[Sherlock Holmes] Il vaso cinese - A study in red china (1/2)

Dec 01, 2009 17:14

Titolo: Il vaso cinese - A study in red china
Fandom: Sherlock Holmes
Pairing: (molto vaghi) Holmes/Watson, Wiggins/Henry (OC)
Rating: PG-13
Parte: 1/2
Conteggio Parole: 9.470 (W)
Beta: sarabakanashimi
Scritta per: Arsenico e vecchi merletti (buon compleanno, IMG!).
Riassunto: Uno degli Irregolari di Baker Street viene accusato di furto, e a chi può rivolgersi Wiggins, il capobanda, se non a Mr. Holmes in persona? Una classica avventura alla Conan Doyle con una prospettiva inusuale.

Il Vaso Cinese

A Study in Red China

Queste cose le fa il dottore, di solito, ma quella volta il dottore non c’era e non aveva gli appunti e tutto quanto. Prima l’ha chiesto a Mr. Holmes, ma Mr. Holmes gli ha detto che non ci aveva tempo e che non era stato un caso tanto interessante. Questo mi ha lasciato male un po’, ma Mr. Holmes è fatto così, e poi il caso l’ha risolto lui, quindi non c’è da prendersela.

Allora il dottor Watson mi ha detto: "Wiggins, perché non lo fai tu?", e io ci ho detto che non so scrivere bene e che non è cosa mia, ma il dottore mi ha detto, tu scrivi e poi lo metto a posto io, non ti preoccupare, Wiggins, da bravo. E quando Mr. Holmes non guardava mi ha messo una ghinea nella tasca, una ghinea intera! Allora ci ho detto: "Dottore," ci ho detto, "per una ghinea gli scrivo tutto quello che vuole!" Lui ha riso. Mr. Holmes ci paga per i lavoretti che sbrighiamo per lui (ci paga pure troppo, perché Mr. Holmes fa finta ma è un uomo buono e anche se non è pieno di soldi qualcosa ce la dà sempre anche se se la deve togliere di bocca), ma il dottore è un’altra cosa. Il dottore ci paga anche senza che facciamo niente per lui, e neanche lui se la passa benissimo, pure con la pensione di guerra e tutto. Allora con quella ghinea c’ho comprato la carta e l’inchiostro, anche se il dottore me le voleva dare lui, ma io ci ho detto no, perché una commissione è una commissione, no. E così eccomi qua.

Con gli altri Irregolari siamo dodici in tutto. Ci siamo io e Henry, che siamo i più vecchi, Jack Knife (che non si chiama davvero così, ma noi lo chiamiamo così perché sa fare i giochetti col coltello), Oliver e Tom che non so quanti anni hanno ma sono un po’ meno di noi, e poi Joe, i gemelli Pebbles, Bobby Callum, Sam e poi i più piccoli sono Alfie e Scott. Scott ha otto anni, tipo, e sua mamma ha sempre le mani rovinate perché lavora in una tintoria.

Henry e io viviamo assieme nel sottoscala di Mrs. Fletcher. È umido e puzza di muffa e di notte sentiamo i topi che ci girano tra i piedi, però non è tanto male. C’è un letto e dormiamo assieme, così d’inverno fa meno freddo. Dormire assieme è la parte migliore, i piedi diventano subito caldi caldi e poi non ti senti solo e se metti ti scappa di piangere e è tutto il giorno che te lo tieni, c’è Henry che ti tiene stretto, o ci sono io che lo tengo stretto, e non è poi tanto male, no. Dottore, non so se questo lo vuole mettere nel suo libro alla fine, magari penso che no, perché non è che mi vergogno o che, ma Henry è uno che diventa rosso subito e magari non ci fa tanto piacere se lei poi scrive queste cose che sto scrivendo qui e le leggono tutti. Però vede lei, lo scrittore è lei.

Un giorno siamo di novembre e Henry viene e mi fa: "Ho trovato un lavoro", e io sono contento perché non è che siamo proprio pieni di grana, no, e anche se Mr. Holmes ci aiuta non ce la passiamo proprio benissimo neanche noi, insomma, lo sappiamo come va. Henry viene e mi fa: "Ho trovato lavoro in questa casa così e cosà, faccio lo sguattero, comincio domani". Allora ci abbracciamo e quella sera ci siamo coricati prima, perché eravamo felici, no, e tre scellini in più alla settimana non sono mica poco per quelli come noi. Se lo sapevo prima che finiva com’è finita, gli dicevo di non andarci, ma Mr. Holmes dice che è inutile ragionare così, quello che è fatto è fatto, dice, e non ci si può fare mica niente.

