[David Murphy 911] Nel nome del padre

May 29, 2009 21:31

Titolo: Nel nome del padre
Fandom: David Murphy 911
Beta: cialy_girl
Personaggi: O.C. figliO David/Sharon, Sharon, Charlie Wong, David Murphy (nominati: Michelle Robinson Wong, Friedman Milton)
Rating: PG13
Parole: 986 (W)
Note: Il titolo "Nel nome del padre", oltre ad essere una citazione, è un plagio alla Barbato. E dopo questo, secondo me la Chiesa mi scomunica *__*
- Ho deciso che devo farmene una ragione: il figlio di Sharon e David sarà un masculo (probabilmente pure eterosessuale, ma il canon in questo caso non conta niente *smile*). Ma unA Murphy farebbe la sua porca figura.
- Recchioni, mi leggi? Femmina! La vogliamo femmina! *si sbraccia*
- O almeno villain. Però per i lettori di John Doe suonerebbe un poco familiare, vero?
- Se fosse una donna-villain non saprebbe di già visto, invece.
- Michelle è figa. Magari questo l'ho già detto x3
Disclaimer: Non sono Roberto Recchioni (giuro!) e di conseguenza DM911 non mi appartiene, non lavoro per la Panini (perchè io lavorerò per la DC Comics), non guadagno nemmeno un microcentesimo scrivendo tutto ciò, ma ne traggo puro e semplice divertimento.



