Moondance - Generazione 6.4

Jan 02, 2011 12:32

Cominciamo l'anno nuovo come si deve, anche perché oggi il mio LiveJournal festeggia i due anni di età.
E' da undici mesi che ormai non parlo più dei Moondance. Oltre ad aver avuto poco tempo per giocare, ho passato un periodo di noia nei confronti di TS3. Non perché lo reputi un gioco noioso in sé, ma perché ci sono alcune imprecisioni tecniche che nel gioco mi fanno innervosire. L'ho quindi accantonato, e assieme ad esso anche i Moondance. Poi, grazie alle vostre legacy e storie ambientate nel 3, che ho ricominciato a leggere, mi è tornata la voglia di giocare, accompagnata anche da un po' di nostalgia per i miei personaggi. Ed ora eccomi qui, sono pronta a riprendere in mano la storia dei Moondance! Sotto il cut, oltre alla nuova puntata, trovate anche un riassunto generale della storia fino a qui, se non ve la ricordate e/o non avete voglia di rileggere gli episodi.
Mi auguro che il tutto sia di vostro gradimento. Buona lettura! :)




EPISODI PRECEDENTI:
gen. 5.7
gen. 6.1, gen. 6.2, gen. 6.3

RIASSUNTO GENERALE: Liviana ed Abigail Moondance, le due cugine eredi della quinta generazione della famiglia Moondance, ormai adulte si trasferiscono da Terra di Mezzo in TS2 a Sunset Valley in TS3, lasciandosi alle spalle i loro genitori e le loro vite da riccone per ricominciare da capo. Liviana intraprende la carriera nel corpo di polizia, mentre Abigail comincia a lavorare nel campo della cucina alla Friggitoria di Hogan. A Sunset Valley incontrano altri due giovani fuggiti dalle loro famiglie, le due più importanti delle isole Twikkii, cioè Jason Reeves (carriera scientifica) e Ron Harris (carriera musicale). Liviana si mette insieme a Jason, mentre Abigail si fidanza con Ron. Qualche tempo dopo, per rinvigorire il rapporto morente fra Abigail e Ron, Liviana propone a Jason di trasferirsi insieme a Ron a casa sua e della cugina, e cominciano una convivenza a quattro.
Qualche tempo dopo, Liviana e Jason si sposano e concepiscono il primo figlio. Sebbene le incomprensioni tra Abigail e Ron continuino, anche Abigail rimane incinta. E' da quel punto in poi che Ron, quando la famiglia non lo vede, comincia a fare l'hacker di notte. Poco tempo dopo, Liviana dà alla luce un maschietto, Valerio. Abigail e Ron, per il bene del loro futuro figlio, decidono di sposarsi, e poco tempo dopo dalla loro unione nasce Tristan, ma questo evento non riuscirà a salvare il loro rapporto.
Gli anni passano, e Liviana, che nel frattempo sta facendo carriera nel corpo di polizia, dà incessantemente la caccia ad un hacker che sembra inacciuffabile, non sapedo che quell'hacker vive proprio sotto il suo stesso tetto, e che si comporta così a causa della spaventosa condizione economica in cui versa la famiglia: spera di poter guadagnare, anche illegalmente, qualche soldo per dare a suo figlio un futuro migliore. Il matrimonio tra Liviana e Jason invece continua in maniera pressoché perfetta, donando alla coppia una figlia, Morgana.
Mentre i tre bambini crescono, il rapporto tra Abigail e Ron diventa sempre più teso, fino allo scoppio di una tremenda lite che porta la coppia sull'orlo della separazione. Dopo un lungo periodo di tensione in casa, gli animi si raffreddano, e questo fa capire ai due che in realtà basterebbe così poco affinché le cose vadano bene. Riescono quindi a riappacificarsi e a decidere di salvare il matrimonio. Nel frattempo, tutti e tre i bambini sono diventati grandi e frequentano la scuola elementare.

GENERAZIONE 6.4 - Buon compleanno!

PARLA LIVIANA

Il tempo scorre e tutto cambia. E' inevitabile: è una legge di natura. Sarebbe bello poter fermare i momenti positivi e vivere lì, nell'imperturbabilità delle cose, fino alla fine dell'universo. Ma non si può, poiché tutto cambia.
O no?
Del resto, anche gli Antichi si scervellavano nel tentativo di capire se il fiume della vita scorresse o meno. Il fiume cambia. Non è mai la stessa acqua, quella che passa di là. Eppure il fiume è sempre lo stesso: non si sposta e non cambia la propria forma.
Anche noi umani cambiamo. Dalla nostra nascita alla nostra maturià, tutte le cellule del nostro corpo sono diverse: non ne teniamo nemmeno una di quando siamo nati. Eppure siamo sempre noi stessi, anche se il nostro aspetto vorrebbe suggerirci il contrario: mai simili a noi stessi, eppure sempre noi. C'è qualcosa di più profondo che ci tiene insieme. L'Io non conosce il tempo.
E allora, Antichi, ditemi: le cose cambiano o restano immutate?
Essi non seppero mai la risposta. Nemmeno noi, dopo millenni di filosofia e secoli di scienza, la conosciamo. Ma importa veramente? Se tutto cambiasse e nulla rimanesse così com'è, sarei spaventata a morte: io non amerei più Jason, dato che lui non ci sarebbe più - e nemmeno io. Anche Valerio e Morgana, che io amo più di me stessa e di Jason messi insieme, sarebbero effimeri, colpiti dall'effetto dal tempo che li rende sé stessi per un solo attimo, prima di cambiarli del tutto e per sempre, annientandoli. Ma sarei terrorizzata anche se tutto rimanesse così com'è: io sarei sempre io, ma non diventerei mai una persona migliore ogni giorno che passa. Jason ed i miei figli non si realizzerebbero, ed Abigail e Ron non troverebbero mai un punto di incontro.
Ammettiamo che le cose continuino a cambiare: anche se fosse, ci sarebbe sempre qualcosa che ci tiene uniti, altrimenti non saremmo ciò che siamo. Pensiamo invece se le cose non cambiassero mai: vi è, in ogni caso, qualcosa che ci fa andare avanti e che non ci ferma nella nostra incompletezza.
Quindi no, non importa. Se tutto cambia e tutto si trasforma, almeno possiamo vivere nell'illusione che qualcosa, in fondo, rimane: l'Amore. Se invece niente cambia e niente si trasforma, la nostra illusione per lo meno è quella del tempo che passa e che risana le vecchie ferite, restituendoci l'Amore.
L'Amore è la nostra unica certezza.