Non c’avevo niente da fare quella mattina e allora ho accompagnato Henry fino alla casa, che era un po’ fuori città e Henry era un po’ agitato perché era il primo giorno e tutto. L’ho aiutato a darsi una bella ripulita e quando siamo usciti era tutto carino e leccato come un signorino, altroché, che se lo vedevano gli altri gli dicevano "Buongiorno, signorino" e non lo capivano che era lui. Allora siamo andati, e era una gran casa niente male, no, una casa di signori, tutta finestre, con un cancello grosso enorme e il vialetto con le pietre e tutto quanto. Io sono rimasto fuori e l’ho salutato con la mano fino a che non era dentro e non si vedeva più. Mi sentivo così così, non lo so perché, sono queste cose che ti prendono quando non te l’aspetti, no, e mentre me ne andavo non ho guardato dove mettevo i piedi e c’era questo gentiluomo che scendeva dalla carrozza e mi è arrivato addosso e io sono arrivato addosso a lui.

Era un tipo bassino, sarà stato quanto me che non sono basso ma il dottore e Mrs. Hudson dicono che ancora ne ho da crescere, e aveva un naso a becco proprio brutto e gli occhietti piccoli e i baffi ma non tenuti bene come quelli del dottore. Sotto l’ascella ha una specie di grosso pacco tondo, come una palla da rugby, no, tutto rigirato nella carta, ma quando gli arrivo addosso il pacco gli cade a terra ma non fa tanto rumore, perché c’è tutta la carta intorno. E questo qui si arrabbia di brutto che gli sono finito di sopra, e mi spinge via e mi dice una parolaccia che non è proprio da gentiluomo, ma vabbè, non gli rispondo perché vedo che sta entrando nel cancello e il padrone di casa lo saluta dalla porta e allora mi dico, lascia stare Bill, non farli incavolare questi signori, che poi se la prendono con Henry e gli fanno perdere il lavoro. Allora lui se ne va per la sua strada e io per la mia.

E però quella sera Henry non torna al sottoscala, e si fanno le nove, le dieci, e alle undici sono lì che mi mangio le mani per l’ansia, no, perché Henry non fa mai così tardi, e poi anche se la casa è grande e c’è tanto lavoro da fare non lo faranno fare mica tutto a lui, no. E magari penso che se lo sono portato via mentre tornava o che è finito sotto una carrozza ed è là fuori e sta male e che devo fare? Henry è senza genitori come me, quindi mi sento responsabile, perché io sono più vecchio di un mese, e comunque se io domani scompaio e non mi trovano più anche lui sta in ansia, è sicuro, tutti stiamo in ansia se un amico prima c’era e poi non si vede più, no. È così che si fa. Ma intanto penso, magari sta arrivando e se non mi vede e poi torno e dico che avevo pensato chissacchè mi prende per cretino, magari aspetto, aspetto un altro po’, e aspetto e aspetto e alla fine si fa mattina e non ho dormito neanche cinque minuti.

Allora mi vesto e vado dritto dritto alla bella villa di ieri, e mi dico, ora fermo una cameriera e me lo faccio dire subito subito che fine ha fatto Henry. E che fortuna, è il mio giorno fortunato, c’è questa servetta che sta strappando le erbacce dall’aiuola proprio vicino al cancello, è proprio bellina, tutta piccola e biondina come piacciono a me, ma questo non c’entra ora. Mi attacco al cancello e la chiamo: "Carina? Ehi, carina?", con quella vocetta che so fare io lisciata e dolce, che di solito alle ragazze le fa impazzire, ma questa non si gira.

"Carina? Ti debbo fare una domanda! Mi guardi? Non ti faccio niente!", perché le ragazzette sono così, hanno sempre paura che stai lì per saltarci addosso pure che c’è un cancello in mezzo.

"Sto lavorando" risponde lei, tutta fredda, neanche mi guarda.

"E tu continua a lavorare" ci dico io, che un po’ mi sto scocciando di questa che si fa la difficile. "Di’, l’hai visto un ragazzo dell’età mia, biondino, faccino pulito? Ha preso lavoro ieri."

Lei drizza la testa e ha queste due treccione bionde attaccate sotto la cuffietta, che non c’entra niente ma lo dico perché Mr. Holmes dice sempre che anche le cose che non sono importanti poi sono importanti se uno guarda bene. "Sì che l’ho visto il tuo amico" dice. "Se lo sono portato via gli agenti."

