Okay, spero di non star scazzando niente ù_ù
Titolo: Hot as Ice
Autore:
herm_weasleyBeta:
eliviFandom: RPF Attori
Personaggi: Melissa George, Zachary Quinto, con la partecipazione straodinaria di Greg Grunberg + menzione di altri
Pairing: Melissa/Zach (Quintorge!)
Rating: PG13
Parole: 4500 (W)
Disclaimer: Zachary, Melissa e tutte le real person menzionate in questa fanfiction non mi appartengono, la storia è di mia pura invenzione e non è scritta a scopi di lucro.
Warnings: CRACK!FIC XD, UST
Note: scritta per il Bridge Challenge @
fanfic_italia, opposizione scelta: UST/PWP. La mia tabellina è postata
QUI!
Riassunto: "Aaah," Zach riprese a respirare normalmente solo in quell'istante: ci mancava solo che fosse anche ninfomane, allora sì che avrebbe potuto annoverare la serata tra le più strane della sua vita.
Hot as Ice
Una cosa era certa: il dj si era sicuramente fatto qualche cocktail di troppo.
Che i suoi timpani fossero ancora intatti, Melissa davvero non lo sapeva; seguire il labiale di Greg che le stava raccontando qualcosa che non aveva proprio capito e annuire ogni tanto per dar segno di star prestando attenzione era l'unica cosa che potesse fare per non sembrare totalmente stupida. O sorda.
Figlio... Los Angeles... banana... milkshake... montagne russe... Marines...
Okay, tentare di rimettere insieme quegli sconnessi stralci di conversazione non l'avrebbe portata a niente.
Quindi sorrise e bevve un sorso del Martini Dry che teneva ben stretto - era convinta che le sarebbe esploso in mano da un momento all'altro se non avessero abbassato il volume della musica. (Senza contare che ci voleva una buona dose di coraggio e sconsideratezza per chiamare musica quel rumore assordante che faceva tremare le pareti del locale e gemere le sue povere orecchie.)
Greg rideva come un matto, per questo le sembrò opportuno accennare una risata di circostanza: Melissa lo considerava una delle persone più divertenti che avesse mai conosciuto, per questo gli concesse il beneficio del dubbio, prima di bere un altro corposo sorso d'alcool.
Quel party era uno schifo. JJ doveva essersi bevuto il cervello mettendo su un evento del genere. Per festeggiare cosa, poi? L'inizio di un progetto di cui Melissa non sapeva un bel niente, non era neanche sicura che Star Trek fossero due parole distinte o una sola! Magari c'era un trattino nel mezzo, proprio non ne aveva idea.
"Oh - carta - sì - tè!" Esclamò Greg sbracciandosi per indicare qualcuno alle spalle della donna.
Melissa corrugò la fronte, fissandolo come se fosse totalmente impazzito, delirante, o solo molto ubriaco. Prese in considerazione l'idea di chiedergli se c'era almeno un po' d'alcool in quello che stava bevendo, ma se ne uscì con un sonoro e isterico "EH?!" che lo fece ridere.
Le si avvicinò, accostando il viso al suo.
"Dicevo... guarda-chi-c'è!" Le sillabò in un orecchio, sperando di essere più chiaro.
"Aaaaaaaaaah!" Melissa annuì consapevolmente: c'era qualcuno che Greg conosceva nelle immediate vicinanze. Ovvio, come aveva fatto a non capirlo prima?
Per questo, curiosa com'era, finì per voltarsi di scatto poco prima che un metro e ottantotto di carne, ossa e sopracciglia il tutto spruzzato di patchouli, le venisse addosso in uno slancio di follia improvviso.
"CAZZO!" Fu tutto quello che le uscì di bocca, mentre il ghiaccio del Martini le finiva dritto nella scollatura dell'abito viola che indossava e quello che restava del suo drink andava a disegnarle un'enorme e orrenda chiazza nera che non faceva che espandersi ed espandersi ed espandersi...
Inorridì così brutalmente - le labbra spalancate in una smorfia di muto orrore, gli occhi sgranati e increduli - che avrebbe potuto tenere tranquillamente testa all'Urlo di Munch se non avesse avuto le mani ancora occupate: il bicchiere ormai desolantemente vuoto in una, la pochette intonata alle scarpe alte nell'altra.
