[RDJude!AU] You’ll be alright, no one can hurt you now...

Mar 25, 2012 03:50

Titolo: You’ll be alright, no one can hurt you now...
Fandom: RPF - Attori
Personaggi: Baby!Robert/Baby & baby ghost!Jude
Genere: triste, fluff (????)
Avvertimenti:  one-shot, AU,
Rating: arancione/rosso
Parole: 1074
Note: E' tutta colpa della manubibi ù_ù Avevo scritto una fanfic del momento in cui Robert e Jude fanno amicizia, avevo descritto Jude come un bambino, pallido e malandato, ferito, poi la Manu mi ha scritto come pensava che Jude si fosse procurato quei lividi e chi gliel'avesse procurati e TADAN \o/ Ecco a voi questa cosuccia... Non sono, sinceramente, molto soddisfatta dato che non so se le descrizioni sono 'accettabili', ma vabbè XDDD
Btw, partecipa all'ultima settimana dell' RDJude Week, indetto da rdjudefic_ita, con il prompt bambini :3 Che poi non so nemmeno se la storia sia attinente al prompt X'DDD Cioè i protagonisti sono bambini, ma la fanfic parla di loro due solo alla fine çvç Vabbè, spero vada bene. Io ringrazio la Manu che mi ha dato un altro po' di tempo, perchè io come sempre devo fare le cose all'ultimo minuto e l'ultimo minuto non bastava, quindi grazie :'3
Okaaaay, buona lettura <3
Spero piaccia :3
A presto :D

Anche oggi esco da scuola alle quattro, attraverso la strada per percorrere quei pochi isolati che mi separano da casa. Ricordo che la mamma mi veniva sempre a prendere, sorrideva... Adesso che non c'è più devo tornare a piedi e, a casa, non vedo più un sorriso da tanto tempo...
Durante il tragitto, spero che papà sia addormentato sulla sua poltrona, così - forse - avrò una possibilità di correre in camera prima che lui mi veda e inizi ad urlare.
Sì, spero che oggi non mi veda. Ho ancora il livido dell'ultima volta in cui si è arrabbiato, di ieri. Ieri papà era ubriaco, come sempre - da quando se n'è andata ha iniziato a bere, diventando più aggressivo. Aveva sentito la porta chiudersi e mi aveva visto correre su per le scale, ma non avevo fatto in tempo a chiudermi in camera.
Lui mi aveva preso. Anche quel giorno, mi aveva preso.
E questo è il risultato... Spero di riuscire a guadagnare qualche secondo chiudendo la porta il più silenziosamente possibile. Ma papà non è seduto sulla poltrona, né addormentato. È, invece, in piedi al centro del salone. Sembra che mi stia aspettando, invece ha una birra vuota in mano: deve solo andare a prenderne un'altra...Non dovrebbe fare molto caso a me... Potrei sgattaiolare in camera, correndo più veloce che posso.
O forse no.
Mi si para davanti, impedendomi il passaggio e stringendomi forte un braccio, per poi trascinarmi in salone. È arrabbiato, ma non so perchè.
Oppongo resistenza, ma papà con un strattone mi costringe a scendere le scale, facendomi inciampare negli ultimi gradini e cadere a terra.
Cerco di rialzarmi, ma non ci riesco, ricado ogni volta senza riuscire a rimanere in equilibrio. Allora indietreggio, scappando da lui, allontanandomi, camminando a gattoni verso l'unica via d'uscita: la porta.
Ma, come sempre, con due passi mi raggiunge, trattenendomi in quella casa, impedendomi di andare da qualsiasi altra parte. Mi riafferra per il braccio, io scalcio, mi divincolo, invano. Mi solleva, portandomi nel mezzo del salone e lasciandomi cadere malamente sul pavimento, come se fossi un rifiuto, o qualcosa di poca importanza.
Cerco di alzarmi in piedi, anche se sono ancora un po' instabile, ma subito vengo atterrato di nuovo da uno schiaffo. Incasso calci, senza avere la forza di provare anche solo a indietreggiare strisciando.
In fondo, con quali forze un bambino potrebbe opporsi a un adulto? È un po' come una foglia che cerca di opporsi a un forte vento... Come potrebbe?
E così cerco, prima di ricevere un altro colpo, di portare la testa tra le ginocchia, per evitare di farmi ferire in viso, un posto troppo esposto sulla quale si noterebbero subito le ferite, si noterebbero così tanto da impedirmi di andare a scuola.
Ma papà è più veloce di me e un altro calcio mi fa sussultare e gemere di quel dolore che si espande, concentrandosi però nei punto colpiti. Sento le ossa farmi male, essendo state colpite di nuovo. La sua scarpa mi colpisce violentemente la bocca, spaccandomi un labbro e facendomi sanguinare. Porto una mano alla ferita, toccandomi il labbro tumefatto, mentre lui mi afferra per la maglietta, rimettendomi il piedi.
Non ho il tempo di riprendere fiato che la sua mano mi colpisce ancora. Lo vedo: è arrabbiato, furioso, anche più di prima e, come prima, non so la ragione per cui lo è.
Il colpo precedente mi ha mozzato il fiato, mi fa barcollare, ma, anche se le gambe non sono stabili, riesco a rimanere in piedi per miracolo. Tuttavia, non riesco a mantenere una posizione eretta: fa troppo male.
Un pugno colpisce il labbro, precedentemente ferito, facendolo sanguinare ancora di più. Non ha senso gridare, piangere o solamente pregarlo di smettere, perchè tanto so che non succederà, so che tutto smetterà quando lui lo vorrà e non prima. E so che potrei peggiorare la situazione, se solo dicessi una parola.
Per questo, con gli occhi ugualmente lucidi, subisco in silenzio i colpi che, uno dopo l'altro, mi feriscono anche il viso, non curandosi di nulla.
Uno più forte degli altri mi fa crollare ancora sul pavimento e nella caduta urto il tavolino da caffè.
Un dolore più forte mi fa chiudere gli occhi, fa diventare tutto completamente buio, mentre le lacrime scendono a bagnare le mie guance. E la luce si spegne all'improvviso, il dolore, la sofferenza svaniscono, lasciando lo spazio a una leggerezza quasi benefica, come se fossi steso su qualcosa di soffice.
Mi lascio andare, non pensando a niente, non pensando a cosa è accaduto e a cosa accadrà. Mi concentro su questa sensazione di sollievo che mi pervade, mentre la luce mi avvolge.

