[Sherlock Holmes] Tre once (vicino al cuore)

Dec 29, 2008 01:53

Titolo: Tre once (vicino al cuore)
Fandom: Sherlock Holmes
Pairing: Holmes/Watson
Rating: R (più o meno)
Conteggio Parole: 1.600 (W)
Prompt: “Non ritengo che nel mio stato attuale sia ancora necessario che io rimanga a letto” @ P0rn Fest #2 (fanfic_italia) + "Chamomile" @ 12_teas



“Non ritengo che nel mio stato attuale sia ancora necessario che io rimanga a letto” dichiarò Holmes, in tono sostenuto, appoggiando un piede nudo sul pavimento.

“Nel tuo stato attuale, mi meraviglio che tu abbia fiato da sprecare litigando con il tuo medico” replicai con cipiglio, spingendo con decisione la sua gamba sotto le coperte. Assicurai l’orlo delle coltri nella fessura tra il materasso e la rete del letto, intrappolandolo efficacemente da un lato, e mi sedetti sopra le lenzuola dall’altro.

“Sto bene” ribadì Holmes, torcendosi dalla mia parte, in quello che presumo volesse essere un tono decisamente seccato, ma il movimento gli tolse il fiato e la voce gli uscì debole come un pigolio.

“Hai detto la stessa cosa con tre once di piombo nel torace, ed è stato meno di dieci ore fa.”

“Sciocchezze” borbottò. “Un proiettile non pesa più di…”

“Holmes, per piacere” insistetti, col mio tono più autoritario. “Riposati. Hai un aspetto terribile.”

“Ho un aspetto terribile la maggior parte del tempo” mormorò lui, socchiudendo le palpebre. “Mi dispiace darti noia con la mia evidente mancanza di attrattive. Cercherò di farmi perdonare la sgradevolezza del mio aspetto non appena…”

“Stai delirando, spero che tu te ne renda conto” gli dissi, e il fatto che Holmes si fosse lasciato interrompere per due volte di seguito in meno di un minuto mi diede la prova di quanto poco fosse in sé.

“No.” Le ciglia tremarono sopra gli occhi grigi, leggermente umidi e affossati. “Se sto delirando non posso saperlo. È elementare, mio caro Watson.”

“La febbre è scesa” lo informai, tastandogli la fronte, “quindi devo correggere la mia diagnosi: non stai delirando, stai solo dicendo un mucchio di sciocchezze.”

Holmes aprì gli occhi. Era estremamente pallido, fatto salvo per un paio di chiazze rosso chiaro che gli colorivano le guance.

“Non hai dormito” osservò, piano. “A giudicare dallo stato dei tuoi polsini.”

“Ho dormito” obiettai. “Un paio d’ore. Mrs. Hudson si è offerta di darmi il cambio.”

“Mrs. Hudson non è mai entrata in questa stanza” mormorò Holmes. “Non c’è alcuna traccia del suo passaggio. E non ti saresti mai allontanato.”

“La febbre non era così alta da far temere per la tua vita.”

“Nondimeno, non ti sei allontanato.”

Sospirai, arrendendomi di buon grado, come sempre, alla superiorità del mio amico.

“Hai ragione, ovviamente. Non ho dormito. Non avrei potuto, in ogni caso.”

Holmes tirò fuori una mano da sotto le coperte e indicò la metà del letto su cui giacevo vestito e scomodo. “Questo letto è disegnato per accogliere comodamente due persone, dottore. Di questo sono assolutamente certo, avendolo testato più d’una volta con un certo mio caro amico; la comodità è comprovata.” E vedendo che esitavo e forse stavo per obiettare aggiunse: “Mrs. Hudson non sarà di ritorno dal mercato prima di un paio d’ore, e la porta è chiusa a chiave”.

“Come fai a saperlo, mi chiedo?”