Zachary Quinto la fissava come se fosse stata completamente pazza. Le sentitissime scuse della sconosciuta che lo aveva involontariamente spintonato in avanti nel disperato tentativo di raggiungere Karl - apparentemente impegnato in un'interessantissima conversazione all'altro capo della stanza - non vennero neanche registrate, perché era fermamente convinto che la sua condanna a morte fosse stata appena firmata da una bionda in viola in preda ad una crisi isterica.
"Scusa!" Finì per mettersi a gridare, nel disperato tentativo di farsi sentire al di sopra del ritmo martellante della musica.
Melissa non si era mossa neanche di un millimetro: si era limitata a chiudere gli occhi e a borbottare frasi sconnesse e inudibili, gli sembrò che stesse pregando, in realtà gli stava affibbiando tutti gli insulti che conosceva, impegnandosi a coniarne di nuovi e parecchio fantasiosi direttamente sul posto - da donna di classe quale era, lo annoverava tra i suoi passatempi preferiti.
Zach le si avvicinò, mettendo il suo drink in mano a Greg che se la rideva come un matto, chiamando tutti quelli che lo circondavano a dare un'occhiata a quel penoso spettacolino.
La donna non aveva ancora detto niente e, in tutta sincerità, neanche aveva intenzione di farlo. Ficcò il bicchiere vuoto nell'altra mano di Greg, che si sgolava e obbediva senza muovere la benché minima protesta.
Era stato sicuramente un modo molto efficace di presentarsi.
Melissa fece un passo indietro e, con uno sguardo che aveva dell'inceneritore, fece dietrofront e si diresse a passo marziale verso il bagno delle signore. Mentre la donna si sforzava di aprirsi un varco tra la folla, Zach si rese conto di avere ancora il fazzoletto che gli avevano dato col suo cocktail in mano: magari poteva sacrificarglielo come offerta di pace.
Lanciò un'occhiata perplessa e vagamente imbarazzata in direzione di Greg, che stava iniziando a fare battute di pessimo gusto riguardo a Zachary e la sua innata abilità di infradiciare le donne solo col pensiero - con ovvi e dubbi doppi sensi che Zach avrebbe volentieri evitato.
Lo abbandonò alle sue risatine convulse, brandendo il fazzoletto asciutto mentre si avventurava nella calca umana nella speranza di scusarsi a dovere e magari offrirle qualcos'altro da bere per ripagarla del Martini andato drammaticamente perduto.
Riuscì a muoversi con sorprendente rapidità, tanto che finì per fermare la porta del bagno delle donne prima che si richiudesse alle spalle di Melissa.
"Ehi!" Fu tutto quello che fu capace di dire, perché l'agghiacciante consapevolezza di non sapere come diavolo si chiamasse scese su di lui accompagnata da un fastidiosissimo coro angelico dal retrogusto satanico che gli risuonò nelle orecchie, deridendolo.
Melissa si voltò di scatto, irrigidendosi bruscamente.
"Questo è il bagno delle donne!" Esclamò acutissima allargando leggermente le braccia. Nel farlo, un versetto imbarazzante le scivolò inconsciamente giù dalle labbra: doveva togliersi quel dannato cubetto di ghiaccio della scollatura, e doveva farlo subito.
"Sì... sì, lo so," si affrettò a specificare Zach, cercando di impedirle di sconvolgere l'intera popolazione femminile rinchiusa nella toilette, "tieni," si risolse a dire infine, porgendole il suo fazzoletto stropicciato.
La donna guardò prima lui e poi il fazzoletto, ancora lui, il fazzoletto e - il pensiero volò semplicemente al gelido ghiacciolo che stazionava beatamente tra le sue tette e tutto parve perdere improvvisamente importanza: era la sua priorità.
"Tante grazie, ma non ne ho bisogno," biascicò indispettita, appoggiando la pochette sul lavandino e lanciandosi una critica e omicida occhiata allo specchio.
"Okay, permetti che ti aiuti?" Si offrì, facendo un passo avanti: evidentemente non si soffermò a riflettere più di tanto prima di iniziare a tamponarle la scollatura con quello stramaledetto fazzolettino del bar.