Se n’era accorto, ovviamente. Tutti se n’erano accorti. Il tempo che suo figlio impegnava per trascinarsi al cellulare e parlargli era aumentato in maniera esponenziale per ogni anno in più che si aggiungeva alla sua vita. Vita di cui David faceva a malapena parte.
Da piccolo raggiungeva il telefono stretto nelle mani di Sharon con una fretta e un’allegria contagiosa, curioso di ascoltare nuovamente quella voce che, gli avevano spiegato, rappresentava suo padre. Ma di giorno in giorno si susseguivano avvenimenti più interessanti: un nuovo cartone animato, un amichetto che era venuto a trovarlo, o semplicemente un gioco con dei pupazzi. La presenza di David aveva cominciato a risultargli seccante già verso i sei anni, quando cercava sia di ascoltare cosa gli stesse dicendo - le solite domande: come va la scuola, ti trovi bene, hai la ragazzina, non far arrabbiare la mamma mi raccomando, che non i padri ma gli zii chiedevano agli altri bambini - sia un programma alla tele. Quando David aveva messo fine a quella telefonata con un velocissimo “Scusami, devo scappare, ti voglio bene.”, il bambino si era sentito sollevato sia dal fatto che fosse tutto finito, sia dal fatto che avesse concluso la telefonata prima che lui potesse mentire nuovamente.
Perché trovava difficile amare un fantasma.
La pre-adolscenza fu il periodo delle bugie a tutto spiano. Si limitava ad evitare il cellulare, ad uscire negli orari in cui, sapeva per certo, David chiamava. Ogni tanto toglieva la batteria, o fingeva di essere impegnato negli studi. Quando però le scuse finivano, lasciava che sua madre urlasse almeno un paio di volte il suo nome, prima di andarle incontro e sopportare le domande sempre uguali di David, tutte le raccomandazioni e i “ti voglio bene” che suonavano crudeli.
Sharon lo riprendeva appena spegneva il cellulare.
E suo figlio taceva. Iniziò a rispondere quando cominciò l’adolescenza.
Litigavano furiosamente un’ora prima che David chiamasse, e ricominciavano subito dopo. Il ragazzo pretendeva che sua madre si rifacesse una vita con qualcun altro - un uomo, una donna, un americano, un cinese, con chi cavolo le pareva ma voleva vederla felice, cazzo, felice con qualcuno.
Sharon replicava che lei amava suo padre, e che lui doveva rispettare questa decisione, che doveva cercare di mettersi nei panni di David, una volta tanto.
E si cominciava ad urlare seriamente, a questo punto.
Lui sbottava, le ricordava tutti i compleanni e le feste, tutte le partite di football e le cene che suo padre di era perso, la metteva di fronte all’assenza di David con una crudeltà spietata.
Un giorno si decisero a mostrargli la verità.
La nonna aveva portato l’album e la scatola contenente gli oggetti dei suoi antenati, sua madre la vicenda con Michelle, e Wong tutta la storia.
Ascoltò attentamente, poi si alzò, dicendo che non credeva ad una sola sillaba di quelle cazzate, che se proprio dovevano trovare una scusa per l’assenza di David potevano pure fare di meglio. Gli lasciarono la scatola davanti alla porta.
Senza rendersi conto che gli avevano appena dato le armi per distruggere tutto.
Studiò attentamente ogni dettaglio prima di colpirli.
Sharon fu messa al tappeto con poche parole: “Se le cose sono come dici tu, mamma, allora spiegami… quante amichette si sarà fatto papino durante i suoi viaggi? Quante avranno voluto ringraziarlo? Tu non ti getteresti tra le braccia di chi ti ha appena salvato la vita?” si era preso un ceffone, ma il dubbio negli occhi di sua madre - presente ogni volta - non si era più spento, nemmeno dopo che David l’aveva tranquillizzata, come di solito succedeva. Se ne stava lì, ben visibile, come il nuovo modo che aveva di guardare gli altri uomini. Come la fede sempre più spesso sul comodino e sempre meno sull’anulare.
Charlie era capitato. Non voleva davvero fargli del male, ma lui continuava a difendere suo padre.
Sharon, probabilmente, gli aveva raccontato tutto.
“Se cominci a crederci, vuol dire che lo capisci da te: tuo padre non ha nessuna colpa.”
Il ragazzo si era fatto cupo. C’era un miscuglio di verità in quelle parole, ma percepiva un odio troppo forte e troppo grande dentro, tenuto nascosto, che ora stava ribollendo, e aveva il disperato bisogno di qualcosa su cui accanirsi. “E tu, Charlie? Che scusa avevi?”
Wong fumava una sigaretta senza guardarlo.
“Che scusa avevi per essere un padre così pessimo? Dov’eri per Michelle, quando lei aveva più bisogno di te?”
“Michelle aveva fatto le sue scelte.”sibilò. “Io non…”
“Non le hai mai mostrato il tuo punto di vista. Troppo impegnato a salvare il mondo. Troppo lontano per dirle che si stava sbagliando. Mentre altre persone le mettevano in testa quelle cose, mentre si lasciava trascinare da ideali opposti ai tuoi, tu, dov’eri? E chi ti obbligava a restare lì, invece che tornare da lei?”
Non aveva risposto. Non aveva risposto e non si era più azzardato a mettere il becco tra i loro affari. Si era ripreso il suo posto, e da lontano osservava la famiglia sgretolarsi, come la sua antenata tanto tempo fa.
Le telefonate non erano mai cessate. E lui rispondeva sempre, lasciando urlare sua madre per qualche volta prima di alzarsi. Lasciando che dalla sua bocca uscissero solo monosillabi, senza ascoltare veramente David, che sempre più spesso si perdeva in scuse e tentativi di chiarimenti.
Pensava a Michelle, qualche volta. La sentiva vicinissima a sé. Era come una presenza incorporea, un fantasma presente in casa, che aveva vissuto il suo stesso dolore - se non uno peggiore, in quanto Wong non era stato maledetto da nessuna strega, ma se ne andava di sua spontanea volontà, ogni volta. Un’amica, un’alleata. Avrebbe voluto che fosse in vita, per poter trovare comprensione negli occhi di qualcuno.
Fu per questo, forse. O semplice curiosità. O la ribellione. Cercava ogni scusante possibile. Lo osservò ancora qualche istante, sulla scrivania, immobile come la sua rabbia. Poi lo afferrò, il libro “Manovre monetarie” di Milton Friedman, e cominciò la lettura.

fandom: david murphy 911, pg dm911: sharon murphy, pg dm911 oc: figlio david/sharon, pg dm911: charlie wong

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