[I Liceali] Alors crier plus fort (Valerio, Claudio)

Jul 26, 2010 06:58

Titolo: Alors crier plus fort
Fandom: I Liceali
Personaggi: Claudio Rizzo, Valerio Campitelli, Lucia, nominée Filippo
Pairing: Valerio/Lucia, riferimenti Valerio/Filippo, hints Claudio/Valerio
Rating: PG14
Conteggio Parole: 643 (W)
Prompt: Pugni in faccia @ Fest(ino) privato
; Isola Zampa di Gatto @ fanfic_italia [ HMS] [ raccoglipunti]
Note: OOOOH ♥
Disclaimer: Non mi appartiene nulla; è tutta fantasia; nessuno mi paga un centesimo.
~ I commenti sono l'amore. I lurker sono il male.



~ Alors crier plus fort.

Il bacio di Lucia è così completamente nuovo, per Valerio, e così completamente insolito e dolce rispetto al normale - rispetto alla bocca impertinente di Filippo, per esempio, - che lui non riesce a provare altro che un brivido caldo di tenerezza, e la voglia di stringerla in un abbraccio gentile che le spieghi che amici va bene, fratelli sarebbe fantastico, ma insieme in quel senso lì fa un po' ridere e sarebbe deprimente. Non fa in tempo a fare nulla di tutto questo, però, ed in verità neppure a staccarsi da lei e sorriderle un poco e carezzarle una guancia, perché Claudio Rizzo arriva prima.
"Dai, Campitelli, che, ti sei ravveduto?" mormora lo stronzo, ma le sue parole trapanano le orecchie di Valerio come se le avesse urlate, nonostante la musica e il rumore della festa e il tuonare dei bassi attraverso il pavimento e le sue costole.
"Va' a farti fottere, Rizzo," soffia in risposta, e sente la mano di Lucia serrarsi attorno alla sua in un debole tentativo di tenerlo calmo - tentativo un po' inutile, perché Valerio, con quel bastado attorno, è tutto il contrario della serenità.
"Oh, volentieri," sghignazza Claudio, "ma non saprei con chi. Ma, aspetta," continua, facendo un passo avanti e arrivando talmente vicino che Valerio è investito dall'odore del suo dopobarba e del testosterone. "Il tuo ragazzo ora si può considerare un ex?"
"Tu Filippo non lo devi nemmeno nominare," scatta Valerio, e in un secondo si è liberato dalla stretta di Lucia ed è addosso a Claudio - lo spintona malamente all'indietro, mandandolo a sbattere contro una colonna.
"Oh, il finocchio s'è fatto i muscoli," ride lo stronzo, e le orecchie di Valerio sono così piene di un ronzio furibondo che nemmeno sente Lucia che cerca di calmarlo. Strattona Claudio di nuovo, e lo trascina verso l'uscita di emergenza due metri più in là. Lo spinge contro il maniglione antipanico e sono fuori; un pugno in piena faccia e Claudio, un po' sbalordito, è a terra, confuso, gli occhi sgranati e il naso che perde sangue. Qualcosa, in Valerio, esulta di gioia, ed è con una specie di ruggito che lui si avventa ancora sul poveraccio, si inginocchia su di lui e lo scuote, riempiendolo di parolacce e dell'odio che ha lasciato a maturare dentro per, quant'è, gli ultimi dodicimila anni?
Lo odia, lo odia, lo odia: lo odia perché è un bullo arrogante, perché è un prepotente senza speranza, perché se non esistesse lui il mondo sarebbe un posto peggiore; e poi, soprattutto lo odia perché si odia per il fatto di odiarlo - Filippo si è perso a metà del concetto, la prima volta che Valerio gliel'ha spiegato, ma tutto sommato è una cosa piuttosto semplice: Valerio odia l'odio, ma Cristo, Rizzo lo ammazzerebbe senza pensarci su due volte, e allora si odia perché non riesce a smettere di odiarlo, e quindi lo odia e si odia due volte tanto.
Claudio è totalmente stordito, e quando Valerio all'improvviso molla la presa sul colletto della sua preziosa camicia - ora splendidamente sporca di sangue, soddisfazione! - non fa nemmeno lo sforzo di tener su il collo e sbatte miseramente la testa sul marciapiede.
Valerio ride di lui; tutto quello che Claudio può fare è scoccargli un'occhiata risentita e impotente.
Dopo un po' Valerio si riprende, torna un essere umano calmo e pensante. Si scuote di dosso le parolacce e quel poco di rancore che non ha scaricato su quell'imbecille - parole di cui non ha un ricordo esatto e delle quali sa che non andrebbe esattamente fiero, perciò meglio così - e poi, quando torna a guardarlo, si accorge del naso che sembra rotto, del livido sullo zigomo, delle mani graffiate. Ridendo si solleva, e aiuta persino lo stronzo a rialzarsi.
"Dai, ti accompagno al pronto soccorso," propone, e Claudio, in risposta, grugnisce qualcosa di incomprensibile, ma certamente poco carino.

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