Melissa si irrigidì così prepotentemente da farlo sussultare. La sorpresa, però, non fece che suggerirgli una mossa ancora peggiore, in realtà dannatamente peggiore della precedente. Sotto lo sguardo allucinato della donna, Zach - rosso in volto e in zona orecchie - si prodigò per toglierle il cubetto di ghiaccio dalla scollatura dell'abito aderente.
Sarebbe andato tutto più o meno decentemente, se solo la porta di uno dei bagni alle loro spalle non si fosse aperta proprio in quell'istante, accompagnata dall'inconfondibile suono dello sciacquone - "ecco dove va a finire la mia reputazione," pensò Zach, "dritta dritta nel cesso."
Rimasero sconcertantemente immobili in fissa della signora grassoccia che era emersa dalla toilette: forse, se fossero rimasti perfettamente immobili, non li avrebbe visti affatto. Era un trucchetto che Zach aveva imparato guardando Jurassic Park, sperando ardentemente che la regola valesse non solo per i T-Rex ma anche per sconosciute donnine di mezz'età avvolte in abiti dalle dubbie fantasie floreali.
Ovviamente la nuova arrivata non si lasciò sfuggire il piccolo dettaglio delle dita di Zach infilate nella scollatura di Melissa, e lì rimaste; lei con gli occhi sgranati e un sorriso isterico spiattellato sulla faccia.
Melissa non si sarebbe mai ricordata cosa stesse pensando in quell'istante: era sicura che fosse qualcosa di simile a "sorridi e andrà tutto bene, Melissa, tutto bene, sorridi, ci sei? Ecco, più ampio il sorriso, di più, di più" prima che il server della sua mente non andasse in corto circuito.
Osservarono la signora con sguardo perplesso e sorrisetto ebete sulle labbra, prima che la tizia in questione non se ne fu uscita con un'espressione sconvolta e piena di disappunto e la promessa che qualcuno dall'alto dei cieli li avrebbe sicuramente puniti per la loro promiscuità.
Anche quando la porta si fu richiusa, lasciandoli, di fatto, soli con il loro lacerante imbarazzo, nessuno dei due disse o fece niente. Chi stava meglio, in quel preciso istante, erano le dita di Zach, accolte e nascoste tra i morbidi seni di Melissa, si erano evitate la scioccante scenetta degna della peggiore commediola su collegiali sessualmente ossessionati, ma decisamente poco attivi in materia.
"Toglimi.le.mani.dalle.tette," sillabò lentamente la donna con innaturale calma che, sicuramente, celava una crisi isterica in piena regola: se non fosse fuggito in tempo, la tempesta ormonale di Melissa l'avrebbe travolto in pieno, mettendolo inesorabilmente KO.
Zach sbatté un paio di volte le palpebre, fissandola dritta negli occhi - gli piacque il colore, grigio e verde fusi assieme, anche se alla luce artificiale della toilette gli parvero color del ghiaccio.
Ghiaccio. Questo gli ricordò che l'indice e il pollice della sua mano sinistra erano ancora stretti attorno al cubetto gelido che albergava nella scollatura dell'abito della donna; certo ormai non aveva più le sembianze di un cubetto: sciolto com'era le aveva infradiciato pure il reggiseno, penetrando nei successivi strati di stoffa.
"C-Certo," balbettò in difficoltà, affrettandosi a ritrarre la mano da lì.
L'espressione di Melissa si fece ancora più indecifrabile, piantandosi le dita sui fianchi con aria incredula.
"Almeno toglilo il cubetto di ghiaccio, già che ci sei," borbottò allucinata. Aveva tenuto la mano tra le sue tette per una quantità sconsiderata di tempo, il minimo che potesse fare era toglierle quel dannato ghiacciolo da lì! (L'idea le parve assolutamente ragionevole.)
"Sicuro," Zach obbedì senza farselo ripetere due volte, e un attimo dopo il cubetto - o almeno quello che ne restava - volò dritto nel lavandino con tanti auguri di buon viaggio.
"Ottimo. Devo pure ringraziarti?" Chiese Melissa a titolo del tutto informativo.
"Se vuoi," concesse lui.
"Grandioso."
E poi. Poi voci in avvicinamento dall'esterno. Qualcuno che si lamentava? Qualcuno che -
Melissa guardò Zach, e Zach guardò Melissa: pensi a quello che penso io?
