[Supernatural RPS] Please, be me and let me be you just for a sec

Aug 19, 2012 15:00


Titolo: Please, be me and let me be you just for a sec
Serie: Supernatural RPS
Characters: Jared Padalecki, Misha Collins, Chad Michael Murray (guest star)
Pairing: Jared/Misha {pre-mishalecki}
Rating: Nc-14
Genre: Slice of life, melancholy
Warning: What if, Slash (vaghi accenni)
Prompt: 18. Solo tra la folla
Words: 2.291
Note: Due premesse.
Primo: Di Gilmore Girls devo aver visto per sbaglio due puntate a caso e manco sapevo ci fosse Jared, da quello che ho capito la sua storia con Alexis Bledel erano solo rumors, ma whatevà.
Secondo: Il film di cui si parla nella fic in realtà è girato qualche anno dopo l'ambient temporale (2001, con Jared pischello di 19/20 anni e Misha 27enne), ma per motivi di trama, me ne sono di nuovo fregata. Per chi fosse curioso, il fatto che non sia indicato il titolo del film è voluto, l'Overlord mi perdonerà, sono sicura che lì sia stato bravissimo e bellissimo... ma ha interpretato un personaggio raccapricciante di una storia crudele che avrei preferito non conoscere.
Ho mentito le premesse sono tre: Non mi piacciono molto le what if, anche se le preferisco alle A/U, ma con i fandom che mi prendono finisce sempre che mi vengono troppe idee e le provo tutte. In questo caso il what if è perchè la fic si svolge prima di Supernatural, tempo in cui, teoricamente il trio Jared-Jensen-Misha ancora non si conosceva.
Disclaimers: Gli attori appartengono a loro stessi e qui non sono altro che un'idealizzazione personale, la fic non vuole in alcun modo riportare i loro gusti sessuali e gli avvenimenti sono quasi totalmente frutto della fantasia.
Fic partecipante alla 500themes_ita
Tabella: Here




Esistono persone nate per spiccare sugli altri, per essere notate, per far parlare di sé. Lui era una di quelle persone, o così gli aveva detto sua madre una volta, quando da piccolo aveva espresso il desiderio di voler diventare un attore e poi, qualche anno dopo, quando aveva lasciato il Texas per risalire l'America e prendere parte alla sua prima serie tv come personaggio regolare.
Quel giorno sarebbero ricominciate le riprese per la nuova stagione e, ovviamente, Jared Padalecki era in ritardo.
Correva, con il cadavere di un cornetto morso a metà tra i denti e un frappuccino con doppia panna in mano. Non aveva il tempo di accorgersi della gente che superava, delle persone che lo guardavano e quelle che passavano oltre, delle ragazze che lo indicavano riconoscendo in lui il Dean della serie tv di Gilmore girls, di quelle che gli sorridevano soltanto perchè era un bel volto con un bel corpo o di chi semplicemente lo ignorava.
Pensava solo a correre, masticando il proprio cornetto e tenendo stretto tra le dita il bicchiere di plastica di Starbucks.

Esistono persone nate per risplendere di luce propria.
E poi ci sono tutti gli altri.
Era fermo, immobile ed immerso in una folla che gli camminava accanto, con occhi che lo guardavano senza vederlo realmente, come un sogno fatto di polvere o un'illusione evanescente intrappolata tra la realtà e l'immaginario. Lo sguardo era perso in direzione della strada, dove una decina di taxi erano imbottigliati nel traffico di Burbank, le braccia distese lungo i fianchi carezzati da una camicia spiegazzata e in parte fuori dai pantaloni. Aveva capelli biondi, i tratti un po' spigolosi tipici dell'est, abbinati ad una bellezza particolare, fatta sopratutto di occhi e di sguardi, di un blu intenso e penetrante da lasciare senza fiato. Poteva avere vent'anni, forse qualcuno di più, forse parecchi di più, ma sembrava più piccolo e si portava addosso la malinconia di chi non sa più a che mondo appartiene.
In mezzo ad una folla che non lo vedeva, lui c'era e non c'era.
Si lasciò cadere accucciato sul marciapiedi, abbandonato alla forza di gravità, con le mani affondate tra i capelli, il capo basso e la fronte poggiata alle ginocchia.
Solo in mezzo alla folla, qualcuno aveva reciso i suoi fili.

