[RPF] And your beauty, could waken the dead

Dec 17, 2011 19:47

Titolo: And your beauty, could waken the dead
Fandom: RPF Calcio
Personaggi/Pairing: Alex Del Piero/Claudio Marchisio
Rating: PG14
Conteggio Parole: 1205 (fidipu)
Avvertimenti: slash, fluff
Prompt: 16. Qualcosa di fluff @ Kyalendario (♥
el_defe)
Note: *sta ancora brillando dal post di prima*
- Sì, sono molto innamorata del viaggio in America della Giuve quest'estate. X'D
Disclaimer: Non mi appartiene nulla; è tutta fantasia; nessuno mi paga un centesimo.

~ And your beauty, could waken the dead.

Sono già tre quarti d’ora che Alex tiene il suo bel thrillerone mozzafiato, ventisette euro e novanta di suspance e copertina cartonata, spalancato sulla medesima pagina, la prima del terzo capitolo, e non ha la minima voglia di andare oltre la quinta riga. Per un volo di mezza giornata, gli ha detto la gentilissima commessa della libreria di Caselle, l’ideale è un bel volumone importante, di quelli che li guardi e ti si annodano i tendini ai polsi, scritto grande per non affaticare gli occhi e, soprattutto, appassionante, o soporifero, o, ancora meglio, tutt’e due le cose insieme.
Alex non si ricorda nemmeno più di cos’è che parla, il suo libro.
L’aereo è insolitamente grande, rispetto alle zattere con le ali che sono abituati a prendere per andare su e giù lungo l’Italia, ma anche insolitamente pieno, perché giustamente una traversata oceanica non la fai per una mezza trentina di persone; i posti di prima classe bastano appena per tutta la squadra, mentre lo staff s’è ritrovato sparpagliato in giro per la seconda. Siccome, poi, il presidente aveva ponderato la possibilità di mandarceli in nave, in America, e non stava per niente scherzando, probabilmente devono pure considerarsi tutti molto fortunati.
Il punto della questione, comunque, è che Alex s’è ritrovato seduto vicino a Claudio, e Claudio, dieci minuti dopo il decollo, s’è addormentato, sprofondando nella poltrona enormemente imbottita, che lo fa sembrare minuscolo, e schiacciandosi il mento contro il petto. E Alex è lì che lo guarda, - neanche troppo discretamente ché tanto nessuno sta badando a lui, - perché, andiamo, non è una posizione comoda in cui dormire, e di certo non gli fa bene alla cervicale.
Alex è lì che lo guarda - guarda Claudio che dorme con le mani ficcate nelle tasche della giacca e le labbra screpolate perché, per carità, non ce la fa a mantenersi idratato, troppa fatica. Alex è lì che lo guarda, gli guarda i capelli schiariti da Dio solo sa cosa - conoscendolo, avrà lasciato che Davide gli versasse in testa una bottiglia di candeggina perché quando mai Claudio è stato capace di dire di no a suo figlio, e Alex sente la gola serrarglisi un po’, - un accenno di barba a spolverargli le guance magre, lo guarda, le ciglia sottilissime, corte, quasi invisibili, lo guarda e alla fine non ce la fa più, si richiude il libro in grembo ed è solo per candida pietà della sua nuca che, piano piano, per non svegliarlo, allunga una mano e gli sfiora l’angolo della mascella dal lato che non vede, spingendolo in punta di dita finché Claudio non si ritrova con la testa appoggiata alla sua spalla.
È stortissimo sulla poltrona, ora, d’accordo, tutto pendente a sinistra, ma il bracciolo che gli preme contro il fianco è imbottito e grosso come un prosciutto, per cui non può stare tanto scomodo; Alex sorride un po’, soddisfatto, e cerca di respirare il più delicatamente possibile.