E qui ci sono io che resto scemo, no, che resto lì con la bocca aperta come un pesce e non capisco più niente. E lei mi guarda e sorride e non mi sembra più tanto bellina, anzi, ora che la guardo bene è proprio brutta, ha tutti i denti storti e il naso a patata, e mi dice: "Ha rubato il vaso dell’amico del padrone. Il vaso cinese", e puoi giurarci che ci gode a dirmelo, ci gode perché oltre che brutta è pure cattiva. "Quando lo vedi digli che lo saluto, il tuo amico."

E io sono lì che sto tutto confuso come un deficiente, no, ma una cosa la capisco, perché le ragazzette come questa le conosco io, lo so come gli cammina la testa, e allora mi attacco al cancello e le dico che Henry non ha rubato niente, che Henry non ruba e che ne sa lei di chi ha rubato il vaso, e un’altra cosa, ci credo che Henry non l’ha voluta, brutta com’è, più brutta della morte, e penso più brutta della Regina, ma questa me la tengo per me perché non sono cose che si dicono per strada, e quella diventa subito rossa rossa rossa come una rapa e io penso ben ti sta, brutta racchia, ben ti sta che Henry non ti ha voluto perché Henry non c’ha proprio bisogno di una racchia come te.

Allora quella si alza e la vedo che si gonfia tutta per rispondermi, ma in quel momento esce di casa la governante e la vede che sta parlando con me e viene tutta spedita fino al cancello per rimproverarla che sta battendo la fiacca e ha pure fatto cadere tutte le erbacce che aveva raccolto. Allora io metto su la mia faccina più carina, voglio dire, quella che fa venire le lacrimucce alle signore di buona famiglia, perché la governante mi sembra una signora buona, l’ho pensato subito appena l’ho vista, anche come rimproverava la serva, che non era una di quelle cattive che ci godono a trattare male quelli che stanno solo di loro.

"Madam," le dico, "madam, non me lo fa il favore di dirmi che è successo al mio amico Henry? È venuto a lavorare ieri e non è tornato a casa, e questa," stavo per dire ‘questa qui’, "questa ragazza dice che ha rubato un vaso, non è che lei è così buona e mi dice che è successo?"

È una signora tutta composta, la governante, e invece di dirmi che me ne devo andare al diavolo si avvicina un pochino al cancello e intanto dice alla serva di raccogliere tutto e che se ne può tornare dentro, che per il momento ha finito. Quella mi guarda male da dietro le spalle della governante e se non le faccio una boccaccia è solo perché sono proprio preoccupato per Henry, con questa storia del vaso e la faccia strana che ha fatto la governante quando ci ho detto il suo nome.

Lei mi guarda con le mani unite e continua con quella faccia da funerale e sospira pure un pochino, che mi fa preoccupare più di tutto il resto. Quando la gente sospira non tira mai aria buona; sospirava mia mamma quando mi ha detto che non avevano più che darmi da mangiare e che me la dovevo vedere da solo da ora in poi.

"Tu sei un bravo ragazzo discreto, vero?" mi dice la governante, e io dico che certo che sì, perché quando dicono "discreto" vogliono dire se so tenere la bocca chiusa, e con Mr. Holmes e tutto il resto non c'è nessuno che sa tenere la bocca chiusa meglio di me, glielo dico.

"Il tuo amico si è cacciato in una brutta storia" dice lei. "Ma se lo vedi e lo convinci a dire dove ha nascosto il vaso, può darsi che non gli succeda niente. I signori non sono crudeli, e il tuo amico è così giovane."

Io sto per dirci che Henry non è così piccolo, voglio dire, è vecchio come me e io ho quindici anni fatti, ma poi penso che è meglio non fare storie, visto che la signora governante è tutta presa di pena e tra un po' tira fuori un fazzoletto e ci fa un pianto dentro. (Le signore che cercano Mr. Holmes hanno sempre la lacrimuccia in pizzo agli occhi quando raccontano le cose. Le donne sono fatte così.)

"Henry non è un ladro mica per niente" dico io, che il mio amico lo conosco e non mi piace che la gente pensa cose come questa.

Lei dice sì, certo, ma non mi crede mica tanto, e poi continua: "Un amico dei signori, Mr. Freeman, è un appassionato antiquario. Sai cos'è un antiquario?"

