Incontro bagnato

Dec 10, 2012 22:20

Titolo: Incontro bagnato
Rating: Verde
Genere: Generale, Sentimentale
Personaggi: Cheren, Kyouhei, Yacon
Wordcount: 1080 (fiumidiparole)
Prompt: 94. Vieni tra le mie braccia @ 500themes_ita + 90. novanta dalla mia cartellina per la Maritombola #4 @ maridichallenge
Note: Gameverse, Shonen-ai
Cheren, sotto la grandine con il suo ombrellino, aspettava speranzoso che qualcuno - che spaziava da un addetto dipendente della struttura a Yacon stesso - aprisse e gli permettesse di non morire di ipotermia lì fuori.
«Mi sarei dovuto vestire più pesante...» rifletté affranto, stringendosi nelle spalle. La sua semplice camicia bianca non lo proteggeva dal gelo del clima avverso, così come i suoi pantaloni blu di stoffa sottile.

Il Pokémon World Tournament non era ancora aperto.
Cheren aveva abbandonato la sua palestra ad Alisopoli in gran fretta per recarsi lì, ansioso com'era di partecipare al nuovo torneo inaugurato da Yacon. Era sempre in cerca di allenatori bravi con cui misurarsi e quel torneo era un buon modo per farlo.
Il problema, però, era il tempo: a Libecciopoli pioveva sempre o quasi e Cheren non lo sopportava, abituato com'era al clima mite e poco piovoso della zona meridionale di Unima dove si era trasferito una volta assunto il ruolo di capopalestra.
Adesso che era pieno inverno, oltretutto, faceva così freddo che invece di piovere grandinava.
Cheren, sotto la grandine con il suo ombrellino, aspettava speranzoso che qualcuno - che spaziava da un addetto dipendente della struttura a Yacon stesso - aprisse e gli permettesse di non morire di ipotermia lì fuori.
«Mi sarei dovuto vestire più pesante...» rifletté affranto, stringendosi nelle spalle. La sua semplice camicia bianca non lo proteggeva dal gelo del clima avverso, così come i suoi pantaloni blu di stoffa sottile.
Il poveretto tremava visibilmente e a stento sopprimeva l'istinto di battere i denti.
Una raffica di vento gli portò addosso una nuvola di chicchi di grandine che lo bagnò da capo a piedi.
Era sul punto di far retromarcia e andare al Centro Pokémon - dove lo attendeva la prospettiva di un efficiente sistema di riscaldamento e di un pasto caldo - quando una figura gli si avvicinò.
«Cheren...?».
Il capopalestra sobbalzò e fu colto da una stretta al cuore nel momento stesso in cui riconobbe la voce che gli aveva parlato.
Si volse verso il sopravvenuto con sguardo sorpreso ed esclamò: «Kyouhei?!».
Quest'ultimo sorrise e si strinse nelle spalle. Cheren lo squadrò da capo a piedi, sbigottito.
«C-cosa... come diavolo sei venuto qui?!» esclamò, sconvolto: Kyouhei era sprovvisto di ombrello e vestito con i suoi soliti larghi pantaloncini bianchi lunghi fino al ginocchio e la felpa blu a mezze maniche.
I suoi capelli castani spuntavano dal cappellino aperto superiormente ed erano flosci e fradici, così come ogni altro centimetro del suo corpo - e nonostante questo il giovane pareva estremamente sereno.
«Sono venuto con il mio Unfezant, perché?» chiese Kyouhei, piegando di lato il capo con aria perplessa.
«Come "perché"? Sei fradicio!» rispose Cheren con il tono più ovvio del mondo.
Di sua spontanea iniziativa, nonché arrossendo un po' - e sperando vivamente che il buio della giornata cupa nascondesse almeno in parte il suo rossore - si spostò di fianco al sopravvenuto, offrendogli gentilmente lo scarso riparo del proprio ombrello.
«Ti prenderai un malanno a stare sotto la pioggia in questo modo...» disse il capopalestra, imbarazzato e preoccupato assieme.
«Io pensavo che il Pokémon World Tournament fosse già aperto...» asserì il giovane allenatore in propria difesa, come se ciò potesse giustificare degnamente il fatto di essere venuto senza un minimo di protezione - eppure lui lo sapeva che Libecciopoli era una città decisamente piovosa, dato che c’era già passato diverso tempo prima.
«Ma avresti dovuto portarlo comunque un ombrello! Quantomeno per sicurezza...!» lo riprese Cheren, infastidito da tutto quel suo inestinguibile ottimismo.
