Titolo: Ficus Strangolatore
Fandom: Harry Potter
Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter
Parte: 7/16
Rating: R/Nc17
Conteggio Parole: 3627
Beta: Nuki
Riassunto: Da quando Harry ha visto Malfoy in quelle vesti, non riesce a togliersene l'immagine dalla mente. Quando troppo potere ed ossessione si concentrano nelle mani di una sola persona, i risultati possono essere pericolosi.
Note: Sequel di
Narciso. Essendo che non ci viene mai detto di che colore sono gli occhi di Pansy, mi sono basato su quello dell'attrice che la interpreta negli ultimi film (
Scarlett Byrne).
Edit: Diamine, mi ero scordato di un dettaglio sbagliatissimo nella storia!!! Ora l'ho corretto, scusate, era un errore davvero stupido!!!
Avvertimenti: Stavolta abbiamo un bel pout-pourri di Non-con, Angst, Molestie, Umiliazione, Violenza Psicologica, pseudoslash, crossdressing e credo che Harry vada abbastanza OOC ma potrebbe anche essere un'Alternative Character Interpretation (o potrei star solo cercando di pararmi il culo). É leggermente AU per una questione di praticità (niente Umbridge).
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8
A colazione Harry evitò accuratamente di dirigere lo sguardo verso la tavolata dei Serpeverde; a tale scopo, si sedette dalla parte opposta del solito lato del tavolo; per quanto l'idea di dare le spalle alla Casa più losca della scuola non gli sorridesse, l'ultima cosa al mondo che voleva era dover incrociare gli occhi di Malfoy dopo quello che era successo...
(...guarda che cosa mi hai fatto...)
...la notte prima.
I suoi amici Ron ed Hermione non gli chiesero più niente riguardo agli incubi o al suo strano comportamento dopo la conversazione di quella mattina, in compenso Hermione fu insolitamente silenziosa ed imbarazzata attorno ad Harry, mentre Ron mangiava a quattro palmenti come al solito, apparentemente senza una preoccupazione al mondo.
“Non devi preoccuparti Harry” , gli aveva detto, quando Hermione si era assentata da loro per “prepararsi per le lezioni”, ancora molto rossa, assicurando loro che li avrebbe rivisti a colazione “É capitato anche a me l'anno scorso, solo che mi è successo a casa...Bill mi ha spiegato tutto anche se molte cose le sapevo già da me...temevo che Fred e George mi avrebbero preso in giro ma non hanno detto niente”.
E con questo, lui era a posto, e pareva aver deciso che anche Harry fosse a posto.
Il che era un bene forse, perché Harry non voleva far preoccupare i suoi amici o peggio, immischiarli in quella storia, ma il problema era che Harry non era a posto e ora si chiedeva se lo sarebbe più stato, se sarebbe mai stato libero da quelle immagini, se Malfoy avrebbe mai smesso di perseguitarlo in un modo o nell'altro.
-Tutto bene, Harry?- gli chiese una voce con gentilezza, cogliendolo di sorpresa.
Il ragazzo alzò la testa dalla tazza di porridge in cui stava rimestando col cucchiaio, incontrando gli occhi scuri della sorellina di Ron.
-Oh...si, sto bene, sono solo un po' stanco...non ho dormito bene...-
-Per le urla di Ron?-
-Ehi!- protestò il ragazzo in questione, sputacchiando pezzetti di toast imburrato.
-No, no...ho solo fatto degli incubi- replicò Harry, sorridendo nervoso.
-Per caso...c'entra Tu-Sai-Chi?-
Harry scosse la testa, riportando lo sguardo alla sua colazione, con un nodo alla gola.
(Gli occhi rossi di Voldemort, che lo scrutavano da un viso identico al suo come un riflesso...)
Improvvisamente non aveva più tanta fame.
-A proposito, Malfoy ti sta fissando-
Harry sussultò, riportando l'attenzione su di lei.
-Cosa?-
-Si, è lì che ti fissa da mezz'ora, e non ha un bello sguardo...sembra parecchio arrabbiato-
Ignorando sia la voce della ragione sia quella del senso di colpa, Harry voltò la testa di scatto, e trasalì.
Dire che Malfoy non aveva un bello sguardo, o che sembrava “parecchio arrabbiato” era un eufemismo.
