[Sherlock Holmes] Un orribile problema di scelte

Jun 20, 2010 18:43

Titolo: Un orribile problema di scelte
Fandom: Sherlock Holmes
Pairing: Holmes/Watson
Rating: Vari: PG, PG-13, R, NC-17
Conteggio parole: 2.600 (100 x 26) (W)
Scritta per: Alphabet Challenge @ holmes_ita. C'è pure il titolo in 26 lettere, oh.
Note: Storia a bivi: la vostra interazione è caldamente raccomandata. Questo è quello che viene fuori quando si ha bisogno di cinque o sei trame e non se ne ha neanche una. Bambini, non imitatemi a casa.

Arrivai a casa alle dieci, stanco e leggermente irritato - dell’irritazione che il lavoro procura quando pensiamo di aver lavorato più del dovuto senza ragione. Mrs. Plummer era una donna adorabile, ma la sua ipocondria tendeva talvolta a raggiungere livelli allarmanti. Lasciai cadere la borsa sulla poltrona, e sbottonando i polsini contemplai distesamente l’idea di un bagno caldo.
Non credevo che Holmes fosse in casa - al telegramma con cui l’avvertivo che avrei tardato, aveva risposto che anche lui sarebbe stato fuori per certe indagini -, per questo mi stupii quando vidi la sottile lama di luce filtrare da sotto la sua porta.

Saluta Holmes (B) o scendi a chiedere a Mrs. Hudson di portarvi un tè (C).

Bussai alla porta, ma non ottenni risposta. Allora girai piano la maniglia, scoprendola libera, e aprii cautamente di una fessura, per non disturbare. Holmes non era nella metà della stanza che potevo intravedere (la toletta, lo specchio, il catino con l’acqua, l’armadio), e allora spinsi completamente l’uscio, abbracciando nello sguardo anche il letto.
Holmes vi dormiva sopra, abbandonato al più profondo dei sonni. Aveva indosso solo la camicia da notte e la vestaglia, svincolate le maniche, gli riposava sulla schiena come una coperta, lasciando fuori i piedi bianchissimi. Una mano sottile stringeva, come esausta, un angolo del secondo cuscino, inutilizzato.

Avvicinati al letto (D) oppure allontanati senza fare rumore (E).

Considerai l’idea di salutarlo, ma Holmes aveva un udito eccellente e doveva sapere del mio ritorno fin da quando ero smontato dalla carrozza. Oppure, se il caso era risolto, poteva darsi che già dormisse. Preferii quindi scendere al piano di sotto e chiedere a Mrs. Hudson di portarci un tè. Non avevo cenato, ma era ormai così tardi che la fame era passata. Nel frattempo, mi attendeva il mio bagno.
Mentre la cameriera riempiva la vasca, raccolsi le mie cose in camera e in pochi minuti ero comodo nell’acqua bollente, intento in nulla di più impegnativo che abituarmi alla temperatura.

Ti addormenti nella vasca (F) o ti alzi e torni in salotto (G)?

Devo confessare che la visione cancellò ogni ricordo della giornata, del lavoro, di Mrs. Plummer e in generale ogni altro pensiero. D’improvviso il bagno caldo non mi parve più una priorità. Considerai, e però scartai subito, l’idea di togliermi le scarpe, dare una mandata alla porta e prendere possesso dell’altra metà del letto. Ma ragionando che dopo non sarei più riuscito ad alzarmi, preferii avvicinarmi soltanto e lasciare un segno del mio passaggio. Se si fosse svegliato nel frattempo, avrebbe saputo subito che ero tornato.
Aprii le coperte a portafoglio e le lasciai così. Il bagno sarebbe stato breve.

Holmes si sveglia subito (H) oppure ti allontani senza fare rumore (E)?

Era tardi, e tutto quello che volevo adesso era lavarmi in fretta e tornare a letto - per quanto non avrei disdegnato un tè - perciò lasciai Holmes al suo sonno e mi preparai per il bagno. Mentre raccoglievo la borsa dalla poltrona in salotto scorsi un foglio di carta sul tavolo da pranzo, ma confesso che non vi feci caso. Il disordine regnava sovrano a Baker Street, e Holmes viveva sommerso dalle scartoffie.
Pregustando già il mio letto (in realtà quello di Holmes), mi spogliai e mi accomodai nell’acqua bollente con un sospiro di gratitudine per la cameriera di Mrs. Hudson.

