[Heroes/Survivor] May you die with all your work complete (Nathan/Peter, NC-17)

Jan 18, 2008 19:26

Titolo: May you die with all your work complete
Fandom: Heroes/Survivor [romanzo di Chuck Palahniuk]
Pairing: Nathan/Peter
Rating: NC-17
Warning: Incesto, angst, sesso con minorenni, strani culti religiosi.
Spoiler: Nessuno per Heroes. Tantissimi per Survivor.
Conteggio parole: 2590 (W)
Note: Chi non ha letto il romanzo probabilmente non capirà tutti i riferimenti. Ma se non progettate di leggerlo (ed è peggio per voi), aggiungo qualche nota sotto lj-cut per chiarire un paio di riferimenti oscuri.
Ovviamente, mi sono presa qualche libertà sul romanzo.

Riferimenti

Nella setta Creedish, a tutti i primogeniti viene dato lo stesso nome (in Survivor: Adam) e a tutti i figli dal secondo in poi un altro nome (Tender). Un solo nome (Biddy) per tutte le figlie femmine. Tutti i figli dal secondogenito all'ultimo e tutte le figlie che non vanno in sposa a nessun "Adam" vengono mandati a lavorare nel mondo esterno in cambio del solo vitto e alloggio, mentre la Chiesa riceve i profitti del loro lavoro. Vengono chiamati "lavoratori missionari" e sono tenuti alla castità. Quando i membri della Chiesa sentono che l'apocalisse è imminente, si "consegnano a Dio" e tutti i Tender e le Biddy sparsi per il mondo sono tenuti a fare altrettanto non appena ricevono la notizia. Viene chiamata "la Consegna".

May you die with all your work complete

Nathan ti taglia i capelli con quelle lunghe forbici che sembrano cesoie e ti accorcia le basette cercando di mantenerle alla stessa altezza, e intanto ti spiega com'è il mondo di fuori. Ti parla del rumore che fanno le macchine quando corrono tutte insieme in mezzo alla strada, come il galoppo di cento cavalli lasciati liberi in una piana, e dei clacson che strombazzano gli uni contro gli altri come animali inferociti. Ti dice di fare attenzione, perché le persone dentro le macchine sono peccatori schiavi delle cose che possiedono, e per questo non si faranno problemi a metterti sotto se non presterai attenzione. Ti parla dei televisori, che ipnotizzano e istupidiscono la gente e fanno credere loro chissà cosa, e per questo tu non ne avrai uno e non dovrai neppure fermarti a guardare quelli esposti nei negozi.

Ti dice che le persone nel mondo di fuori parlano senza guardarsi e si guardano senza vedersi, perché sono sempre colpevoli di qualcosa e hanno paura che gli altri glielo leggano in faccia. Ma ti guarderanno, dice Nathan, facendo saltare le tue ciocche troppo lunghe a colpi di forbici, e tu ignorerai quello che ti diranno perché saranno solo cazzate.

Dice proprio così: cazzate. Tu pensi che intenda “falsità ispirate dal Demonio”, ma a volte, quando siete soli, Nathan dice parolacce. Credi che sia contro le regole della Chiesa, ma ci sono delle cose - molte cose - sulle quali puoi transigere.

“E la cosa più importante,” dice ancora Nathan, mentre una ciocca spessa ti rotola sul naso, “è che devi sempre, sempre ricordarti che io ti amo.”

Nathan con la mascella quadrata e i grandi occhi chiari e le ciglia troppo lunghe. Nathan con la cicatrice lunga e bianca sulla mascella - a quindici anni è caduto dal trattore e si è tagliato la faccia contro una vanga. Ha dodici anni più di te. Tutti i vostri fratelli nel mezzo, non sai quanti, sono morti alla nascita o poco dopo, e infine tua madre è morta nel partorire te.

Tu sai che tuo padre non te l'ha mai perdonato, mai, anche se ha sempre detto che è stata la volontà del Signore a chiamarla a sé. Tu sai che non te l'ha perdonato perché è colpa tua se la famiglia Petrelli ha solo due figli, e le altre famiglie vi ridono dietro, o peggio, vi compatiscono.

