May 25, 2008 17:42
I
Aveva incontrato Maxxie quasi per caso - uno di quegli incontri improvvisi che ti capitano tra capo e collo - e non aveva mai realmente pensato che sarebbe potuto essere qualcosa d’importante.
Un incontro dei tanti, si sarebbe dimenticato di quel ragazzo tutto sorridente quasi subito, ne era sicuro.
Era lì per fare un favore a Sid - aveva ricevuto l’invito per quello spettacolo da un certo Anwar e quel fesso era imbarazzato all’idea di andarci da solo; a volte Tony si chiedeva come fosse possibile che fossero amici - e non prestava la minima attenzione a cosa succedesse sul palco.
Una gara di hip-hop, o quello che era, non era certo qualcosa che gli interessava; preferiva pensare alla ragazza della mensa, quella con le tette grandi.
Fu proprio allora, mentre immaginava di trascinare la ragazza da qualche parte, che Maxxie entrò in scena. Tony guardava solo distrattamente il ragazzo biondo in mezzo alla pista - Anwar continuava a dire a Sid “ecco, è lui, il mio amico!” e Sid annuiva entusiasta e Tony voleva semplicemente capire per che schifezza fossero andati fino lì.
Poi era partita la canzone, “One more time” di Britney Spears, e Tony era già sul punto di vomitare quando Maxxie aveva mosso il primo passo.
Tony non aveva seguito nessuna delle precedenti esibizioni, è vero, ma era totalmente certo che nessuna fosse stata migliore di questa.
Maxxie si muoveva a tempo, i muscoli che guizzavano sotto i pantaloncini e ogni passo misurato e perfetto. Sembrava non sbagliare nemmeno di un centimetro, come se un minimo errore avesse potuto mandare all’aria tutta la rappresentazione, l’equilibrio precario del suo respiro affannato.
Aveva finito l’esibizione con una spaccata - Sid aveva commentato con un “OUCH!” molto poco elegante - e tutti avevano cominciato ad applaudire immediatamente. Tony era semplicemente rimasto a guardare il ragazzo biondo - completamente rosso e sorridente - mentre usciva dalla pista mandando baci al pubblico.
Quando aveva chiesto ad Anwar se Maxxie fosse gay - perché andiamo, Britney Spears? Sarebbe stato meno appariscente con una coccarda con su scritto “Mister Gay dell’anno” - Anwar aveva negato. Lui era il suo migliore amico, l’avrebbe saputo, no?
Eppure quella sera, quando si erano presentati, Maxxie gli aveva squadrato il culo per un quarto d’ora buono. Tony aveva scosso le spalle - avere ragione non era una novità per lui, era un’abitudine - e l’indomani mattina se ne era già dimenticato.
Maxxie non era previsto per essere una parte importante della sua vita, era solo un ragazzo mostruosamente gay che aveva incontrato per caso.
II
Il primo giorno di liceo arrivò quasi volando; non che Tony non fosse mostruosamente annoiato già prima che suonasse la campanella, ma il fatto che appena entrato nel cortile aveva visto tipi che spacciavano erba aveva portato il suo entusiasmo a livelli accettabili.
Lui e Sid non avevano poi così tante classi in comune, e Tony stava già pensando a come divertirsi un po' senza il suo amico sfigato tra le scatole, quando avevano incontrato Anwar.
Ok, magari Tony non si ricordava il suo nome, ed aveva abbozzato un mezzo sorriso con un “Ehi” rosicato, ma quel tipo e Sid sembravano essere amici di vecchia data - abbracciandosi e parlando come due vecchie pettegole - e Tony, più per educazione che per altro, evitava in ogni modo di mostrarsi infastidito.
Saltò fuori che lui e Anwar avevano la prima ora assieme -Tony se ne uscì con l’urrà più sarcastico del suo repertorio - e, camminando assieme verso l’aula, venne a sapere che sì, anche il suo amico completamente gay era in classe con loro.
Non che Tony fosse omofobo o che, semplicemente aveva come la sensazione che, se Anwar era così, beh, il suo amico non poteva che essere della stessa razza. Il che rendeva la giornata molto peggiore del previsto.
Arrivarono in classe qualche secondo dopo - Anwar smise di parlare per la prima volta in venti minuti, grazie al cielo - e Tony individuò subito il ragazzo biondo seduto in penultima fila.