Lo aveva visto ricadere su se stesso, farsi più piccolo di quanto non fosse in realtà e non lo era, era alto, almeno sul metro e ottanta, ma quel suo ripiegarsi, come un burattino rotto, lo aveva colpito. Si era fermato accanto allo sconosciuto e lo aveva guardato a lungo, finchè l'altro non si era accorto della sua presenza e, senza muoversi, parlò contro le proprie ginocchia.
«Hai intenzione di versarmi quell'affare addosso o non hai mai visto una persona accucciata sul marciapiedi?»
Era ruvida la sua voce, c'era un nodo alla gola che gli rendeva difficile parlare e il sarcasmo che traboccava da ogni parola le rendeva faticose da digerire.
Jared si sforzò di trovare una risposta.
«La seconda, penso. Non mi verrebbe mai in mente di sprecare un Frappuccino così.»
«Ora l'hai vista, puoi proseguire.»
«Ok, ma ti senti bene?»
Che domanda idiota, si disse, ma ormai era troppo tardi e le parole avevano preso forma, scivolando addosso al corpo dello sconosciuto che per un attimo sembrò corroso da quell'interesse inaspettato.
Che domanda del cazzo, pensò l'altro.
«No.» rispose comunque, con una doccia fredda di sincerità.
Jared si guardò nervosamente intorno, cercando suggerimenti sul da farsi, scoprendo che nessuno a parte lui si era fermato; doveva essere entrato in una campana di vetro che teneva al di fuori tutti i rumori e gli sguardi e l'attenzione e le parole e le mani tese e l'umanità intera, tenendo invece intrappolato all'interno uno sconosciuto biondo da solo con il peso delle sue scelte.
Non gli servì conoscerlo per capire che essere lui, doveva essere difficile.
Gli si accovacciò accanto, allungando il Frappuccino fino a poggiare la plastica fredda del bicchiere contro le sue dita, perchè ne sentisse la presenza. Lo vide sollevare la testa e poi fu accecato da due occhi di un blu tanto intenso che, per quanto fosse uno stupido clichè da ragazzine accanite di Harmony, ebbe paura potessero strappare ogni suo pensiero dalla testa e farlo proprio.
«Cosa sei, un finocchio che ci sta provando con me? Non sono un po' grande per te, brat?»
Jared deglutì.
«Man. Non hai proprio filtri tu, eh?»
L'altro scosse le spalle, osservando il Frappuccino ancora contro le proprie dita.
«Ci stai provando o no?»
«Eddai, no che non ci sto provando, ho una ragazza, ok? Femmina. E anche fosse, che c'è che non va nella mia età?»
«Considerato che tutti i diciassettenni che ho incontrato erano dei minchioni, proprio nulla.»
«Vola basso, dude, ho vent'anni.»
«Seah.»
«Ok, diciannove e tre quarti, ma arrotondati per eccesso fanno venti, granpà.»
«Vallo a raccontare a tua madre, Faccia d'angelo.»
Le braccia del più grande si chiusero maggiormente intorno alle proprie gambe, contro cui poggiò il mento, pur continuando a mantenere il volto ruotato verso il ragazzo, studiandolo con muta invadenza.
Aveva uno sguardo felino. Era tutto felino, perfino il suo modo di apparire: in silenzio era una presenza piacevole, bello, biondo e con gli occhi azzurri, ma aperta la bocca mostrava denti affilati e artigli pronti ad affondare nella carne.
Jared scosse il capo.
«Piuttosto, lo bevi o no?»
Con un cenno del mento indicò il Frappuccino, lasciando sottinteso il fatto che glielo stesse offrendo.
«E' avvelenato?»
«No...»
«Vuoi sedurmi con un frappuccino?»
«E che palle, che è sta fissazione con sta storia del provarci?»
«Non ci sarebbe nulla di male, sono sexy.»
Si morse il labbro inferiore.
Cazzo, se aveva ragione. Era sexy, forse perchè aveva più anni di tutti i ragazzi che era abituato a frequentare -per lo più attori come lui, con il loro stuolo di ragazzine adoranti e il mondo ai loro piedi- ed era ricoperto di tanto di quel cinismo che doveva essere diventata una seconda pelle, un'armatura dietro cui nascondersi. Era sexy, era uno stronzo e ne era più che consapevole.
Ritirò il braccio, afferrando la cannuccia del frappuccino tra i denti, prendendosene un generoso sorso, attento a fare quanto più rumore possibile, solo per infastidirlo.
«Non ti fanno male le gambe a stare in 'sta posizione?» gli domandò poco dopo.
«Siediti se ti fanno male le gambe. O vattene.»
«Ok.»
Un'ombra scura attraversò gli occhi blu del più grande, rendendoli un po' più spenti, un po' più distanti e un po' più freddi, ma quando Jared scelse di sedersi sul marciapiedi, sbuffando, tornarono stupiti a guardarlo.
«Cosa?» sbottò il ragazzo.
«Mi chiedevo che cazzo stai facendo.»
«Io? Amicizia con gli sconosciuti. La tua scusa, invece, qual è?»
Abbassò lo sguardo, non era stato per l'imbarazzo, lo fece per vergogna.
«Cazzi miei.»
«E... ti capita spesso di stare tra i piedi della gente, proprio in mezzo al marciapiede?»
