli aveva lasciato.
Alla fine l’ultima barriera era proprio il suo cuore e solo proteggendolo dal suo alter ego era stato possibile salvare la Terra e dare agli uomini un’altra possibilità di salvaguardare la natura. Tutto ciò era potere solo di Kamui, che fino alla fine aveva creduto e aveva avuto fiducia in un sentimento così potente da annientare il Drago della Terra. Quel terribile terremoto era stato il canto del cigno, l’ultimo atto, da allora i suoi poteri non si manifestarono più; di contro per Kamui era stata la prima volta in cui aveva creato una barriera protettiva e con tutta probabilità anche l’ultima.
- Fuma, che fai?- Un assonnato Kamui si avvicinò al ragazzo stropicciandosi gli occhi.
-Ti ho svegliato?- chiese Fuma sorridendogli.
- Mi ha svegliato il vuoto nel nostro letto-
- Vieni qui. Godiamoci quest’alba, in questo angolo di paradiso- Fuma allargò un braccio per permettere a Kamui di accoccolarsi con una guancia sul suo petto e poi lo abbracciò alle spalle.
Il sole sorgeva sulla baia di Tokyo.

Fine

Note dell'Autrice:
6 novembre 2002
_ Ho impiegato una vita a copiare questa fic che quasi non me la ricordo! Fa parte di un ciclo di ff su X che ho scritto tra ottobre del 2002 e febbraio del 2003, a cui appartengono anche “La resa dei conti”, “Un’adorabile imbranato” e “Speranze”. Dovevano essere molte di più, alla fine ci sono solo queste 4. Non occorre leggerle tutte, non sono collegate tra loro. Come al solito i personaggi appartengono alle Clamp.
Un bacio a tutti i miei lettori ( quei 2 0 3 che per sbaglio hanno aperto questa pagina)!
Haruka

9 febbraio 2007
_ Oh, cielo! Sono passati 5 anni da quando ho scritto questa storia, Grande Demone Celeste, come sono vecchia! Ho pensato di riproporla per la Big Damn Table, mi sembrava adatta e ancora attuale, perché da allora le Clamp non hanno scritto null’altro sulle sorti di questi due sciagurati. Come vedete ho seguito molto la trama originale, ambientando la storia in un probabile post distruzione; diciamo che questa è la versione un po’ “smielata” della mia conclusione di X, da qui il motivo di inserirla come prompt Fine. L’ho corretta, c’erano delle sviste e delle scelte sintattiche che non condivido più, ma la versione originale sarà pubblicata in un archivio di FF scritto a quattro mani da me e Michiru, al quale Michypedia sta lavorando (o ci lavorerà un giorno).
Haruka
See you at next prompt…

big damn table, x

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