Anwar si era fiondato verso di lui in maniera quasi esagerata - che stessero assieme? - e Tony si era ritrovato a raggiungerli poco dopo. Non perché avesse alcun interesse in uno dei due, semplicemente perché quello era esattamente il posto che voleva e beh, lui era Tony Stonem e se voleva quel posto l’avrebbe avuto - anche se questo avrebbe comportato passare una delle peggiori ore della sua vita a sentire quei due.
«Noi due ci conosciamo, vero?» mormorò il ragazzo biondo - Maxxie, o qualcosa di simile - sorridendogli. Tony scosse le spalle, prendendo posto.
«Ci siamo incontrati una volta, ad uno dei tuoi spettacoli…» disse, aiutando il ragazzo a ricordarsi di lui - reprimendo il fastidio, come poteva quel mocciosetto non ricordarsi di lui?.
«Devo ammettere che eri anche bravo» aggiunse, per essere cortese. Tony aveva ormai capito che la cortesia portava a vantaggi: con un po' di gentilezza e qualche pressione sui punti giusti avrebbe potuto avere quei due ragazzi ai suoi piedi, il che faceva sempre comodo.
«Oh sì, mi ricordo! Scusa, io… normalmente ho una memoria migliore, è necessario per le coreografie e tutte queste cose qui» Maxxie sorrideva quietamente, niente a che vedere con le risate esagerate di Anwar, e Tony doveva ammettere che non era così male.
Maxxie aveva un modo di approcciarsi completamente differente dal suo modo di ballare, era più impacciato, più precipitoso e meno perfetto.
Quello era un ragazzo come qualunque altro, pensò Tony, il che lo rendeva noioso come chiunque altro.
Tranne per il fatto che sembrava essere completamente imbranato - non imbranato come Sid, un tipo di imbranato che di solito risultano simpatici - e che faceva questi discorsi che stavano in piedi solo nella sua testa - no, davvero, ma chi diamine era questa Sacha Duncan? E perché mai Maxxie pensava che Tony fosse una specie di extraterrestre per non aver compreso subito che “La vita non è una coreografia, ecco perché cado spesso” era una citazione sua? Né che lo erano le altre mille frasi assolutamente inutili che gli aveva detto? - e quindi ok, magari Maxxie non era proprio noioso come tutti gli altri.
Probabilmente fu per questo che si ritrovò a camminare con Maxxie nei corridoi, lasciandosi spiegare chi fosse Sacha Duncan, e fu sempre per questo che, a casa, cercò su Google la stessa dannata frase - reprimendo un certo fastidio per quanto le frasi che trovava fossero gay: quel ragazzo raggiungeva il livello più alto nella sua percentuale dell’essere gay, non solo lo batteva, ma ne creava anche uno nuovo.
Tony continuava a ripetersi che era solo per ricavarne vantaggi - perché era questo che lui faceva, ricavava vantaggi da tutti - ma aveva come la sensazione di stare cadendo anche lui. E tanto.
III
Maxxie si inserì nella sua vita con una facilità quasi disturbante - Maxxie, Anwar e Chris, a dire il vero - e Tony non ci fece molto caso.
Il loro gruppo si aderiva perfettamente ai suoi bisogni, e Chris portava sempre roba buona, perché mai avrebbe dovuto lamentarsi? Nemmeno Anwar era troppo male, quando la smetteva di farneticare, e Maxxie… Maxxie era strano come al solito, ma strano in una buona maniera, una maniera che non faceva nascere in Tony il bisogno di soffocarlo o di fargli chiudere la bocca - lo incuriosiva, più che altro.
Quindi Tony si sentiva assolutamente a suo agio in questa situazione, specialmente con l’intrusione saltuaria di Michelle e Jal, specialmente di Michelle e specialmente nel suo letto.
L’unico problema era che Tony ci si stava adagiando troppo facilmente; la sua vita era scivolata in una monotonia fastidiosa. Uscire con gli amici, farsi, sfottere qualche professore, fottersi Michelle, tradire Michelle, ri-uscire con gli amici, ri-farsi e andare a dormire. Tornare all’inizio e ricominciare.
Era quello che facevano tutti, scivolare in un’abitudine e mantenerla per paura di cambiare le cose. Per paura di perdere ogni cosa.