Se gli sguardi potessero uccidere, Harry sarebbe già caduto stecchito più velocemente che se l'altro l'avesse colpito con un Avada Kedavra.
Passarono lunghi, interminabili secondi in cui Harry non riuscì a distogliere lo sguardo, come se l'altro l'avesse paralizzato con quegli occhi grigi e gelidi come gocce di mercurio, e forse altrettanto letali.
-Harry?-
Una gomitata spezzò quel contatto, facendolo tornare in sé e permettendogli di voltarsi di nuovo.
-Che c'è?- gli chiese Ron, gettando un'occhiata indietro prima di riportare la sua attenzione all'amico.
-Malfoy...- si limitò a dire, con una smorfia, al che Ron ricambiò con lo stesso gesto.
-Bah...lascialo perdere...- si limitò a dire, riportando la propria attenzione sulla marmellata con cui stava ricoprendo un nuovo toast imburrato.
-Credo che ce l'abbia con me- borbottò Harry, tornando a tormentare il proprio porridge.
-Lui ce l'ha sempre con te, Harry- commentò Ron, facendo spallucce.
E per il resto della colazione nessuno dei due parlò di nuovo, l'uno troppo assorto nei suoi pensieri, l'altro troppo assorto nelle pietanze di cui era imbandita la tavola.
-Ehi Harry, non pensi che ce l'abbia ancora per...- sussurrò Ron mentre si avviavano a lezione, guardandolo con aria eloquente -si insomma, sai...in fondo abbiamo bruciato il rullino, no?-
Harry si sentì gelare, come se qualcuno gli avesse riempito le budella di cubetti di ghiaccio.
-Certo!- rispose, forzando un sorriso ed un tono disinvolto, sperando che nulla tradisse il suo turbamento.
Il peso del rullino nascosto in tasca improvvisamente gli sembrò quello di un macigno, ed assurdamente gli parve che in qualunque momento avrebbe potuto saltare via, rotolando per terra e rivelando il proprio contenuto a Ron e a tutto il resto della scuola, esponendo la sua bugia ed il segreto di Malfoy, e tutti avrebbero scoperto ciò che aveva fatto, e nemmeno Silente avrebbe potuto chiudere un occhio su una cosa del genere, sarebbe stato espulso come minimo e forse arrestato, forse l'avrebbero addirittura mandato ad Azkaban o ad un vero Centro Per Criminali Irrecuperabili...
Il suono confuso della voce di Ron lo riportò alla realtà.
-Eh?-
-Ho detto che probabilmente è furioso perché vorrebbe fartela pagare, ma non può perché ha paura che tu abbia quella foto e la possa distribuire in giro-
Sul viso di Ron era dipinto un sorriso, e aveva un'aria sognante e divertita.
-Pensa che tortura...saperlo e non poter fare niente...direi che per una volta tanto se lo merita-
-Già- concordò Harry, forzando una risatina.
“Davvero?”, si chiese.
“Davvero se lo merita? E si merita qualcosa come quella che gli ho fatto?”
Non ebbe esitazioni nel rispondersi.
Draco non tolse gli occhi di dosso a Potter per tutta la colazione, ignorando totalmente il banchetto che gli si parava davanti sul tavolo, dedicandosi invece alla distruzione sistematica di un tovagliolo che si rigirava fra le mani, traendo una strana soddisfazione nel suono della stoffa che si strappava.
Immaginò che vi fosse Potter fra quelle mani, che fossero i suoi arti ad essere strappati con un rumore ben più rivoltante, che le sue grida tentassero di coprire quel suono ed i suoi occhi si riempissero di lacrime ed orrore, come in quei dipinti che aveva visto talvolta nelle case di alcuni amici del padre, ed alcuni proprio nello scantinato del Maniero Malfoy
Ricordava di essere stato terrorizzato da quei dipinti da piccolo (non era mai stato un cuor di leone, a dir la verità, e tutt'ora non avrebbe esitato a tremare e fuggire alla vista di un licantropo o di un kappa), anche quando il padre aveva riso, prendendolo in braccio e spiegandogli che quei quadri mostravano il meritato supplizio dei Babbani, operato dai maghi e dalle streghe che si erano vendicati dei figli uccisi dai roghi dell'inquisizione, i piccoli maghi purosangue troppo inesperti per riuscire a trasformare il fuoco in qualcosa di innoquo e salvarsi.
