Titolo: Facendo il bucato
Rating: Rosso
Genere: Erotico, Slice of life
Personaggi: Dante, Nero
Wordcount: 1476 (
fiumidiparole)
Prompt: 25 Senses: Smell / 019. Clean Laundry @
kinks_pervs + 142. Cautela tradita @
500themes_itaNote: Age difference, Drunk!sex, Lemon, Yaoi
Sobbalzò nel ritrovarsi Dante addosso, le iridi azzurre scintillanti di qualcosa che non riusciva ad identificare.
«Cosa diavolo...?!» iniziò, ma si fermò quando le mani dell'altro scivolarono dietro il suo corpo, andando a palpargli il sedere.
«Fermo! Non ti azzardare a fare niente. Questo non è l'ufficio».
Non c'era modo di far sì che Dante facesse qualcosa che potesse anche solo lontanamente somigliare ad una faccenda domestica. Aveva sempre qualcosa da accampare come scusa e Nero, nonostante si lamentasse sempre di quel suo atteggiamento di assoluto menefreghismo nei confronti dell'edificio in cui viveva, alla fine gliela faceva passare liscia e se ne occupava lui.
Da quando avevano iniziato a convivere dopo essersi messi insieme, il ragazzo era diventato una specie di tuttofare della casa.
Nel caso del bucato, Nero aveva anche dovuto uscire dall'agenzia per farlo, dato che Dante non aveva la lavatrice e lui si rifiutava tassativamente di lavare a mano i vestiti di entrambi. Per fortuna che il più grande conosceva una vecchia lavanderia poco frequentata nei pressi della Devil May Cry.
«Però poteva anche rimanere...» commentò Nero mentre, piegato sulla lavatrice, infilava abiti sporchi dentro di essa. Era un modello vecchio, di quelli che avevano il buco per infilare gli abiti sopra.
Del resto, cosa poteva aspettarsi di trovare in una lavanderia che sembrava reggersi in piedi per miracolo? All'interno c'erano solo un altro paio di lavatrici e delle vecchie sedie traballanti.
Nero prese dalla busta dei vestiti il sapone per lavatrici e lo mise nell'elettrodomestico, nell'apposita vaschetta.
In quel momento udì il campanellino della porta suonare e la voce familiare di Dante chiedere: «Hai fatto?».
L'uomo stava tracannando birra da una bottiglia verde scuro, mentre si avvicinava al compagno.
L'odore del sapone gli arrivò al naso subito. Gli piaceva particolarmente, perché era il tipico odore fresco e pulito dei vestiti appena lavati.
Gli occhi di Dante si bloccarono sul sedere di Nero, ben visibile data la sua posizione leggermente piegata. In genere non l'avrebbe fatto, ma quella mattina aveva bevuto già abbastanza birra da iniziare ad essere brillo e senza freni inibitori.
«Sì, ma certamente non per merito tuo» esclamò Nero stizzito, avviando la lavatrice e voltandosi.
Sobbalzò nel ritrovarsi Dante addosso, le iridi azzurre scintillanti di qualcosa che non riusciva ad identificare.
«Cosa diavolo...?!» iniziò, ma si fermò quando le mani dell'altro scivolarono dietro il suo corpo, andando a palpargli il sedere.
«Fermo! Non ti azzardare a fare niente. Questo non è l'ufficio» protestò Nero irritato, cercando di toglierselo di dosso. Si rifiutava di acconsentire a manifestazioni palesi d'amore al di fuori dell'agenzia, perché non voleva che altri oltre le persone di loro stretta conoscenza si accorgessero della loro relazione. Non aveva paura del giudizio altrui, ma gli dava fastidio che qualcuno potesse vederlo nel ruolo del sottomesso.
«Non c'è nessuno qui...» esclamò il più vecchio, strofinando il viso contro il lato del suo collo.
Fu così che Nero percepì la puzza di alcol del suo alito.
«Sei già ubriaco a quest'ora?!» sbottò incredulo: almeno capiva il perché del suo insolito comportamento.
«Non così tanto» ammise l'altro, baciandogli la giugulare, costringendolo poi a voltarsi.
«Sta' fermo!» esclamò Nero, schiaffeggiandogli la mano che gli stava aprendo i pantaloni. Sapeva cosa volesse fare, ma lui non voleva: e se fosse entrato qualcuno e li avesse visti? Ah, non osava pensarci.
Riuscì a fatica a girarsi di nuovo, ma ormai i suoi pantaloni e i suoi boxer erano scesi fino agli stivali.
Dante lo addossò contro la lavatrice, calandosi a propria volta i pantaloni.
«Su, non lo senti come vibra la lavatrice? Non dirmi che non ti eccita nemmeno un po'...» disse Dante con voce insinuante e provocatoria, mentre gli metteva mano al pene.
«No, neanche un po'!» replicò seccamente Nero, cercando di svincolarsi dalla sua presa, ma la presa del suo partner sul suo pene ed il fatto che lo stava masturbando piacevolmente iniziarono a far vacillare la sua resistenza.
La bocca del più grande si unì alla sua in un bacio passionale e veemente. Nero non poté che sottomettersi alla violenza del contatto, lasciando che gli infilasse la lingua in bocca, arrivando fin dove voleva: la sua grossa mano forte stretta attorno al suo pene duro che si muoveva su e giù, senza accennare a rallentare il ritmo, lo stava piegando al suo volere.
Era meravigliosa la sensazione di piacere e desiderio acuto che provava, anche se sapeva che in quel momento ed in quel luogo non avrebbe dovuto abbandonarsi a simili impulsi.