Bigotta avvolta in carta da parati in arrivo!
Fu la donna a reagire per prima, afferrandolo per il bavero della giacca scura e lanciandolo letteralmente nel bagno più vicino, affrettandosi a seguirlo alla velocità della luce. Si richiuse la porta alle spalle e fece scattare la sicura con un movimento tanto rapido da sorprendere pure se stessa.
Zach aprì bocca e sembrava sul punto di dire qualcosa, ma Melissa gli piazzò una mano sulle labbra con una certa foga - se ci avesse messo un briciolo di forza più gli avrebbe incassato la mandibola dritta nella scatola cranica, facendolo diventare l'unico essere sulla Terra dotato di dentatura retrattile. Non gli venne in mente nessun esempio calzante, ma era sicuro che la cosa si sarebbe rivelata utile a lungo andare, se non altro per una possibile, futura carriera nel circo itinerante di Pittsburgh - pensò che avrebbe dovuto chiamare sua madre al più presto per chiederle se esistesse ancora qualcosa di simile.
Melissa si portò un dito alle labbra, facendogli cenno di stare assolutamente zitto.
Voci indistinte provenivano dall'esterno: qui non c'è nessuno, è sicura di averli visti?, ne è certa?, le dico che erano nel bel mezzo di qualcosa di estremamente inopportuno e via dicendo.
Fu al controlli pure sotto la porta che Melissa fu sul punto di uscire e ingaggiare un corpo a corpo con l'insopportabile donnina, ma Zach le risparmiò l'onere di una soluzione simile, salendo direttamente sulla tazza del water, così avrebbero visto solo le Christian Laboutin di lei, e non...
Lo sguardo le cadde solo in quell'istante sulle scarpe di lui: Converse nere. Un sopracciglio le schizzò verso l'alto, proprio mentre il bussare frenetico sulla porta li fece trasalire entrambi. Zach le lanciò un'occhiata assolutamente isterica e impanicata, gesticolando furiosamente per farle segno di rispondere.
Dopo un primo attimo di totale smarrimento, Melissa si schiarì la voce, recitando in perfetto accento americano: "occupato!"
Poi più niente. Frasi di circostanza, la porta che si richiude, il fracasso della musica in lontananza, i sospironi di Melissa e Zach finalmente liberi e poi il silenzio.
"Cristo!" Sbottò lei per prima, alzando le braccia e lo sguardo al cielo alla ricerca di un contatto divino, "ma che ho fatto di male?"
Zach, che nel frattempo era sceso dalla tazza del water, le lanciò un'occhiata poco simpatica, "delirare per una stupidissima macchia sul vestito conta?"
La donna inorridì per la quindicesima volta nel giro di una squallidissima mezz'ora: ma come osava?
"Se tu non mi fossi venuto addosso a quest'ora non saremmo in questa situazione ridicola!"
"Bè, guarda il lato positivo: poteva andare pure peggio!"
"Ah sì? Del tipo?" Lo sfidò apertamente, afferrando la maniglia per potersene uscire il più velocemente possibile, "in caso non avessi notato siamo al chiuso! Nessuna nuvoletta sfigata riuscirà a rendere questa situazione ancora più ridicola di quanto non -"
Con un tonfo assurdo la porta restò chiusa e Melissa si zittì di colpo.
Si voltò molto lentamente verso la serratura, ignorando Zach e la sua insolenza per dedicarsi a quella che era sicuramente stata una sua disattenzione: evidentemente non aveva chiuso per bene la porta e, credendo di aprirla, l'aveva semplicemente chiusa per davvero. Aveva senso. Terribilmente senso. Per questo riprovò, stavolta esercitando molta meno forza sulla povera maniglia, pregando contemporaneamente ogni santo esistente.
Silenzio, un altro tonfo, la porta che restò sconcertantemente chiusa.
Melissa chiuse gli occhi e rilasciò un sospiro inquietante, "ovviamente poteva andare peggio di così," concluse.
"Oh andiamo," biascicò Zach, invitandola a farsi da parte.
"Ma fammi il piacere!" Sbottò poco galantemente lei, restando ancora con entrambe le mani artigliate attorno alla maniglia.
"Ascoltami bene tette d'oro, spostati e lascia fare a me."
"Tette d'oro?"
