[Game of Thrones] There's something in the water

Dec 31, 2011 15:52


Titolo: There's something in the water
Fandom: Game of Thrones/ A song of Ice and Fire
Rating: NC17
Pairing: Jaime Lannister/Brienne di Tarth
ATTENZIONE: Contiene spoiler per A Storm of Sword. Non leggere se non volete spoilerarvi l'italiana trilogia Tempesta di Spade - I Fiumi della Guerra - Il portale delle Tenebre
Note: scritta per il p0rnfest di fanficitalia , prompt "bagni di Harrenhal". E' una p0rn ed è etero. Sono così sorpresa
Dediche: alla cognata nessie_sun, perché scriviamo cose così spoilers che possiamo leggerle solo noi



Brienne non era assolutamente bella, tantomeno attraente, neanche con i vestiti addosso; nuda era forse una delle cose più grottesche che Jaime avesse mai visto - e aveva un nano per fratello-: i seni erano troppo piccoli, i muscoli troppo sviluppati perché potesse essere desiderabile, ma rimaneva una donna. Fino in fondo. I seni erano dei seni, le cosce sode e pallide erano cosce e tra le gambe aveva tutto il necessario per fare di lei una donna - e forse era proprio quella l'unica parte veramente femminile della fanciulla di Tarth-
E Jaime non aveva avuto una donna da quando era cominciata quella stupida guerra e aveva dovuto lasciare Cersei ad Approdo del Re. Naturalmente Brienne non era Cersei: se una era la Fanciulla fatta di carne e ossa, l’altra era il Guerriero incastrato nel corpo sbagliato, se una era una splendida leonessa, l’altra era un gatto randagio.
Eppure, nonostante tutte quelle differenze, c’era una parte di Jaime felice che Brienne fosse Brienne. Sicuramente più di quanto lo fosse Brienne stessa.
“Sai donzella, se smettesti di coprirti con quelle manone potresti goderti perfino il bagno e rilassarti.”
Essere nuda non era proprio quello che poteva riuscire a far rilassare Brienne: nella sua mente l’unico uomo  che l’avrebbe vista nuda sarebbe stato suo marito -anche se il suo cuore un tempo aveva sperato che anche Renly l’avrebbe vista nuda, magari tra lenzuola di seta-. E invece si ritrovava nuda, in una vasca da bagno di un castello in rovina, di fronte a Jaime Lannister, nudo a sua volta.
Jaime si spostò dal bordo della grande vasca e si diresse verso Brienne, nuotando lentamente con il moncherino attentamente fuori dall’acqua, acqua gli scivolò addosso come un guanto e fu una delle sensazioni più piacevoli dell’ultimo periodo.
D’istinto la ragazza si scostò dal bordo, decisa a togliersi dalla traiettoria dell’altro, ma fu raggiunta prima di potersi allontanare.
“Ah, no.” Fece Jaime afferrando un polso della donzella con l’unica mano rimastagli, un sorrisetto divertito sul volto “Dove vorresti andare?”
“Lasciami.” La voce di Brienne era fredda e tagliente, nulla di diverso dal solito.
“Non devi vergognarti di come sei.” Jaime non capì da dove gli venisse fuori quella perla di saggezza, forse dal fatto che Brienne non era male, anche se la cotta di maglia la faceva sembrare splendida, in confronto. Cercò di tirare via le mani della ragazza dai seni, ma con una mano sola e la resistenza di Brienne, il primo tentativo fallì miseramente.
“Un po’ più di sicurezza e sembreresti comunque più bella, sai?” insistesse.
“No!” protestò Brienne, ma una nota di panico incrinò la  sua voce perennemente sicura.
La lotta che seguì fu più breve del previsto: Brienne perse la concentrazione e, anche con una mano sola, Jaime riuscì ad avere la meglio.
Brienne era esattamente come tutte le altre donne: un suo no era solo un si troppo svergognato per essere detto ad alta voce. Cersei aveva detto no per un’intera vita e avevano comunque tre figli. Continuare a comparare Cersei e Brienne stava facendo venire la nausea a Jaime, ma era inevitabile, perché la sua mente e il suo corpo conoscevano solo la gemella.
“Ah, eccovi qui!” annunciò soddisfatto tenendo un polso di Brienne in alto -e nonostante Brienne avesse più forza, bastò quel gesto per impedirle di coprirsi di nuovo- e osservando i piccoli seni. Non erano belli, ma erano comunque seni. “La Fanciulla si è proprio scordata di darti un po’ di bellezza e forme.” Forse non avrebbe dovuto dirlo, ma era la pura verità e Brienne era troppo per imbarazzata per ribattere.
Nuda com’era, consapevole che qualcuno stava osservando il suo ridicolo corpo, Brienne arrossì; non solo per l’imbarazzo, anche per qualcosa che intravedeva negli occhi di Jaime, ma che non sapeva come spiegare.
“Vedi Brienne” cominciò l’uomo scostando con cura una ciocca di capelli bagnati dalla fronte della ragazza. “Non devi avere paura, non ti sto facendo nulla di male.”