«Solo quando sono depresso.»
«Devi aver fatto proprio una gran cazzata, per essere messo così male.»
Fu triste dargli ragione, se fosse tornato indietro avrebbe agito diversamente, avrebbe buttato nel cesso il copione di un film del cazzo invece di gettare via mesi della sua vita passati a vomitare dopo le riprese, ubriacarsi la sera per dimenticare ogni scena girata e ingoiare il risentimento per aver accettato di far parte di quella cosa. Credeva sarebbe stato interessante.
Sorpresa delle sorprese, anche lui era umano e sbagliava.
Cazzo.
«Non te li fai proprio mai i cazzi tuoi, Faccia d'angelo?»
«La puoi smettere con la storia della Faccia d'angelo?»
«Non è colpa mia se ce l'hai e, fattelo dire, è proprio fastidiosa.»
«Non guardarla, no?»
«Non la sto guardando, sei tu che me la sbatti davanti.»
«Che stronzo.»
«Cosa?»
«Stronzo e sordo. Per forza la tua vita fa schifo.»
Lo vide irrigidirsi ed incassare il colpo, con un tremito quasi invisibile che aprì altrettanto invisibili spaccature su di un cuore che, se c'era, doveva essere nascosto fin troppo bene. Ma per quell'istante in cui lo sentì rompersi sotto la propria voce, Jared fu sicuro che un cuore doveva averlo per forza e si pentì di aver parlato a sproposito.
«Cazzo... scusa, stavo solo scherzando. Non volevo...»
Il biondo distolse lo sguardo.
«Sì invece che volevi, ma chi se ne frega.» mentì, perchè a lui fregava e faceva male.
«No, ti giuro che...»
«Ho capito, smettila, mi fai senso.»
Tacque.
Tacquero entrambi, per un tempo che sembrò infinito, in un silenzio che iniziò ben presto a rimbombare rumoroso nelle orecchie del più grande che, ancora una volta, si ritrovò a sollevare le mani per tapparsele.
Patetico.
Jared lo guardò dispiaciuto, se non fosse stato un perfetto estraneo, probabilmente lo avrebbe abbracciato. Non aveva molti modi per consolare gli amici, di solito usava il proprio corpo -era alto, aveva braccia lunghe e mani grandi- e alle volte pensava davvero che avrebbe potuto usarlo come scudo per riparare chiunque da qualunque male.
Che stronzata.
Si accorse tardi che lo sconosciuto aveva ricominciato a parlare.
«Inizia ad essere parecchio ridicola la cosa. Non hai proprio niente da fare, tu? Perchè continui a starmi dietro al culo?»
«Perchè ormai mi avranno dato per disperso e avranno già chiamato l'FBI, quindi finchè non sento il rumore delle volanti posso stare tranquillo.»
«Ne hai proprio di tempo da perdere, tu.»
«Senti chi parla, mister lasciatemi-morire-sul-marciapiede.»
«Sono teatrale e allora?»
«It's weird.»
«Portami rispetto, brat, potrei essere tuo...»
«Ho sempre i vent'anni di prima, ti ricordo, e tu non mi sembri così vecchio.»
«Li porto...» tossì «...bene?»
«Sì, questo è sicuro.» il commento gli era sfuggito, non sapeva neppure cosa avesse voluto intendere, che era un bel ragazzo, che i suoi occhi gli facevano venire voglia di strapparglieli dal volto e metterseli in tasca. O altre cose a cui preferì non pensare. Aveva davvero una ragazza, lui.
«Dai, smamma, prima che i tuoi ci becchino e mi accusino di pedofilia.»
«Ho...»
«Chi. Se. Ne. Frega.» scandì, irritato, anche se questa volta Jared seppe per certo che non lo era davvero.
«Sarai bene, no?» si ritrovò a chiedergli, con naturalezza.
«Dio, ti pare davvero una domanda da fare ad un perfetto sconosciuto?»
«Ad uno depresso. Comunque lo prendo per un sì, altrimenti... beh, immagino che leggerò di te sui giornali: biondo dagli occhi blu muore suicida.»
«Adesso sì che mi sento meglio...»
«Non ringraziarmi, dude, aiutare il prossimo mi rende felice.»
«Sì. Fottiti, eh, mi raccomando.»
Jared gli sorrise e lo sconosciuto dovette ammettere che quel ragazzino rompicoglioni aveva un bel sorriso. E non solo quello.
Mosse sbrigativamente la mano, sventolandola per fargli cenno di sparire e lo guardo rialzarsi in piedi, centimetro dopo centimetro, fino a raggiungere un'altezza che lo fece sentire ancora più piccolo e misero. Deglutì.
Ma che cazzo danno da mangiare ai ragazzini di oggi?
«Allora... stai fuori dai guai, Straniero.» affermò Jared, con tanto di indice e pollice puntati su di lui come una pistola a cui finse di premere il grilletto.
«Sei ancora qui?» chinò il capo, ma c'era una curva tremolante abbozzata sulle labbra, appena visibile ad occhio nudo.
«Vado, vado. Take it easy.»
Rise, una risata calda, dolorosamente calda, che si raffreddò non appena gli diede le spalle, iniziando ad allontanarsi sulla strada, girandosi ad ogni passo, come a controllare di non essersi sognato quel tipo strano, finché non fu troppo lontano per vederlo.