"In mancanza di un nome migliore...," si giustificò con una scrollata di spalle.
"Mi chiamo Melissa."
"Zachary."
"No, ho detto Melissa!"
"Ho capito, io sono Zachary. Abbiamo problemi di egocentrismo, mh?"
Se con uno sguardo avesse potuto uccidere, Zach sarebbe già stato per terra agonizzante, probabilmente abbracciato al cesso, nel disperato tentativo di sopravvivere o, in alternativa, morire felice.
Finì per spintonarla di lato, e occuparsi personalmente della porta.
... con scarsissimi risultati. Dopo una decina di minuti buoni, Melissa contava il numero di piastrelle sulla parete rosata del bagno, mentre Zach inveiva contro la serratura, tanto da ingaggiarci un'interessante conversazione univoca e piuttosto colorita che la donna faceva finta di non sentire.
Dopo quindici minuti, Melissa, avendo perso interesse nell'architettura della toilette, si mise a fissargli il fondoschiena con estrema attenzione, ipnotizzata dal movimento dei suoi fianchi, destra-sinistra, sinistra-destra, e così via.
L'uomo si bloccò di colpo, sentendosi decisamente osservato, voltandosi poi di scatto verso di lei, cogliendola in flagrante.
"Spero sia di tuo gradimento," commentò serafico.
"Abbastanza," convenne lei, senza scomporsi più di tanto, "devo ricordarti che mi hai toccato le tette?"
"No, non ce n'è bisogno."
"Ottimo. Segui dei corsi di danza del ventre?"
"Mi stai prendendo per il culo?"
"Assolutamente no. Mi chiedevo se ti fossi allenato per -"
"No."
"Ah. Magari hula hoop, niente del genere?"
"Io non possiedo nessun hula hoop."
"Chiaro. Gli uomini sono piuttosto incapaci quando si tratta di hula hoop, effettivamente."
"Ti devono venire?"
"No," rispose piccata, arricciando il naso in un'espressione incomprensibile.
"Quindi sei così di tuo?"
"Così come?"
"Così."
"Non credo di apprezzare il fraseggio."
"Mi dispiace, non era mia intenzione."
"Certo, come no. Oltre al danno pure la beffa, la mia serata fortunata!"
Zach aprì bocca facendo per ribattere a tono, ma Melissa alzò una mano e gli impedì di farlo, "non dire che sarebbe potuta andare peggio o giuro che non rispondo di me stessa."
L'uomo scrollò le spalle come a dirle di fare come preferiva, e poi batté un colpo sulla porta che riecheggiò per tutta la stanza, senza però attirare l'attenzione di nessuno in particolare.
"Dubito che qualcuno entrerà dopo la denuncia della folle Primavera sovrappeso," si lamentò lei, appoggiandosi con la schiena alla parete, lasciandosi andare all'ennesimo sbuffo disperato.
"Ho un'idea," esordì Zach dopo una manciata di secondi di puro silenzio, "mi sali sulle spalle e ti arrampichi dall'altra parte. Poi vai a chiamare aiuto per aprire questa dannata porta."
Melissa si prese un attimo per valutare il livello di serietà della proposta e poi scoppiò a ridere come una matta, "questa sì che è un'idea geniale," biascicò divertita. Solo quando si rese conto che Zach non aveva proprio nessuna intenzione di riderci su, capì che non l'aveva detto per scherzare.
"Vuoi che ti salga sulle spalle?"
"Credevo che lo capissi, l'inglese."
"Certo che lo capisco."
"Allora sono sicuro che tu non abbia bisogno di sentirmelo ripetere."
"Ti devono venire, non è vero?" Gli ritorse.
"Ah-ah, simpatica."
"Da morire. E in ogni caso sei troppo magro, rischierei di ucciderti."
"Non mi sembri particolarmente grassa..."
A quel punto Melissa assunse un colorito che verteva al verde-giallognolo.
"Non parlavo del mio essere 'non particolarmente grassa' ma del tuo essere dannatamente magro!"
"Io non sono magro."
"Hai degli specchi in casa o sei solo particolarmente ottimista quando si tratta di scegliere cosa indossare?"
"Potresti smetterla con tutto questo sarcasmo?"
"Lo trovo divertente."
"Io per niente."