In effetti, dopo lunghi anni bui, mia cugina Abigail e suo marito Ron avevano ritrovato sé stessi e il loro amore, senza il quale non sarebbero più stati un qualcuno. C'era voluto parecchio tempo, eppure tutto era tornato come prima che iniziasse la loro crisi di coppia.
Abigail ora amava la musica del marito, stava ore ed ore ad ascoltarla, anche perché Ron chiedeva spesso un parere ad Abby sulle sue ultime composizioni. Quasi ogni mattino si ritagliavano un momento per questa attività.




Ma Abby non aveva solo suo marito. Al lavoro, aveva stretto una bella amicizia con la sua capa diretta, Emma Hatch, la moglie del vecchio Hogan. Quando non passava le sue mattinate ad ascoltare la musica di Ron, le trascorreva ascoltando le chiacchiere di Emma.




Anche se non parlavano solo di pettegolezzi o lavoro, bensì anche di ricette, che si scambiavano continuamente.




Si può quindi dire che Abigail e Ron non solo avevano recuperato il rapporto di coppia, ma anche il loro lavoro era per entrambi molto gratificante.
Anche mio marito Jason, da quando i bambini erano diventati più indipendenti, ci dava dentro alla grande. Ora, accanto alle sue piante, aveva un bel da fare anche coi pesci. Per il suo capo era stata dura ficcargli in testa il fatto che i pesci non crescono come le piante, ma che hanno bisogno di essere studiati a parte. Ad ogni modo Jason era perfetto anche in questo compito, ed io lo sapevo.




Ho appena accennato ai bambini. Vediamo come se la cavavano loro. Morgana, la più piccola di casa, sembrava abbastanza socievole, nonostante il suo carattere poco solare. Comunque non era una solitaria. Però i maestri avevano dovuto darle una spinta, incoraggiandola a stringere amicizia con qualcuno, per esempio con la sua compagna di banco: Jenny Alberghini, una dei rampolli della prestigiosa famiglia di Sunset Valley.




Tristan invece non aveva problemi di socializzazione: un pomeriggio, sebbene fosse cotto, aveva voluto a tutti i costi andare a casa di una sua compagna di classe, una certa Lucinda Wainwright.




La sua amichetta, invece era cotta in un altro senso: credeva infatti di avere una "cotta" per Tristan. Ma Tristan non era minimamente interessato a lei in quel senso. A lui bastava giocare.




Jared Frio, che un tempo avevo giudicato male a proposito delle mie ricerche per scoprire l'identità dell'hacker più famoso di Sunset Valley, in realtà era un brav'uomo. Era un collega di Abby, e con lei voleva sempre parlare di cucina. A quanto pare non gli interessavano argomenti diversi, nella vita. Altro che hacker!




Si erano però incontrati fuori dal bistrot, anziché fuori dalla friggitoria. Abigail mi aveva infatti detto che, mentre lei con Emma andava d'amore e d'accordo, Jared non la sopportava proprio, la riteneva un'oca giuliva, e sperava di andarsene da quel posto, ottenendo un impiego al prestigioso bistrot.
Anche ad Abby sarebbe piaciuto puntare ad un ristorante più in, piuttosto che rimanere in un fast food, ma ormai era troppo avanti nella sua carriera da Hogan e la sua amicizia con Emma era una garanzia.




La mia opinione era: peccato. A detta dei clienti erano entrambi ottimi cuochi, erano sprecati in un posto come quello. E ad Abby sarebbe dispiaciuto se Jared se ne fosse realmente andato, visto che lui era un ottimo consigliere. Per Abby era il miglior collega che potesse avere.
Una cosa era certa: noi, a casa, ne approfittavamo per farci scorpacciate di deliziosi manicaretti, anche grazie a Jared! :P
Sì, mi sarebbe spiaciuto parecchio se i miei sospetti su di lui si fossero rivelati reali. Fortunatamente lui un computer sapeva a mala pena cos'era, tanto era preso a cucinare.




Ron, oltre a studiare musica, come richiedeva la sua professione, era diventato molto più romantico, dopo che aveva riscoperto la moglie e realizzato che non voleva perderla. Così si ra dato allo studio di serenate. Aspettava solo il momento adatto per poterne suonare qualcuna alla sua indaffaratissima Abigail.




In quanto a me, io continuavo con le mie ricerche e i miei interrogatori. Chi diavolo poteva essere quel maledetto hacker! I miei sospetti si spostarono su chi era un po' più vicino a me. Dovevo sicuramente avercelo sotto gli occhi senza però riuscire a vederlo. Dovevo ricordare che addirittura gli insospettabili poteva alla fine rivelarsi i colpevoli.
Così spostai la mia concentrazione sui vicini di casa. Andai prima di tutto dal vecchio Gobias Koffi. Chi mi diceva che non fosse proprio lui, quell'adorabile vecchietto, ad essere un mago del computer? Lo sorpresi mentre si dava al giardinaggio.
Liviana: "Signor Koffi, ho un mandato, vorrei parlarle"
Gobias: "Oh, tenente Moondance, mi ha spaventato! Di che si tratta?"