Ti addormenti nella vasca (F) o ti alzi e torni in salotto (G)?

Forse solo il sesso, ma non ne sono certo, ha un potere paragonabile a un bagno caldo quando si parla di privare un uomo stanco delle poche energie residue. Avevo passato dieci minuti nella vasca quando decisi di riposare gli occhi un istante, e forse uno di più quando il mondo sfuggì completamente alla mia coscienza.
Addormentarmi nella vasca non è una cosa che normalmente farei, per almeno un buon motivo. Mi svegliai con l’acqua nel naso, tossendo. Holmes non c’era, eppure, per qualche motivo… Forse l’avevo sognato. Per qualche motivo, mi ero aspettato di trovarlo lì accanto a me.

Torna in salotto (G) o resta in bagno ancora un po’ (I).

Già le dieci e mezza, pensai, tornando in salotto per prendere il vassoio del tè che nel frattempo Mrs. Hudson aveva lasciato sul tavolo. La ringraziai mentalmente e feci per sollevarlo e portarlo in camera di Holmes, certo che l’avrebbe gradito, ma il gesto liberò un foglietto di carta che volò sul pavimento. Abbandonando il vassoio, lo presi e lessi. Subito mi rimproverai per non averlo notato prima.
Era un telegramma, non era diretto a me, ma era aperto. Holmes doveva averlo dimenticato, e già solo questo era allarmante. Diceva: "Gravi sviluppi. Tuo cliente in pericolo mortale. Vieni subito. MH".

Vai in camera di Holmes (L).

Holmes non dormiva profondamente come credevo, o forse non ero stato silenzioso come speravo, perché aprì gli occhi con un leggero tremolio delle palpebre e mi guardò come se mi stesse aspettando. Poiché il piano era fallito, mi chinai per toccargli le labbra con le mie. Il materasso scricchiolò piacevolmente.
"Torno subito," promisi.
Holmes mi strinse cinque dita molli di sonno intorno al polso, accarezzando col pollice il rilievo delle vene. Mi guardò da sotto le ciglia lunghe e pesanti.
"Non tardare," sbadigliò. "È stata una giornata lunga."
Annuii automaticamente, senza sapere se si riferisse alla sua o alla mia.

Dopo il bagno, torna in camera (Q) oppure passa prima in salotto (R).

Il risveglio così brusco mi aveva tolto completamente il sonno, e non sentivo più tanto impellente il bisogno di dormire, perciò mi attardai in bagno ancora un po’. Stavo per uscire quando la porta si aprì, e dalla soglia Holmes mi squadrò con aria interessata e languida insieme. Il sonno smussa tutti i suoi spigoli in curve più gentili, tutta la sua forza in energica morbidezza. Appoggiò un gomito piegato sullo stipite, e la tempia sull’avambraccio.
"Da svariati minuti mi domando," disse lentamente, "che cosa tu stia facendo in questa stanza che non potresti fare altrettanto bene nel mio letto."

Bacialo (M) o rispondi (N).

"John?" mormorò, aprendo debolmente gli occhi. Li richiuse. "Mio caro…" Ma non finì la frase, come se avesse preferito rinunciare.
Gli sbottonai la camicia da notte e lo studiai finché non fui sicuro che stesse bene. Sentii un’ondata nauseante di paura quando scorsi la macchia violacea sul suo fianco, ma non era altro che un brutto livido. C’era la custodia di marocchino sul comò, ancora chiusa.
"Holmes, che è successo? Il telegramma…"
"È tutto risolto," sussurrò. "Non devi preoccuparti."
"Hai un colorito tremendo, e questo livido - dio mio, Holmes, devi dirmi cos’è successo."
Holmes sospirò. "Mettiti a letto, ti dispiace?"

Insisti per sapere cos’è successo (U).