Il rumore del clacson di un motorino invase la strada e poco dopo accostò liberando una spazzolata di capelli biondi dal casco, puntando uno sguardo nervoso sul gigante che aveva visto gettare nel cestino un bicchiere di plastica vuoto e riprendere a camminare paciosamente.
«Ma guarda quel cazzone...» borbottò «Jared! Testa di minchia!» lo chiamò sventolando il casco verso l'alto.
Alla sua vista, Jared si illuminò allungando le falcate verso di lui.
«Yo, Chad!»
«Yo, un cazzo, coglione, sei in ritardo e non solo ho dovuto pararti il culo ma tu manco rispondi al cellulare.»
«Scusa, mi sono fermato a...»
Frugò nelle tasche dei jeans, scoprendo le chiamate senza risposta che illuminavano il display del cellulare in modalità silenziosa.
«A?»
«No è che c'era un tale... e...»
«E? Cristo, J-Rod, finisci una cazzo di frase che sia una. Che ha fatto, ti ha rapinato? Ci ha provato con te?»
«No, jerk!» esclamò con una smorfia «...ma pensava che ci stessi provando io.»
«Jared!»
«Ehi, io non ho fatto niente, ok? Ha fatto tutto lui! E poi gliel'ho detto che ho una ragazza.»
«Uhuuu, ma allora fai sul serio con Alexis.»
«...veramente quando l'ho detto pensavo a te.»
Chad strinse la presa al casco, sollevandolo verso di lui in segno di minaccia.
«Fuck ya. Se devi pensare a fotterti ragazzi, pensa a Milo.»
«Nah, non è il mio tipo, a me piacciono i capelli biondi.»
«Come no, ti ricordo che Alexis non è bionda.»
«Infatti è l'eccezione che conferma la regola, ma di eccezione ce n'è una sola buddy.»
«Ma vaffanculo e muoviti a salire o ti lascio qui.»
Jared rise, infilandosi il casco dell'amico e prendendo posto dietro di lui sul motorino, superandolo in altezza di parecchi centimetri.
Quando Chad mise in moto, si voltò un'ultima volta verso il marciapiedi, cercando tra la folla un paio di occhi blu.
Ma ormai erano scomparsi e il tempo per pensare agli sconosciuti era finito da un pezzo.

Il cellulare squillò diffondendo nell'aria una musica dalle note russe.
«Pronto?» rispose, portandoselo all'orecchio.
Dall'altro capo della linea qualcuno lo chiamò per nome, chiedendogli che fine avesse fatto, parlandogli di un copione da leggere, di un set da vedere o di registi da conoscere. La voce del suo manager lo chiamò Misha e lui, dando un'ultima occhiata verso la strada, dove un ragazzino troppo chiacchierone si era allontanato, annuì al cellulare.
«Sto arrivando.»

serie: crossroad, pairing: mishalecki, character: jared padalecki, character: misha collins, [rps], [oneshot], character: chad michael murray, [serie], [500themesitalia]

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