"Punti di vista, suppongo."
"Supponi bene."
"Grazie."
"Prego."
"Bene."
"Bene."
Per un altro quarto d'ora non dissero niente: Melissa si limitava a guardarlo quando lui non guardava lei, e Zach faceva altrettanto nei pochi attimi in cui la vedeva distratta.
Le piacevano le sue labbra, da morire. Se la situazione non fosse stata così sfortunata, l'avrebbe sicuramente avvicinato con una scusa, e poi sarebbe rimasta a studiargli la bocca con estrema attenzione. Aveva anche dei begli occhi, scuri, innaturalmente profondi, o forse erano le sopracciglia che contribuivano a rendergli lo sguardo particolarmente penetrante. L'aveva beccato ad osservare la porta con una certa rabbia repressa, e si era ritrovata a rabbrividire: in quanto a sguardi che uccidono, Zachary l'avrebbe potuta battere su tutta la linea e senza il minimo sforzo. Non le dispiacevano neanche i capelli, o le spalle, e - con sua grande sorpresa - realizzò che aveva degli avambracci niente male, nonostante restasse decisamente magro. Se n'era accorta quando si era tolto la giacca, accaldato com'era dai faretti ultima generazione puntati sul cubicolo; aveva persino preso in considerazione l'idea di dire qualcosa di particolarmente pungente, ma aveva deciso di godersi lo spettacolo e restare zitta: spesso il silenzio pagava più di mille parole e Melissa lo sapeva benissimo.
D'altro canto Zach non era riuscito a toglierle gli occhi dalle gambe, perfette e pallide, così come le sue braccia e il suo volto. I capelli biondi le incorniciavano il viso morbido, e le labbra rosse creavano un effetto così di contrasto con il resto della sua carnagione, che gli venne in mente una di quelle bambole di porcellana con la pelle bianca, le guanciotte rosate e la bocca in evidenza. Il problema era che Melissa non era né silenziosa, né tantomeno dolce come una bambola di porcellana. L'avrebbe definita come una Barbie particolarmente isterica, di bell'aspetto, decisamente, ma comunque isterica. L'abito viola, poi, le fasciava perfettamente i fianchi e le curve, mettendo in risalto quei seni con cui aveva già avuto un incontro ravvicinato piuttosto imbarazzante. Aveva anche un buon profumo, ed emanava un'aria così elegante e composta, che Zach faceva una gran fatica ad associare l'acidume che gli aveva mostrato, con la sua apparenza così signorile ed eterea. Pensò che le apparenze ingannavano eccome.
"Facciamolo," sentenziò Melissa dopo un secolo di silenzio.
"P-Prego?"
"Facciamolo, ho detto," ripeté.
"Eh... ?"
"Facciamolo! L'arrampicamento folle, quello."
"Aaah," Zach riprese a respirare normalmente solo in quell'istante: ci mancava solo che fosse anche ninfomane, allora sì che avrebbe potuto annoverare la serata tra le più strane della sua vita.
Deglutì ed annuì, passandosi entrambe le mani sul viso, "okay, però togliti le scarpe."
"Ovvio, non ho intenzione di rovinarle."
"Figurati, pensavo soprattutto a quanto poco piacevole sarebbe ritrovarmi quei taccazzi abnormi piantati nelle spalle."
"Ricordi la questione dei punti di vista? Ecco, quella."
Zach scosse il capo: doveva essere un caso disperato.
"Sali là sopra," le ordinò dopo un attimo, indicandole la tazza del water.
Melissa serrò le labbra fino a ridurle ad una linea sottile. Abbassò la seggetta e ci salì sopra, poi allargò le braccia, "e ora?"
"Ora togliti le scarpe e poi mi sali sulle spalle."
"Non usare quel tono autoritario con me, grazie."
"Non sto usando nessun tono autoritario!" Sbottò lui, dandole le spalle.
Melissa ne approfittò per inveirgli contro ed insultarlo senza fare alcun suono, prima di decidersi a sfilarsi le scarpe e tirarsi un po' su l'abito aderente sulle gambe, così da facilitarsi il compito.
"Spero per te che tu sia gay."
"Quasi come Elton John."
"A posto," convenne soddisfatta, appoggiando le mani sulle spalle dell'uomo, "abbassati un po'," lo esortò.