"Konrad," rispose. "Ci ha creato qualche problema."
Lo disse come se non fosse uno dei criminali più pericolosi d’Europa. Dieci anni prima aveva ucciso la moglie e i cinque figli ed era fuggito da Berlino.
"Il maggiore è sopravvissuto," disse Holmes. "Era - è il mio cliente."
"Holmes, dannazione!"
"L’edificio era circondato. Non ho corso alcun rischio."
"Allora come spieghi…"
"Negligenza. Mi sono lasciato cogliere di sorpresa. Stupidità. Watson, ti prego. È stata una giornata lunga."
Serrai la mascella, ma ero stanco anch’io. "Domani…"
"Domani."
Lo baciai, sorpreso di scoprire che non l’avevo ancora fatto, e in pochi minuti dormivamo entrambi.

Non ti piace? Ricomincia e prendi un’altra strada!

La preoccupazione mi serrò lo stomaco. Aprii la porta della camera di Holmes senza bussare e lì lo trovai, addormentato sul letto. Non c’era l’ombra di una ferita sulla sua persona, ma - lo stavo immaginando? - mi parve esausto, immerso in un sonno troppo profondo per essere naturale. I suoi piedi, che la vestaglia non arrivava a coprire, mi parvero troppo bianchi. Per una frazione di secondo temetti che il colore vinaccia della stoffa nascondesse le tracce di sangue.
"Holmes! Amico mio, stai bene?"
Spostai la vestaglia dal suo corpo, e con premura mi accertai che tutto fosse come doveva essere.

Holmes si sveglia (J) o no (O)?

Mrs. Hudson e le cameriere erano a letto, perciò non diedi ascolto alla cautela e lo baciai lì sulla porta, senza neppure tirarlo dentro e richiuderla. Ci sono poche cose al mondo attraenti come Sherlock Holmes coi capelli scompigliati in tutte le direzioni, e per qualche momento mi impegnai a renderli ancora più meritevoli di ammirazione. Quando ci lasciammo, lo sentii sorridere sulla mia bocca. Senza muovere il braccio dalla sua posizione, mi sfiorò lo zigomo con un dito.
"Mi stavo spuntando i baffi," risposi.
"A quest’ora?"
Considerai l’obiezione e scrollai le spalle. "Sembrava una buona idea, un attimo fa."

Vai in camera da letto con Holmes (W) oppure bacialo di nuovo (S).

"Non credo che potrei lavarmi nel tuo letto," risposi, appoggiandomi a mia volta allo stipite e sentendomi acutamente conscio della mia nudità. "Non sarebbe comodo, né troppo igienico, e a parte tutto…"
Holmes mi appoggiò il palmo della mano sullo sterno; ruotandolo di novanta gradi, tracciò col pollice la linea che scendeva nell’ombelico e proseguiva più in basso.
"A parte tutto?"
"… mi ricorderebbe la malattia," conclusi, incerto.
"Ah, ma è qui che ti sbagli," mormorò Holmes, senza fare un movimento. Mi guardò con occhi che avevano perso tutto il loro languore, ed erano ora netti e taglienti come metallo.

Interrompilo (S) o lascialo continuare (T).

Orrore e paura si mescolarono quando Holmes non ebbe reazioni. Non era un sonno normale. Gli aprii una palpebra e vidi la pupilla dilatata, e un istante dopo scorsi la custodia di marocchino sul comò, aperta, e la boccetta vuota per metà. Morfina e prostrazione fisica, mio dio, che orribile combinazione. Scoprirgli un enorme livido scuro sul fianco decuplicò la mia ansia.
Holmes si svegliò alla fine, al decimo tentativo, quando ormai ero alle soglie del panico. Vedendo la mia espressione, mormorò: "La porta. Ho dimenticato di chiuderla".
"Quella roba scomparirà da casa," sibilai, rabbioso. "Mi hai sentito, Holmes? Domani."

Finale (V).

Presi una delle sue ciocche tra le dita. "Come fai a sapere che parlavo di lei?" chiesi, diligente.
"Semplice," rispose. "Solo Mrs. Plummer riesce a esasperarti tanto da farti dimenticare di chiedere della mia giornata prima di parlare della tua."
Sorrisi. "E com’è stata la tua giornata?"
"Lunga. Frenetica. Solitaria. Orribile."
"Il caso è risolto, voglio sperare?"
"Felicemente."
Gli appoggiai una mano sul fianco e mi parve che trattenesse il fiato, solo per un istante. "Sono desolato per la tua brutta giornata. Posso aiutarti in qualche modo?"
Holmes annuì, richiudendo gli occhi e facendosi più vicino.
"Spegni la luce," sussurrò.