«Uffa, non serve che tu mi sgridi! Sembri mia madre» si lamentò Kyouhei.
«E tu sei uno sconsiderato!» replicò il capopalestra.
Cadde un silenzio disagiato che perdurò per alcuni secondi, finché il giovane allenatore non decise di fare qualcosa.
Kyouhei prese la mano dell’altro che non era impegnata a reggere l'ombrello e quest’ultimo ammutolì, arrossendo: era passato del tempo dall'ultima volta che si erano tenuti per mano e lui non solo non si sentiva a proprio agio, ma anche non si aspettava quel gesto.
Il ragazzo lo fissò negli occhi con una gioia entusiasta e disse: «Sai, in questo periodo mi sei mancato, Cheren...».
Il capopalestra si morse un labbro, decisamente a disagio: a Kyouhei - che era un ragazzo parecchio estroverso e vivace - non dava affatto problemi o fastidio fare affermazioni del genere, ma lui si trovava impacciato nel sentirsele rivolgere.
Cheren gli strinse la mano e, sforzandosi di apparire il più sicuro possibile, disse: «Anche tu».
Kyouhei si alzò sulle punte dei piedi e congiunse la bocca con la sua, senza alcun preavviso, baciandolo con le sue labbra umide di pioggia. Cheren rimase totalmente spiazzato dal gesto in un primo momento; poi però si abbandonò al piacere di quel contatto semplice e chiuse beato gli occhi.
Entrambe le sue braccia si mossero a cingere il corpo del giovane allenatore di Alisopoli, incerte e tremanti.
«... vieni tra le mie braccia...» mormorò in tono timido il più grande.
Quest'ultimo - che era più alto dell'altro - lo strinse a sé piegandosi su di lui come in atto di protezione, spezzando il bacio. Gli posò il mento sui capelli bagnati, lo sguardo basso e pieno di sentimento.
Kyouhei affondò il volto nella sua spalla, tacendo per diversi istanti. Alla fine borbottò: «Sei così... caldo...!».
«E tu stai tremando» obiettò Cheren sorridendo, senza accennare a lasciare la presa su di lui. In effetti era vero: Kyouhei aveva iniziato a tremare quando l'aveva abbracciato.
«In effetti, inizio ad avere freddo...» ammise quest'ultimo goffamente, imbarazzato.
Cheren venne colpito in pieno viso da un raggio di luce che gli fece alzare gli occhi sull'orizzonte: al limite tra cielo e mare si era aperto uno squarcio di cielo sereno nella cappa plumbea che gravava per ogni dove, simile ad una ferita dorata.
Il sole illuminava la grandine e le gocce di pioggia creando un arcobaleno meraviglioso nel cielo che creava uno stranissimo effetto in contrasto con il tempo uggioso.
«C'è l'arcobaleno» esclamò il capopalestra di Alisopoli sciogliendo l'abbraccio per permettere all'altro di voltarsi.
Kyouhei si volse e guardò prima il riflesso di luce sulle onde in burrasca, poi sollevò gli occhi al cielo.
«Wow, che bello!» commentò.
La sua mano corse a stringere ancora quella di Cheren, che non si sottrasse.
«Ehi, ma guarda un po’ chi c'è!».
I due si volsero in contemporanea e videro Yacon alle loro spalle, l'ombrello saldamente stretto in mano.
«Che ci fate qui sotto la pioggia?» domandò quest’ultimo perplesso, poi abbassò gli occhi alle loro mani unite e chiese: «E perché vi tenete per mano?».
Cheren e Kyouhei guardarono le loro mani e, sorpresi - come se si fossero intrecciate senza che ne fossero consapevoli - si affrettarono a separarle, imbarazzati e colpevoli.
«S-stavamo aspettando l’apertura per il nuovo torneo. Comincia oggi, no?» fece Kyouhei, desideroso di sviare il più in fretta possibile il discorso.
Yacon sorrise orgoglioso.
«Esattamente» confermò, annuendo solennemente con il capo.
«Allora che ne dici di farci entrare...? Sotto la pioggia fa freddo...» intervenne Cheren, facendo un passo avanti.
Vedendo i due tremanti e bagnati, Yacon non poté che provare pena nei loro confronti e decidere di conseguenza come comportarsi: «Certo, venite dentro...».

pairing: kyouhei/cheren, rating: safe, fandom: pokémon

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