Ma lui non era certo uno qualunque e quello che andava bene agli altri non andava bene a lui. Doveva quindi trovare un modo per cambiare tutto, per risvegliarsi dal torpore.
Iniziare la missione sverginiamo Sid era sembrata una buona idea, con quella Cassy che sembrava pazza abbastanza per poterci provare, con quella festa che capitava proprio a pennello,; cosa può andare male?, si era detto.
La verità era che poi era andato tutto uno schifo, andato a fondo come una barca con un enorme buco al lato. Andata a fondo come la macchina. E l’erba, se si voleva essere puntigliosi.
Era abbattuto, non poteva farci niente, per la prima volta nella sua vita aveva fallito - ok, tecnicamente era stato Sid a fallire, ma Tony era implicato in qualche modo - e questo pensiero gli ronzava in testa, distraendolo da qualsiasi cosa stesse dicendo Maxxie.
«Tone? Tone?» petulava il ragazzo biondo, guardando sorridendo una vetrina. Tony si avvicinò all’altro scocciato: era zuppo, aveva perso dell’erba e mancavano ancora quindici minuti a casa sua, solo perché Maxxie andava dal suo stesso lato per prendere l’autobus non aveva il diritto di scocciarlo.
«Tone, non è meraviglioso?» chiese Maxxie, indicandogli un… oggetto(?) tutto sorridente. Era semplicemente la cosa peggiore che avesse mai visto, sia per l’impatto visivo - rosa, arancione, brillantini, argento e qualche altro colore si amalgamavano fino a diventare uno strano color vomito - sia per l’utilità - ovvero nessuna.
«Uhm… non è che avete fumato a quel bar, vero?» chiese, più per sicurezza che per altro e Maxxie alzò gli occhi al cielo.
«E’ una lampada stupenda, Tone» Maxxie disse, ritornando a guardare l’affare/lampada.
«Sei sicuro? A me sembrava più un fermacarte mal riuscito… o magari un ventilatore. No, davvero, dove andrebbe messa la lampadina? Che sia uno strumento alieno?» gli rispose, scettico, squadrandolo attentamente. L’inutilità di quell’oggetto era evidente, era brutto, non era niente di conosciuto all’essere umano, perché mai qualcuno doveva essere interessato?
L’unica spiegazione era che Maxxie non fosse completamente sano o umano, o entrambi.
«Piantala, Tone… starebbe bene in camera mia, sai? Quasi quasi la compro» Maxxie sentenziò cercandosi nelle tasche.
Tony spalancò gli occhi incredulo «Maxxie! E’ la cosa più mostruosamente gay che io abbia mai visto! Tipo la cosa più gay di Frociolandia, sicuro di non essere fumato? E’ troppo gay persino per te!» disse, guardando Maxxie osservarlo di sbieco prima che se ne uscisse con un “Fottiti, Tone” particolarmente sentito.
Maxxie non faceva certo mistero della sua sessualità e Tony non aveva scrupoli a dare del frocio ad un frocio, quindi non c’era alcun problema in quello che aveva detto, non ne vedeva.
Eppure Maxxie era arrabbiato - non che questo lo uccidesse dentro o non gli permettesse di scocciarsi - e Tony era davvero troppo stanco per sopportare un litigio, una discussione e una manipolazione mentale.
Entrò nel negozio infastidito, guardando Maxxie che frugava tra le tasche per trovare il portafoglio, e pagò l’oggetto ancora prima che l’altro se ne rendesse conto.
Tony non aveva problema di soldi, non spendeva soldi in molte cose - erba, al massimo, ma era comunque Sid a pagare, di solito - quindi non ebbe alcun problema a pagare un dollaro e novantanove per quell’obbrobrio - che non valeva manco due dollari interi nemmeno per il venditore.
E quando Maxxie lo ebbe ringraziato per la settima volta, Tony scosse le spalle. Mancavano ancora cinque minuti a casa sua, ma gli sembrava davvero di non poterne più.
«Max, tranquillo, ok? Al massimo mi toccherà sposarti» mormorò, cercando di suonare divertente e non stanco, stressato ed infastidito.
Maxxie si fermò semplicemente a guardarlo, come se gli avesse appena proposto di fare sesso con lui, o qualcosa di simile. E Tony semplicemente scoppiò a ridere, e non era qualcosa che Tony facesse spesso, troppo occupato ad essere stronzo e a pensare a quanto fosse miserabile la vita degli altri.