Ma Papà è fiero di Nathan, che ha già tre figli, una femmina e due maschi, e una moglie sana e robusta che sembra in grado di dargliene almeno altri quattro o cinque. Quanto a te, hai diciassette anni e la tua corriera partirà domattina. Gli Anziani della Chiesa ti hanno detto che vai a migliorare il mondo - perché è questo che la Chiesa fa, migliora il mondo un pezzettino alla volta, mandando i suoi Peter e le sue Angela a lavorare per costruire il paradiso in terra che è stato profetizzato. E tu ci credi, perché vuoi con tutto il cuore migliorarlo e renderlo il posto meraviglioso che ti hanno detto, e vuoi lavorare e lavorare per il tuo grande scopo fino a che ce la farai a stare in piedi... ma quando Nathan ti dice quella cosa non sai più niente, non senti altro che un dolore sordo piantato in mezzo al petto e all'improvviso ti manca il fiato.

Non vuoi andartene. Sai che è la cosa giusta da fare - l'unica possibile - ma non può esserlo se fa tanto male. Deve esserci qualcosa di sbagliato in te.

I grilli friniscono in mezzo all'erba alta e l'aria si è fatta più fredda. Le tue ciocche continuano a cadere con regolarità.

“Nathan” mormori, con le palpebre chiuse per evitare che i capelli recisi ti entrino negli occhi. “Vuoi farlo stanotte?”

Il ticchettio delle forbici si ferma, e con esso la pioggia di capelli. Tu dischiudi le palpebre, incerto. Le labbra di Nathan sono strette in una linea sottile.

Non sai neanche come chiamarla, questa cosa, non l'hai mai saputo. La prima volta, Nathan ti ha detto che non aveva un nome. Ti ha detto che ti amava e che andava tutto bene, se tu volevi, ma se non volevi andava bene lo stesso, ti amava ugualmente, ti avrebbe sempre amato alla stessa maniera. Tu gli hai chiesto se era la stessa cosa che faceva con sua moglie e lui ti ha detto che lei non c'entrava niente, niente con questo. Che questo sarebbe stato solo vostro. E tu ti sei sentito morire, perché era la prima volta che ti veniva promesso qualcosa di tuo.

Apri completamente gli occhi. Nathan ha messo via le forbici e tu non hai idea di quale sia il tuo aspetto. Non ci sono specchi in casa, e tu non vedi la tua immagine da quando una notte Nathan ti ha detto che eri bellissimo e il giorno dopo sei corso a specchiarti nel fiume. Ma la faccia riflessa non era né bella né brutta, solo insignificante come tutto il resto di te.

Hai voglia di sentire le mani di Nathan sul tuo corpo e l'odore di fieno e di sperma che si mischiano insieme. Hai voglia di succhiargli la saliva dalla lingua e sentirti dire che sei bello, che sei importante, che sei amato. Che nessuno sarà mai amato quanto lo sei tu. Hai voglia di aprire le gambe per lui e sentirlo dentro fino alla fine, fino a farti bruciare come una torcia e scioglierti dal piacere.

Con i suoi ventinove anni e le braccia irrobustite dal lavoro nei campi, Nathan potrebbe farti qualsiasi cosa, se solo volesse. Invece ti accarezza la guancia liscia col palmo della mano e ti bacia la bocca come ti bacerebbe la fronte, lento e calmo e con le labbra ferme contro le tue. Tu le dischiudi leggermente, appoggiandogli una mano sulla nuca e inspirando il suo odore di lana e di fieno.

Hai voglia di farlo contro il muro, con le gambe intorno ai fianchi di Nathan e la parete ruvida che ti scortica la schiena.

“Nel fienile?” mormori, sentendo le dita di Nathan accarezzarti la pancia. Trattieni a stento un brivido. Sei un perverso, un dissoluto, brucerai all'inferno e tutto il tuo lavoro non basterà a salvare la tua anima depravata. Lavorerai e lavorerai finché Dio non ti chiamerà a sé, ma non sarà abbastanza, mai abbastanza.

Hai voglia di prendere la virilità di Nathan nella tua bocca e succhiarla finché il suo seme non ti riempie la gola.

“Sì. Vieni” sussurra Nathan, concitato, e vi alzate lasciando le forbici e i tuoi capelli lì sui gradini. Per la strada non c'è un'anima mentre svoltate l'angolo di casa e trovate l'ingresso del fienile. Nathan lo richiude dall'interno, con la massima cura.

A casa dovrebbe tenerti una mano piantata sulla bocca per tutto il tempo, e anche così vostro padre e sua moglie e i suoi figli rischierebbero di sentirvi. Qui invece potete fare tutto il rumore che volete, e anche se non ti sei mai abituato al suono della tua voce quando dici quelle cose che a Nathan piacciono tanto, ti piace dirle in ogni caso, ti piace come suonano sbagliate e peccaminose sulla tua bocca e ti piace l'effetto che hanno su di lui.