Sì che lo so, ci dico. "Ha portato con sé un antico vaso cinese dai suoi viaggi in Oriente, preziosissimo, e l’ha lasciato in custodia a Mr. e Mrs. Chandler. E ieri sera è sparito, e il tuo amico è stato visto uscire dallo studio del signore proprio prima che il vaso non si trovasse più."

A quel punto, che deve pensare uno come me? Penso che sembra proprio un caso di quelli di Mr. Holmes, magari non sarà tanto interessante e strano come quello dell'oca e della pietra blu o non c'ha niente a che fare con un re o coi politici, però a qualcuno devo chiedere aiuto, e Mr. Holmes anche se a tutti sembra così freddo e uno che non gliene importa niente di nessuno so che a noi Irregolari ci tiene almeno un pochino, e Henry l'ha servito bene quando c'è stata quella storia del tipo che ammazzava le prostitute a Whitechapel, no. E così me ne corro a Baker Street e mi attacco al campanello, no, e quando Mrs. Hudson mi apre sono tutto sudato e col fiatone tanto che la buona donna si preoccupa un pochino a vedermi così male e mi dice "Entra, Billy caro, entra, che ti è successo?".

Ora, io di solito non sono uno che è poco educato, anzi, ma c'ho l'ansia per Henry che chissà dov'è e chissà che gli stanno facendo e mi faccio le scale di corsa e finisce che entro nel salotto di Mr. Holmes e del dottore senza neanche bussare, che non è una cosa bella da fare soprattutto perché Mr. Holmes e il dottore sono tipi riservati che amano starsene appartati per conto loro, ma che ci posso fare, ormai l'ho fatto e quindi è troppo tardi.

C'è Mr. Holmes e c'è anche il dottore, che ha addosso il cappotto e il cappello e una valigia nella mano. Non stanno facendo niente, voglio dire, niente che non fanno sempre: Mr. Holmes è lì con la sua solita vestaglia e fin qui è tutto a posto. Però non lo so perché, mi sembra strano che Mr. Holmes ha la mano sul braccio del dottore, perché Mr. Holmes non è uno che tocca tanto come per esempio me e Henry per dire, e poi quando apro la porta senza bussare la toglie subito e mi sembrano tutti e due un po' rossi in faccia, e Mr. Holmes fa una smorfia di quelle che dicono "Wiggins, questa la paghi".

"Mr. Holmes, è successa una cosa..."

"Senza dubbio, Wiggins. Aspetta fuori un minuto e vedremo di che si tratta."

È proprio incavolato, penso, proprio incavolato, ma non voglio aspettare neanche un minuto mentre Henry non so che fine ha fatto, e il dottore che è buono quanto Mr. Holmes però c'ha più pazienza, dice: "Lascialo parlare, è sconvolto. Che è successo, Wiggins?".

È bello quando il mio nome lo dice il dottore, suona bene, suona meglio di com'è.

Non sono mica sicuro che Mr. Holmes vuole che parlo, ma se il dottore mi ha detto di parlare allora posso parlare, penso. "Henry. Hanno preso Henry. Dicono che ha rubato un vaso, un vaso giapponese, ma Henry non ha rubato niente, Mr. Holmes, mi deve credere, dottore, Henry non sa neanche da che parte si comincia per rubare una cosa!"

Il dottore e Mr. Holmes si guardano per un secondo con la faccia seria, e io mi sento già meglio, perché lo sapevo che Mr. Holmes non pensava che era una cosa stupida preoccuparsi per il tuo amico, perché Mr. Holmes e il dottore non pensano mica che è una cosa stupida se il dottore o Mr. Holmes li arrestano domani, no. Non è logico, come dice Mr. Holmes.

"Dottore, ma parte?"

Il dottore mi dice di sì, ma resta finché non gli racconto la storia a tutti e due. Non c'è molto da raccontare però gli dico tutto tutto, anche di che colore aveva i baffi il gentiluomo col pacco, e Mr. Holmes mi ascolta in silenzio, tutto concentrato, e poi quando ho finito mi dice: "Va bene, Wiggins. Andiamo a vedere che è successo al nostro Henry", e non mi offendo che dice "nostro", perché noi Irregolari siamo tutti un po' di Mr. Holmes, no, e suona bene e non mi offendo per niente, perché magari pure quando parla di me col dottore dice "il nostro Wiggins", e non lo so, è una cosa che suona così bene che mi sento contento solo solo che gliel'ho sentito dire.

