Titolo: Se ami qualcuno, lascialo libero
Fandom: Free! Iwatobi Swim Club/Eternal Summer
Rating: verde
Personaggi: più o meno tutti
Pairings: Rin/Haruka, Rei/Nagisa
Riassunto: "Risalì quindi con lui la spiaggia, ma a metà strada s’imbatterono in qualcosa d’imprevisto: la sorella di Rin e il suo mozzo, entrambi sconvolti e quasi in lacrime, che si lanciarono sul ragazzo.
«Onii-chan! Hanno portato via Haruka! »"
Disclaimer: Free! e tutti i suoi personaggi appartengono a Kouji Ouji e alla Kyoto Animation.
Note: Mermaid!AU perchè sì, Haru sirenetto è l'amore.
Beta:
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Quella mattina Rei si era recato alla residenza dei Matsuoka con tutte le buone intenzioni possibili, ma doveva ammettere che trovarsi a parlare faccia a faccia con Rin, considerando anche la reputazione che questi aveva in paese e nonostante l’incontro del giorno prima, era piuttosto complicato. Innanzi tutto il rosso lo accolse con un’espressione che definire scocciata sarebbe stato un eufemismo, in secondo luogo sembrava tutto meno che ben disposto a perdere del tempo con lui.
Rei, dal canto suo, si sentiva più intraprendente del solito, forse a causa dell’obiettivo che si era prefissato, forse per la mancanza di sonno. Aveva passato la notte ad accumulare forzieri pieni di monete in un piccolo anfratto nascosto della spiaggia dove s’incontravano di solito lui e Nagisa, con l’aiuto del tritone biondo e del suo amico Makoto. Grazie al tesoro che erano riusciti a scovare sarebbe stato semplice convincere Rin a vendergli Haruka, così da far tornare libero il tritone.
«Buongiorno, Matsuoka-san. Sono qui per parlare di affari. » esordì quindi spavaldo, certo che quell’approccio avrebbe subito attirato l’attenzione di Rin. «So cosa trasportavate ieri in quella cassa.»
Le sue aspettative vennero tuttavia deluse dall’espressione di ostentato disinteresse che gli giunse in risposta.
«Non so cosa pensi di sapere, ma il contenuto di cui parli è ad uso strettamente personale e non disponibile per nessun tipo di affari. »
Mentre parlava, Rin incrociò le braccia sul petto e si spostò leggermente di lato in modo da bloccare completamente il passaggio nell’ingresso di casa. Quell’atteggiamento la diceva lunga sulle sue intenzioni riguardo chi si trovava ora all’interno: poteva essere istinto di possesso o, molto più semplicemente, di protezione. Il dubbio che il rosso avesse cambiato idea durante la notte s’insinuò in Rei, ma non era quello il momento migliore per esprimerlo.
«Cosa ti fa credere che la cassa fosse in vendita? » continuò Rin. «E anche se fosse, non se saresti comunque all'altezza. »
Quell’ultimo commento indispettì un poco Rei, perché in effetti, normalmente, non avrebbe mai potuto permettersi la cifra esorbitante che poteva venire a costare una sirena, ma il fatto che Rin lo desse per scontato era seccante. Ovviamente non era altro che un pescatore come lui, ma aveva un orgoglio da difendere. Inoltre era leggermente turbato dal termine “ad uso personale”.
«So benissimo che si tratta di una pesca molto speciale. » disse quindi piegando le labbra in un sorrisetto saccente. «Chiunque la metterebbe a frutto per ricavarne il più possibile e ti posso assicurare che, se mi sono preso la briga di venire fin qui, significa che sono più che all’altezza di qualunque tua aspettativa. »
Lo disse con una spavalderia fuori dal normale per lui, ma riteneva che quello fosse l’unico modo per convincere Rin a cedergli Haruka in modo da poterlo infine liberare. Quella che ottenne fu invece una risposta che lo spiazzò, proprio perché giungeva da una persona che, non più tardi del giorno prima, andava dicendo di voler sfruttare quell’occasione per fare soldi.