Ti togli la maglia di lanetta ruvida che ti fa sempre venire voglia di grattarti, e senti addosso lo sguardo di Nathan in mezzo al buio, i suoi passi e il suo respiro che infine si ricongiunge alla tua bocca. Tu lo abbracci e senti l'identica lana della sua maglia pungerti le dita. La tiri su dalla sua schiena per toccargli la pelle, e Nathan ti succhia le labbra e ti stringe le natiche nelle mani, sollevandoti leggermente e tirandoti verso di sé.

Sai che dovresti avere orrore del sesso, anche se non ricordi perché. Sai che è una cosa sporca, sai che è sbagliato - non perché sia Nathan, non perché sia tuo fratello, ma perché lo è e basta e tu non dovresti farlo in nessun caso. Sai che non è per te.

Ma il tuo corpo la pensa diversamente, e quando Nathan ti spinge sul cumulo di fieno più vicino, tu gli stringi le braccia intorno e apri le gambe per lasciarti toccare. Devi essere l'unico Peter nel distretto della Chiesa a fare una cosa del genere. Lo pensi ogni volta, e ogni volta ti dà un brivido.

“Dio” mormori, quando la mano di Nathan si chiude intorno al tuo membro e lentamente inizia ad accarezzarlo. “Oh dio, Nathan, ti prego.”

“Non nominarlo invano” ti sussurra Nathan, severo.

Tu allunghi una mano verso di lui e la lasci scivolare dentro i suoi pantaloni, le punte delle dita che sfiorano la peluria alla base. Non è vero che non devi. A Nathan piace sentirti imprecare, perché solo lui può farti sentire così bene da farti dimenticare quanto ti senti male ogni volta che lo fai. Solo lui può portarti così fuori di te da farti scordare tutto quello che ti hanno insegnato. Moriresti se qualcun altro ti sentisse. Se Nathan stesso ti sentisse, in un'altra situazione e in un altro tempo. Ma qui e ora sembra soltanto la cosa giusta da fare.

“Scopami” mormori ancora. È stato Nathan a insegnarti questa parola, questa e tutte le altre. “Ti prego, Nathan, ti prego, scopami e basta.”

Ti aggrappi alla massa scivolosa del fieno sotto di te, mentre Nathan ti sfila le scarpe di cuoio dalla forma appena sbozzata, le calze, i pantaloni e le mutande. Tu punti i piedi contro il fieno e aspetti di sentire il fruscio dei suoi vestiti che vengono via. Non vedi niente, e se riesci a figurarti la sagoma nuda di Nathan che si stende sopra di te è solo immaginazione e memoria, perché il buio vi avvolge completamente.

Quando Nathan si sputa sulle dita, rabbrividisci di aspettativa e attendi di dannare un altro pezzettino della tua anima.

“Verrò a trovarti” dice mentre un dito entra poco gentilmente dentro di te. “Avrò il tuo indirizzo. Verrò ogni volta che potrò.”

Tu annuisci e non gli credi, perché non si è mai sentito che uno del distretto della Chiesa, un Nathan con moglie e figli, lasciasse la sua casa per andare a trovare suo fratello. Non gli chiederesti mai di farlo.

“Verrò” ripete Nathan, e ti immagini una ruga increspargli la fronte. Infila un altro dito - fa male ma non protesti. Ti prendi le ginocchia con le mani, cercando di non pensarci. “Verrò e ti scoperò alla luce del giorno, Peter. Te lo prometto.”

Sorridi, il fiato corto. “E mi bacerai sulla bocca in mezzo alla strada? In mezzo alla gente?” Nathan ti ha detto che le persone fuori dal distretto della Chiesa lo fanno, e nessuno si meraviglia.

“Sì” risponde Nathan, le dita che si muovono dentro di te e stirano e bruciano, ma Nathan può farti tutto quello che vuole. “Sì, te lo prometto.”

E anche se non credi a una sola parola, ti aggrappi a questo pensiero mentre Nathan ti solleva le gambe e ti penetra rapidamente, strappandoti un lungo gemito che si trasforma in un grido. Non è gentile, Nathan, non lo è mai, ma avete sempre troppa fretta e troppo poco tempo, e tu sei bravo a sopportare il dolore. Non sei mai stato un bambino piagnucoloso. Tuo padre ti avrebbe mandato a dormire al freddo, coi maiali.

