Cari membri e care membra di
fanfic_italia, è giunto infine il momento che nessuno di voi si aspettava. È con immenso piacere, un po' di dolore e qualche lacrima bruciante che vi presentiamo il primo, il magnifico, il rutilante V(accata)-Day!
Che cos'è il V(accata)-Day?
Tutti noi (tutti, nessuno escluso) nella vita abbiamo scritto almeno una Vaccata. Una fanfiction, un racconto originale, una poesia che - guardiamoci negli occhi, signori - se li leggeste in giro niente e nessuno potrebbe trattenervi dall'esplodere in una sonora spernacchiata. E tutti noi ne abbiamo conservata almeno una, a imperituro memento dello schifo che possiamo fare a noi stessi, e anche per ricordarci che c'è sempre il peggio nella vita e quel peggio siamo noi ma nel frattempo siamo diventati un po' meno peggio quindi va bene così.
Ora noi vi chiediamo di condividere con noi questa vostra personale Vaccata. Cercate nel vostro cuore, e nel vostro archivio personale, quella che ritenete la cosa più brutta che abbiate mai scritto. Può essere un racconto intero, se è breve, una poesia in endecasillabi senza endecasillabi, una particolare scena in una vostra immensa enciclopedia-Vaccata che tenete nascosta tra Hemingway e Baudelaire (sì, lì, lì, accanto a Moccia).
A dodici anni vi siete addentrati nel mondo del tentacle p0rn? Avete scritto una fanfic su Giampiero Galeazzi e Giuliano Ferrara che fanno l'amore in pedalò? Eravate giovani e stolti e niente vi sembrava più poetico che definire un ano "l'alcova del piacere" e lo sperma "il succo dell'amore"? DITECELO!
Non importa che non le abbiate mai pubblicate o, viceversa, le abbiate ripostate senza vergogna in ogni archivio che riuscivate a trovare. Postatele ora, qui, in un commento a questo post, SENZA MODIFICARE NULLA, offrendovi spensieratamente al pubblico ludibrio con l'allegria nel cuore e la consapevolezza che ci siamo tutti, ma proprio tutti, su questa fetida barca. Questa operazione avrà l'effetto di alleggerirvi la coscienza dalle malefatte passate, ridarvi la speranza sulle possibilità dell'umanità di non regredire allo stato di natura (almeno non in tempi brevi), farvi ridere di voi stessi e degli altri (ma più che altro di voi stessi. Siete piuttosto ridicoli, se ci pensate. Sì, sì, parlo proprio con voi. Specialmente tu e tu).
Non vale la Vaccata scritta all'uopo!
La Vaccata deve avere un solo requisito: la convinzione. L'abbiamo scritta, quella Vaccata, perché ci credevamo. L'abbiamo difesa, quella Vaccata. L'abbiamo custodita gelosamente lontano dagli occhi di tutti, o magari abbiamo osato pubblicarla, ma sempre e comunque perché la AMAVAMO. E ci abbiamo messo tempo a capire che era una Vaccata, ma lei era sempre lì, con noi, a farci vergognare di noi stessi, a lasciare una traccia unta del fatto che talvolta il problema non sono i buchi che facciamo, ma le ciambelle che ci imputridiscono intorno.
Se vi vergognate della vostra Vaccata, ed è comprensibile data la sua natura intrinseca, potete perfino postare anonimamente! Unitevi a noi in questa grande, collettiva catarsi intestinale! La Vaccata è il lassativo dell'anima.
E dopo questa chiosa assolutamente priva di senso,
juliettesaito e io daremo il buon esempio postando due Vaccate quali mai nella storia della scrittura. Prendete e ridetene tutti.
UN PADRE PUNITO, di
juliettesaito Come ho già scritto in precedenza, Pamela e Andromeda si erano messi insieme e si amavano profondamente. (Io lo so, sono mesi che li spio). Ma tra baci, dolcezze e cure un giorno Pamela disse ad Andromeda:” Andromeda questa è l’ultima sera che possiamo stare insieme, ecco, mio padre vuole che sposi un certo Phoenix…” “Phoenix?” esclamò Andromeda, “Perché, lo conosci?” fece Pamela. “Oh, no…” fu la vaga risposta, e poi pensò “E’ mio fratello, ma non lo conosco proprio.”
Il giorno dopo andò da Phoenix che da buon fratello lo accolse a braccia aperte. (Un consiglio, prendete il fazzoletto). Phoenix cominciò così: “Fratello, posso benissimo immaginare perché sei venuto” Andromeda intanto si era appoggiato al davanzale della finestra, volgendo le spalle al fratello impedendogli così di vedere le lacrime che gli affioravano tra i ricordi di cui stava parlando. “Vedi, per me Pamela è stata più che un’amica, forse esagero ma senza le sue cure e il suo affetto ora non sarei qui a sfogarmi.” Poi Phoenix prende la parola e fa “Ieri il padre di Pamela mi ha chiamato nel suo studio e mi ha detto che per sua figlia avrebbe preferito un ragazzo più forte e valoroso!” Andromeda intanto si era girato e si vedevano grandi lacrime scintillare nei suoi occhini verdi, sentendo poi quelle parole scoppiò in un pianto dirotto poi con la voce rotta più dai singhiozzi che dall’emozione e cogli occhi velati dal pianto disse: “cosa intendi fare, allora?” “Non ti preoccupare fratellino, ho in mente un piano” E sul viso di Andromeda apparve un debole sorriso di speranza.
