Titolo: Qualcuno che "sa"
Fandom: Originale
Parte: 1/1
Rating: PG?
Conteggio Parole: 753
Riassunto: Avrebbe bisogno di qualcuno che le confermi una cosa: tutto questo non è sbagliato...
Note: Terza mandata del
Fluffathlon, Hurt/Comfort + lyrics di una canzone. I versi And we'll only be making it right/'Cause we'll never be wrong together provengono da Total eclipse of the heart di Bonnie Tyler. Direi che questo potremmo chiamarlo nerd!fluff o fangirl!fluff.
Qualcuno che "sa"
And we'll only be making it right
'Cause we'll never be wrong together
Non era la cosa in sé, ad abbassarle il morale. La cosa in sé dava origine a qualcosa che poteva essere classificata come “tristezza”, d'accordo, però era una tristezza che tutto sommato non era così brutta.
La cosa in sé, l'innominabile cosa in sé era triste ed era piacevole al tempo stesso.
Il problema stava nel fatto che la cosa in sé era, appunto, innominabile.
Dirlo a sua madre che ammucchiava depliant turistici per trovare idee per la prossima vacanza?
Ottimo, se voleva sentirsi dare della stupida, infantile e superficiale.
C'era sempre sua sorella, immersa nello studio. Che le avrebbe ripetuto, con quel suo faccino teso in un'espressione gelida, quanto certe cose fossero sbagliate, assurde, patologiche. Credendoci, che era la cosa peggiore.
Oh, e l'altra sorella, quella che si era appena rifugiata in terrazza per sparlare telefonicamente con qualcuno, indisturbata, per più di un'ora. Poteva sfogarsi con lei. Ricevere una bella risata, come unica risposta.
La cosa in sé la riempiva di una piacevole malinconia, che sarebbe svanita se avesse potuto raccontare a qualcuno.
Il fatto di non poter assolutamente rivelare a nessuno che era triste per il finale di un fumetto, quello era orribilmente deprimente.
Più di quanto fosse consentito ad una persona sana di mente, forse.
Ma non poteva farci nulla. Sapeva ancora distinguere una storia dalla realtà, ed era per questo che il problema non era la malinconia, ma l'impossibilità di comunicare.
Magari poteva aspettare il ritorno di suo padre. Lui si infuriava per il calcio. Si intristiva e si esaltava periodicamente, a seconda del gioco della sua squadra. Forse poteva capire.
La passione per un branco di gente che insegue una palla è poi tanto diversa dalla passione per delle persone che non esistono, ma che fanno e dicono cose splendide e toccanti?
No, non era tanto diversa, ma sospettava che suo padre non la pensasse allo stesso modo.
E va bene. Si sarebbe scrollata via di dosso quella malinconia sciocca e tutto sarebbe svanito il giorno dopo.
La mail arrivata quella sera nella sua casella di posta elettronica aveva Tomoyo-hime come mittente, un allegato e un oggetto quanto mai invitante: “Qualcosa di cui forse hai bisogno...”
Di Tomoyo-hime sapeva poco: era sua coetanea, studiava biologia ed andava alle convention del fumetto in costume. Si conoscevano da qualche mese, grazie ad un forum sul mondo dell'animazione e del fumetto giapponese, che lei frequentava con sospetto. Anzi, in realtà si limitava a qualche salto occasionale, timorosa delle nuove ed illimitate frontiere dell'informatica. Era molto spaventata dal “fandom”, anche se Tomoyo (vero nome: sconosciuto) la rassicurava, dicendole che il “fandom” aveva molto da offrire, se uno non si lasciava scoraggiare.
Aprì la mail con curiosità. Tre righe di testo appena.
Credo di immaginare come tu ti senta. So che non è molto e non risolve le cose, ma magari ti tira su di morale!
E non sentirti in colpa se sei triste: basta dare il giusto peso alle cose. Una volta che sappiamo qual è il confine tra la vita e le storie, non c'è niente di sbagliato nel permettere alle storie di incidere sulla nostra vita. Guarda che se sono una persona migliore, lo devo tutto ai fumetti!
Insomma, noi che “sappiamo”, possiamo permetterci di rendere omaggio a qualcuno che non esiste, alla sua morte e alle sue vicende...
^__^
Ma di cosa stava parlando?
L'allegato era un documento Word, che portava l'emblematico titolo di “Gli autori stronzi non sanno con chi hanno a che fare”.
Continuava a non capire.
Si addentrò nella lettura delle quattro pagine che l'altra le aveva inviate.
Quando finì, aveva le lacrime agli occhi.
Quattro pagine, e una documentazione incredibile per mettere su una storia (fan-fiction, si chiamava) nella quale tutto ciò che non le era tornato nel finale del manga improvvisamente aveva senso! Le cose senza spiegazione ne avevano ricevuta una accettabile, e soprattutto lui e la sua morte stupida erano stati vendicati. Con un intreccio di dati e date, Tomoyo era riuscita a dimostrare che tutti gli eventi positivi della storia erano scaturiti dal fatto che i protagonisti avessero incontrato lui. All'improvviso le sembrò che ogni giustizia fosse stata ristabilita e che non ci fosse più nulla di sbagliato nell'universo.
Il grande mondo del “fandom” (si sarebbe dovuta abituare a quella parola) era di nuovo in perfetto ordine.
Ma soprattutto, nel piccolo mondo della realtà c'era una persona - meravigliosamente reale - che capiva, e che, in un modo unico, si era presa cura di lei.
***
Se ve lo state chiedendo, no, non stavo pensando ad un particolare manga/fumetto. Mi sono limitata a riprendere alcune sensazioni tipiche del post-lettura di qualcosa.
Ovviamente, è dedicata alle persone per le quali ho fatto tutto questo e dalle quali ho ricevuto simili cose.
Con molto orgoglio!XD