“Non ho paura!” ribattè Brienne decisa, gli occhi azzurri invece tradivano proprio quell’emozione. Aveva paura di Jaime, aveva paura di quella vicinanza, aveva paura della fermezza dei suoi gesti, aveva paura della sicurezza dell’altro e aveva paura di quella stretta allo stomaco che aveva iniziato a sentire.
“Per favore.” Per poco Jaime non rise, lasciando scivolare la mano sinistra sulla spalla della ragazza e notando quanto fosse tesa. “Preferiresti affrontare trecento dorniani che essere qui, con me, nuda come sei venuta al mondo.”
Era vero e non era vero. Affrontare trecento dorniani sarebbe stato più semplice, in proporzione, perché sapeva cosa fare,ma non l’avrebbe mai fatto provare quello strano miscuglio di terrore e trepidazione.
“Non parli donzella?” spronò Jaime divertito. “Finalmente ho scoperto il segreto per indurti al silenzio.” Scherzò, ma ciò non lo fece stare meglio, anzi, avrebbe fatto qualsiasi cosa per cancellare quella espressione impaurita dal volto di Brienne -la rendeva più brutta e uccideva il suo desiderio-. Sapeva di doversi fermare per farla stare meglio, smetterla di torturarla in quel modo, ma in quel caso avrebbe torturato se stesso e Jaime Lannister non era molto incline all’autolesionismo.
E poi la donzella doveva essere felice che finalmente un uomo -e che un uomo di tale calibro- le desse certe attenzioni. Lasciò scivolare la mano ancora più in basso, fino al seno destro di Brienne, appuntito e piccolo, e vide la ragazza trattenere per il respiro per un secondo. Come verginella era assolutamente ridicola, ma era anche l’unica verginella nel raggio di chilometri. E forse l’unica che non avrebbe guardato per tutto il tempo, con infinita pietà, il suo moncherino.
“Smettila.” Protestò Brienne con un filo di voce. Per qualche ragione tutta la sua forza era scomparsa, come se tolta l’armatura fosse rimasta vulnerabile e debole. Più debole di un uomo con una mano sola e indebolito da una febbre devastante.
“Non lo vuoi veramente.” Protestò Jaime palpando il capezzolo di Brienne con il palmo della mano. “Saresti una sciocca: quando troverai un altro uomo disposto a stare con te?” era crudele, ma sempre vero. “Ritieniti fortunata, metà delle giovani dei sette regni vorrebbe essere al tuo posto.”
“E allora vai da loro!” sbottò Brienne offesa, scostò la mano di Jaime dal suo seno solo, ma non servì a nascondere come i suoi capezzoli fossero già turgidi solo per quel tocco.
“Non ne vedo molte qui.” Fece notare Jaime stringendosi nelle spalle; ma forse, anche se la grande sala fosse stata piena di fanciulle, avrebbe comunque scelto Brienne. L’insopportabile, orgogliosa, sfrontata, grottesca Brienne.
“Lasciami in pace.” Insistette Brienne con pazienza.
“Siamo un uomo e una donna,dobbiamo proprio far finta che non succederà nulla?”. Jaime sent’ si tradire se stesso ammettendo di desiderare la donna che aveva di fronte. Il mondo doveva essere davvero vicino alla catastrofe se Jaime Lannister desiderava Brienne di Tarth.
“Non voglio.” Disse chiaro e tondo Brienne, consapevole della bugia appena pronunciata. Non si era mai sentita così debole come in quel momento. “Sei lo sterminatore di re, preferirei davvero affrontare trecento dorniani.”
“Si, sono io.” Jaime palpò generosamente il seno di Brienne, scoprendo con amarezza che la sua mano era fatta per stringere quello di Cersei, per poi prendere tra le dita il capezzolo. “Ma se preferisci puoi sempre chiudere gli occhi donzella, e immaginare che io sia il tuo caro Renly, io intanto immaginerò che tu sia la mia cara sorellina.”
Ma Brienne aveva smesso di ascoltare; le dita di Jaime sulla sua pelle sembravano piccole scintille in grado di scaldarle il sangue più dell’acqua calda in cui era immersa, e più si muovevano verso il basso, più quel calore aumentava. Era una situazione così strana e così nuova, che Brienne non aveva idea di come comportarsi: sapeva solo che non avrebbe fermato Jaime, sterminatore di re o no. Le sue gambe divennero molli nel momento in cui si sentì sfiorare il sesso e in quel preciso momento i suoi pensieri iniziarono ad accavallarsi e a perdere ogni logica, diventando un rumore indistinto di sottofondo al martellare del suo cuore.
Se Cersei si infiammava quando entrava in lei, Jaime notò che Brienne si sciolse come burro. Se Cersei sapeva esattamente cosa voleva, Brienne si lasciava fare di tutto, incapace di prendere il controllo della situazione. Se Cersei sapeva cosa dire e come provare il massimo piacere, Brienne sapeva solo gemere e continuare a lottare contro quelle nuove sensazioni.
