Titolo: Ripostigli stretti e bui
Rating: Rosso
Genere: Erotico, Slice of life
Personaggi: Gilbert Beilschmidt (Prussia), Ivan Braginski (Russia), Natalia Arlovskaya (Bielorussia)
Wordcount: 1084 (
fiumidiparole)
Prompt: Nascosti da Natalia per il
p0rn fest #6 @
fanfic_italiaNote: Het one-sided, accenni Incest, Lemon, Yaoi
«Fratelloneee... fratellone dove sei...? Dobbiamo sposarci, ricordi? Vieni fuori!».
Bielorussia sembrava ancor più decisa del solito nel suo intento di sposare l'amatissimo fratello maggiore. Decisa e cattiva.
Russia, acquattato accanto a Prussia, tremava in modo percepibile. Era la prima volta che Gilbert lo sentiva così spaventato dal tempo in cui erano entrambi piccoli e lui lo minacciava costantemente.
«Smetti di tremare» bisbigliò il prussiano irritato.
«Fratelloneee... fratellone dove sei...? Dobbiamo sposarci, ricordi? Vieni fuori!».
Bielorussia sembrava ancor più decisa del solito nel suo intento di sposare l'amatissimo fratello maggiore. Decisa e cattiva.
Russia, acquattato accanto a Prussia, tremava in modo percepibile. Era la prima volta che Gilbert lo sentiva così spaventato dal tempo in cui erano entrambi piccoli e lui lo minacciava costantemente.
«Smetti di tremare» bisbigliò il prussiano irritato, senza voltarsi verso il suo interlocutore. Il ripostiglio era buio e, anche girandosi, non avrebbe potuto vederlo in faccia.
«Se ci trova ci uccide» piagnucolò il russo ed il Beilschmidt non poté dargli torto: Natalia era inquietante e pericolosa.
«Sei un uomo, non dovresti avere paura!» ringhiò Prussia a bassa voce, anche se in cuor suo temeva profondamente la bielorussa. Per essere una donna era troppo violenta, persino più di Ungheria; tuttavia - a differenza di Ivan - lui nascondeva la paura.
Tacquero entrambi per alcuni momenti, rimanendo immobili nelle tenebre. In lontananza udirono la voce di Bielorussia chiedere: «Russia dove sei...? Non puoi scappare, ti amo!».
«Non dovevamo farla arrabbiare» riprese a lamentarsi Ivan.
Su quel punto, Gilbert era pienamente d'accordo con lui: avrebbero dovuto incontrarsi in un altro posto, dove quella pazza non avrebbe potuto trovarli neppure per caso.
«Ormai quel che è fatto è fatto» disse Prussia «Tutto quel che possiamo fare è aspettare».
«Non si arrenderà. Non l'ha mai fatto» continuò a protestare il Braginski, al che il Beilschmidt perse la pazienza: «Basta piangere! Sei con me, non puoi piangere per questo».
Non sopportava che le persone si lamentassero di stare con lui. Cosa potevano volere più di quello?
Ivan si mosse e Gilbert avvertì un ginocchio cozzargli contro un fianco in modo abbastanza duro.
«Ahio! Sta' attento!» lo rimproverò Prussia irritato, cercando di spostarsi. Il ripostiglio dove si erano nascosti era veramente stretto oltre che buio e sia Russia sia Prussia erano di corporatura non proprio esile; pertanto il luogo - che già era angusto di per sé - così lo era ancora di più.
Le braccia del russo si chiusero attorno al torace del prussiano, attirandolo a sé.
«Ehi! Che cosa fai?!» esclamò Gilbert, iniziando a muoversi con una certa foga per svincolarsi. Prutroppo la scarsità di spazio limitava i suoi movimenti di molto.
«Non voglio essere preso da Bielorussia» protestò il russo.
«Adesso basta. Te la faccio passare io la paura» intervenne il Beilschmidt, girandosi alla cieca verso il compagno.
Toccò il grosso torace di Ivan e lo risalì fino alle spalle, per poi baciarlo - l'aver trovato le sue spalle gli aveva facilitato l'individuazione della bocca.
Si baciarono e Russia si lasciò infilare la lingua in bocca senza opporre la minima resistenza. Era evidentemente troppo spaventato dall'incombere della sua sorellina-stalker per comportarsi da "grande dominatore". Il suo lato malvagio era sottomesso alla paura.
Le gambe del Braginski circondavano le sue, essendo troppo lunghe per stare raccolte contro il suo petto in un posto come quello.
