[RPS] Chillin' (J-Ax/Grido)

Dec 21, 2008 00:01

Glossario (perché nessuno è psicolabile abbastanza da amare il mio fandom T_T):

GDV = Gemelli DiVersi; A31 = Articolo 31, eh °_°

Grido (GDV): Luca Aleotti, Lu, Lulù, fratello minore di J-Ax.
J-Ax (A31): Alessandro Aleotti, Ale, JJ, Ax, Ascia, J Ascia, fratello maggiore di Grido.
Thema (GDV): Emanuele Busnaghi, Ema, Manu, zio Ema. ama Strano, tantissimooo ç_ç xD
Strano (GDV): Francesco Stranges, Frà, Fraka, Stra, zio Fra, Franno.
THG (GDV): Alessandro Merli, Taka, Alé, Alex, Merlo.
DJ Jad (A31): Vito Perrini, Vito, Vi, Vivì, Perry. frocettoo xD

~ Chillin'
(titolo-fantasia :D)

Luca si agita sullo striminzito sedile della metro, guardandosi attorno nel febbrile tentativo di capire chi, tra i passeggeri, darà inizio al disastro.

Alessandro, in piedi davanti a lui, un gomito estraneo fisso sui reni da circa cinque minuti, lo guarda intenerito. Non crede che qualcuno, nel vagone, sia sovrappensiero abbastanza da badare a loro e riconoscere, sotto il poco impegnativo camuffamento, le facce di due divi.

La preoccupazione di Luca è esagerata, ecco.

Gli accarezza allora una guancia con il dorso della mano, guadagnandosi un'occhiataccia, e ridacchia.

"Tranquillo, piccolo, ok?"

"Tu reggiti, idiota, o ti schianterai, e poi chi li raccoglie i pezzi?"

Alessandro ha una battuta sconcia pronta sulla punta della lingua, ma decide di rinunciare: sorride, e afferra il primo sostegno che gli capita. Luca si rilassa un poco, e il treno improvvisamente accelera, spedendo al tappeto un paio di ragazzine.

Istintivamente, Luca si volta a guardare la parete, enormemente interessato alla pubblicità della Costa Crociere.

Alessandro ride senza pietà.

"Oi, piccolo," chiama poi, quando ormai sono premuti l'uno contro l'altro in attesa di scendere dal vagone. "Allora, che facciamo, stamattina?"

Luca si stringe nelle spalle.

"Dunno, bro. Tu che proponi?"

Alessandro sogghigna, stringe un braccio intorno alla vita di Luca e lo attira maggiormente a sé.

"…che ne dici?", sussurra, la voce roca per il piacevolissimo contatto col corpo in fiamme del fratellino. È certo che Luca abbia colto l'allusione, perché lo sente tendersi e sospirare.

"Va' a cagare, Ale, te lo dico col cuore."

Alessandro fa una pernacchia, Luca gli mostra la lingua e il treno si ferma.

Con qualche sollecitazione da parte dei passeggeri, le porte si aprono sospirando, e un'informe massa di persone si riversa sulla banchina.

Ale non ha ancora mollato i fianchi di Luca.

"Alur, baby, io sto a sentire te, 'kay? Quello che vuoi fare, lo facciamo. A disposizione."

Luca sorride per la piacevole notizia. Vorrebbe portare Ale a casa, ora, e fargli di tutto, e sopra ogni altra cosa vorrebbe riempirsi la testa del suo odore, ma la folla lo lascia interdetto - lo fa tremare.

"D'accordo. Senti qua, allora, Ema ha su non so che all-day-long-party, e mi ha detto che siamo sempre i benvenuti, ovviamente. Andiamo da lui con la scusa di fargli un salutino, colonizziamo il divano e facciamo sparire tutto l'alcol che ha in casa."

Alessandro finge di pensarci su, e alla fine sorride.

"Direi che è davvero un'ottima, no, ottimissima idea."

Ehi lady ma lo vedi un po' là fuori come va?
Non senti il bisogno di un giorno di tranquillità, qua?
Il treno accelera sempre di più;
ti devi reggere e proteggere per non cadere giù.
Che ne dici, oggi stiamo con gli amici?
Abbassiamo le luci e poi facciamo ciò che ci rende felici.
Stare sdraiati, poi guardare qualche video,
fumare un po', mentre si ride di continuo.
Il mio tempo libero finisce in un delirio.