-I Babbani sono creature perverse, Draco, e tutto ciò che toccano diventa come loro, ne viene contaminato- gli aveva spiegato, avvicinandosi ai quadri nonostante le sue proteste.
-Guarda, Draco...non devi temere queste immagini...rappresentano la giusta punizione per i loro atti scellerati, ciò che dovrebbe essere fatto ad ogni Babbano prima ancora che possa crescere e contaminare il Mondo della Magia...-
E Draco aveva guardato, ed aveva visto i visi bestiali e distorti in smorfie feroci anche nella morte dei Babbani, ed i visi splendidi e crudeli delle streghe e dei maghi castigatori, straordinariamente simili (ma Draco non poteva saperlo) alle raffigurazione Babbane degli Angeli.
-Ricorda le mie parole, Draco, nulla di buono può venire da un Mago il cui sangue è stato contaminato da quello Babbano. Sono individui perversi ed infidi, non importa quanto ti possano sembrare innoqui da piccoli...crescendo prima o poi il loro sangue sporco prende il sopravvento...sono come bestie in attesa di risvegliarsi e contaminare chi come te è puro ed incontaminato-
E non era forse quello che Potter aveva tentato di fare, non aveva forse tentato di contaminarlo nel modo più disgustoso e vile possibile, con quell'atto contro natura?
“Mio padre aveva ragione. Ha sempre avuto ragione.”
Avrebbe punito Potter come meritava, come la bestia che era realmente.
Sogghignò al pensiero, e con quella promessa sostenne lo sguardo del nemico quando questi si voltò a guardarlo, fissandolo con tutto l'odio che provava per lui in quel momento.
“La pagherai cara, Potter”, pensò, gioendo quando lo vide sconvolto e forse, forse, anche spaventato.
“Ti darò una buona ragione per temermi, Potter”, si disse, sostenendo il suo sguardo finché non fu l'altro a distoglierlo per primo, distratto dal suo amichetto Weasley.
“Oh, i tuoi amichetti non saranno lì per salvarti questa volta...”
Pansy non capiva quale diavolo fosse il problema di Draco.
Non solo era stato insolitamente distratto e silenzioso per tutta la mattina, ma quando aveva tentato di appoggiarglisi contro mentre si sedevano lui si era irrigidito come un pezzo di legno e le aveva quasi gridato contro di non toccarlo.
Ed il modo in cui l'aveva guardata...
Pansy non si mise a piangere; semplicemente si alzò, chiese a Theodore di scambiarsi di posto con lei e passò il resto della colazione a trangugiare cereali furiosamente, ignorando il nodo bollente che sembrava essersi stretto alla sua gola e le lacrime che pungevano agli angoli degli occhi nel tentativo di uscire.
“Stupido cafone!!!” , pensò con rabbia, ancora ferita per quell'occhiata fiammeggiante, carica d'odio e di disgusto...
No, lui non poteva odiarla, non poteva.
Lui l'avrebbe amata. Doveva farlo.
Sua madre le aveva promesso che l'avrebbe sposato, in un modo o nell'altro.
-Se non altro, potrei avere finalmente dei nipoti che non assomiglino a dei rospi di palude- aveva commentato acidamente sua nonna, una vecchia strega dagli occhi gelidi come il ghiaccio e dal cuore altrettanto freddo e privo di compassione.
Non riusciva a capire perché non volesse confidarsi con lei, visto che era ovviamente preoccupato per qualcosa.
Ultimamente gli erano comparse sotto gli occhi un paio di occhiaie decisamente poco rassicuranti, e sembrava anche più pallido e nervoso del solito.
Non le piaceva per niente nemmeno il modo in cui stava strappando quel tovagliolo, con quel suono così fastidioso, così irritante...
Ovviamente nessuno al tavolo aveva osato chiedergli di smettere, nonostante tutti ne fossero infastiditi.
Alla fine fu Nott a farlo, il solo a cui Draco desse volentieri ascolto, per il sollievo generale dei compagni.
Pansy continuò ad osservarlo per tutta la colazione, chiedendosi come mai fosse così agitato, se avesse qualcosa a che fare con quella lettera che non aveva voluto mostrarle, se non fosse successo qualcosa in famiglia...
Notò che non aveva quasi toccato cibo, e non era la prima volta in quei giorni.