Voleva ancora di quel piacere, sempre di più.
Le vibrazioni forti della lavatrice dietro di sé non gli creava nessun effetto, come invece Dante aveva desiderato. In realtà gli dava fastidio, anche se non avrebbe saputo dire perché nello stato in cui si trovava.
All'improvviso avvertì la mano dell'altro lasciargli l'erezione e spostarsi dietro di lui, al centro della sua schiena. L'erezione di Dante cominciò a strusciare contro la sua; tuttavia, non fu Nero a gemere di soddisfazione, bensì il suo compagno. Quest'ultimo chiuse gli occhi e recise il contatto con la bocca del più giovane, socchiudendola per mandare gemiti d'inequivocabili estasi con voce roca.
I versi che emetteva stavano eccitando parecchio Nero, il quale iniziò a strusciarsi contro di lui a propria volta con movimenti lenti, contribuendo ad acuire i gemiti di Dante.
Le loro erezioni sudate faticavano un po' a scorrere contro la pelle, però lo strofinio dava loro più piacere che dolore - come sottolineavano bene gli ansiti di entrambi.
Continuarono a strusciarsi ancora per poco: Dante sollevò Nero di scatto e, facendo leva sulla lavatrice, cercò di sistemarselo in grembo in modo da poterlo penetrare con facilità. Nero gli cinse il collo ed attese di sentire il pene turgido del più grande penetrarlo.
Dante gli infilò senza alcuna gentilezza le dita nel sedere, muovendole per prepararlo in maniera così frettolosa da fargli male. Si vedeva che anelava il momento della penetrazione e che quella preparazione gli sembrava solo una perdita di tempo.
Era palesemente ubriaco: in genere prestava attenzione anche alla sua preparazione, almeno un po'.
L'attesa della penetrazione fu di breve durata: a Dante non occorse molto a prendere la propria erezione e muoverla lungo la linea delle sue natiche fino a trovare l'apertura.
Quando affondò in lui Nero gemette e si schiacciò col corpo sull'inguine di Dante il più possibile data la posizione poco consona.
Fu lui a muoversi per cercare di far affondare di più la sua erezione nel proprio fondoschiena. Dante tremava impercettibilmente di piacere nel sentirlo prendere un po' l'iniziativa.
«Oh, sì ragazzo...!» esalò mentre impartiva piccole spinte con il bacino, le palpebre socchiuse e l'espressione inebetita dall'estasi.
Nero vibrava a contatto con la lavatrice accesa e per fortuna il rumore copriva i suoi piccoli gemiti.
Il più giovane fu il primo a venire, macchiando di sperma la maglia che copriva il torace di Dante. Un po' del suo seme andò a chiazzare le molteplici fibbie delle cinture che adornavano l'addome del suo partner.
Un gridolino gli sfuggì dalle labbra mentre s'inarcava all'indietro con la schiena.
Di lì a poco anche Dante venne, eiaculando dentro di lui con un roco ansito di profonda soddisfazione.
Uscì lentamente dal suo corpo e lo appoggiò sopra la lavatrice, quindi arretrò e si tirò nuovamente su i pantaloni. Si lasciò cadere su una delle vecchie sedie sistemate poco più in là, esausto.
«Crepa maledetto...» sibilò Nero irato una volta che ebbe ripreso abbastanza fiato per mettere insieme qualche parola. Scese dalla lavatrice e si affrettò a tirare su a propria volta i pantaloni nonostante il forte desiderio di farsi una doccia fredda per calmare i suoi bollenti spiriti e togliersi di dosso tutti i residui di sperma.
«Dimmi che non ti è piaciuto» esclamò Dante in tono di sfida, appoggiandosi di peso contro lo schienale. L'effetto della birra si sentiva ancora, perché gli faceva altalenare leggermente la voce.
«Non c'entra niente questo! Non è il posto per fare sesso!» ringhiò Nero digrignando i denti. La sua espressione parlava chiaro riguardo a quali sentimenti gli si agitassero dentro.
«Oh, è stato bello anche se non eravamo a letto...» ammise Dante, stirando ed incurvando le labbra.
Pareva ostinarsi a non voler capire. Era dannatamente testardo, proprio come il suo partner, il quale non si rendeva conto di cosa volesse dire esserlo finché non ci si doveva misurare.
La lavatrice si spense in quel momento e nella sala - che era rimasta fortunatamente vuota fino ad allora - calò uno strano silenzio. Dante appoggiò la testa sul proprio petto e chiuse gli occhi, come se volesse sonnecchiare.
«Ehi, sveglia. Cos'è, dopo che ti sei divertito hai bisogno del riposino?!» lo sfotté Nero a voce alta.
«C'è davvero bisogno che tu urli...?» si lamentò Dante, sollevando la testa. Istintivamente si parò dall'oggetto che il più giovane gli aveva appena lanciato; tuttavia, una volta che l'ebbe afferrato, scoprì che si trattava di un indumento.
«Perché mi hai lanciato questi...?» disse, sollevando il paio di pantaloni scuri che aveva in mano «Sono tuoi, non c'entrerò mai...».
«Non devi metterteli!» sbraitò Nero indignato, arrossendo per la rabbia «Devi piegarli».
«Che cosa? A me non riesce» replicò Dante.
«Allora impari. Non sono la tua donna delle pulizie!» esclamò con freddezza e determinazione il suo compagno «Forza, c'è una lavatrice di vestiti da ripiegare. Non voglio rimanere qui tutto il giorno».
Il cipiglio che il più grande assunse diede un'immensa soddisfazione a Nero, che sentì d'essersi degnamente vendicato di quanto aveva subito poco prima.