«Ehi, amico, Peter Sellers, maledizione! Quando un'amica diventa troppo costosa non resta che sposarla, Dio, ma dove vivi? Sembrava che pensassi ti stessi facendo una proposta di matrimonio» soffiò, cercando di reprimere le risate, e Maxxie arrossì dalla testa ai piedi, spingendolo leggermente.
«Piantala, Tone, non è divertente» mormorò, continuando a camminare, e Tony gli urlò che si sbagliava di grosso. Lui e Maxxie sposati? La cosa più fottutamente divertente - e gay - di questo mondo.
IV
Maxxie si era trovato un ragazzo, o un amico di sesso, o qualunque cosa fosse.
Questo tipo continuava a girare intorno a loro con un’insistenza unica e lui e Maxxie sembravano essere appiccicati con la colla.
Questo tipo, Duncan o quello che era, non era nemmeno male, simpatico a modo suo. In più portava erba, erba buona.
Quindi, ehi, Tony non aveva nulla in contrario. L’unico problema si presentava quando i due cominciavano a mandarsi bigliettini in classe - in una maniera tale che a Tony ricordavano tanto i bambini di terza elementare. Lì diventava disturbante, specialmente quando era lui a dover recapitare i fogliettini da un’estremità del banco all’altro - anche se di solito li ignorava fino a che qualcun altro non lo facesse al posto suo.
Qualunque ora avessero assieme, la si passava a schivare i loro bigliettini volanti, e Tony era letteralmente stufo.
Fu per questo probabilmente che, quando vide un foglietto accartocciato in un lembo della felpa, il suo primo istinto fu di provare a bruciarlo. O strapparlo in mille pezzettini, o tirarglielo in testa.
Alla fine, però, spinto dalla curiosità si ritrovò a leggerlo. Magari vi avrebbe trovato un qualche segreto, e comunque non aveva bisogno di motivi per interessarsi della vita altrui.
“Some of them want to use you Some of them want to get used by you Some of them want to abuse you Some of them want to be abused I wanna use you and abuse you I wanna know what's inside you”
Quando lesse il biglietto, Tony rimase qualche minuto fermo. Insomma, ok, lo sapeva che Maxxie doveva pur scopare, o sarebbe stato un frustrato unico, ma dal pensarlo al vederlo scritto nero su bianco ne passava di acqua sotto i ponti.
Maxxie era gay. Non gay che comprava cose assolutamente inutili, o che parlava di ballerini ignoti al mondo, no, gay nel senso che fotteva dei ragazzi.
E anche quando Duncan, o come si chiamava, ruppe con Maxxie, Tony non poteva fare a meno di guardare l’altro in una maniera completamente diversa.
Con il ritornello della canzone nella testa, anche se il fogliettino era nascosto nella sua scrivania.
V
Non è che Tony fosse gay, gli piacevano le donne - ma veramente tanto - quindi, grazie, la definizione di etero gli stava benissimo, ma a Tony piaceva il sesso.
Il sesso con le donne era tipo la cosa più incredibile che potesse esistere e Tony avrebbe passato ore a scopare, ma aveva anche un difetto: era mortalmente curioso.
Come queste due cose - l’amare il sesso e l’essere curioso - si fossero unite era un mistero per lui, ma era stato probabilmente mentre leggeva quel bigliettino che si era ritrovato invischiato in quel casino.
Ogni legge della morale - e anche qualche parte del suo cervello - gli dicevano che non era una buona idea. Baciare Maxxie, che aveva appena litigato con il suo migliore amico, non avrebbe potuto essere una buona idea nemmeno tra un milione di anni, ma era un qualcosa che voleva fare.
Non è che amasse Maxxie - né Maxxie amava lui - quindi Tony non ci vedeva nulla di strano o controproducente,; esistevano un sacco di amici di sesso, o amici che avevano scopato una volta, e non ci sarebbe stato nessuno sviluppo emotivo, solo puro sesso.
Tony aveva semplicemente bisogno di togliersi dalla testa il pensiero asfissiante di come sarebbe potuto essere, doveva solo soddisfare la sua curiosità, nulla di più.
Maxxie, però, sembrava non condividere e il modo in cui era scappato dopo il bacio l’aveva infastidito parecchio.
Scoparsi Michelle poco dopo non era servito a niente, conosceva la sensazione di entrare nel suo sesso, conosceva cosa si provava a scopare una ragazza.