«Insomma, sei sordo o cosa?! » sbottò Rin in tono esasperato. «Ho detto che Haru non è in vendita. Perché tutti si sono fissati con quest’idea? Quando si sarà ripreso tornerà da dove è venuto. »
Evidentemente non riteneva più necessario far finta di niente ma, d’altro canto, non intendeva nemmeno proseguire nei suoi fini. Quello che spiazzava Rei ere la sua ultima affermazione: significava quindi che Rin rinunciava del tutto all’idea di tenere prigioniero Haruka? Aveva davvero intenzione di liberarlo lui stesso? Quella era davvero un’ottima notizia, anche se Rei, sotto sotto, si sentiva un po’ deluso dall’inutilità del lavoro notturno a cui si era sottoposto insieme a Nagisa e Makoto. A parte questo, però, i due tritoni sarebbero stati entusiasti di saperlo.
Tuttavia Rin non aveva ancora finito e sembrava che tutta la convinzione mostrata da Rei avesse comunque suscitato il suo interesse.
«Mi chiedevo, comunque…» continuò sforzandosi chiaramente di non mostrarsi troppo incuriosito. «Quanto saresti stato disposto a pagare? Non che questo cambi la mia decisione, sia chiaro, era solo per sapere. »
Quantificare quanto trasportato la notte precedente era abbastanza impossibile per questo Rei finì per sospirare e scuotere la testa, mentre si aggiustava gli occhiali sul naso.
«Forse è meglio se vieni a vedere tu stesso, basterà scendere sulla spiaggia qui vicino. »
Rin tentennò solo per pochi secondi, ponderando chissà cosa, poi decise che, evidentemente, valeva la pena seguirlo. Lungo la strada non si scambiarono una parola e quando giunsero alla spiaggia in questione, più riparata rispetto al porto e abbastanza fuori mano per l’attracco di qualunque barca, Rei sperò che tutto fosse rimasto come l’aveva lasciato. Sapeva che Nagisa e Makoto dovevano essere nelle vicinanze, ma sperava che rimanessero al riparo: ora come ora non era ancora certo al cento per cento delle intenzioni del rosso, quindi preferiva non mettere in pericolo gli amici.
Tutt’attorno era pacifico e silenzioso, la quiete interrotta solamente dallo sciacquio delle onde e dal vento che si stava gradualmente alzando. Il cielo era grigio e non prometteva nulla di buono nelle prossime ore ma, se tutto fosse andato come sperava, non era qualcosa che dovessero temere.
Evidentemente preoccupato da tutt’altro, Rin si guardava attorno circospetto.
«Un posto piuttosto strano per tenerci dei soldi. » commentò. «Sicuro che non ci sia nessun altro, qui?»
Doveva aver intravisto lo stesso guizzo che aveva notato anche lui nei pressi degli scogli, ma che aveva tentato d’ignorare: di certo si trattava dei due tritoni.
Facendo finta di nulla, Rei raggiunse gli scogli poco lontano e scostò la massa di rami e fronde che aveva accumulato durante la notte, scoprendo i forzieri che vi erano celati. Aveva fatto del suo meglio per ripulirli, ma incrostazioni ed alghe erano ancora ben visibili sulle pareti e sui coperchi. Quando ne sollevò uno, mettendo in mostra il luccichio della monete, ebbe la soddisfazione di vedere Rin spalancare gli occhi.
«Ce n’è abbastanza per comprare l’intera isola di Iwatobi. » chiarì e non ebbe bisogno di aggiungere altro perché l’espressione che si trovò di fronte era più che mai eloquente.
Rin era chiaramente combattuto, sembrava che stesse affrontando una sorta di dilemma interiore mentre fissava le monete d’oro luccicanti come se si fosse trovato davanti la soluzione ai problemi di una vita. Anzi, probabilmente era proprio così.
«Mi daresti tutto questo in cambio di Har… della sirena? » mormorò come se non potesse crederci.
Trascorse ancora alcuni istanti tormentandosi le mani, infine scosse la testa sospirando.