Notò anche il modo in cui fissava la schiena di Potter, e si chiese se allora non fosse lui la causa di quell'agitazione...ma perché?
“Forse suo padre ha avuto dei guai per colpa delle bugie di Potter”, pensò, scoccando a sua volta uno sguardo di veleno alla nuca del Cretino Sopravvissuto.
Beh, se era così sperava proprio che Potter la pagasse.
Forse avrebbe dovuto occuparsene lei, in qualche modo...
In ogni caso, se la colpa era sua non poteva passarla liscia.
“Chiunque faccia male al mio Draco si merita di soffrire...”, pensò, sogghignando con le labbra ancora sporche di briciole di cereali.
“No.”
Harry stringeva il rullino in mano, seduto sul letto, le tende calate mentre tutti i suoi compagni di stanza dormivano.
Ci aveva pensato su per tutto il giorno, e aveva finalmente preso una decisione.
“Nessuno merita una cosa del genere.”
Nemmeno il suo peggior nemico.
Nemmeno Voldemort, no, nemmeno lui meritava tanto.
Non aveva il diritto di controllare così una persona, di fargli una cosa del genere.
“Se l'è andata a cercare...neanche tu meritavi tutte le angherie che ti ha causato, lui e la sua famiglia...”
“No”, scosse la testa, riscuotendosi da quel pensiero “Non posso ragionare così...”
E anche se Malfoy gli aveva messo i bastoni fra le ruote qualche volta? In fondo non aveva mai fatto nulla di veramente grave.
Era stata la sua famiglia, non Draco ad aiutare Voldemort.
“Non posso prendermela con lui per quello che hanno fatto i suoi genitori” , pensò. “Questo è il genere di cose che farebbe Piton.”
Fu così che prese la sua decisione.
-Draco? Cosa ti succede oggi? Sei così teso...-
Draco sospirò, sollevando gli occhi dal libro di pozioni che stava consultando per incontrare quelli verdastri ed un po' porcini di Pansy Parkinson.
-Lasciami in pace, Pansy- l'ammonì, assottigliando le palpebre per scoccarle uno sguardo minaccioso.
-Ma Draco...- chiocciò lei, facendo il broncio.
Il ragazzo pensò che quel vezzo la rendeva solo più brutta; in ogni caso, accentuava ancora di più la sua somiglianza con un carlino.
-Dai, lascia che ti aiuti...posso distrarti, come l'altra volta...- mormorò la ragazza, girandogli attorno per abbracciarlo da dietro ed appoggiargli la testa contro una spalla, accarezzandogli il petto da sopra i vestiti.
Draco si irrigidì, rabbrividendo per il disgusto.
Non aveva mai avuto quella reazione con lei, almeno non in modo così violento.
Immediatamente divenne più conscio di ognuno dei suoi difetti, anche di quelli che prima ignorava.
Notò più che mai come le sue mani fossero effettivamente brutte, tozze e con le dita piatte a spatola; i suoi capelli avevano le doppie punte, e gli si appiccicavano alla pelle in modo estremamente sgradevole, e dal suo corpo emanava un profumo acre e dolciastro, fastidioso, come di vecchi fiori rancidi...
-Togliti di dosso, per piacere- sibilò, staccando a forza le sue braccia dal proprio corpo, e fulminandola con un'espressione disgustata.
Lei si allontanò, rabbiosa e ferita, boccheggiando per qualche istante come un pesce, e a Draco ricordò proprio uno di quei brutti pesci con le guance sporgenti che aveva osservato a lungo con un misto di affascinamento e repulsione in un lago vicino alla residenza estiva della sua famiglia.
Ricordò anche come un giorno ne fece esplodere alcuni ignorando gli avvertimenti della madre e lanciando nell'acqua troppi pezzetti di pane.
Ora Pansy era rossa e boccheggiante, con gli occhi spalancati e lucidi, e Draco pensò che sarebbe esplosa proprio come quegli orribili pesci.
-Sei solo uno stupido!!!- gli gridò infine contro lei, stringendo i pugni e correndo via quasi in lacrime.
“Poco male, me ne sono liberato. Aveva iniziato a stancarmi in ogni caso”, pensò lui, ignorando lo scalpiccio dei passi che si allontanavano.
Sarebbe stato un po' seccante doverlo spiegare a sua madre e suo padre, ma non ne avrebbero fatto un dramma.
