Titolo: La notte delle stelle cadenti
Fandom: ORIGINALE
Rating: PG13
Genere: angst
Parole: 698
Prompt: Notte di
bingo_italia Era il dieci agosto, o forse il dodici, non ricordo più. Stavo stretta sotto una di quelle coperte con i pelucchi che pungono e stringevo forte le mani di mio cugino Stefano e della mia migliore amica Helena. Sentivo il leggero battere dei nostri denti perché la coperta non bastava a tenerci caldo. Mi son sempre domandata perché diavolo, anche se in piena estate, la notte si geli. Mamma e zia avevano cercato in tutti i modi di farci entrare dentro casa, ma noi c’eravamo opposti. Come si può passare la notte delle stelle cadenti tra quattro mura? Noi avevamo desideri da esprimere e sogni da realizzare, non eravamo mica vecchi bacucchi come loro, ormai incastrati nella propria vita. Noi tre volevamo grandi cose dal nostro futuro. A metà nottata però i desideri erano già passati in secondo piano, eravamo tutt’e tre troppo presi dal cercare delle stelle, nell’immensa oscurità che ci sovrastava. Per ogni stella che vedevamo urlavamo un ‘vista!’ che sapeva di soddisfazione e stupore e allungavamo una mano per indicare il punto di avvistamento. Abbiamo passato tantissime notti così, noi tre, semplicemente sdraiati a guardare il cielo notturno, stretti l’uno all’atro per farci un po’ di caldo. Notti passate tra risate e discorsi senza capo né coda. Ma questa specifica notte delle stelle cadenti è stata speciale per noi. Ancora oggi, a distanza di anni, ce la ricordiamo. Poco prima di rientrare, quando avevamo anche già piegato la coperta, ne vedemmo una enorme. La più bella e grande che avessimo mai visto. Aveva lasciato una scia luminosissima e, anziché sparire, era come scoppiata. Ci guardammo con gli occhi spalancati per la sorpresa e un sorriso incredulo sulle labbra. Poi, poiché sia io che Helena che Stefano l’avevamo vista, decidemmo di esprimere un desidero tutti insieme. Ci stringemmo di nuovo le mani e ci sorridemmo.
-Per sempre amici.-
Recitammo contemporaneamente.
A quel tempo eravamo dei bambini, eravamo felici ed eravamo insieme.
E’ questo che penso, mentre attraverso il corridoio bianco della reparto di rianimazione, la notte del primo novembre di parecchi anni dopo. Stefano ha avuto un incidente e ora è in coma. Ha un tubo in gola perché una costola gli ha perforato un polmone o qualcosa di simile e non può respirare. Ha il braccio rotto, forse un trauma cranico, non possono dirlo senza svegliarlo e non possono svegliarlo. La cuffia per i capelli e la mascherina mi irritano il viso e il camicie verde usa e getta ha un odore strano. Ma posso sopportare tutto questo pur di vederlo. ‘La seconda porta, il secondo letto a destra’ mi ha spiegato zia prima che varcassi la soglia. E’ tutto irrealmente tranquillo e bianco qui. Si sentono solo i bip delle macchine. Ho lo stomaco stretto in una morsa dolorosa e le gambe pesanti. Poi lo vedo. Ha gli occhi chiusi ed è coperto da una coperta, proprio una di quelle con i pelucchi che noi odiamo tanto, sembrerebbe dormire se non fosse per tutti i tubi che gli hanno infilato. Ne ha persino tre che partono dai piedi. Rimango immobile sulla soglia qualche minuto, timorosa di entrare, senza sapere neanche il perché. La notte prima zia aveva chiamato a casa per darci la notizia e il mondo era improvvisamente crollato su di me in pezzi taglienti come cocci di vetro. Mi avvicino al letto a passi lenti e gli prendo una mano fredda e immobile tra le mie -ora mi sembra morto, non più addormentato-. Mi mordo un labbro e caccio indietro le lacrime. -Ste, ciao… Sono Elisa.- Sussurro. Non m’interessa parlare a voce abbastanza alta da essere sentita. Non so neanche perché sto parlando. -Ho paura Ste, ho tanta paura. Scommetto che ne hai anche tu.- La mia voce s’incrina e prendo un respiro profondo guardando fuori dalla finestra. Siamo nel bel mezzo della città, quindi il cielo appare solo nero, niente stelle, non mi è concesso desiderare nulla sta notte.
-Me l’hai giurato Ste, hai detto per sempre.- Le lacrime cominciano a scendere, le sento cadere calde sulle guancie. -E il per sempre non può finire adesso!- Esclamo inginocchiandomi al bordo del letto e singhiozzando sulla sua mano, che imperterrita rimane immobile.