Non ti piace? Ricomincia e prendi un’altra strada!

Quando tornai nella sua stanza, Holmes era a letto, sveglio. La porta del salotto era già chiusa, e così quella che dalla camera di Holmes si affacciava sul corridoio; per scrupolo, chiusi anche l’altra. Sapevamo che non era prudente dormire in quella stanza, così vicina al pianoterra, ma nessuno dei due intendeva affrontare un’altra rampa di scale. Prima ancora di pensarci, ero già sotto le coperte.
"Ho avuto una giornata terribile," esordii, abbandonandomi sul cuscino.
Holmes appoggiò la guancia accanto alla mia, muovendosi con quella che mi parve estrema cautela. "Mrs. Plummer è dunque una paziente così orribile come credo?"

Finale (P).

Ritornai in salotto, dopo il bagno, per spegnere la luce. Fu allora che scorsi il foglio di carta sul tavolo. Era un telegramma, non era diretto a me, ma era aperto. Diceva: "Gravi sviluppi. Tuo cliente in pericolo mortale. Vieni subito. MH".
Rientrai in camera con un senso di paura opaca, smorzata dal fatto che Holmes stava evidentemente bene, ma unita all’irritazione per non averlo saputo in tempo.
"Holmes, cos’è questo?" domandai, richiudendomi la porta alle spalle.
Dal letto, Holmes mi guardò inespressivo. "Niente d’importante. È tutto risolto."
Ignorai le rassicurazioni. Quando lo spogliai e scoprii un orribile livido bluastro sul suo fianco, Holmes cercò inutilmente di nicchiare.

Ignora le inutili proteste di Holmes (U).

Senza lasciargli dire altro, feci quello che avrei già dovuto fare da qualche tempo e, chiusa la porta, lo spinsi con la schiena contro di essa. Il corpo di Holmes aderì al mio, prontamente, con tutta la plastica energia che sempre gli ammiravo. Raccolsi un pugno di stoffa della sua camicia da notte nella mano, sollevandola dal ginocchio, e poi la lasciai per avventurarmi sul fianco. Stavo per baciarlo ancora, ogni traccia di sonno evaporata nell’ebbrezza, quando Holmes emise un sibilo di dolore, come un serpente.
"Holmes?"
"Non è niente. Una contrattura." Sorrise il suo sorriso migliore. "Andiamo a letto."

Finale (Z).

"Ti assicuro che la malattia sarebbe l’ultimo dei tuoi pensieri," continuò, con voce bassa e ipnotica come la melodia di un incantatore di serpenti.
"Come dubitarne," sussurrai, debitamente incantato.
Con uno scatto contemporaneo, preciso e armonioso come un duetto di danza, Holmes s’infilò nel piccolo bagno ed io serrai la porta, voltandomi con le spalle all’uscita mentre egli mi imprigionava col suo corpo.
"Saresti un’eccellente infermiera," dichiarai.
"Non presumo di contraddire la tua esperienza," rispose scivolando sul pavimento con meno grazia del solito. Mi prese in bocca come se fosse il gesto più naturale del mondo, e l’unica conseguenza possibile.

Finale (Z) o prosegui nelle zozzerie (X).

Un attimo è quello che occorre a Holmes per farmi fare quello che vuole - di solito, ma non quella volta. Il mio amico dovette leggermi la preoccupazione e l’angoscia in faccia, perché quando rifiutai di calmarmi senza una spiegazione cedette per primo.
"Ti prego di non credere che abbia rischiato la vita e altre simili baggianate," esordì. "Il pericolo era tutto per il mio cliente. Tuttavia, questo particolare criminale…" Esitò, con una smorfia, come se continuare lo oltraggiasse personalmente. "Ammetto la possibilità di aver… sottovalutato la pericolosità delle sue reazioni."
"Chi era?" replicai. "Non mi hai mai detto il suo…"

Finale (K).