Mi invitò dentro e mi offrì un tè, che io però rifiutai. Avevo fretta, e soprattutto non volevo distrazioni. Il vecchietto dall'aria indifesa mi faceva un po' di pena, sentimento che però accantonai in un posto remoto del mio cuore: non era momento da farsi prendere dai sentimentalismi. Quello era il mio lavoro, e dovevo essere quanto più imparziale possibile.
Liviana: "Signor Koffi, forse non sa che è da anni che diamo la caccia ad un criminale che vive sicuramente qui a Sunset Valley. Non è un criminale comune, poiché è un hacker: ruba soldi alla banca distruggendo le difese della rete dei suoi server. Non ha nemmeno rubato tanti soldi, ma ha le potenzialità per farlo, e noi dobbiamo fermarlo quanto prima. Se lei ne sa qualcosa o se ha visto persone con comportamenti sospetti, me lo dica ora per favore"
Gobias: "Rete - rete dei server che?!"
Liviana: "Ma sì, un hacker"
Gobias: "Senta, tenente, io non so nulla di reti, di serve e di acche, l'unica cosa che mi rimane è il mio orticello e me lo godo da quando sono in pensione. Quel che ho fatto nella vita ormai l'ho fatto e i soldi non mi interessano. Ora, se mi vuol scusare, devo prendere le mie medicine. Arrivederci e buona fortuna"




Così mi accompagnò alla porta, spingendomi fuori di casa e facendomi così capire che lì la mia presenza non era più gradita. In altre situazioni avrei puntato tutti i miei sospetti su un comportamento del genere, ma negli occhi dell'anziano avevo letto la sincerità. No, il colpevole non poteva certo essere il signor Koffi o qualcuno come lui, dovevo concentrarmi su altri tipi di persone.
Nei giorni seguenti non ebbi di meglio da fare che imbucarmi come una ladra nei giardini dei miei concittadini, sperando di passare inosservata nonostante l'uniforme, e rovistare tra i rifiuti. Cavoli, che umiliazione, dove condurre ricerche in questo modo. E che fifa! Se avessi trovato un padrone di casa collerico, di quelli stile mastino che hanno pure fucili in casa e non si pongono problemi ad usarli, se ne sarebbe sicuramente fregato del fatto che fossi una donna e pure pubblico ufficiale.




Ad ogni modo, frugando nei bidoni, mi venne non so come l'idea di un nuovo tipo di persona che poteva fare al caso mio: il gentil sesso. Già, forse era una donna ad attaccare i server della banca, ecco perché finora non avevamo ancora alcun indizio! Ci eravamo concentrati su un sospetto sbagliato!
Uscita dal lavoro, sbrigate altre mansioni, tornai a concentrarmi su quel caso, e gironzolai un po' interrogando qua e là chi capitava. Ma niente, avevo come l'impressione di star facendo ancora un enorme buco nell'acqua.




Oltre alle mie ricerche sull'hacker, che erano evidentemente arrivate ad un punto morto, il mio diretto superiore continuava a tartassarmi con altre richieste ad altri incarichi. Così una volta, avendone fin sopra i capelli, decisi di non aiutare un mio collega nei pasticci, un certo Goddard, la qual cosa però mi fruttò una pessima considerazione da parte di tutti, in ufficio.
Sinceramente ne avevo le tasche piene, e la cosa dell'hacker mi stava ormai logorando da parecchio tempo.




Perché quella notte, l'hacker tornò alla carica, rubando questa volta una somma abbastanza interessante. Non catastrofica, ma comunque con qualche cifra. Chiunque fosse, doveva essere un poveretto a cui bastava poco, e a quanto pare il tempo non aveva cambiato questa cosa. Forse altre sì, ma non questa.
Come avrei mai potuto sospettare di Ron? Ron e la sua chitarra, Ron e il suo gruppo sinfonico, Ron e il suo sogno nel cassetto di scrivere le colonne sonore dei film!




Se brancolavamo nel buio, era perché Ron era maledettamente bravo. Bravo a sgattaiolare fuori dal letto coniugale senza fare alcun rumore, e bravo a tornarvi prima che il suo sospetto che Jason si alzasse presto per andare a pesca diventasse realtà.

Già, nemmeno Jason, che oltre ad essere un suo cugino era il suo miglior amico nonché coinquilino, aveva mai sospettato nulla. Non credo che se l'avesse saputo me lo avrebbe detto, no. Questo no. Il nostro matrimonio funzionava bene anche perché non avremmo mai tradito un amico, ed eravamo entrambi fatti così. Abigail? Abby era... beh, un po' diversa da me in questo. Lei non avrebbe mai tradito suo marito. Non ora che lo aveva ritrovato.
Comunque, tornando a parlare del mio, di marito. Ecco qual era una nuova passione di Jason: la pesca. Non che fosse una passione "naturale" - in questo nuovo hobby era stato fortemente influenzato dal suo lavoro, ora che si occupava anche di fauna acquatica. Comunque, nei giorni liberi, con qualche sforzo, si alzava molto presto e, prima che cominciasse ad albeggiare, era già nella spiaggia sotto casa nostra, a pescare nell'acqua bassa.




Naturalmente, essendo occupato con piante terrestri e bestie acquatiche, non aveva molto tempo per preoccuparsi di robotica, sebbene una parte delle sue ricerche avrebbe dovuto concernere anche quel campo. Se la sfera dell'alta tecnologia però non lo interessava più di tanto, nel suo campo preferito, cioè quello naturalistico, era diventato importante. Era un ricercatore famoso ormai a livello nazionale, e spesso qualche suo scritto compariva su rinomate riviste scientifiche ad alta tiratura, e ancora più spesso qualche articolo su di lui veniva pubblicato sul quotidiano locale.
Sunset Valley era lieta di poter vantare una mente così geniale, tra i suoi abitanti. Mente, tra l'altro, non propriamente autoctona: il fatto che fosse sbarcata lì era solo stata una questione di sfacciata fortuna. Ma comunque c'era, ed era questo ciò che importava. E ne voleva giustamente approfittare.




