Titolo: Bunnies hate flying (but little brothers don't)
Fandom: Heroes
Personaggi: Nathan, wee!Peter
Rating: Gen
Conteggio parole: 1138 (W)
Note:
Pigwacket è tornato, e ha tanto bisogno d'amore.
Prompt (@
syllablesoftime): 4. childhood memories [
Tab]
A quattro anni, Peter si rende conto per la prima volta che le persone possono farsi male. E non il male passeggero del ginocchio sbucciato (lui se li è sbucciati tutti e due e li mostra in giro con orgoglio), né il mal di pancia da abbuffata di cioccolatini (una volta se n'è riempito le tasche quando Mamma e Nathan non guardavano), e neppure il dolore di quell'unico, indimenticabile ceffone che Nathan gli ha tirato quando si è lanciato dall'altalena per dimostrargli che sapeva volare. (Nessuno, né Nathan né Mamma né Pigwacket, lo convincerà mai che lui non sa volare.)
Forse la scala è arrugginita, o si è allentato un bullone, questo Peter non può saperlo. Quando succede, Peter ha gli occhi fissi solo sul piccolo Pigwacket imprigionato tra i pendagli del lampadario, buttato a pancia all'aria con una zampa di peluche tesa nel vuoto tra le stalattiti di cristallo. All'inizio gli sembra divertente - il volo di Nathan segue una parabola strana, e sul momento non sembra affatto che il gradino abbia ceduto sotto il suo piede, ma che Nathan si sia lanciato andare indietro e che ora cadrà sui suoi piedi per far ridere Peter. È dopo, quando lo vede rovinare a terra lanciando un urlo, che Peter capisce che qualcosa non va.
Nathan non urla mai.
È così strano che Peter si dimentica perfino di andare a salvare Pigwacket volato sul pavimento a una ventina di passi dalla scala, e non gli importa se poi il coniglietto piangerà e dirà che Peter non gli vuole bene. Nathan sta male. Nathan non sta mai male. Peter lo guarda con gli occhi sgranati e Nathan ha la faccia tutta piena di rughe e una smorfia sulla bocca che la fa sembrare storta quasi quanto quella di Peter.
"... Nathan?" mormora Peter, sentendo qualcosa di caldo e umido iniziare a bruciare dietro gli occhi. "Che hai?"
Con sforzo, Nathan alza un angolo della bocca, sputando fuori un ansimo. "È tutto a posto, Peter. Vai a chiamare Mamma."
Ma Peter non fa in tempo, perché i tacchi di Mamma sono già dietro la porta e in un attimo lei è lì, con un'espressione che a Peter non sembra né abbastanza preoccupata né abbastanza sorpresa, e di sicuro non dà l'impressione che anche a lei brucino gli occhi come a Peter. Non la capisce e non lo rassicura, perché se Mamma non è sorpresa allora forse vuol dire che non è la prima volta che Nathan si fa male? Peter sa che Nathan ha vissuto per un po' di tempo senza di lui, prima di lui, ma non gli sembra giusto che si sia fatto male quando lui non era lì per farlo stare meglio.
"Penso… che la gamba sia rotta" dice Nathan, con una voce strana, rauca. Peter non sapeva che le gambe potessero rompersi. Si chiede se è come quando ha spezzato un braccio al suo Superman snodabile. Forse le persone sono tutte un po’ come Superman snodabili.
Nathan tenta di rimettersi in piedi, ma la madre gli ordina di restare fermo.
"Peter, tesoro, raccogli la tua bambola e vai nella tua stanza" dice sua madre, sollevando la cornetta del telefono.
"Mamma, Nathan sta male?"
"Sto bene, Pete."
"Sì, Peter. Ora vai nella tua stanza."
Invece Peter resta nel salotto, stretto in un angolino senza neppure abbracciare Pigwacket, perché è tutta colpa sua, di Pigwacket s'intende, se Nathan si è fatto male, e quando Mamma e Nathan se ne vanno e Peter resta solo nella stanza, non può fare a meno di lanciare Pigwacket sul pavimento con rabbia.
È contento che Nathan se ne sia andato, perché a Nathan non piace quando Peter piange.
+ + +
Più tardi, quando Nathan torna a casa, ha la gamba ingessata fino al tallone e cammina con le stampelle, saltellando sul piede sano. Peter lo va a trovare nella sua stanza, trascinandosi dietro Pigwacket per una zampa.
Si ferma accanto alla sponda del letto, solleva il coniglietto e lo appoggia sul materasso. “Diglielo” borbotta. Scuote un po’ il peluche. “Diglielo.”
Nathan corruga la fronte. Ha l’aria stanca, ma non sembra arrabbiato. “Che cosa?”
Peter incrocia le braccia al petto, lanciando un’occhiataccia a Pigwacket. “Dice che gli dispiace che ti sei fatto male.”
Nathan sorride leggermente. “Salta su” dice spostando Pigwacket dall’altra parte, e aggancia un braccio intorno alla vita di Peter aiutandolo ad arrampicarsi sul materasso.
(Nonostante quello che dice suo fratello, Peter pensa sempre che non è possibile che un giorno anche lui diventi grande quanto Nathan. Non basterebbero due Peter messi uno sopra l’altro. E la materia in più Peter non vede proprio da dove possa venire fuori.)
“Ti fa tanto male?”
“No, non tanto.”
Nathan gli gratta la nuca in mezzo ai capelli scuri, e Peter lo abbraccia. “Ora me lo puoi dire. Come hai fatto a mettere Pigwacket là sopra?”
Peter riapre gli occhi, gettando uno sguardo a destra e uno a sinistra.
“L’hai lanciato?”
“Ho volato.”
Nathan sorride, guardandolo in quella maniera, quella che non gli piace perché lo fa sentire piccolo. “No, davvero, Peter. Come hai fatto?”
“Ho volato” ripete Peter, testardo.
“Che ti ho detto a proposito delle bugie, Pete?”
“Ma io non…”
“Se devi proprio dirle, devono essere credibili. Riprovaci.”
Peter affonda la faccia nel maglione di Nathan e borbotta qualcosa di confuso, ma che suona tanto come: “Ma è vero”.
Nathan sospira. “Va bene” concede. “E anche Pigwacket sa volare?”
“No.” Peter struscia la guancia contro la sua spalla. “Lui fa fare le cose alla gente. Come Mamma” aggiunge dopo un attimo.
Non si accorge che la faccia di Nathan ora è tutta contratta in una smorfia, ed è meglio così. Penserebbe che la gamba gli fa di nuovo male, e si sentirebbe in colpa anche se la colpa è di Pigwacket.
“Te lo presto” dichiara invece allungando un braccio sopra la vita di Nathan per afferrare la zampa del coniglietto e posarglielo sulla pancia. “Finché non stai meglio. Va bene?”
Nathan solleva Pigwacket per un orecchio, guardandolo per una manciata di secondi. Peter li osserva, nervoso, chiedendosi di che stiano parlando. Non gli è mai sembrato giusto che Pigwacket conoscesse Nathan da più tempo di lui.
“Va bene. Grazie, Pete” dice Nathan alla fine.
Quando gli sorride di nuovo non ha più la faccia che lo fa sentire piccolo, ma quella che lo fa sentire caldo intorno allo stomaco e gli fa formicolare le piante dei piedi.
Peter fa una linguaccia a Pigwacket, ma Pigwacket resta impassibile.