"Di' un po', Lu, ma… quanta gente ci sarà, esattamente, da Ema?"

"Sai che non ne ho idea? Ma non ti preoccupare, un angolino per noi lo zietto lo ritaglia di sicuro."

"Me lo auguro," borbotta Ale, spostando il braccio dai fianchi alle spalle di Luca, e tirandolo un po' più vicino.

"Ahia, Ale, vacci piano, devo ricordarti che razza di livido mi hai procurato sulla spalla, l'altro giorno?"

"Scusa, piccolo, scusa. A parte questo, una cosa davvero non me la ricordo: dobbiamo girare a sinistra, o…"

"Ale, questa è casa di Ema," ridacchia Luca, indicando l'elegante palazzo che hanno di fronte.

"Oh, hai ragione."

«Ale e Luca, eh? Che onore!» gracchia il citofono, con la voce di Francesco, «Salite, salite, c'è ancora spazio.»

I due varcano la soglia e si dirigono all'ascensore. Ale si guarda intorno stupito, accidenti, non ricordava che Emanuele vivesse in un posto così lussuoso. Merda, questo condominio vomita fasto e ricchezza persino dagl'interruttori della luce.

"Ale? Sveglia, Ale, dài…"

"Sì, sì, arrivo."

Anche l'ascensore lascia il maggiore degli Aleotti a bocca aperta. La parete di fronte alla porta è un enorme vetro affumicato che dà sull'esterno e, per la precisione, su una piazza della quale Ale non ha mai sentito parlare - ma più probabilmente è un cortile, perché è troppo in ordine per essere qualcosa di pubblico. Le restanti tre pareti dell'ascensore sono rivestite in legno, e a prima vista sembra ebano vero. Il quadro di comando è di un elegante metallo opaco, decorato da elaborati grovigli in marmo nero. Spaventoso.

"Ale? Oi… Ale, ci sei?"

"Luca, ma che è tutto 'sto lusso?", domanda Ale, toccando incerto una parete. Luca, accanto a lui, ride.

"Che ti devo dire, Ale, a Ema piace trattarsi bene."

"E lo vedo! E… ommioddio, l'ascensore suona la quinta di Beethoven quando arrivi al piano?!"

"Maddai, non eri mai stato qui dentro?"

"Mai! Me ne ricorderei!"

Luca ride, spingendo gentilmente Ale fuori dall'ascensore e poi guidandolo fino alla porta di casa di Ema - porta che magicamente si apre, rivelando un universo di luci basse e perdizione.

"Wow, ma è ancora giorno?", sussura Ale, ammirato.

"Beennnnvenuuuuuuti," gracchia Emanuele, sbucando da dietro la porta con un ghigno soddisfatto.

"Hello, Thema. Come vanno le cose?" domanda Alessandro, al massimo dell'educazione, tendendo una mano per salutare degnamente l'amico. Dopo brevi convenevoli, i due Aleotti vengono invitati ad accomodarsi, e Luca si accolla la responsabilità di condurre Alessandro in salvo attraverso i fumi e l'immoralità che popolano casa di Ema.

Infine, i due giungono all'agognato divano del salotto, e Alessandro ci si lascia cadere sopra, sospirando. Luca si accomoda accanto a lui, e subito viene invitato ad avvicinarsi un po' di più.

"Ciao, raghi, vi trovo bene," saluta Francesco, dall'altro lato della stanza, e Luca intavola con lui una conversazione a distanza. Alessandro, intanto, si guarda intorno, e si dice che è impossibile che questa sia davvero casa di Ema.

Quanta roba! Quanta Cristo di roba costosa!

Per terra c'è il parquet. Alcuni mobili sono d'antiquariato (insomma, sembrano vecchi), altri, invece, sono delle robe ipermoderne da Ikea per papponi. C'è qualcosa di mostruoso nella enorme quantità di televisori che Alessandro ha contato da quando sono entrati, e non c'è dubbio che ognuno di essi abbia la propria console per videogiochi di ultimissima generazione. Le pareti scompaiono, ingoiate da dischi di platino, televisori, gigantografie, quadri incomprensibili, televisori e oh buon Dio da quando Thema ha un'ossessione per gli orologi?!