Il giorno dopo, una calda domenica di marzo, mentre le campane suonavano a festa per l’imminente matrimonio, due sferraglianti guerrieri correvano per Nuova Luxor, diretti ad una certa casa di una certa via, dove aprì il padre di una certa Pamela. Pamela in quel momento era in piena Tebe, studiava greco e latino con grande foga. I nostri due abili guerrieri spaventarono molto il pover’uomo e poi dopo un salutino a Pamela corsero via.
La sera ci sarebbe dovuto essere il matrimonio. Andromeda era ancora non del tutto rappacificato, singhiozzava nel fazzoletto e Phoenix era nervosissimo. Tra tutti questi eleganti signori, non abbiamo però notato il prete d’eccezione, un certo padre Pegasus. Giunto a metà navata, il padre di Pamela non riuscì ad andare avanti, chiamò i presenti fuori e spiegò: “Non posso accompagnare mia figlia all’altare, ora ho scoperto d’essere stato cattivo e sciocco. Ieri, mentre tu innocentemente studiavi, questi due signori mi hanno inflitto una dura punizione” Andromeda e Phoenix arrossirono e chinarono la testa. Concluse: “ho sbagliato, fate quel che volete e siate felici.”
Andromeda e Pamela si liberarono dei vari accessori tipo scarpe, calze giacca e cravattino per lui, velo scarpe e bouquet per lei. Corsero tra i campi e si rotolarono nell’erba. FINE
SENZA TITOLO, di
fiorediloto Quando vi accostò le labbra, Raphael mandò un gemito più intenso. Drake non se ne curò. Lo percorse tutto con la lingua, baciandone la punta e accarezzandolo insieme con le mani, mentre questo pulsava febbrilmente e si gonfiava sotto il suo tocco. I gemiti sempre più acuti del ragazzo lo pregavano di continuare, di non fermarsi, ed egli obbedì volentieri.
Con delicatezza chiuse le labbra intorno al fallo, lavandolo tutto di saliva con la lingua. Poi iniziò a muovere la bocca come Raphael desiderava, lambendogli e succhiandogli il sesso con impeto pari agli spasmi che gli scuotevano il corpo di ragazzo, strappandogli lamenti inarticolati e ferini.
Continuò a dargli ciò che voleva, controllando a stento la sua eccitazione ormai quasi intollerabile, continuò a infierire sul suo membro con furia violenta nelle labbra e nella lingua. E infine Raphael mandò un gemito incontrollato, e un fiume caldo sprizzò nella gola e sulle labbra di Drake, riempiendolo tutto.
Il ragazzo si abbandonò sui cuscini, ansimando e rabbrividendo. Tentò di dire qualcosa, ma Drake risalì in fretta il suo corpo e gli premette sulla bocca le labbra ancora bagnate di sperma, succhiando con avidità, esibendogli con prepotenza il suo desiderio che non poteva più attendere. «Non parlare…» gemette, prendendo il suo posto e tirandoselo di sopra. «Non farmi… aspettare…»
Raphael obbedì prontamente, ricambiandogli con altrettanto ardore ciò che aveva appena ricevuto, senza risparmiare al suo membro né le labbra né la lingua impetuosa che, lo sentiva, gli strappava i gemiti più violenti.
Drake ansimava e il suo petto si alzava e abbassava rapidamente, mentre il suo compagno gli elargiva con generosità i suoi servigi, mentre il fallo rimaneva dolcemente prigioniero tra le sue labbra e lì era continuamente carezzato dalla lingua e dalle pareti della bocca, spinto fino a sfiorare il palato e poi tratto repentinamente indietro, senza mai lasciare il caldo umidore della sua bocca.
Drake gemette più forte quando Raphael scoprì i denti, non perché provasse dolore, ma perché non aveva più tempo. Il ragazzo se ne avvide. Gli ultimi movimenti della sua bocca furono nervosi, violenti quanto violento era lo strazio della passione del suo signore, perfino dolorosi, se il desiderio e l’eccitazione di Drake non avessero annullato in lui ogni altra sensazione.
Raphael accolse con piacere, quasi con gioia, il fiotto di sperma che gli inondò la gola e traboccò in due rivoli sottili agli angoli della bocca. Deglutì e ripulì delicatamente con le labbra il membro di Drake, poi si sdraiò al suo fianco, tirando con sé le coperte.
Ricordatevi che potete Vaccheggiare solo fino alla mezzanotte di mercoledì 30 aprile! Non perdete questa irripetibile occasione!
Al termine della manifestazione, eleggeremo con voto popolare la Super Vaccata DOCG e insigniremo il titolare di un alto riconoscimento!