Di certo lui non avrebbe tentato di rappacificarsi e riallacciare i rapporti, non come prima almeno.
Il pensiero di essere toccato in quel modo da lei, di nuovo, ora lo riempiva di ribrezzo.
Il pensiero di essere toccato da chiunque in quel modo, in realtà, gli faceva lo stesso effetto.
Il fatto che gli occhi verdastri di Pansy gli ricordassero sgradevolmente quelli di Potter non lo aiutava di certo a sentirsi meglio.
Sospirò, mettendo giù il libro di pozioni prima di lasciare la sala comune.
Voleva fare una doccia.
Riusciva ancora a sentire la pelle formicolargli dove l'aveva toccato, come se l'avesse davvero infettato col suo contatto fisico.
“Potrebbe anche averlo fatto, quello schifoso maniaco...dopotutto il suo sangue è contaminato...”
Scacciò quel pensiero dalla testa mentre si accingeva a spogliarsi ed entrare nella doccia.
Ancora una volta si strofinò la pelle fino ad irritarla, determinato a cancellare dal suo corpo ogni traccia del nemico, insistendo sui lividi che gli aveva lasciato come se pensasse che sfregandoli con abbastanza energia sarebbe riuscito a cancellarli.
Quando finalmente si sentì pulito, non uscì ma appoggiò la testa alla parete, lasciando che l'acqua gli scorresse addosso.
Ora che era più calmo, iniziò a riconsiderare i suoi piani di vendetta.
Forse sarebbe stato meglio ignorarlo, fare finta che non fosse successo nulla.
Il modo in cui era scappato via il giorno prima (dopo avergli vomitato quasi addosso, perlopiù!), il suo sguardo sconvolto...
Forse si era finalmente accorto di aver passato il segno.
Certo, questo non significava affatto che lui l'avesse perdonato.
Né che lo odiasse di meno.
Lo odiava anzi più di quanto non l'avesse mai odiato, in modo viscerale e bruciante, e desiderava ancora fargli quanto più male possibile, vendicarsi per quello che gli aveva fatto, tuttavia...
“Cosa succede se così attiri di nuovo la sua attenzione, e riprova a fare una cosa del genere? Cosa hai intenzione di fare se lo usa come scusa per ricattarti di nuovo?”, gridò una vocina spaventata dentro di lui.
“E se decide di fare di peggio?”
L'idea bastava a fargli gelare il sangue nelle vene.
Draco non era mai stato particolarmente coraggioso, pur essendo affascinato dalle Arti Oscure; l'idea di usarle per torturare qualcun altro l'attirava particolarmente, ma il pensiero di avere quelle stesse maledizioni applicate contro di sé lo riempiva di terrore, e non avrebbe mai osato affrontare una qualsiasi creatura oscura più pericolosa di un Molliccio.
E così come non osava immischiarsi eccessivamente nelle Arti Oscure, benché il Maniero Malfoy fosse più che ben fornito di libri sull'argomento (ovviamente accuratamente nascosti per evitare rogne dal Ministero), per timore che una di quelle incantazioni gli si ritorcesse contro, ed evitava il contatto con Lupi Mannari e altre creature con troppi denti per paura di diventarne vittima e non domatore, allo stesso modo temeva che una vendetta nei confronti di Potter potesse spingerlo ad attaccarlo di nuovo come l'altra volta.
No, non valeva la pena di prendersi la rivincita se il risultato finale fosse stato anche peggiore di quello...non voleva nemmeno pensare a quanto di peggio Potter potesse fargli, a quanto sarebbe stato disposto a spingersi più in là se istigato, al modo in cui avrebbe potuto infettarlo se avesse voluto...
“No!”
Non poteva.
“Non di nuovo!”
Non poteva correre quel rischio.
Girò le manopole per chiudere l'acqua, prima di uscire per asciugarsi con un semplice incantesimo e rivestirsi.
L'avrebbe ignorato, ecco tutto.
Con un po' di fortuna, Potter non l'avrebbe più tormentato, ed entrambi avrebbero potuto fingere di aver dimenticato l'accaduto.
Con un po' di fortuna, forse quando quelle tracce fossero sparite, lui avrebbe potuto dimenticare il suo tocco, e l'orrenda sensazione vischiosa di...
