Il giorno dopo il sole splendeva.
Ma io non riuscivo a scaldarmi.
Profonde occhiaie solcavano le mie guance, e il mio viso sembra ancora più scavato.
Anche l’acqua che scorreva lungo tutto il mio corpo non riusciva svegliarmi. Dormivo, e nei miei sogni c’eri solo tu.
Subito mi si avvicinarono un paio di assistenti. Non capii neanche se erano uomini o donne, tanto era confusa la mia mente.
Le dita che mi ritoccavano il trucco che copriva una notte insonne e immersa nelle lacrime non erano gentili, ma sfregavano la mia pelle.
Se fossi stato privato di quella, sarebbe rimasto solo il mio scheletro a fronteggiare la realtà.
Invano, rovinosamente, sarei diventato polvere.
Ti guardai e ti sorrisi.
E i miei occhi si riempirono di lacrime.
Aveva sostenuto il mio sguardo, ma non era stato Akanishi a farlo… solo Yabuki.
Le lacrime solcarono il mio volto, rovinando il trucco.
Scoprivano una pelle grigiastra.
Ti vedevo ed eri lontano: la lingua mi si spezzò, il corpo s’irrigidì, come se un tenue fuoco dall’interno lo logorasse e le mani si imperlavano di sudore.
Era pomeriggio, e io non avevo mangiato nulla dal pomeriggio del giorno prima.
Svenni.
Nel buio fitto che invadeva la mia mente, non c’era nulla, neanche una lucina flebile e lontana.
La tua voce.
Volevo vederti. Ordinai ai miei occhi di aprirsi, volevo che tornasse la luce nel mio corpo e con essa la tua figura.
Ma rimasero sigillati. Un mondo luminoso è anche un mondo pieno di dolori.
Avevo sofferto abbastanza?
Potevo davvero ritirarmi così, nelle ombre della mia mente?
Ebbi paura di non riuscire mai più ad aprire gli occhi.
Solo perché tu eri lì.
Ma le tue labbra mi salvarono, perché si posarono decise sulle mie.
Non disse nulla, per tutto il tempo, non disse nulla.
Le sue mani grandi scivolavano sul mio corpo privandomi degli abiti.
Tenevo ancora gli occhi chiusi, ma ansimavo.
Il mio corpo rispose ai suoi tocchi. Alzai le braccia e gli circondai il collo, tirandolo verso di me.
I baci che seguirono, le carezze, sapevo che niente di tutto ciò era vero.
Perché riuscì a leggere nella sua mente.
Io ti do quello che vuoi, ma tu torna a lavorare seriamente.
Ma il dolore del mio cuore in pezzi fu soppiantato dal dolore della sua presenza dentro di me.
Il mio corpo si era fuso col suo, ma le nostre anime erano divise da una barriera infrangibile.
Mi stava uccidendo. Se ne rendeva conto?
Il sudore che imperlava tutto il mio corpo era gelido. Ma Akanishi era bollente.
Stava godendo anche lui?
Uscì da dentro di me, si allontanò pochi passi. Tornò con un asciugamano bagnato e me lo passò su tutto il corpo, lavando via ogni traccia di quello che avevamo fatto.
Per tutto il tempo, tenni gli occhi chiusi.
Anche quando mi sollevò a sedere, mi tenne la testa e mi fece bere una bevanda molto zuccherata.
Poi mi rivestì. Passò un’eternità. Ogni pezzo di stoffa che mi copriva ingrandiva la distanza che già ci separava.
Lasciò la stanza.
E io vidi soltanto il sole tramontare.