Vidi Holmes aprire la bocca per protestare, ma infine annuì. Usava la morfina solo nei momenti di depressione più abietta, e la sostanza aveva effetti devastanti. Credevo di aver eliminato tutte le sue scorte, ma per Dio, avrei rimediato all’errore.
"Giuramelo. Giurami che…"
"No," rispose, secco.
"Dimmi almeno cos’è successo."
Holmes deglutì. "Konrad," bisbigliò. "Non è andata come… Per favore, vattene."
"No," mormorai.
Non si ribellò - non poteva - quando mi sdraiai e lo presi tra le braccia. Una mano strisciò, esitando, sul mio fianco. Domani se ne sarebbe vergognato, ma domani.
Spensi la luce e in pochi minuti dormivamo entrambi.

Non ti piace? Ricomincia e prendi un’altra strada!

"Watson," mormorò Holmes, dolcemente, "ti ho atteso un’ora, mentre palpavi il colon di Mrs. Plummer o cos’è che fai di solito…"
"Come fai a…"
"Rossetto, vicino all’orecchio. Ti ho atteso un’ora, sospirando al pensiero del momento in cui mi avresti preso tra le tue braccia…"
"Anche se è per scherzo, detto da te è terrificante."
"Smetti di interrompere. Tra le tue braccia, dicevo, e tu cosa fai? Arrivi a casa, non mi degni di un saluto, passi un’ora in bagno facendo più rumore di un circo…"
"Mio caro…"
"In camera da letto," ordinò, gli occhi accesi di cattivi propositi. "Ora."

Finale (Z).

XI, segnava il mio orologio dal quadrante leggermente appannato, deposto aperto sul mobile in cima ai vestiti. Le undici. Lo fissai per un istante mentre Holmes mi divorava intero. La passione non gli era insolita, ma in quel momento, tra la fiacchezza data dal bagno e il disorientamento per quello sfondo inconsueto, mi stordì completamente. Quando le labbra di Holmes scesero più in basso, le dita si aprirono la strada con gentile fermezza, e poi la lingua… Chiusi gli occhi, cercando stoffa da mordere per soffocare i suoni, ma non trovai altro che aria e affondai i denti nella guancia.

Finale (Y).

"Your vows you've bro-o-oken, like my heart, oh why did you so enra-a-apture me?"
La voce che violentava Greensleeves sotto la nostra finestra tolse un po’ di solennità e pathos a un momento che, altrimenti, avrebbe rischiato di farsi troppo squisito per parole mortali. Holmes alzò il capo e si gettò uno sguardo alle spalle con una smorfia di completo disgusto che, pur nel completo rapimento del piacere, mi parve infinitamente comica.
"Giuro che non farò mai nulla del genere in tuo nome," promisi solenne, sfiorandogli le labbra arrossate e umide.
"Lo spero," ribatté, prima di riprendere. "Sei tremendamente stonato."

Non ti piace? Ricomincia e prendi un’altra strada!

Zittito, non potei che arrendermi. Più tardi, in camera, Holmes pretese luci spente e un amore lento e feroce come una prima volta. Prima del buio vidi la custodia di marocchino sul comò, chiusa, e mi sentii immensamente sollevato che non l’avesse aperta. Non mi offese, non mi offendeva mai, che Holmes preferisse usare me come rimedio al senso di inutilità che lo prendeva dopo la conclusione di un caso.
Lo amai come si ama una cosa preziosa, soffocando entrambe le nostre voci in baci estenuanti. Quando ci separammo, rincorsi Holmes nella sua metà e in pochi minuti dormivamo entrambi.

Non ti piace? Ricomincia e prendi un’altra strada!

(1) Il caso Konrad è storico; questo tale di Berlino negli anni ’80 uccise la moglie e i cinque figli, li chiuse in cantina e costruì la scena in modo che sembrasse che era stata lei e che si era poi suicidata. In realtà fu arrestato e impiccato, e nessuno dei figli sopravvisse.

(2) Sì, sì, la vestaglia di Holmes è color topo, ma non vi aspetterete che ne abbia solo una, vero?

fic, pairing: holmes/watson, fic: sherlock holmes, challenge: alphabet challenge

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