Titolo: Di regali e problemi con la dieta
Rating: Verde
Genere: Generale, Slice of life
Personaggi: 1!Dante, 2!Dante
Wordcount: 1308 (
fiumidiparole)
Prompt: 494. Regalo di fidanzamento @
500themes_ita + Set n°1 / #08 - Inizio @
10prompts_ita + Linfa per la seconda settimana del
Genetics Fest @
fanfic_italiaNote: Selfcest, Shonen-ai
Il nuovo venuto si avvicinò alla sua scrivania con un gran sorriso sulle labbra. Sembrava esaltato, in un certo senso, trepidante per l'attesa di qualcosa che l'altro Dante ignorava.
«Perché sei così contento?» domandò quest'ultimo, rinunciando definitivamente alla sua lettura. Non aveva molta scelta, dato che il suo compagno gli piazzò il pacco davanti con infantile eccitazione.
«Aprilo» lo esortò.
Il Dante più giovane fece il suo ingresso nell'ufficio della sua agenzia con un voluminoso pacchetto che pendeva dalla sua mano.
«Sono tornato» disse con un tono che denotava bene il suo buonumore, come se il suo ingresso fosse passato inosservato.
L'altro Dante era seduto dietro la scrivania, intento a leggere, anche se aveva fugacemente alzato gli occhi dalla sua lettura per osservare il compagno di ritorno da alcune commissioni che gli aveva detto di dover sbrigare senza però dargli alcun dettaglio in merito.
«L'ho notato» replicò, abbassando di nuovo lo sguardo «Che cos'è quel pacco?» domandò poi, utilizzando un tono che non denotava un gran interessamento.
Il nuovo venuto si avvicinò alla sua scrivania con un gran sorriso sulle labbra. Sembrava esaltato, in un certo senso, trepidante per l'attesa di qualcosa che l'altro Dante ignorava.
«Perché sei così contento?» domandò quest'ultimo, rinunciando definitivamente alla sua lettura. Non aveva molta scelta, dato che il suo compagno gli piazzò il pacco davanti con infantile eccitazione.
«Aprilo» lo esortò.
«Che c'è dentro?» volle sapere il Dante più grande, inarcando un sopracciglio: il pacco aveva emesso un curioso rumore metallico nell'essere posato sul piano di legno.
«È una sorpresa» replicò l'altro, preso dal suo buonumore.
Il suo compagno non si fece pregare oltre e lo accontentò, iniziando a rimuovere la carta. Gli ci volle un po', ma alla fine riuscì nell'arduo compito e pian piano venne fuori quella che aveva tutta l'aria di essere una gabbia con le sbarre di plastica ed il fondo metallico e sottile. All'interno di essa c'era una bella pianta dal fusto oscillante ed il fiore - bianco con grosse chiazze purpuree - chiuso a formare una bocca che si apriva e si chiudeva leggermente ad intervalli ristretti emettendo un lieve sibilo. Dal vaso in cui si trovava protrudevano lunghe propaggini simili a robuste liane tranne per il fatto che erano totalmente in metallo. Quelle appendici si muovevano piano, ondeggiando ad un ritmo quasi ipnotico mentre passavano in rassegna le sbarre, come se stesse cercando una via di fuga: sembrava senziente - o quantomeno più intelligente della media dei suoi simili.
Il Dante più grande osservò la pianta ammaliato dai colori sgargianti, poi esclamò: «Una pianta carnivora?».
«È modificata. L'ho trovata in un negozio di piante esotiche» spiegò l'altro «Ti piace?».
«È indubbiamente bella» ammise l'interrogato «Ma non posso prendermi cura di una pianta» obiettò.
Avrebbe dovuto annaffiarla, tenerla sotto il sole - che nell'ufficio peraltro scarseggiava - e sostituirle ogni tanto il terriccio. Inoltra - essendo palesemente carnivora - avrebbe dovuto procurarsi degli insetti da farle mangiare.
Non aveva l'inclinazione adatta per preoccuparsi di tutte quelle incombenze.
«Guarda che non serve» rivelò il suo compagno, ammiccando furbescamente «L'ho presa proprio perché le serve solo una spruzzata d'acqua al giorno sul fiore e perché ha una dieta... particolare».
«Particolare?» ripeté l'altro, stranito dal tono con cui aveva pronunciato l'ultima parola.
«Sì, particolare» ribadì il più giovane, poi assunse un'aria improvvisamente imbarazzata, come se avesse da rivelare un segreto custodito gelosamente fino ad allora «È il mio regalo per... il fidanzamento».
Il suo omonimo era sorpreso dal fatto che avesse pensato anche di fargli un regalo per un'occasione del genere quando lui invece non gli aveva preso un bel niente. Era un po’ a disagio e non sapeva come ringraziarlo senza essere estremamente sdolcinato, ma venne interrotto prima di riuscire a trovare le parole dal rumore di qualcosa che andava pezzi.