In mezzo a tutti questi grandi geni, ce n'era anche un altro, un po' più piccolo, ma dalle enormi potenzialità. Era Morgana, il mio genietto personale. Aveva sempre avuto uno spirito riflessivo, dolce e sognante, e fin da piccola il suo "gioco" preferito era sempre stato quello di disegnare. Un giorno, quando aveva soli sei anni, al centro commerciale avevamo visto un cavalletto per dipingere, e subito le si erano illuminati gli occhi. Non ero riuscita a non regalarglielo. E così la mia piccola pittrice aveva cominciato a fare le sue prime tele.




Non erano certo capolavori, d'altronde a sei anni non si può pretendere di avere chissà quali doti artistiche, però se la cavava e prometteva bene. In cuor mio speravo che questa passione durasse anche in futuro, genuina e più concreta. Intanto però la lasciavo pasticciare con le tempere.




Valerio, dal canto suo, cominciava ad essere un po' più bravo a scuola. Grazie ad un cambio di personale tra gli insegnanti, aveva trovato i maestri giusti, che non solo erano molto bravi, ma lo incoraggiavano pure. Nel giro di poco lo avevano trasformato nel tipico "studente intelligente ma che non si applica" a "secchione della classe", ed era entrato nell'albo d'oro della scuola.




Il mio cuginetto Tristan, invece, continuava a preferire la pesca ai libri. Certo, non andava male a scuola ed era diligente, ma nelle giornate soleggiate, anziché chiudersi in biblioteca con gli amichetti o in casa con Valerio, si armava di canna da pesca e cestino, ed andava al parco a catturare qualche bel pesce.




Un giorno Morgana portò a casa la sua migliore amica, Jenny Alberghini. Per Valerio, che la vedeva per la prima volta, fu una specie di colpo di fulmine. Andò a finire che fu lui a passare il resto del pomeriggio con lui, non Morgana.




La cosa aveva lasciato interdetti sia Morgana sia Tristan. A merenda, sorseggiando il loro succo, su una cosa erano perfettamente d'accordo:
Morgana: "Valerio mi ha portato via la MIA amica Jenny"
Tristan: "E Jenny mi ha rubato il MIO amico Valerio"
Li consolai suggerendo loro che potevano giocare loro due insieme, magari si sarebbero divertiti anche di più! Valerio e Jenny potevano restarsene nel loro brodo.




Mentre i bambini erano impegnati in questioni non certo gravi, ma comunque serie, Abigail era al lavoro e doveva vedersela con una scena decisamente infantile. Se c'è una cosa che il tempo non cambia, è proprio questa: spesso i bambini sono più maturi degli adulti. Questa cosa, purtroppo, gioca a sfavore dei pochi adulti con la testa sulle spalle.




Mentre un nuovo amore stava probabilmente sbocciando nel giardino di casa nostra, quello che c'era tra me e Jason non era mutato. Ecco un'altra cosa che il tempo non era riuscito ad intaccare.
Ovviamente i bambini, non appena videro che stavano cominciando le effusioni d'amore, si alzarono di scatto dalle loro sedie, succo di frutta ancora in mano, ed esclamarono all'unisono: "Che schifo!!!"
Ecco, un'altra cosa che il tempo non poteva cambiare: il fatto che Tristan e Morgana erano sempre stati sulla stessa lunghezza d'onda.




Ma il tempo scorre comunque, e non ha importanza che questo sia un dato di fatto o solo una nostra illusione. Perché è così che lo percepiamo. Cambiamo, pur rimanendo noi stessi. Rimaniamo noi stessi, eppure cambiamo. Poiché, per tutti noi, era giunto il momento di entrare nell'età matura in tutto e per tutto: quella degli over 35.
Il primo a giungere a questo traguardo fu il mio Jason. Alla sua festa di compleanno Abigail e Ron erano estremamente entusiasti ed eccitati (e stavano guardando la torta con occhi famelici). Io lo ero molto meno: ero felice di star invecchiando (sic!) vicino all'uomo che amavo, ma ero un po' triste nel vedere tutte quelle candeline sulla sua torta, erano veramente tante! (sic!)




Le prime rughe sul volto di mio marito un po' mi rattristavano, ma vedevo che lui era felice, poiché nella vita si sentiva realizzato. "Ho un bel lavoro, una casa, un'adorabile moglie e due splendidi bambini", aveva detto, "perché non dovrei essere entusiasta? Di questo sono certo: se sto invecchiando, almeno sto invecchiando felice. E se non sto invecchiando, cosa probabile a soli 35 anni, tanto meglio!"




Poco tempo dopo fu il turno di Ron. Festeggiammo una domenica mattina, ancora assonnati, ma a suo dire lui non vedeva l'ora...




In quell'occasione feci anche una gaffe.
Liviana: "Oh no, anche Ron sta invecchiando!"
Abigail: "Come, scusa? Non sta invecchiando, sta solo compiendo gli anni!"
Valerio scoppiò a ridere, mentre Tristan era più preoccupato di quando avremmo mangiato la torta che di tutto il resto.




E mentre anche Ron era così entusiasta di spegnere le candeline che si festeggiava addirittura da solo, Morgana lo prendeva in giro.
Morgana: "Zio Ron, stai diventando vecchietto!" :D
Però lei non fu ripresa da Abigail, anzi, "zia" Abby le sorrise. Che ingiustizia!




Ecco l'effetto su Ron dello scorrere (reale o illusorio che sia) del tempo. E Morgana sembrava non aver intenzione di smetterla.
Ron: "Morghy, scimmietta che non sei altro, se non la pianti vengo lì e ti mangio al posto della torta!"




Abby, dal canto suo, non trovava buffo Ron, anzi era proprio il contrario!
Abigail: "Ron, amore, ora che hai qualche rughetta e qualche capello bianco sei ancora più affascinante!"
Ron: "Dici davvero? Uhm... Vieni qua, giovine donzella, prima che il segno del tempo colpisca anche te!"
Beh, potete immaginare con facilità come andò a finire la serata...




