Titolo: Jealous, just this
Rating: Arancione
Genere: Introspettivo, Romantico
Personaggi: Arthur Kirkland (Inghilterra)
Wordcount: 687 (
fiumidiparole)
Note: accenni Yaoi, Self!love, Shonen-ai one-sided. Scritta per
mmom_italiaChiuso nel suo bagno, Inghilterra stava addossato alla parete, il capo reclinato all'indietro e gli occhi chiusi, mordendosi il labbro inferiore.
La mano destra affondata nei pantaloni si muoveva a ritmi convulsi, guidata da un sentimento che, per quanto lui lo negasse, era ben presente e vivo nel suo animo, alimentato di continuo come una fiamma che gradualmente diveniva incendio.
Chiuso nel suo bagno, Inghilterra stava addossato alla parete, il capo reclinato all'indietro e gli occhi chiusi, mordendosi il labbro inferiore.
La mano destra affondata nei pantaloni si muoveva a ritmi convulsi, guidata da un sentimento che, per quanto lui lo negasse, era ben presente e vivo nel suo animo, alimentato di continuo come una fiamma che gradualmente diveniva incendio.
Con la mano gingillava con il proprio membro, si trastullava dandosi un piacere col quale sperava di sopprimere il dolore, la sofferenza che invano aveva cercato di nascondere a sé stesso e agli altri.
Nella sua testa erano ancora ben vivide immagini che scorrevano nelle sue palpebre chiuse come un film.
E più quella visione andava avanti, più foga metteva nella masturbazione.
Nella sua mente c'era solo una cosa, un'idea fissa che lo tormentava senza dargli tregua, nonostante lui cercasse di scacciarla. Un pensiero - o meglio, un ricordo.
America e Canada, nello stesso letto. Un rapporto consumato in un silenzio carico di passione, spezzato solo da deboli gemiti sporadici.
Era un qualcosa che era rimasto indelebilmente impresso nella sua memoria e lo frustrava terribilmente: benché non avesse la più remota intenzione di metterne terzi a parte, non poteva - purtroppo - negare a sé stesso d’essere geloso marcio di Canada.
Mentre lentamente procedeva nella sua masturbazione, Arthur si immaginava America, in una serie a dir poco impressionante di pose differenti.
Si sentiva schifosamente frustrato e geloso di Matthew, che era stato a letto con Alfred.
L’inglese era ben consapevole che non ci sarebbe mai riuscito e, incapace di farsene una ragione, non sapeva far altro che affogare il suo risentimento e la sua invidia nella masturbazione.
Anche se America gli piaceva, non riusciva a trovare in sé il coraggio per dirglielo a viso aperto: Alfred amava Matthew; inoltre, loro avevano litigato fin da quando gli Stati Uniti erano diventati indipendenti dall'Inghilterra. Da allora l’americano aveva smesso di considerarlo più di un semplice alleato ed in quel momento erano morte tutte le possibilità che avrebbe potuto avere di provare a conquistarne il cuore, anche se a quei tempi non gliene importava niente.
Adesso era solo un desiderio represso ed irrealizzabile.
Nelle sue fantasie rivedeva il sorriso allegro e spensierato di Alfred, la fiduciosa determinazione che riponeva in ogni marchingegno che riusciva a realizzare.
Gli spasmi della sua mano aumentavano in rapidità col succedersi dei ricordi.
Il suo sguardo innocente e cristallino che lo rendeva tanto fanciullo mentre esponeva le sue trovate assurde in riunione, quell'unica volta in cui ricordava d'averlo visto vestito in maniera decente, da giovane lord inglese...
Inghilterra si accasciò contro la parete, interrompendo il tutto, sopraffatto dalla sua stessa, totale impotenza.
Fece scorrere l'acqua nel lavandino per qualche momento, poi vi tuffò le mani e raccolse dell'acqua, gettandosela contro il viso per rinfrescarsi.
«Dimenticatelo» si disse, asciugandosi.
«È una causa persa in partenza».
Respirò profondamente, cercando di darsi un certo contegno. Non voleva certo dare un’impressione sbagliata di sé a chi l’avesse visto appena uscito di lì.
S'incamminò verso la porta, posando una mano sopra il pomello e rimanendo così per un paio di minuti.
Doveva ammettere che si sentiva un po' meglio, anche se si era tirato indietro prima di arrivare alla fine, una cosa che vedeva come sintomo di codardia, ma che riuscì a giustificare a sé stesso: semplicemente, non se l’era sentita.
In quel momento aveva bisogno di consolarsi un po’, non di un quasi rapporto sessuale.
Girò il pomello e spinse, sentendo al contempo qualcosa che tirava da fuori.
Quasi cadde addosso alla persona che si trovò all’improvviso davanti, che evidentemente l’attendeva all’esterno della stanza. Al riconoscere chi fosse, Inghilterra arrossì e diresse altrove lo sguardo.
«Che ci fai a casa mia, America?» domandò, temendo che fosse lì da tempo e avesse udito qualcosa di quel che aveva appena fatto.
«Ah, ecco dov'eri! Ero venuto a cercarti!».
Alfred ignorò completamente la sua domanda - come faceva sempre - e ciò riuscì a rassicurare Arthur: era sicuro che, se avesse sentito qualcosa di strano, l’americano non si sarebbe peritato a chiedergli spiegazioni.
«C'è una riunione straordinaria. Devi venire» proseguì il suo discorso America, quindi afferrò il suo interlocutore per un polso e lo trascinò via, senza tante cerimonie.
Inghilterra fissò la sua testa, arrossendo senza essere visto.
«Dimenticarlo... non posso».