Mr. Holmes si leva la vestaglia e va a prendere la giacca e la sciarpa, e intanto io prendo la valigia al dottore, anche se il dottore dice che ce la fa, perché il dottore dice sempre che ce la fa però intanto sono diciassette scalini e pesa e la sua gamba non è più tanto buona dopo la guerra e tutto il resto. Ci salutiamo sulla porta e io chiedo scusa a Mrs. Hudson che sono entrato così come un cafone, perché ora che Mr. Holmes e il dottore mi hanno fatto calmare mi vergogno che l'ho trattata così, ma Mrs. Hudson è buona e mi dice che non ci fa niente e poi mi dice che devo stare attento. E quello che vuole dire è che devo stare attento visto che esco con Mr. Holmes, perché Mr. Holmes si caccia sempre in situazioni pericolose, ma io le dico sempre che non c'è da preoccuparsi perché se qualcuno spara a Mr. Holmes lo difendo io, mi prendo io la pallottola che sono più giovane e tanto non muoio. Questo le dico, e Mrs. Hudson sospira e quando la gente sospira c'è qualcosa che non ti sta dicendo, ma forse è meglio così perché non so se lo voglio sapere.

"Mi raccomando, Wiggins" dice il dottore prima che se ne va, mi mette pure la mano sulla spalla. "Osserva tutto e memorizza. Voglio un racconto dettagliato quando torno." E sorride e io gli dico signorsì, e per davvero ho guardato tutto e mi ricordo tutto, anche le parole precise, altrimenti non ero qui che gli potevo scrivere questa cosa, no.

Quando saliamo nella carrozza io sto seduto così tutto dritto, perché le carrozze non mi piacciono mica tanto, mi sembrano come le gabbie degli uccelli, invece mi piace montare sui cavalli perché quando monti hai tutto il vento in faccia e è bello, ma le carrozze no, poi non so di che parlare e penso che magari Mr. Holmes non vuole che gli sto tanto vicino ma non è che posso spostarmi perché non c’è spazio. La prossima volta mi siedo a cassetta col vetturino, penso, così non gli do fastidio.

"Si prospetta un caso interessante, Wiggins" dice Mr. Holmes. "Questo gentiluomo col pacco confezionato sotto braccio mi incuriosisce."

Penso che mi scappa un sorriso, perché Mr. Holmes è contento solo quando i casi gli interessano e così sembra un po’ meno che gli sto chiedendo un favore e magari è contento pure lui che ci sta aiutando, a Henry e a me.

"Era strano, Mr. Holmes, sa" gli dico io, anche se gliel’ho già detto. "Era proprio strano. Aveva la faccia strana. Però se me lo chiede non glielo so dire perché era strano, ma era strano sì."

Mr. Holmes non dice niente e allora mi sto zitto pure io, perché con Mr. Holmes la cosa che devi imparare è quando devi tenere la bocca chiusa ma questo l’ho già detto. Ma non è facile stavolta, di solito sì ma stavolta c’ho come un nodo nello stomaco come quando strizzi uno straccio, no, e fa rumore quando lo tiri fitto fitto e tutta l’acqua se ne va via, e penso che Henry è cogli sbirri, mica morto, no, e sta bene e chi ci ammazza a quelli come noi? E voglio che torna presto e penso Mr. Holmes chissà se pure lui c’ha come un nodo nello stomaco che il dottore è andato via e ci vuole un po’ prima che torna? Però non glielo chiedo perché magari si arrabbia che gliel’ho chiesto.

Arriviamo alla casa e c’è il cancello che è aperto stavolta, no, forse qualcuno è uscito e se l’è dimenticato, e Mr. Holmes entra tranquillo come se è casa sua e io dietro a lui. Suona alla porta e apre questo maggiordomo col naso rincagnato e la pelata che ci chiede chi siamo, cioè lo chiede a Mr. Holmes ma ci sono pure io quindi in realtà lo chiede pure a me.

Mr. Holmes dice: "Sono Sherlock Holmes. Mr. Chandler saprà chi sono. Gli domandi se posso rubare un minuto del suo tempo".

Allora entriamo, no, perché Mr. Chandler gli ha detto al maggiordomo di farci passare, e il maggiordomo non mi vuole fare entrare ma Mr. Holmes gli dice no, che devo entrare pure io. Mr. Chandler non ha la faccia tanto contenta, e c’è anche il tizio del pacco, quello coi baffetti, no, che invece pare ancora più brutto di prima, ma penso che al posto suo neanche io ero contento, lo so pure io che non so niente che questi vasi fatti dai gialli costano un botto di soldi e se me lo rubano magari pure io poi dico che è stato lo sguattero che magari non c’entra niente, no, perché c’ho un diavolo per capello e me la devo pigliare col primo che capita. Questo l’ho pensato lì per lì, no, ma poi non l’ho pensato più e dopo si capisce perché non l’ho pensato più.