Poi, qualche mese dopo, arrivò anche il nostro turno. Eh sì, lo scorrere del tempo non era indifferente nemmeno nei nostri riguardi. La prima fu Abby, che era più vecchia di me di qualche mese. Non sembrava affatto turbata, non quanto lo sarei stata io al suo posto.




Ed eccola qua, sotto lo sguardo di tutti noi, Abigail Moondance: una donna fatta e finita, e molto fiera di sé. Il tempo non l'aveva castigata, anzi!




E prima di potermene rendere conto ed abituarmi all'idea, arrivò anche il mio turno, veloce come un fulmine e spaventoso come un tuono. Ad ogni modo, ero intenzionata a far buon viso a cattivo gioco: prima di spegnere le candeline, le guardai quasi con aria di sfida ed un sorriso beffardo. Certo, può sembrare un comportamento infantile, ma spegnerle con questo umore mi aiutò tanto.







Sinceramente? Ero più che perplessa. Ma tant'è. Bisogna invecchiare, quindi mi sarei tenuta le mie rughe, volente o nolente.




(Perché cribbio deve avere i capelli diversi rispetto a prima? O__O N.d.A.)

Anche i bambini stavano crescendo rapidamente, non erano più così piccoli ed ormai i due maschi frequentavano le medie.
In tutto questo, il legame che era nato tra Tristan e Morgana si era notevolmente rafforzato, portandoli ad essere compagni di giochi in maniera esclusiva. C'erano loro due, e al di fuori di loro il resto del mondo.




Entrando alle medie, Valerio era decisamente cambiato. Nello studio non era più svogliato come lo era stato per la maggior parte delle elementari: adesso si applicava e gli piaceva un sacco leggere. Ma anche la matematica lo stuzzicava. Se gli chiedevo se gradisse una mano nel fare i compiti, mi mandava subito via, insistendo che lui voleva farli da solo.
Però era sempre solo. L'unica sua amica, che non vedeva poi tanto spesso, era Jenny Alberghini.




Parliamo ora di fatti strani, poiché nel giro di poco tempo ne accaddero ben due. Abby venne promossa ad assistente dello chef. "Un gran bel posto", direte voi!




Credetemi, non è affatto così. Restando in tema di cucina, finì dalla padella alla brace. Ora aveva certe responsabilità, ma i rischi implicati nel suo lavoro erano aumentati. Una sera per poco non finì arrostita a causa dei fornelli ai quali lavorava (anche per sbadataggine di un altro dipendente della friggitoria), ed uscì dal lavoro abbrustolita.
Disperata, chiamò Ron per farsi venire a prendere, e lui corse fino alla friggitoria in preda al panico, temendo il peggio. Abby non era ridotta poi così male, ma nel frattempo si era fatta raggiungere da una cliente, un'importante avvocatessa, che le intimò di sporgere denuncia nei confronti dei suoi datori di lavoro. Ma lei non voleva: la moglie del proprietario, Emma, era la sua migliore amica!




Ron propose di andare dentro e mangiare un boccone loro tre insieme, così da poter parlare col signor Hogan, fargli presente la situazione ed intimorirlo un po'. La cosa funzionò: il signor Hogan li ringraziò tantissimo, si scusò mille volte e promise ad Abigail di promuoverla non appena si fosse liberato un posto in alto.
Purtroppo però le sue sfighe non finirono qui, poiché poco tempo dopo ebbe un altro incidente: rimase imprigionata nella cella frigorifera della friggitoria, e le ci volle un po' prima che arrivassero i soccorsi. Purtroppo, la misero a tacere pagandola profumatamente. Ma quella volta rischiammo che la nostra Abby non tornasse più a casa: cosa poteva importarci di quei soldi?




La seconda cosa strana capitò a me. Fortunatamente questa fu più comica (ripensandoci col senno del poi).
Stavo facendo le mie solite incursioni nei... bidoni dei rifiuti dei miei concittadini. Sì, proprio così! Avrei trovato quell'hacker anche a costo di dover nuotare nella discarica comunale!




Ero proprio intenta a pregare che non mi vedesse nessuno, tanto meno i padroni di casa, quando si avvicinò una donna incinta. Inizialmente non mi vide proprio - e nemmeno io la notai, a dire il vero.




Ma poi la sua voce (che non mi aspettavo di udire) mi fece sobbalzare. Anzi, fu tanto se non morii d'infarto.
Pauline: "E lei??? Cosa sta facendo sulla mia proprietà, nel MIO bidone della spazzatura??! Cosa spera di trovare? Un biberon pieno di droga, per caso?"
Liviana: "Mi scusi signora, lasci che mi presenti, sono il tenen..."
Pauline: "Via dalla mia proprietà!"




Stavamo cominciando a litigare di brutto (quella non mi lasciava proprio parlare!) quando vidi una presenza che mi fece tornare a sperare! Il mio collega Hank Goddard!
Hank: "Fragolina, che succede?"
Pauline: "Succede che una ladra sta frugando nei nostri rifiuti!"
Liviana: "E così io sarei una ladra?! Goddard, diglielo anche tu! Io sono il tenente Moondance!"
Hank: "Però anche tu, Moondance, che diamine ci facevi con la testa nella nostra immondizia?"
A parte la dolce Pauline, che già mi aveva presa in antipatia, mi scusai e spiegai il malinteso: cercavo indizi sull'hacker, ma non sapevo che quella fosse la casa di un mio collega.




Chiarito questo, Hank andò subito a dormire, e Pauline mi trattenne fuori ancora due secondi. Per lo più per minacciarmi.
Pauline: "E se la vedo ancora frugare nel mio bidone, io... io..."
Di punto in bianco, si piegò su se stessa, e un grido acuto le uscì dalla gola.
Liviana: "Pauline, si sente bene?"
Pauline: "Signora Wan-Goddard, prego... No, non mi sento affatto bene"
Liviana: "Ossignore, ma le si sono rotte le acque! Lei sta entrando in travaglio!"
Urlai il nome di Hank, ma evidentemente stava già dormendo.