Furono proprio quelle differenze così nette a far perdere la testa a Jaime, a fargli spingere Brienne contro il bordo della vasca e affondare maggiormente dentro di lei. Brienne non era Cersei, era il suo opposto ed era altrettanto magnifica.
Brienne gemette più forte e si strinse a Jaime, affondandogli le dita nella schiena, cercando un appoggio nel flusso dell’acqua e nell’ondeggiare delle sue emozioni. Ad ogni spinta gemeva e dietro le palpebre serrate esplodevano piccole scintille di luce e piacere. Cercò di immaginare Renly -non perché le era stato suggerito, ma perché il suo cuore l’avrebbe preferito- ma la sua mente urlava il nome di Jaime.
Ogni ragazza immagina la sua prima volta con un poco di romanticismo -anche Brienne l’aveva fatto quando era più giovane e più ingenua-, romanticismo che con Jaime mancò del tutto: non ci furono baci di alcun genere, nessuna sorta di ritualità, solo pelle contro pelle, respiro contro respiro, gemiti e urla. Erano solo un uomo e una donna, niente Vergine di Tarth e Sterminatore di Re, e forse neanche Brienne e Jaime, e quello che stavano facendo diventava, con ogni secondo che passava e con ogni nuova spinta, qualcosa di incredibilmente giusto e naturale.
Spinta dopo spinta Jaime sentì la testa farsi più leggera e il dolore sparire -in realtà era lì, ma finalmente qualcosa l’aveva superato di intensità- e quando venne dentro Brienne con un gemito rauco, finalmente si sentì di nuovo completo, appagato, e uomo. Si sentì se stesso, il Jaime che era sempre stato.
Brienne tremò come una foglia, altrettanto fragile quando l’orgasmo la colse, e si incurvò verso Jaime poggiandogli la fronte sulla spalla, cercando di riprendere il controllo del proprio corpo.
L’acqua intorno a loro era diventata fredda, ma nessuno dei due si mosse da quella sottospecie di abbraccio.
Jaime guardò distrattamente il volto di Brienne: aveva gli occhi chiusi e le labbra appena socchiude per riprendere fiato e, anche se nemmeno in quel momento  era attraente, Jaime pensò che fosse bella. Non quella bellezza vera, indiscutibile di Cersei, ma la bellezza puerile che hanno le bambine nell’innocenza della loro prima cotta.
Una vocina nella sua testa lo maledì per aver tradito Cersei, la donna e grande amore della sua vita, ma un’altra voce gli ricordò che quella era Brienne e che nessuna aveva mai fatto così tanto per lui e che nessuna donna era lontanamente simile a lei.
“Questa è la parte in cui mi ringrazi, donzella.” Avvertì distrattamente non appena la testa smise di girargli.
Brienne, per tutta risposta, affondò le unghie nella schiena dell’altro e gli morse la spalla, ritrovando tutta la grinta e il vigore.
“Mi hai morso!” protestò Jaime allontanandosi dall’altra e controllando i segni dei denti sulla pelle chiara.
“Già.” Commentò Brienne secca. “E tu hai approfittato di me. Non siamo neanche lontanamente pari.”
“Riponi la spada donzella, non ho alcuna voglia di litigare con te. Perderei.” Jaime alzò la mano e il moncherino in segno di resa. “Non mi è sembrato che non ti sia piaciuto, in ogni caso.”
E Brienne avvampò di nuovo, diventando rossa come i vessilli dei Lannister, perdendo la scintilla del momento. Non poteva mentire, non palesemente, non quando le si leggeva negli occhi quanto bene si sentisse.
“Devo ancora decidere se quando arrossisci sei più bella o più brutta.” Sbuffò Jaime divertito.
“Vuoi smetterla di offendermi?” protestò Brienne voltando le spalle all’altro e incrociando le braccia al petto. La debolezza l’aveva messa in quella situazione imbarazzante, quindi doveva essere forte per arginare i danni, per poter uscire da quella vasca a testa alta e con l’orgoglio ancora intatto.
Tutti buoni propositi che scomparvero quando sentì il corpo di Jaime premuto contro la sua schiena, e una nuova ondata di calore le fece girare la testa.
“D’accordo, sono troppo stanco per trovare nuovi modi per insultarti.” Accordò Jaime. “E poi perché fuori da qui non dovresti impegnarti più di tanto per avere vendetta.”
Brienne sbuffò e scosse la testa ma non ribatté, decisa a chiudersi in un silenzio di protesta e riflessione. Doveva assolutamente razionalizzare quello che era appena successo e i suoi pensieri non erano ancora tornati lucidi, e con Jaime così vicino non lo sarebbero tornati.
Eppure, nonostante la confusione, nonostante l’acqua fredda, non trovò la forza di allontanarsi e uscire da quella vasca: una parte di Brienne era decisa a godersi quel momento, per quanto effimero e umiliante, per poi ovviamente dimenticarlo il giorno successivo.
Perché entrambi avrebbero negato fino alla tomba quello che era successo in quella vasca,ma non avrebbero mai rinnegato come tutto fosse stato perfetto, anche se per un breve istante.

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