Claudio, comunque, s’è svegliato non appena ha sentito il tocco gentile delle sue dita sulla pelle, perché non è mai stato uno col sonno pesante. Adesso gli viene difficile, controllare il batticuore frenetico che gli squassa il petto e, soprattutto, l’imbarazzantissima voglia di voltarsi ancora un po’ e premere il viso contro il collo di Alex; serra gli occhi e cerca di non pensarci, cerca di rimettersi a dormire ma ha la netta sensazione che non ci riuscirà tipo mai più. Alex, per fortuna, non sente il frullare impanicato dei suoi pensieri che si affannano a tentare di darsi un senso e finiscono per infrangersi in una miriade di mugolii disperati, ma sta lì, convinto che Claudio stia dormendo, e, come fosse la cosa più bella del mondo, guarda quel poco che riesce a vedere del suo viso - la linea dritta del suo naso, i capelli arricciati all’indietro e in realtà un po’ in tutte le direzioni, uno spicchietto di labbra.
Alex sta lì e lo guarda.
Claudio fa finta di sonnecchiare, ogni tanto si muove un pochino, s’aggiusta contro di lui e la cosa peggiore è che non riesce a trovare una posizione scomoda, un angolo per cui la spalla di Alex gli s’infili spiacevolmente contro qualche osso o chissà che, niente. S’incastra perfettamente col suo capitano, e ancora, quando ripensa a tutte le volte che in campo si è ritrovato su di lui o con lui addosso, gli viene da tremare.
Alex, che ancora un po’ e si mette a contargli i capelli, se ne accorge, si acciglia. Mentre ancora erano a terra, l’aria condizionata era talmente fredda che dalle fenditure sul soffitto si allungavano volute candide di vapore; ora fa appena appena fresco, ma Claudio sta dormendo, ha addosso la giacca della tuta e una maglietta leggera e per di più, pelle e ossa com’è, figuriamoci quanto può essere capace di resistere, alle basse temperature. Alex, quindi, gli tocca una mano, giusto per sincerarsi che non stia congelando, e un po’ si stupisce di sentirla piacevolmente tiepida. Chissà cos’era quel brivido che l’ha scosso, allora. Forse sta facendo un brutto sogno, e il cipiglio di Alex si fa ancora un po’ più marcato - non è mica apprensivo, lui.
La mano non la muove più da lì.
Claudio fa uno sforzo sovrumano per tenersi ben rincantucciato nel petto il miagolio che proprio tanto tanto tanto vorrebbe sfuggirgli.
Alex, dopo un po’, con delicatezza intreccia le dita alle sue. Claudio non ce la fa più e tira su la testa, strusciando il viso contro il suo collo e seppellendosi lì, le guance praticamente in fiamme, e si morde a sangue la punta della lingua, odiandosi per quanto diventa triste, patetico, insostenibile, quando si tratta di Alex.
Ad Alex non viene neanche lontanamente il sospetto che si sia svegliato; sta lì, lui, e sorride, buono, contento. Vorrebbe dare a Claudio un bacio tra i capelli, perché sono bellissimi e dorati e ricciolosi e profumati e gli solleticano la punta del naso e sono lì, accidenti, e riesce a trattenersi per circa diciotto decimi di secondo. Quando finalmente si arrende, Claudio stringe gli occhi così forte che i fuochi d’artificio smettono di esplodergli contro le palpebre, e per un momento diventa tutto talmente nero che gli gira la testa.
Aspetta un quarto d’ora che gli sembra durare una vita, e poi si spinge di più contro il collo di Alex, che lo lascia fare, e a rimettersi a leggere neanche ci pensa.
C’è un vuoto d’aria, poi, dal niente in mezzo ad un volo straordinariamente tranquillo. L’aereo fa un tuffo in giù come se gli avessero aperto una botola sotto la pancia, dura soltanto un attimo ma è così improvviso e spaventoso che Claudio trasale, quasi singhiozza, e stringe fortissimo la mano di Alex che ancora sta lì intrecciata alla sua. Se ne rende conto con un momento di ritardo, e Alex sta già sorridendo.
«Tranquillo,» bisbiglia, pianissimo, premendogli un altro bacio contro la testa, un po’ più in giù, ora, verso una tempia, e accarezzandogli una guancia con la mano libera.
Claudio, per un istante, sente lo stomaco bruciare di vergogna, ma Alex è così tranquillo e vicino e caldo accanto a lui che gli va solo di nascondere di più il viso contro il suo collo e, per le prossime undici ore, fingere ancora di stare dormendo.

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