Sia lui sia il suo compare abbassarono gli occhi sulla scrivania e al primo cadde la mascella nel vedere che il suo regalo aveva sfondato due sbarre della sua gabbietta ed aveva abbattuto un tentacolo meccanico sul suo telefono con abbastanza forza da distruggerlo. Adesso dell’apparecchio era rimasto solo un ammasso di pezzi meccanici.
«Che cosa...?!» iniziò, indignato oltremodo «Il telefono!» esclamò poi, irato. Quel telefono gli era costato un sacco di soldi e contava di tenerlo ancora a lungo, probabilmente finché non si fosse disintegrato. Ora non aveva altra scelta che cambiarlo, dato che era ridotto ad un cumulo di macerie.
Sotto i suoi occhi la pianta cominciò a setacciare i resti mortali del telefono, finché non estrasse quello che aveva tutta l’aria di essere un piccolo meccanismo ad ingranaggio. Come se il fatto che fosse una pianta capace di identificare qualcosa - per di più sfruttando solamente il tatto - non fosse già incredibile di per sé, Dante si trovò ad assistere alla bizzarra scena del suo nuovo animaletto domestico mentre si portava alla corolla l’ingranaggio e lo faceva sparire entro i petali.
«L’ha... mangiato» esclamò, sbalordito.
«Sì, questa pianta mangia parti meccaniche» gli rivelò l’altro Dante, godendosi l’espressione stupefatta del fidanzato, il quale stava osservando la sua piantina mentre tornava all’attacco, cercando altre parti del telefono che potessero essere di suo gradimento, stavolta facendosi ben largo tra le sbarre, che le sue propaggini metalliche sbaragliarono come se fossero fatte di mera carta pesta.
«E tu la porti qui, dove ogni cosa di meccanico che c’è costa una fortuna?!» domandò al partner, come a voler verificare quanto effettivamente fosse stupido.
Quest’ultimo fu preso in contropiede dall’esclamazione.
«Visto che si rompe sempre un sacco di roba... io pensavo che ti sarebbe piaciuta» ammise, sentendosi un po’ colpevole.
«Ha appena disintegrato l’unico telefono che c’è nel raggio di un centinaio di metri» fece notare il Dante più grande.
La pianta cominciò ad emettere strani rumori che attirarono nuovamente l’attenzione di entrambi: si stava contorcendo e sembrava che stesse soffrendo.
«Che...» stava per chiedere il suo nuovo padrone, quando all’improvviso la pianta sputò un pezzo di metallo che come un proiettile lo colpì in pieno viso, rovesciandogli su una guancia una abbondante dose di linfa verde, densa e appiccicaticcia. La pianta smise di rantolare e tornò al suo pasto, finalmente libera di quel boccone rimasto indigesto.
La malcapitata vittima calò le palpebre in un gesto di palese repressione d’ira, mentre il suo compagno cercava in tutti i modi di contenere un improvviso accesso di risa.
«Lo trovi così divertente?» domandò il primo, guardandolo mentre un sorrisetto gli sollevava gli angoli della bocca «Ti sei appena offerto volontario per badare alla bestiolina mentre mangia» disse, godendosi con sadico divertimento l’espressione stupita che si fece strada velocemente sul viso del suo neo fidanzato.
«Adesso è tua!» protestò, incrociando le braccia sul petto con aria sostenuta.
«Io sto uscendo» rispose Dante, aggirando la scrivania e dirigendosi verso la porta mentre cercava di togliersi alla meglio la linfa appiccicosa che gli era rimasta sul viso «Qualcuno dovrà pur andare a cercare un telefono nuovo, no? E tu sei appena tornato, quindi vado io».
Mettendo così a tacere qualsivoglia replica da parte dell’altro, il più grande dei due varcò la soglia chiudendosi la porta alle spalle con un colpo tutto sommato lieve considerata la rabbia che nutriva per quella pianta mutante che gli aveva appena distrutto il mezzo primario con cui si procurava i soldi per vivere: niente telefono equivaleva a niente incarichi e niente incarichi significava niente soldi.
Il più giovane fu tentato di seguirlo, ma quando sentì qualcosa strisciargli su un fianco si bloccò e diresse lì tutta la sua attenzione: la pianta stava cercando di raggiungere la fondina dove nascondeva Ebony.
«No, quella non può smontarla» proibì, afferrando la pistola per toglierla dal raggio d’azione dei tentacoli, ma così facendo non riuscì a salvare purtroppo Ivory, che cadde preda della micidiale presa del vegetale mutante.
«Ridammi la pistola» brontolò, allungandosi per prendere la sua arma, ma con uno scatto repentino questa venne spostata fuori della sua portata, costringendolo a mettersi in punta di piedi per tentare di raggiungere il suo obiettivo.
Quando capì che l’unico modo per riaverla indietro era tentare un approccio diverso, Dante focalizzò la propria aggressività sul corpo principale che oscillava lento e malefico in mezzo ai suoi tentacoli metallici ed estensibili. Come dotato di invisibili sensori o della vista, il fiore eruttò uno spruzzo di linfa che colpì l’albino in pieno viso, impedendogli di aprire gli occhi. Pareva proprio che la piantina si stesse divertendo a prenderlo per i fondelli.
E quello era soltanto l’inizio.