But all that’s dead and gone and passed tonight
Just close your eyes
The sun is going down
You’ll be alright
No one can hurt you now
Quando riapro gli occhi sono spaesato... e solo. Imprigionato nella mia casa, costretto a vagare tra queste mura vuote e tristi, cariche di brutti ricordi, costretto a vedere questa casa abbandonata, che un tempo ospitava la mia famiglia, invecchiare e iniziare a cadere in pezzi. Papà non c'è più, probabilmente è morto e la casa è rimasta disabitata...
Il tempo passa e io continuo a rimanere da solo. Qualche volta, ci sono dei bambini che vengono a giocare con me, ma se ne vanno presto... Non riescono a riempire quel vuoto che sento ogni momento che passa, non riescono a farmi sentire felice, in compagnia.
Se ne vanno e basta. Lasciandomi qui a passare il tempo - non so neanche bene come, probabilmente passa così velocemente che non lo percepisco.
E poi arriva qualcuno. Qualcuno di reale, una persona vera, una famiglia vera, che viene ad abitare qui, nella mia casa. Ed io sono felice, finalmente, perchè non sono più solo, perchè finalmente c'è un altro bambino come me qui.
Restando nell'ombra, nelle pareti, ho sentito il suo nome: Robert. Un bel nome e lui è un bambino simpatico.  
'Voglio diventare suo amico... Chissà se vorrà diventare mio amico' mi dico e mi domando ogni volta che lo vedo giocare nel suo rifugio, in salone, nel giardino.
Poi una sera decido di andarlo a trovare.  All'inizio è un po' spaventato, poi mi sorride - non so quanto tempo è passato dall'ultima volta che ho visto un sorriso -, mi parla e mi chiede di diventare il suo amico speciale.
Penso a tutto ciò che mi è accaduto e non sto più nella pelle. Dopo così tanto tempo ho di nuovo un amico!
Sono felice di essere riuscito a fuggire da quella vita, felice di aver trovato qualcuno con cui passare quest'altra breve parte di eternità.

personaggi: baby!jude, avvertimenti: one-shot, !rdjude week, fandom: rpf attori, ghost, avvertimenti: au, genere: triste, genere: fluff, 2012, personaggi: baby!rob

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