Era meraviglioso, certo, ma non c’era quell’ondata di novità, quel gusto di proibito e sbagliato assieme che aveva trovato nella bocca di Maxxie.
E quando il ragazzo era entrato nella sua camera, arrabbiato evidentemente per non si sa cosa, Tony non aveva potuto fare la parte dell’incazzato - cosa che era, perché a lui non piaceva di certo essere scaricato così - l’aveva baciato, assaporando il suo sapore un po' acre e poi si era abbassato. Era giusto il sapore di qualcosa di nuovo, era giusto sesso. Nulla di più.
La verità, però, era che Maxxie non l’aveva più guardato in faccia dopo quella volta e Michelle l’aveva scaricato.
Tutto si era semplicemente spinto un po' troppo in là per essere giusto sesso, e Tony aveva come la sensazione di aver rovinato tutto. Anni di amicizie, l’equilibrio che reggeva il loro gruppo, tutto quanto.
E, inspiegabilmente, si trovò a guardare il bigliettino di Maxxie con un qualcosa alla bocca dello stomaco. Il modo in cui Maxxie si era comportato - scappando via, evitando il suo sguardo - era la prova di quanto femminuccia e gay fosse; tutta quest’esagerazione, questo dramma… ma, incredibilmente, non ne era infastidito.
Nemmeno un poco.
VI
Dopo l’incidente Tony si era semplicemente dimenticato di tutto, non aveva ricordi di cosa avesse scelto, di come stesse per dire a Michelle che la amava. Di come avesse deciso che non avrebbe voluto altro.
Non ricordava assolutamente nulla, se non un profondo vuoto nel petto. E non c’era Michelle ad accudirlo, né Sid, né nessun altro.
C’era Maxxie: Maxxie che lo portava in giro, Maxxie che ballava per lui, Maxxie che lo chiamava per andare al cinema, per farlo sentire normale. Maxxie.
Tony a volte sentiva il bisogno di scusarsi con lui, per nessun motivo particolare, solo perché sentiva di dovergli una scusa, ma reprimeva le parole in fondo alla gola. Magari non avrebbe potuto dirle bene o magari non sarebbero valse se le avesse dette senza ricordare, ma sapeva di volerle dire. E Maxxie lo guardava sempre in maniera triste, come se ci fosse qualcosa che rendeva tutto più strano di quanto sarebbe dovuto essere.
Tony non lo sapeva, ma uscire con Maxxie era divertente. A volte non avrebbe voluto fare altro, la casa del ragazzo era sicura, lo faceva sentire bene e rintanarsi sul portone di casa di Maxxie gli era sembrata la cosa migliore da fare, quella volta.
Michelle e Sid gli avevano voltato le spalle - avevano detto che era faticoso stare con lui - e Tony si era sentito così male che si era sentito morire.
Odiava essere trattato da menomato, anche se era quello che era; odiava essere considerato un peso, una fatica - anche se era quello che era diventato. Odiava essere così, e ogni persona che lo guardava sembrava ricordarglielo. Tutti tranne Maxxie.
Per questo, quando Maxxie tornò dalla festa, trovandolo seduto davanti alla porta, Tony non fece altro che buttargli le braccia al collo.
La pelle di Maxxie odorava di vaniglia, solo un po' più acre e Tony aveva la sensazione di averlo già assaggiato quel sapore. Alzare la testa e baciargli le labbra fu un percorso facile, come se non fosse stata la prima volta, come se ricordasse ancora come fosse baciare.
La lingua d Maxxie entrò facilmente nella sua bocca, scivolando attraverso le labbra aperte e Tony non si sentì un peso nemmeno per un secondo, era come essere tornato in un posto a cui appartieni, come essere a casa.
E anche se non ricordava niente, anche se tutto quello che riguardava il prima dell’incidente non era altro che una nuvola confusa, ricordava distintamente lui e Maxxie seduti sulla riva di un fiume.
Maxxie che lanciava petali gialli sul lago, cantilenando “M’ama, non m’ama” e lui che, seduto accanto a lui, sbuffava.
“Dio, si può essere più gay?” diceva nei suoi ricordi, ma poi prendeva un fiore a sua volta, giusto per sentire la risata cristallina di Maxxie e pensare che, in fondo, anche lui era un bel po' gay.
!fan fic