È un fiume di oscenità quello che ti esce dalla bocca mentre Nathan ti scopa, una sequela di parolacce e invocazioni che non diresti mai se non avessi tuo fratello addosso e la tua culla nel fieno non sembrasse un posto così caldo e accogliente al riparo dalle orecchie di Dio. Nathan ti tiene una mano stretta intorno al retro della coscia e un’altra in mezzo alle gambe, e tu ti senti la testa così leggera e il corpo così pesante che ti sembra di sprofondare nel fieno mentre i tuoi pensieri prendono il volo.

Alla fine è tutto qui, pensi, tutto quello che possiedi: Nathan e le vostre scopate nel fienile. E domani perderai tutto questo e resterai solo con la tua persona che neppure ti appartiene, a inventarti soliloqui e lavorare senza sosta per il resto della tua vita. E Nathan non verrà mai a trovarti, perché non glielo permetteranno, e ogni giorno che passerà ti chiederai se sarà vivo o morto.

Un giorno, forse, se sarai fortunato, ti arriverà la notizia della Consegna e manderai giù un flacone di detersivo per piatti e saprai che così facendo Dio ti avrà perdonato. Ma al momento, del perdono di Dio non te ne importa niente. Dio non ti amerà mai come ti ama Nathan.

Nathan ti abbraccia togliendoti il fieno dai capelli e ti asciuga la faccia con le dita, baciandoti la fronte. Il culo ti brucia e domani ti saliranno le lacrime a ogni passo, ma Nathan è caldo e solido e ti aggrappi a lui senza lamentarti. Infine riesci a trovare la forza di dirglielo.

“N-non voglio andare. Nathan, per favore. Non voglio andare via.”

“Non fare il bambino” mormora lui.

“Io sento…” deglutisci, “io sento che non è la cosa giusta per me. Che non è il mio d-destino.”

“Certo che è il tuo destino” replica lui, in tono paziente. “Lo sai, Peter. Conosci le regole.”

“Al diavolo le regole, Nathan! È facile per te, tu hai una moglie e tre figli e puoi fare quello che ti pare e…”

Nathan ti appoggia una mano sulla nuca, tirandoti di nuovo giù sul fieno. Non è gentile, non lo è mai con te. La voce ti si spegne in gola.

“Non dirlo mai più” mormora Nathan. “Non dire mai più che per me è facile, Peter, o ti lavo la bocca col sapone.”

Tu chiudi gli occhi così stretti che le lacrime non riescono ad uscire. Nathan ti passa una mano tra i capelli corti e continua ad accarezzarli finché non ti è passata la voglia di piangere e il tuo respiro si è fatto calmo e regolare.

“Preghiamo un po’ insieme. Vuoi?”

Rispondi di sì con un filo di voce.

Più tardi, quando Nathan dorme, raccogli i tuoi vestiti alla cieca e le scarpe e inforchi la scaletta che porta sul tetto del fienile. Se i tuoi calcoli sono giusti, ci sarà abbastanza trambusto da permettere a Nathan di rivestirsi e uscire senza farsi notare.

Tuo padre dirà che hai ricevuto la chiamata di Dio nel sonno, che ha sentito i tuoi passi fuori dalla sua camera da letto ma non ti ha fermato perché se questa era la Sua volontà, essa andava rispettata. Ma in realtà sarà livido di rabbia, e ti maledirà fino alla fine dei suoi giorni per esserti sottratto al tuo dovere.

Il vento soffia e punge infilandosi dentro i tuoi vestiti, rinfrescando la pelle congestionata dai baci di Nathan e irritata dal fieno. Siccome non piove da settimane, la terra sarà dura e compatta come cemento.

Chiudi gli occhi e dici ad alta voce: “Lode e gloria al Signore per questo giorno…”. Ti fermi, incerto. Sai come continua, ma ci sono altre parole che premono per uscire. “Per favore, Signore, se puoi, fa’ che non faccia troppo male. Amen.”

Mentre voli ti sembra di vedere Nathan in piedi sotto di te, a pochi metri dalla tua caduta rapida, con le braccia lungo i fianchi e il sorriso sulle labbra.

Sorridi anche tu, ma è un’allucinazione.

fic, crossover: heroes/survivor, language: italian, fic: heroes, pairing: nathan/peter

Previous post Next post
Up