Zach obbedì, e Melissa fece scivolare una gamba dall'altra parte, in un tentativo assolutamente scomposto di aggrapparsi a lui.
I dieci secondi seguenti furono decisamente i più incomprensibile e folli e confusi di tutta la sua esistenza. Ricordò solamente di essersi sbilanciata in avanti, di aver fatto un mezzo giro su se stessa, e di essersi ritrovata inginocchiata sopra di lui, che nel frattempo aveva indietreggiato ed era caduto seduto sul water dove solo qualche attimo prima si trovava lei.
Sapeva solo di avergli circondato il collo con entrambe le braccia, di aver stretto le cosce alle sue gambe e di avergli lanciato un'occhiata di puro panico. Il suo odore l'aveva colpita come uno schiaffo e - oh, le sue labbra erano dannatamente più vicine di quanto non fossero mai state nei minuti precedenti.
Aveva deglutito a fatica e l'aveva guardato con aria allucinata.
Disse la cosa più sensata che le passò per la testa, una cosa che andava proprio detta: "sai di hippie puzzolente."
Zach, che aveva le tette della donna praticamente spiaccicate in faccia, le si era aggrappato ai fianchi con una forza tale da farsi persino male alle dita. Non sembrò trovare la sua asserzione particolarmente offensiva, o forse stava pensando a tutt'altro, quindi annuì, "lo so. Patchouli."
"Ah, patchouli, già."
"Sì."
Nessuno dei due si mosse e nessuno dei due pareva sul punto di farlo, comunque.
"Anche tu profumi," finì per dirle.
"Io non ti ho detto che profumi," fece notare Melissa, abbozzando un sorrisetto strano.
Le faceva un gran caldo, un caldo assurdo, e se Zach non si fosse deciso a smettere di fissarla dritta negli occhi, probabilmente avrebbe concluso la serata, sciolta sul pavimento in una pozza non meglio identificata. Le dispiacque soprattutto pensare alle sue Christian Laboutin abbandonate in un bagno a random di un locale a random di Beverly Hills.
"E' uguale, tu profumi," biascicò Zach.
Si ritrovò a pensare che Melissa aveva delle labbra bellissime, rosse e piene. Per uno e un solo istante, chiederle se poteva toccarle gli sembrò un'idea a dir poco geniale.
"Okay," mormorò lei, inspirando a fondo. Non stava agendo in maniera razionale.
Abbassò lo sguardo sulle labbra dell'uomo, perfettamente delineate, la barba sfatta sulle guance, una catenina invisibile a circondargli il collo e sparire tra i lembi semi-aperti della camicia bianca che indossava.
La mani di Zach vagavano sulla schiena della donna - si rese conto di non averla mai fatta una pazzia del genere, chiuso in bagno con una persona così attraente, il silenzio tutt'intorno, il suo profumo ad avvolgerlo completamente, la sua pelle morbida e così invitante a richiamarlo in un infinito incoraggiamento a toccarla. Decisamente, non era qualcosa che aveva già sperimentato.
Melissa alzò una mano e, senza pensarci, gli sfiorò le labbra con la punta delle dita - per un solo secondo, prima di ritrarre rapidamente la mano.
Che diavolo le era saltato in testa, mh? A che cavolo stava pensando?
Avvampò brutalmente, le guance le si imporporarono senza che potesse far niente per nasconderlo e Zach le sorrise, sinceramente divertito dalla piega della serata.
L'uomo sollevò un po' il viso, come a sfidarla a rifarlo, ma Melissa si limitò a guardarlo, non troppo sicura di ricordarsi com'è che si faceva a respirare per non diventare cianotica e stramazzare al suolo. Istintivamente finì per chinarsi leggermente verso di lui e -
"MELISSA!"
La voce di Greg li fece trasalire entrambi. Zach sgranò gli occhi e si rimise dritto di scatto con Melissa ancora abbarbicata addosso. La tenne miracolosamente su, aiutandola a sedersi di nuovo e passandole le scarpe abbandonate sul pavimento alla velocità della luce.
"Melissa sei là dentro?" Urlò l'uomo all'esterno, iniziando a bussare su tutte le porte dei bagni, trovandoli tutti liberi, tranne uno, il loro.