"Holmes" gli fa il padrone di casa, no, Mr. Chandler, "che piacere."

"Interamente mio" gli fa Mr. Holmes, anche se non è mica vero. "Mi scuso per l'intrusione non annunciata."

Il tizio del vaso è lì che sta seduto sulla poltrona e non ha proprio una bella faccia, anzi pare che lo odia proprio a Mr. Holmes da come lo guarda. "Chandler, non sapevo che intrattenesse rapporti con Sherlock Holmes" dice. "Ha deciso che dove ha fallito la polizia era necessario fare ricorso a un dilettante?"

L'altro diventa tutto rosso, no. "Certo che no, certo che no. Holmes è un mio caro amico dei tempi dell'università," e caro amico un corno, penso io, che non ci credo proprio, i cari amici non si parlano mica così. Si vedeva proprio che non si piacevano neanche un po’, nossignore, si parlavano tutti rigidi come se avessero una scopa in quel posto, voglio dire, si parlavano ma si vedeva che non erano contenti che dovevano parlarsi, anche se con Mr. Holmes non è tanto facile da dire perché sembra sempre che non è tanto contento di parlare con nessuno, a parte il dottore e Mrs. Hudson.

"È stato Holmes a raccomandarmi il ragazzo, Henry" fa Mr. Chandler, e non è che è proprio una cosa bella da dire, no, che uno ti raccomanda un ladro, questo sta pensando e si vede tutto.

Io mica lo sapevo che il lavoro gliel’aveva trovato Mr. Holmes perché Henry non me l’ha detto, ma non è che me la prendo o che, è solo che sono un po’ sorpreso no. Mr. Freeman scoppia ridere con un rumore bruttissimo, come se gli sta venendo la tosse e tra un po’ gli scatarra lì in faccia a Mr. Holmes. "Bella raccomandazione!"

Ma Mr. Holmes non si fa mica scombussolare, nossignore. "Ho saputo che Henry, che per inciso è uno dei miei migliori collaboratori, è stato accusato ingiustamente del furto di un certo pezzo d'antiquariato orientale. Dal momento che mi ritengo responsabile della sua presenza in questa casa, con il tuo permesso, Chandler, vorrei cercare di scagionarlo."

E suona proprio bene, "collaboratori", penso che me la devo segnare perché la voglio usare da ora in poi quando qualcuno ci guarda a noialtri Irregolari e ci chiede che cos'è che facciamo per Mr. Holmes e magari pensa cose che non si devono pensare.

"Collaboratori?" Pure a Mr. Freeman, quello del vaso, la parola gli fa un certo effetto. "Lo sguattero?"

E guarda a me, no, e mi guarda proprio male, perché insomma non è che sembro proprio un signorino fine no, sono quello che sono e pazienza.

E Mr. Holmes ci dice che sì, Henry è uno dei suoi collaboratori (dottore, non lo so se l'ho scritto giusto, vede lei), e quindi lo deve scagionare perché Henry è prezioso, giuro che dice "prezioso", per il suo lavoro.

Ora c'è Mr. Chandler che non è convinto per niente, però c'ha quella faccia che c'hanno ogni tanto i mariti quando le mogli li tirano da Mr. Holmes per chiedere aiuto e loro non vogliono per niente quando entrano, epperò dopo che c'hanno parlato un pochino gli cambia la faccia, pensano massì ma che mi costa, pensano vabbè proviamo che tanto che c'ho da perdere? E Mr. Chandler sta pensando proprio che c'ho da perdere, no, e poi si alza e dice tutto composto, anche se si vede che l'idea non gli piace proprio: "Da questa parte". E intanto Mr. Freeman ci guarda, a Mr. Holmes e a me, con un'aria schifata e io c'ho voglia di sputargli in un occhio perché se mi guarda male a me non me ne frega niente ma Mr. Holmes non si tocca. Epperò Mr. Holmes mi prende il braccio e non mi guarda e io so che mi vuole dire "Buono, Wiggins, che con questo me la vedo io", e allora mi sto buonino al posto mio.

Parte 2

challenge: arsenico, fic, pairing: holmes/watson, language: italian, pairing: wiggins/henry, fic: sherlock holmes

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