Così presi una decisione su due piedi. La mia autopattuglia era parcheggiata lì, e portai Pauline di corsa all'ospedale, lampeggianti e sirena a tutto spiano: un'ambulanza non sarebbe riuscita a fare meglio.




Così, facendo le veci del padre del bambino, fui io ad assistere Pauline durante il parto.




Fortunatamente ebbi anche il tempo di rintracciare Hank, che arrivò un paio di ore dopo. Quello aveva spento il cellulare ancora prima di rientrare in casa!




Quella notte, Pauline uscì dall'ospedale tenendo tra le braccia un fagottino rosa, che ero felice di aver aiutato a venire al mondo.




La mattina dopo, ovviamente, la notizia della nascita della piccola Carolina era sui giornali. Non veniva menzionato il tenente Moondance, che aveva aiutato - ed anche tanto - la neonata e la puerpera, ma io mi sentivo realizzata dentro.
Pauline non mi ringraziò mai in modo esplicito, ma Hank mi fece arrivare a casa un enorme mazzo di rose.




Parliamo ora del nostro hacker: fu a causa sua che io incontrai Pauline, e grazie a lui aiutai Carolina a vedere la luce. Il mio affascinante hacker però era impegnato ad esercitare il suo carisma da musicista sugli abitanti della città: nulla a che vedere con le sue attività fraudolente. In effetti era da un po' che non agiva.




Anche lui aveva le sue fan, ed aveva un modo tutto suo di conquistarle.




Intanto Morgana e Tristan continuavano a giocare esclusivamente insieme, tanto che spesso Tristan si "abbassava" a fare giochi "da femmine piccole", piuttosto che trascorrere il tempo con coetanei maschi.
Tristan: "Principessa Cavallina, tieni duro, il Principe Coniglio sta arrivando a salvarti!"




Tanto che Morgana non chiedeva nemmeno più le attenzioni del padre, che, quando era piccola, era quello che giocava con lei più di tutti gli altri.
Anche se lui giura di no, credo che Jason fosse un po' geloso della sua bambina.
Jason: "Ehi, cavaliere, non è che ti stai innamorando di mia figlia?"
Tristan: "Ma che dici, zio? Io non voglio sposarmi, quando sarò grande!"




Il più solo e trascurato di tutti era Valerio. Non mi perdonerò mai per essere stata così poco presente nella vita dei miei figli, in quel periodo. Specialmente in quella di Valerio, che stava crescendo solitario.
Hacker o non hacker, ero veramente oberata di lavoro e stavo seguendo una marea di casi. Nel corpo di polizia ora ero piuttosto in alto, e questo implicava che io mi comportassi più come donna in carriera che come madre perfetta. Come ho già detto, non mi perdonerò mai per questo: anche se bisogna lavorare, per campare, noi non siamo il nostro lavoro: siamo prima di tutto ciò che siamo agli occhi delle persone che ci vogliono bene, e quelle, a differenza del lavoro, non le puoi cambiare.
Tornando a parlare di Valerio, un pomeriggio lo vidi prendere ed andare fuori di casa. Senza nemmeno chiedere il permesso a me o a suo padre. Come poteva un ragazzino defilarsi così? Ma soprattutto, quante volte lo aveva già fatto, prima che Jason ed io ce ne accorgessimo?
Lo seguii a distanza: se lo avessi bloccato subito, non avrei mai scoperto se i posti in cui si recava erano buoni o meno. Il mio cuore si sollevò all'improvviso quando vidi che Valerio stava imboccando l'entrata alla libreria. Certo, più che in libreria o in biblioteca, dove poteva andare uno come Valerio?




Mi acquattai dietro ai cespugli, in modo da aspettarlo non appena fosse uscito dalla libreria... Eh, la poliziotta che c'era in me non mi abbandonava nemmeno quando facevo la mamma.
Così, quando uscii, lo colsi sul fatto.
Liviana: "Valerio Moondance! E' così che esci di casa, senza nemmeno chiedere il permesso?"
Valerio: "Mamma?! Che ci fai qui?"
Liviana: "No, che ci fai tu, qui?"




Così Valerio, che non era proprio stupido, ma che in fondo era anche sincero, giocò sulla psicologia, e mi diede uno dei più grandi schiaffi emotivi che io abbia mai ricevuto nella mia vita.
Valerio: "Proprio tu parli così? Che a momenti non so più che faccia hai! Infatti solo adesso mi accorgo di quanto tu sia bella, mamma. Il tempo non ti ha cambiata. Sei bella e splendente come un diamante. La vuoi sapere una cosa? Una mamma, come un diamante, è per sempre"
Ok. Mi sentivo ufficialmente (scusate il francesismo) una merda.




Fortunatamente non avevo bisogno di preoccuparmi per la mia Morgana. Lei era molto seguita da Jason e passava parecchio tempo con Tristan, e quando le venivano i suoi attacchi di voglia di solitudine si metteva a dipingere. Non le importava molto di circondarsi di gente. Pennelli e tempere erano i suoi migliori alleati, e il cavalletto il suo migliore amico. Forse anche più di Tristan. E così passò le elementari ed arrivò alle medie, in compagnia dei suoi dipinti.




Se il tempo ti pare ingiusto quando vedi che stai invecchiando, questo significa solo una cosa: che i tuoi figli stanno diventando grandi. Era giunto il tempo anche per Valerio e Tristan di spegnere le candeline ed andare finalmente alle superiori.
Il primo, ovviamente, fu Valerio, che era più vecchio di Tristan di qualche mese.




Valerio non era egocentrico e preferì una festa senza alcun fronzolo, col minimo degli invitati possibile. Gli diede fastidio il fatto che il tecnico che ci aveva riparato la televisione si fosse autoinvitato.