"Sì!" La voce le uscì disgustosamente acuta e fastidiosa. "Sono rimasta chiusa dentro, Greg!" Si fece coraggio e gli spiegò qual'era il problema, riabbassandosi il vestito sulle gambe e riavvicinando la porta mentre finiva di agganciarsi i laccetti delle scarpe attorno alle caviglie sottili.
"Okay, tranquilla, vado a chiamare qualcuno, torno subito. Tieni duro, okay?"
"Grazie, Greg."
Solo allora ricominciò ad inspirare ed espirare lentamente, lo sguardo fisso sulla porta. Zach, alle sue spalle, stranamente silenzioso, si stava rinfilando la giacca, riflettendo contemporaneamente alla ricerca della pace interiore e di una scusa abbastanza valida da essere propinata prima a Greg e poi a qualsiasi altro curioso gli avesse chiesto spiegazioni.
Ovviamente non gli venne in mente niente.
Greg fu di ritorno dopo cinque minuti, e dopo altri due, la porta si spalancò rivelando una Melissa particolarmente rossa, e uno Zach decisamente sgualcito poco più indietro.
La donna alzò una mano, a prevenire qualsiasi domanda imbarazzante - lo sguardo di Greg era già abbastanza loquace di per sé senza che ci aggiungesse qualche ulteriore, disperata specificazione verbale.
"Non dire niente, ti prego," biascicò Melissa, superandolo in fretta e furia per recuperare la sua pochette tristemente abbandonata sul lavandino. Si costrinse a non guardarsi allo specchio - doveva avere un aspetto pietoso - limitandosi a rinfrescarsi il viso in fiamme con un po' d'acqua fredda.
Greg era rimasto sulla soglia del bagno, uno sguardo indecifrabile fisso su Zachary.
"Amico...," balbettò incredulo, prima di mettersi a ridere, "quando lo dirò ad Adrian non ci crederà neanche se ti facessi una foto - posso farti una foto?"
"Ovvio che no, Grunberg!" Sbottò Zach, liquidandolo con una mossa strana, prima di uscire lui stesso dal bagno.
Un secondo dopo e Greg se li avvicinò entrambi: un braccio sulle spalle di Zach, l'altro su quello di Melissa.
"Qualcosa mi dice che diventerete molto amici," dichiarò sentitamente.
"Sta' zitto, Greg," borbottò Melissa, "non abbiamo niente in comune."
"Niente di niente," sottolineò Zach.
"E poi puzza di hippie sudato," puntualizzò lei.
"Verissi - no, ehi!" Zach ci ripensò, lanciandole un'occhiata inviperita.
Greg sbuffò una risata e chinò un po' il capo verso di lui, annusandolo.
"E' vero, Zach, sai di hippie sudato."
"Grazie per il sostegno morale, Greg."
"Non c'è di che!" Esclamò gioviale, dandogli una poderosa pacca sulla schiena.
"E comunque," riprese dopo un attimo, "una cosa in comune ce l'avete."
Melissa e Zach si voltarono contemporaneamente verso di lui con aria interrogativa - un tacito "cioè?" impresso nello sguardo di entrambi.
Greg sorrise con aria saccente, "siete due cattivi assolutamente degni di nota, sexy, oserei dire."
La donna scosse il capo, Zach inarcò un sopracciglio, non troppo sicuro di aver capito. Greg alzò gli occhi al soffitto, come in preda ad una riflessione molto profonda, "bè, lei era più sexy di te, amico," sentenziò infine, "senza offesa."
"Senza offesa, ovvio," balbettò Zach, mettendosi a ridere, nonostante tutto.
"Lo prenderò come un complimento," gli fece eco Melissa.
"Ma lo era!" Sbottò Greg, lasciandoli andare.
"Io ho bisogno di un drink," si lamentò lei, dirigendosi a passo spedito verso la porta.
"Doppio," puntualizzò Zachary.
"Anche triplo," gli fece eco.
"E triplo sia."
Una vampata d'aria smossa dalla porta che si aprì e chiuse, e Greg si ritrovò da solo nel bel mezzo del bagno delle donne.
Non riusciva proprio a capacitarsene. Il lato positivo era che, se non altro, aveva una storiella interessante da raccontare ad Adrian, Milo, Jack e Sendhil il lunedì successivo.
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