«No, mi dispiace. Come ho detto, Haru non è in vendita. »
Inspiegabilmente, a quelle parole anche Rei sospirò, ma di sollievo. Aveva la netta impressione che quella decisione fosse costata molto a Matsuoka, ma che alla fine avesse prevalso la sua coscienza.
Di tutt’altro avviso doveva essere chi invece aveva ascoltato di nascosto, infatti dall’acqua si alzarono diversi spruzzi uniti al rumore secco di qualcosa che sbatteva e ad una voce che conosceva fin troppo bene.
«Puoi prendere tutto quello che vuoi, ma prima devi riportarci Haru-chan! »
Nagisa aveva nuotato fino a riva e ora, nonostante tutte le raccomandazioni di Rei di restare nascosto, stava alzando la voce contro Rin, visibilmente arrabbiato. Alle sue spalle, Makoto aveva invece un’espressione affranta e sembrava diposto a tutto pur di riavere l’amico.
«Ti prego, restituiscicelo! Haru non può sopravvivere a lungo lontano dal mare! Ti porteremo tutti i tesori che vuoi, ma liberalo! »
Il rosso assunse un’espressione incredula e Rei si coprì la faccia con le mani: aveva spiegato ai due quanto fosse importante che non si facessero vedere per rendere la messinscena più credibile e meno pericolosa, ma evidentemente era troppo aspettarsi una reazione logica. Quando trovò il coraggio di tornare a guardare la scena, Rin stava spostando lo sguardo ripetutamente da lui ai due tritoni.
«Volevi comprarti la mia sirena quando ne hai già due?! » se ne uscì allibito.
«Cosa?! No, questo non è…»
Tuttavia Rin lo interruppe passandosi una mano tra i capelli e coprendo in pochi passi la distanza che lo separava dall’acqua, gli occhi cremisi ora fissi su Nagisa.
«Non ho bisogno di niente di tutto questo. » lo sentì dire rivolto al tritone dorato e all’amico poco distante. «Avevo già deciso di liberare Haru non appena si fosse rimesso. »
Questa volta fu Makoto ad interrompere il discorso, allarmato da quelle ultime parole. Nuotò fino a riva, sollevando una gran quantità di spruzzi che finirono per infradiciare sia Rei che Rin e afferrò quest’ultimo per una caviglia.
«Haru sta male?! É ferito? Riportacelo, ti prego! Ci prenderemo cura noi di lui! »
Aveva un’espressione davvero disperata, davanti alla quale il giovane pescatore tentennò per un attimo, a disagio.
«Eri in combutta con loro, eh, Ryugazaki? » disse poi con un accenno d’ironia. «Non temente, Haru sta bene, si tratta solo di qualche livido e… E va bene. » concluse infine. «A questo punto tanto vale che lo vada a prendere. »
Rei avrebbe voluto rispondere che non era “in combutta” con nessuno, che voleva solamente aiutare i suoi amici, che non era giusto tenere Haruka lontano da loro, ma l’espressione di Rin, di nuovo, lo fermò dal commentare: era quella di qualcuno che stava rinunciando a qualcosa di davvero importante. Risalì quindi con lui la spiaggia, intenzionato a dare una mano nel trasporto del tritone, come il giorno precedente, ma a metà strada s’imbatterono in qualcosa d’imprevisto: la sorella di Rin e il suo mozzo, entrambi sconvolti e quasi in lacrime, che si lanciarono sul ragazzo.
«Onii-chan! Hanno portato via Haruka! »
Era successo tutto fin troppo velocemente, Gou aveva avuto a malapena modo di rendersene conto. Dopo che Rin era uscito, raccomandando a lei e ad Aiichiro di tenere d’occhio Haruka, aveva sentito bussare alla porta e aveva aperto convinta che si trattasse del fratello che aveva dimenticato qualcosa. Invece si era trovata davanti Sousuke, accompagnato da altri due uomini che reggevano una grossa rete e lo stupore l’aveva bloccata sul posto. I tre non si erano fatti scrupoli a spingerla da parte e a farsi strada in casa, diretti verso il cortile sul retro. Solo quando le erano giunte le esclamazioni allarmate di Nitori, Gou si era ripresa dall’attimo di shock e si era precipitata al loro inseguimento. Vedendoli dirigersi verso il laghetto, le loro intenzioni le erano state subito chiare e, senza esitazione, si era aggrappata alla camicia di Sousuke.