Il suo carattere lo fece diventare un adolescente geniale, e la sua passione per la matematica era stata un'avvisaglia.




Come ho già detto e come sapete, Valerio e Tristan avevano pochi mesi di differenza. Il tempo che stava tra il compleanno dei due era passato in un lampo, e il compleanno di Tristan giunse in un baleno.
Anche lui volle una festa modesta.




Ora che era grande, era chiaro che era un pescatore nato.




Ed era anche diventato un bel ragazzo, proprio un bel bocconcino.







Ah, ma io lo so che non state più nella pelle per vedere com'era cresciuto Valerio. E va bene, ve lo farò vedere, ma vi avverto: nonostante tutto, sono una madre molto gelosa...







Abby e Ron erano molto fieri del loro unico figlio. Con la sua crescita, ora che era indipendente, loro erano come tornati indietro, ad una specie di adolescenza spirituale, ed infatti si comportavano proprio come teenager: carezze, coccole e bacetti.




Ma soprattutto tanta, tantissima intimità. Molto più di Jason e me. D'altronde dovevano recuperare gli anni di gioventù sprecati litigando o semplicemente ignorandosi.




Valerio, come ho già accennato, era rimasto un gran studioso. Raramente usciva, come avrebbe invece dovuto fare alla sua età, durante quell'estate tra le scuole medie e l'inizio delle superiori.




Ma finalmente arrivò il gran giorno, quello dell'inizio di un nuovo anno scolastico: il primo giorno di liceo per Valerio e Tristan.
Tristan: "Ma ci pensi, chissà quante gnocche ci saranno a scuola, nella nostra classe! Speriamo che qualcuna si innamori di noi!"
Valerio: "Sì, ma io spero anche che il professore di matematica sia bravo, altrimenti vado in crisi. Ripensandoci... spero anzi che ci sia una bella prof!"




Morgana: "Uffa, che noiosi che siete! Comincio a non sopportarvi più!"
Valerio: "Via peste, che non sono argomenti adatti a te!"




La mia piccolina chiaramente ancor anon poteva capire, e ci rimaneva male, dato che nell'ultimo periodo i due maschi facevano sempre più comunella ed avevano ricominciato ad escluderla... esattamente come quando era piccola piccola.
Quella mattina, infatti, un'altra delusione la aspettava.
Morgana: "Vale, aspettami!"
Valerio: "No che non ti aspetto, il bus che prendo io è quello per il liceo! Quello delle medie deve ancora arrivare. Ciao, buona giornata"




Coi ragazzi a scuola ed io e Jason al lavoro, Abby e Ron avevano finalmente un'altra mattinata tutta per loro. Erano state lunghe, quelle vacanze estive! Sempre coi ragazzi tra i piedi! Ora potevano ricominciare a fare gli adolescenti come al loro solito.
Ron: "Allora, bambolina, che ti va di fare stamattina?"
Abigail: "Indovina..."




Così, Ron prese in braccio Abby e la portò nella loro camera da letto. Fortunatamente non ero a casa per poterli vedere, altrimenti credo che sarei diventata verde d'invidia. Non che io e Jason non avessimo tempo per farlo, ma di certo noi non avevamo mattinate intere a nostra disposizione.




Non che passassero tutte le loro mattinate così, no. Molte volte sì, ma per la maggior parte del loro tempo libero si davano da fare con la loro carriera. Abigail si esercitava nella cucina di casa nostra, mentre Ron usciva e improvvisava piccoli concerti da solista per tirare su qualche soldo. Esatto, ora era questo il suo metodo preferito per risollevare le finanze della nostra famiglia, che non era messa poi così male, ma non navigava nemmeno nell'oro.
Pericolo hacker passato? Beh, fortunatamente sì. Da quando constatò che ricavava qualche bel soldo suonando per strada, lasciò perdere ogni modo losco per guadagnare.




Non che io ne fossi particolarmente felice a quel periodo, perché temevo che il silenzio del mio hacker fosse solo la calma prima della tempesta, la preparazione di un colpo grosso. Colpo che, più tardava ad arrivare, e più mi innervosiva, anche perché brancolavo sempre più nel buio.
Ciò che non sapevo era che, mentre io ero in ufficio a scervellarmi su di lui, il mio hacker era al parco e suonava di fronte ad un sacco di fan adoranti che gli lasciavano generose mance.




Il mio capo, avendo fiutato che invece l'hacker non era più pericoloso e che probabilmente aveva smesso di svolgere le sue losche attività, mi aveva intimato di lasciar perdere quel caso (o per lo meno, di lasciarlo come ultimo), affibbiandomi altri compiti, tra i quali uno che mi avrebbe permesso a sua insaputa di continuare ad indagare, svolgendo però nel frattempo anche il mio nuovo compito. I classici due piccioni con una fava!




Anche il mio collega, Hank Goddard, mi chiese di fargli un favore. Dopo che avevo aiutato sua figlia a nascere mi venerava, poco ma sicuro, così un giorno si presentò in ufficio con un altro mazzo di rose e mi domandò se potevo aggiustare il suo televisore, vista la mia bravura con gli oggetti elettronici. Lui purtroppo non poteva farlo perché era troppo occupato con la piccola Carolina. Non mi rifiutai di dargli una mano.




Ma la cosa migliore che mi capitò in quel periodo, lavorativamente parlando, fu la possibilità di scegliere di che ramo occuparmi della mia carriera. Colsi la palla al balzo e decisi di intraprendere la strada di agente speciale, cosa che sognavo da tanti anni.




Non appena comunicai la mia decisione al direttore operativo, venni subito promossa ad agente della buoncostume! Cielo, ero emozionatissima!