Holmes fece un gesto impaziente con la mano, ma io mi stavo già sfilando le scarpe. Mi svestii del gilet e avrei tolto anche la camicia, ma considerai che Mrs. Hudson sarebbe tornata, prima o poi, e allora avrei avuto bisogno di rivestirmi il più rapidamente possibile.

Il nido all’interno delle coperte era di un calore intossicante, ma la pelle di Holmes era solo tiepida. Il mio amico stese un braccio intorno alle mie spalle e io gli appoggiai la guancia sul petto, lieto che la ferita fosse dall’altra parte.

“Mi sveglierai se hai necessità di qualcosa?”

“Non vedo nulla di cui potrei aver bisogno che non possa allungare una mano e prendermi da solo.”

Holmes mi passò le dita tra i capelli, fermandole una prima volta sulla mia nuca, poi riprendendo con un ritmo lento e regolare, a tempo col suo respiro e col mio.

“Ti ho creduto morto” sussurrai minuti dopo, già sul punto di addormentarmi.

“Lo so” rispose Holmes, e poi aggiunse, o forse me lo sognai soltanto: “Ti chiedo scusa”.

Probabilmente quello sarebbe stato il momento giusto, se mai potevo sperare che ne venisse uno, per dirgli tante cose che pensavo e che avevo sempre tenuto per me. Ma in quel momento, con il corpo solido e vivo di Holmes accanto al mio e il sonno che mi tirava con forza verso profondità quiete e accoglienti, mi parve tutto talmente superfluo che mi rassegnai a contemplare silenziosamente il sollievo che il mio amico mi fosse stato restituito, e farmelo bastare.

Istanti dopo, mi addormentai come un bambino.

Mi svegliai girato verso la sponda del letto e avvolto piuttosto comodamente nella mia metà di lenzuola. Il mio primo pensiero, come sempre da ormai diverso tempo, fu Holmes. Mi volsi dalla sua parte e trovai la sua mano fresca ad aspettarmi sul cuscino.

Ancora stordito dal sonno, gettai uno sguardo al mio orologio abbandonato sul comodino, verificai che avevo dormito poco più di un’ora e mi rallegrai con me stesso di aver recuperato le forze in così poco tempo.

“Dormito bene?”

“Splendidamente.”

Se i calcoli di Holmes erano giusti, e lo erano sempre, avevamo quasi un’ora prima del ritorno di Mrs. Hudson, e probabilmente un’altra prima che venisse servita la cena.

Tastai la fronte di Holmes, trovandola fresca, e gli presi il polso. Holmes, il pessimo paziente che era, divincolò la mano dalla mia stretta per appoggiare invece il palmo sulla mia nuca.

“Sto bene” disse, e stavolta non feci obiezioni, perché Holmes mi tirò verso di sé e mi chiuse la bocca con un bacio.

“Dovresti perdere questa tua squisita e pericolosissima abitudine di parlare nel sonno, Watson” mi sussurrò all’orecchio, attirandomi vicino, quasi sopra di sé. “Le tue perversioni oniriche riescono quasi a sconvolgermi.”

“Holmes… i punti” mormorai con urgenza, ma Holmes mi zittì efficacemente con un secondo bacio.

“I punti sono al sicuro. E tu hai bisogno di un bagno” disse scendendo con le labbra sul mio collo, e intanto sbottonandomi i calzoni con una perizia e una rapidità che nulla avevano dell’intorpidimento della malattia.

“Non sono il solo” replicai. Approfittai della forzata immobilità di Holmes per attaccare i bottoni del suo pigiama, vincendo senza resistenza alcuna la sua usuale riluttanza a lasciarsi spogliare. La fasciatura ampia sul torace lasciava scoperto un capezzolo; lo baciai con reverenza, sentendo il respiro di Holmes vibrare forte sotto le mie dita.

“Di che ho parlato nel sonno?”

“Non ho in progetto di dirtelo, mio caro.”