«Non puoi farlo, Sou-onii-chan! » lo aveva pregato, sperando che quel vecchio nomignolo sortisse l’effetto di ammorbidire le intenzioni bellicose del ragazzo.
Ma l’altro le aveva rivolto uno sguardo freddo come il ghiaccio, staccandosi di dosso le sue mani.
«Stanne fuori, Gou. » si era limitato a dire, mentre faceva cenno agli altri due di stendere la rete sopra il laghetto.
Catturare Haruka si era rivelato più arduo del previsto, poiché il tritone aveva opposto tutta la resistenza possibile, ma alla fine le maglie della rete avevano infine bloccato i suoi movimenti. Mentre gli altri due lo tenevano fermo, tentando di limitare i guizzi improvvisi della coda, Sousuke lo aveva afferrato e gli aveva legato i polsi dietro la schiena.
Era stato in quel momento che, probabilmente consapevole che la situazione fosse definitivamente precipitata, Haruka si era lasciato sfuggire un: «Rin…! » dall’intonazione vagamente disperata, che aveva spezzato il cuore a Gou.
La ragazza si era avvicinata di nuovo a Sousuke, esclamando ripetutamente di lasciar stare il tritone, di abbandonare quella pessima idea, ma inutilmente.
«Non metterti in mezzo, Gou, o ne pagherete tutti le conseguenze. » l’aveva zittita il vecchio amico. «Tu, tua madre e Rin. Soprattutto Rin. »
Era stato in quel momento che aveva capito che non ci sarebbe stato nulla da fare ed era crollata in ginocchio, pallida e sconfitta, mentre le proteste di Nitori si spezzavano in mille singhiozzi.
Quelli di Samezuka avevano infilato Haruka in una cassa e se n’erano andati ignorano completamente i due, e solo una volta usciti, Gou aveva trovato la forza di alzarsi, afferrare per un braccio uno sconvolto Aiichiro, e correre a cercare il fratello.
Non era stato difficile trovarlo, dato che era uscito da poco, e, quando avevano visto che risaliva strada insieme a Rei e non era riuscita a trattenersi.
«Onii-chan! Hanno portato via Haruka! »
Rin sgranò gli occhi e la fissò per un attimo, incredulo.
«Devi salvarlo, onii-chan! Haruka ti ha chiamato, ha chiesto il tuo aiuto, non puoi abbandonarlo! »
Ma ben presto la ragazza si rese conto che non era necessario aggiungere altro, che il fratello aveva capito benissimo cos’era accaduto, chi era l’artefice del rapimento, e aveva già preso la sua decisione.
Una luce nuova brillava negli occhi di Rin, una determinazione che non vedeva da tanto tempo e che, nell’angoscia del momento, le sembrò come una boccata d’aria fresca. Il giovane pescatore non perse altro tempo e si rivolse agli altri.
«Ryugazaki, vieni con me. Prenderemo la mia barca, è più veloce della tua. Nitori, anche tu. Gou, tu e la mamma andate a stare dai Mikoshiba finché non torno. »
A quelle parole la ragazza tentò di protestare: voleva partecipare a sua volta al salvataggio di Haruka, se non altro per redimersi dopo che non era riuscita ad alzare un dito mentre lo portavano via. Rin, tuttavia, non era dello stesso parere.
«Sarà pericoloso, stiamo parlando di quelli di Samezuka, non potrò preoccuparmi anche di te. Seijurou e Momotarou sono degli stupidi, ma so per certo che dovranno passare sui loro cadaveri prima di farti del male. »
Non le restò quindi altro da fare che rassegnarsi mentre osservava i tre allontanarsi verso il porto, pregando in cuor suo che tornassero sani e salvi e con il tritone.