Scosse la testa con violenza, non voleva ricordare!
Avrebbe accantonato l'accaduto e non sarebbe più tornato nella Stanza delle Necessità, né da solo né con Pansy né con chiunque altro.
Se quello che era successo era stata una lezione, una sorta di punizione mistica, beh aveva imparato la lezione ed ormai era già stato punito, dunque non vi era motivo di essere torturato ulteriormente, no?
Con quella convinzione tornò in camera, sollevato.
Fu allora che vide il gufo uscire dalla finestra del dormitorio.
Con un improvviso senso di gelo che gli attanagliava la bocca dello stomaco, Draco si avvicinò correndo al proprio letto...
Harry decise di restituire il rullino a Malfoy.
All'inizio fu tentato di spedirglielo via gufo, in un pacchetto, ma oltre a temere il fatto che potesse cadere in mani sbagliate e che qualcuno scoprisse cos'era successo (e cosa lui aveva fatto), sentiva che Malfoy meritava come minimo delle scuse.
E per quanto l'idea di mettere per iscritto il proprio pentimento lo rendesse meno nervoso dell'idea di ritrovarsi di nuovo solo con il ragazzo dopo quello che era successo, sapeva che sarebbe stato un gesto estremamente da vigliacchi.
E lui non era un vigliacco.
Strinse più forte il rullino che teneva in mano, come per infondersi coraggio.
Se era riuscito ad affrontare Voldemort non una volta sola ma ben sei e a sopravvivere per raccontarlo, di certo poteva affrontare anche Malfoy.
Il peggio che poteva succedergli era che l'altro non le accettasse così facilmente e gli trasfigurasse il naso in un cavolfiore.
“Ho affrontato i Dissennatori, posso affrontare anche questo. É solo Malfoy”
Così prese la sua penna, imbevendola nell'inchiostro ed iniziando a scrivere la sua lettera.
Tentò di abbozzare una scusa anche lì, ma non gli venne in mente nulla di convincente, e dopo alcuni tentativi falliti decise di tenersi sul vago; avrebbe pensato a cosa dirgli quando sarebbe arrivato il momento.
“Troviamoci nella Stanza delle Necessità domani sera, stessa ora dell'altra volta.
É importante, riguarda ciò che sai.
Non farti seguire, e non dirlo a nessuno.
Credo non ci sia bisogno che mi firmi.”
Draco fissò la lettera per almeno un minuto buono, stringendone le estremità tanto da deformarle con le mani, i denti affondati nel labbro inferiore.
“Bastardo”
La rilesse diverse volte, come se sperasse che le parole cambiassero, o che svanissero, o che tutto ciò si rivelasse solo un brutto sogno.
Ma il dolore al labbro, il sapore del sangue quando i suoi denti ferirono la sua pelle, erano troppo reali per essere frutto della sua immaginazione.
“E tu credevi che avesse capito il suo sbaglio...che ci avesse ripensato...” sibilò una vocina malevola, quasi divertita, da dentro di lui.
“Povero ingenuo...non lo capisci, Draco? Quelli come lui ce l'hanno nel sangue...è questa la loro vera natura...la vera natura del loro salvatore”
Gli tornarono in mente le parole del padre, i suoi ammonimenti sul sangue Babbano, e sui maghi dal sangue contaminato...
(Nient'altro che bestie, tutti loro, senza eccezioni...)
Accartocciò la lettera, scendendo per gettarla nel caminetto della sala comune, guardandola mentre si contorceva e bruciava, annerendosi e trasformandosi in cenere.
Strinse i pugni al ricordo di quello che era successo.
Se Potter credeva di potergli fare tutto quello che voleva senza conseguenze, beh, si sbagliava di grosso.
Non gli avrebbe permesso di approfittarsi di lui un'altra volta.
Non gli avrebbe permesso di contaminarlo.
“Troverò il modo di vendicarmi, Potter, stanne certo”
Sentì le unghie ferirgli la carne dei palmi, ma non gli importava.
“Ti farò passare la voglia di toccarmi, una volta per tutte”
Quella notte, Draco Malfoy scivolò fuori dalla sala comune e dai sotterranei, nascondendosi con un incantesimo di Disillusione per raggiungere il suo obbiettivo.
Quella notte, nella Sezione Proibita della biblioteca, Draco trovò ciò che gli serviva per vendicarsi.