Lasciai scivolare una mano sotto le coperte e dentro l’orlo dei suoi pantaloni, maledicendo mentalmente l’ora disdicevole, la ferita di Holmes e il poco tempo a disposizione che mi vietavano un approccio più sereno e approfondito.

“Io non parlo nel sonno” dissi ancora. Osservai con piacere il leggero rossore salire alle sue guance, ma se stava bluffando, Holmes non si tradì. Sherlock Holmes era notoriamente il miglior baro di tutta la città di Londra.

“E ti prego, dimmi, come potresti saperlo?”

“Ne avresti approfittato anni fa.”

“Quindi supponi che non l’abbia mai fatto?” Mi sorrise lentamente, del tutto a suo agio nel procurarmi imbarazzo. “Più vicino, Watson. No… ecco, così” mormorò, piegando una gamba intorno al mio fianco.

“Holmes, per carità, fai attenzione” gli dissi, cercando di bilanciare il mio peso dalla parte opposta alla ferita e il più lontano possibile dal suo torace senza rinunciare allo strofinio appagante del suo bacino contro il mio. Afferrai un lembo di stoffa dei pantaloni del pigiama per rimuoverlo dalla strada.

“Non mi sto muovendo” rispose Holmes, in un soffio. Mi appoggiò le mani sui fianchi e poi le spinse più in basso, tirando con sé i miei calzoni. Con una smorfia, ritrasse rapidamente il braccio sinistro e lo appoggiò sul letto.

“Holmes?”

“Sto bene. Non fermarti. Watson…” Sentii la sua mano destra stringersi intorno alla mia natica e attirarmi a sé, impossibilmente vicino; un contatto più profondo avrebbe richiesto tempo, una preparazione adeguata e che entrambe le parti fossero in buona salute. La preoccupazione per Holmes e la necessità di controllare ogni più piccolo movimento, lo confesso, non erano di grande aiuto in questo frangente.

“Watson” ripeté Holmes, una nota di irritazione nella voce e gli occhi brillanti di fastidio. “Che cosa c’è che non va?”

Lo baciai a mia volta, e rassicurato che le suture fossero sufficientemente lontane, mi concentrai solo sul movimento. “Non ti lascerò correre un pericolo del genere un’altra volta” mormorai, con sentimento. Era una bugia; non sarei mai stato in grado di vietargli alcunché. Ma Holmes ebbe la buona grazia di non ricordarmelo.

“Senza dubbio questa è la tua idea di una frase appropriata alla circostanza…?”

“Non c’è nulla di appropriato nella circostanza, per cominciare.”

Holmes rise brevemente e con allegria genuina, credo accresciuta dalle crescenti ondate di piacere che sentivo attraversargli il corpo, e si inarcò appena contro di me. Ogni centimetro della mia pelle fu scosso dalla stessa rapidissima marea sotterranea. Chiusi gli occhi, mordendomi le labbra e mordendo via con esse qualsiasi idiozia fossi sul punto di confessare.

Dopo pochi istanti, il mondo si disfece dietro le mie palpebre e ritornò col respiro affaticato di Holmes e l’umido tra i nostri corpi. Con un ultimo sospiro di soddisfazione gli appoggiai un bacio sulla spalla nuda e mi feci di lato, sdraiandomi sulla schiena.

“Sembravi intrattenere una conversazione molto articolata con Dio” disse Holmes, molti minuti dopo, quando i nostri respiri si erano già calmati da tempo e un lieve torpore minacciava di trascinarmi nuovamente con sé.

Voltai il capo dalla sua parte, senza capire.

“Nel sonno” spiegò Holmes. Allungò la mano sopra il mio petto ed io la strinsi, dita tra le dita, sentendo il battito pulsare debolmente in ogni falange.

“Probabilmente Lo stavo ringraziando” mormorai.

fic, pairing: holmes/watson, language: italian, challenge: 12_teas, fic: sherlock holmes, challenge: p0rn fest

Previous post Next post
Up