Lasciando perdere me e concentrandoci sui ragazzi, poco dopo l'inizio del liceo per Valerio e Tristan, accadde il miracolo. Ricevetti la telefonata da parte di Valerio quando ero ancora nel mio ufficio.
Valerio: "Mamma, posso portare a casa una compagna di classe, questo pomeriggio? Si chiama Irene Funke. Può?"
Liviana: "Certo, tesoro mio! La tua fidanzatina sarà più che ben accetta!"
Valerio: "Mamma, ti prego! NON è la mia findanzata, ok?"
Perché no? Ci speravo tanto, in un miracolo del genere.




In realtà, se Valerio non era interessato ad Irene sotto quel punto di vista, nemmeno Irene lo era. Lei era appassionata di scienze, e conosceva di fama l'affermato scienziato Jason Moondance. Quando aveva saputo che il suo compagno di classe Valerio era suo figlio, aveva voluto a tutti i costi diventare sua amica, sperando di poter conoscere poi lo scienziato (che, per giunta, e su questo erano d'accordo anche le sue compagne di classe, era anche un gran figo).
Così Irene, non appena varcò la soglia di casa nostra, subito chiese a Valerio dove fosse suo padre.
Irene: "Lo sai, io sono venuta qui principalemente per conoscere tuo padre..."
Fortunatamente la ragazza non aveva mai mascherato il suo scopo: Valerio la aveva invitata proprio per questo motivo.




Valerio: "Lo so che ci tieni tanto a conoscerlo, ma adesso a quanto pare non è in casa. Non appena torna te lo presento"
Questo non causò nessun imbarazzante silenzio tra i due, che erano comunque amici, finalità secondarie a parte. Questo era il vero miracolo.




Tristan ebbe la brillante idea di preparare la cena per tutti, dato che c'era un ospite a casa, cosa più unica che rara negli ultimi tempi, così mise in pratica alcuni dei trucchetti che sua madre gli aveva consigliato in cucina, e preparò una squisita zuppa di verdure.




Nel frattempo, sempre in cucina, Valerio ed Irene facevano i compiti assieme.
Irene: "Che bello, stare a casa tua! E' proprio una bella famiglia, questa!"
Lei abitava solo con sua madre, da quando i suoi genitori si erano separati, ed evidentemente il fatto che ci fossero così tante persone in una sola casa che bene o male andavano tutte d'accordo le piaceva.




Tanto che, quando dopo cena dovette tornare a casa sua, le dispiacque parecchio. Durante la cena infatti aveva stretto amicizia anche con Tristan, Morgana, Jason e me.
Irene: "Grazie mille per la cena, Tristan, tornerò ancora ad assaggiare le tue ottime zuppe!"
Quella Irene mi piaceva, era una persona bella dentro.




Mentre suo figlio cucinava per una compagna di classe, Abby era al lavoro ed era presa a sua volta con una nuova ricetta: le uova alla Machiavelli.




Tra un manicaretto e l'altro, io sentivo il bisogno di fare un sacco di jogging. Durante le mie sessioni, cominciai a presentarmi ai vicini.




Ma andai anche da alcuni conoscenti, primi fra tutti i Frio. Checché ne dicesse Abby, io continuavo a non fidarmi di loro. Il giovane adolescente mi insospettiva, così come mi insospettiva il loro giardino. Forse ero una maniaca, ma quella cosa dell'hacker, anche se non più pressante, mi aveva cambiata parecchio, ed ero diventata particolarmente sospettosa verso tutti.
Scoprii che il giardino dei Frio non aveva niente di strano. Meglio così: un sospetto in meno. Ma ero ben lontana dal raggiungere la pace interiore.




Intanto passava il tempo, io andavo a far visita ai miei cittadini ed il mio hacker non si fece più vivo. Accanto al mio hacker scomparso, c'era un'altra figura che invece si stava elevando: un musicista molto famoso, Ron Moondance.




Così, la famiglia Moondance giunse ad una situazione di stallo, che durò per due anni, fino a quando anche per Morgana non fu tempo di terminare le medie e crescere.




Ancora una volta, ignorata dai due ragazzi più grandi in un momento critico della sua vita, sempre chiusa nella sua camera in compagnia di tempere e pennelli, Morgana crebbe bene, ma un po' goffa.




Solo il suo apsetto fisico col tempo l'avrebbe riscattata, poiché diventò una ragazza stupenda.




Era il ritratto di Jason, anche se aveva i miei occhi e i miei capelli, e questo la rendeva perfetta, dal mio punto di vista.




Lei e Valerio non si somigliavano molto, non sembravano nemmeno fratelli, ma ero certa che entrambi avevano preso il meglio di me e di Jason.




Anche per Morgana si stava avvicinando il giorno di cominciare prima superiore. La sera prima Valerio se ne restò per tutto il tempo molto pensieroso. Osservava la sorella, e di colpo capì che anche lei, la bambina che aveva sempre snobbato, era diventata grande, praticamente una donna, e pure bella. E dentro di sé giurò a sé stesso che nessuno le avrebbe mai torto un capello, non prima di essere passato sopra il suo cadavere. Valerio Moondance per lei era pronto a tutto.




_______________________________________

Lo so, lo so: questo capitolo è stato pesante e probabilmente anche noioso. Ho reso un mattone quello che doveva essere un semplice aggiornamento di passaggio. E' stato anche difficile scriverlo, c'erano un sacco di elementi disgiunti da incollare insieme. Ma dalla prossima volta si cambia, promesso! Il testimone infatti passerà a Valerio, sarà lui a parlarci nel prossimo capitolo, e si passerà ad eventi un po' più importanti, quelli che riguardano da vicino la sesta generazione, che ormai è cresciuta!
Grazie a tutti quelli che hanno deciso di continuare a leggere questa storia, spero che non ve ne siate pentiti, che l'aggiornamento sia risultato all'altezza!
La prossima settimana parlerò di Frida, ma poi andremo a tutto spiano a conoscere meglio i giovani Moondance! Nel frattempo... benvenuti nel 2011!!! ^____^

moondance

Previous post Next post
Up