"Ale, sei così spaventato da questa povera casetta?", ridacchia Fra, e Alessandro annuisce, gli occhi lievemente sgranati.

"Sì, terrorizzato. Esatto. È… oddio. Oddio, quella è una gigantografia del tatuaggio che ha sul braccio?!"

Francesco e Luca ridono, l'espressione di Alessandro è meravigliosa.

"Esattamente. E l'idea è stata mia, modestamente," afferma Francesco, e Alessandro lo guarda sconvolto.

"Làsciatelo dire, Strano, sei proprio strano."

"Ale, non faceva ridere neanche al cazzo"

"Lo so, Lulù, ma l'ho detta per far ridere nessuno. L'ho detto perché, Dio Cristo, lo penso davvero. E tu, Frà, non ti rilassare: sto cominciando ad avere dubbi, oh, seri dubbi sulla tua sessualità."

Mentre Francesco arrossisce e nasconde la faccia contro il collo di una ragazza qualunque, Luca ride piano, ancora una volta, pensando che suo fratello è veramente terribile, quando dice certe cose.

Poi la mattina mi chiedo sempre faccio bene o no,
me la vivo da turista nella mia città,
qui c'è bisogno di un'overdose di tranquillità.
Troppo scansafatiche per fare l'attaccabrighe,
ho in mano il mondo se una delle mie amiche sorride.
Quindi tranquilli, just chillin', so che, se vuoi, puoi capirmi e seguirmi.

"Ehi, piccolo, tutto ok?"

"Sì, Ale, tranquillo. Perché lo domandi?"

Alessandro sogghigna, accarezzandogli il collo. Luca vorrebbe evitare di rilassarsi contro il suo tocco, vorrebbe davvero, ci sono troppe ragazze sconosciute e troppi compagni di band in giro per lasciarsi andare con tranquillità, e la semioscurità in cui è immersa la casa tranquillizza ben poco, ma le mani di Ale non danno scampo.

"Perché, perché… perché sì, Luca, ecco perché," risponde Ale, chinando il capo in avanti per mordergli un orecchio. Luca inarca la schiena, colto da un brivido, e sussurra qualcosa a proposito di cose sconce in luogo inappropriato.

Come se ad Ale importasse qualcosa.

"Tranquillo, piccolo, nessuno ci guarda," mormora Alessandro, e Luca è certo di sentire il suo sorriso contro la pelle. "Lasciami fare, ok?"

"In bagno, almeno… oh, Dio, Ale, ok, quello che vuoi…"

"Grazie, piccolo, ti prendo alla lettera."

Ale allora chiude gli occhi, cancellando il mondo e catalizzando ogni stilla d'attenzione su Luca - che intanto si agita, cercando di non attirare l'attenzione dei presenti.

Alessandro stuzzica la pelle morbida del collo fragile di Luca, mordendo con abbastanza forza da fargli mormorare sconnessi ringraziamenti.

Il corpo a tratti ancora acerbo del suo Luca non disdegna nessun tipo di attenzione; non c'è niente, nemmeno il dolore o la paura, che il suo fratellino non sappia, se opportunamente stimolato, metabolizzare e trasformare in piacere.

Perciò, si può dire che Luca sia un po' masochista e un po' esibizionista, e quando Alessandro lo afferra per i fianchi e lo solleva, facendolo poi sedere a cavalcioni delle proprie gambe, Luca trema violentemente, e geme, nascondendo il viso nella maglietta del fratello.

"Dammi un bacio, piccolo," e Luca è veloce a sollevare la testa e obbedire, lanciandosi, senza pensarci troppo, in un bacio famelico.

"Oh, Dio, Luca, tu mi affami… sempre ammesso che esista, questo verbo."

"Temo di no," mormora Luca distrattamente, poi si getta, pressoché letteralmente, a divorare il collo tornito del fratello.

Hey baby don't say everything is okay.
What's going on in the world today?
You make my life so complete,
when I lose myself on your lips.
No rules to follow at all,
Within my body and my soul, 'cause I believe in love
And every day I pray

Dopo l'eccesso di passione, Luca si rifugia nell'abbraccio di Ale, tornando al mondo reale.