Le dita del Beilschmidt vagavano rapide sul lungo cappotto dell'altro in cerca del modo per aprirlo. Ci mise un po', ma alla fine ci riuscì.
Gli abiti sottostanti non li aveva mai visti, benché avesse diviso il letto con lui per un numero considerevole di volte, e neanche quella volta avrebbe potuto soddisfare la sua curiosità data l'assenza di illuminazione.
Li accarezzò senza soffermarsi nel cercare di capire che indumenti fossero, scendendo fino al cavallo dei pantaloni. Una volta con le mani lì, gli carezzò il profilo del membro attraverso il tessuto.
Non fece altro che carezzare e baciare il russo, azioni che bastarono abbondantemente ad eccitare almeno in parte ambedue.
«Alzati e girati» esclamò Gilbert nella bocca di Ivan, la voce ridotta ad un sussurro.
Russia ubbidì, cosa piuttosto insolita: Prussia era stato più forte di lui quand'erano bambini ed imporgli la propria volontà; tuttavia, crescendo la situazione si era rovesciata.
Riuscire a farsi obbedire dal Braginski fu una conquista che contribuì ad aumentare il suo già enorme ego.
Ivan si mise a fatica in ginocchio, spezzando malvolentieri il contatto con la bocca del suo compagno. Quest'ultimo scese lungo la sua spina dorsale fino a raggiungere la cintura. Slacciò l'accessorio con incredibile facilità, lasciandolo cadere sul pavimento mentre si occupava di abbassargli i pantaloni.
Gilbert aveva sempre creduto che fare una cosa simile al buio fosse difficile, invece muoversi usando solo il tatto non era poi così male.
Con la mano sinistra esplorò il fondoschiena del russo, palpandolo di quando in quando, in cerca della sua apertura. Una volta trovata, il prussiano si bagnò di saliva indice e medio e glieli infilò dentro, strappandogli un gemito.
Prussia mosse le dita, dilatando l'apertura di Russia ed affondando, cercando di prepararlo a quello che sarebbe venuto. Russia mugolò, cercando di rimanere fermo nonostante il bisogno di muoversi per appagarsi fisicamente.
Quando estrasse le falangi dal suo corpo, Ivan soffiò fuori un ansito di delusione.
Gilbert allora si calò i calzari ed afferrò il proprio pene eretto, cercando quindi di inserirlo alla cieca nel fondoschiena del suo partner.
L'avvenuta penetrazione fu segnalata da un gemito abbastanza forte da parte di Ivan, il quale si schiacciò contro la parete e rispose alle spinte poderose del prussiano con oscillazioni del bacino.
I loro gemiti si unirono nell'aria per i minuti seguenti mentre si avvicinavano all'orgasmo. Era difficile trattenerli, anche se una parte dei loro cervelli li manteneva allerta circa la presenza esterna di Natalia e la necessità di far piano per non farsi udire da lei.
Russia si afferrò l'erezione senza masturbarsi, ma soltanto per percepire poi il proprio sperma nella mano.
Prussia venne per primo nonostante tutto, riversando il proprio seme nel corpo dell'altro, il quale ansimò pesantemente, come se fosse stato appena ferito. Ivan venne dopo poche decine di secondi, sporcandosi la mano. Allentò la presa sulla propria erezione e rilassò i muscoli, appoggiandosi contro la parete.
Gilbert si addossò contro la sua schiena con gli occhi chiusi.
«Adesso spero che tu sia più tranquillo» bisbigliò, rimanendo immobile.
«Sì... un po'» ammise Russia un po' a corto di fiato.
Si spostò all'improvviso, spingendo indietro il prussiano per farsi posto. L'albino incespicò nei suoi piedi e cadde di schiena contro la porta, aprendola di schianto.
Si ritrovò steso a terra nel corridoio con i pantaloni abbassati ed il pene ancora mezzo eretto in bella mostra.
«Tu...!».
Il Beilschmidt si sentì gelare il sangue nelle vene all'udire la voce di Natalia accanto a sé.
Spostò lo sguardo di lato e la vide, in piedi vicino a lui, con gli occhi pieni di rabbia omicida inchiodati su di lui.
«AAAAH!» gridò Russia dall'interno dello sgabuzzino, correndo fuori sorreggendosi i pantaloni abbassati.
«Fratellone! Fratellone dove vai?! Dobbiamo sposarci!» esclamò Bielorussia, scavalcando Prussia per correre dietro ad Ivan.
Gilbert rimase dov'era, immobile, pregando che quella pazza furiosa si dimenticasse di lui.