L'assenza di donnicciole urlanti lo rassicura, vuol dire che il buio, il fumo, il sesso e l'alcol hanno fatto in modo che le loro effusioni non fossero notate da anima viva.

Due centimetri sopra il suo orecchio, Ale canticchia una vecchia hit, infilandoci in mezzo, di tanto in tanto, qualche strofa di una ninna nanna della loro infanzia.

Luca sorride, intenerito.

"Ale, fratellone, ti amo."

"Aaaww, tesoro. Che ne dici di sposarmi?"

Beep

Luca - went - Blank.

Beep

Please restart the system.

Beep

What's going on in the world today?

Please, please restart the system.

"Che?! Sposarti?"

"Hmm… perché no?"

Beep

Processing data.

Beep

"Sposarti, Ale? Sacro vincolo? La gabbia? Due maschi?! Hai venduto il cervello?"

Alessandro sospira e sorride.

"Certi paesi civili permettono matrimoni gay."

"Sì, ma… Ale. Mi stai sfottendo."

Alessandro ridacchia con malvagità, Luca fa una smorfia.

Voglio restare così, la testa tra le nuvole,
ma voglio vivere del tutto consapevole che ogni scelta in 'sta vita
sarà da me garantita, vivendo giorno per giorno e al meglio ogni giornata.
E non mi importas e sarò tranquillo come mai prima,
magari in giro con te signorina o rilassato a Milano,
sul mio divano o al lavoro.
In mezzo a questo frastuono serve ogni tanto un respiro.
Primo:
lasciarsi andare e trovare persone vere.
Godersi, poi, l'atomosfera di certe sere…
Sincere quelle emozioni, ragazzi sotto i lampioni, su piazze
dove, tra scazzi, trovi gli amici migliori.
Vedi a volte sembra in salita,
questione di come ti poni con la tua vita.
Tu sii te stesso, al resto basta poco,
e non c'è problema: stasera torniamo in gioco.

"Sei terribile. E io che… beh, ti ho creduto, accidenti," si lamenta, e Ale, geneticamente immune al cinismo, lo bacia sulla fronte.

"Scemo. Ti prendevo in giro, vero, ma se vuoi sposarmi, non c'è problema."

Luca avvampa e decide di non voler badare né al sorriso caldo di Ale, né ai battiti accelerati del proprio stupido cuore, e quindi si guarda attorno. Il salotto è un'enorme orgia di droghe leggere ed effusioni più o meno pesanti, ed è preoccupante il fatto che non si vedano né Fra né Ema.

Ale un po' si sente in colpa per averlo messo a disagio, ma anche Luca sta tirando fuori una questione di stato da una cazzata - tipicamente italiano, dopo tutto. Forse, si dice il fratellone, forse Lù vuol sposarmi davvero.

Appoggia la bocca al suo collo, soffiando delicatamente, e Luca si rilassa un po' di più, contro di lui.

"Ehi, Lulù, amore…?"

"Mhhhhh, 'ccazzo vuoi?"

"Aaaww, ce l'hai ancora con me?"

"Tu che dici?"

Alessandro ride, qualcuno gli intima di chiudere quella fogna, e lui allora soffoca pure il respiro contro la pelle del fratellino.

"Dai, perdonami."

"Hmm. Forse."

Ale viene colto da un'improvvisa illuminazione, e solleva un po' la testa, per molestare l'orecchio di Luca, che pare tutt'altro che scontento.

"Ehi, ma tu lo sai, poi, questo chillin' cos'è?" chiede, e sente Luca gorgogliare quella che vorrebbe essere una risata, soffocata dallo stato di relax in cui giace la giovane promessa della musica italiana [e gli ho fatto un grosso complimento _._ NdKy'].

"È che merito un po' di calore in 'sto mondo gelido," si auto-cita Luca, e poi si accoccola meglio sulle gambe del fratello. "E che se provi a svegliarmi, ti uccido."

"Tranquillo," mormora Alessandro, baciandogli una tempia, "just chillin', so che se vuoi puoi capirmi e seguirmi."

.end

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