Titolo: Domani nella battaglia pensa a me
Rating: giallo
Fandom: Spartacus Vengeance
Paring: Agron/Nasir
Genere: introspettivo, sentimentale
Trama: Per un attimo, mentre lo osserva andarsene, Agron si odia. Si odia perchè sta perdendo troppo tempo a guardare i muscoli sottili della sua schiena, l’esatta sfumatura della sua pelle, l’ondeggiare delle sue natiche coperte solo da sottile lino chiaro.
Si odia perchè sa già che quella storia finirà male, malissimo. Forse anche peggio.
Note: I personaggi non sono miei, non mi appartengono e non ne ricavo nulla. Nemmeno il titolo è mio, ma di William.
Sono solo frammenti di un rapporto che è ancora tutto da vedere, quindi mi scuso se ci saranno delle più o meno gravi incongruenze.
Domani nella battaglia pensa a me...
Se Agron fosse un po’ meno ubriaco probabilmente si chiederebbe come ci è arrivato il Siriano lì, seduto accanto a lui. Ma invece ha troppo vino in corpo per farsi questo genere di domande, e quindi si limita a guardarsi attorno e scolarsi la sua brocca.
Sente chiaramente lo sguardo del ragazzo su di lui, squadrarlo da capo a piedi, ma finge di ignorarlo. Può benissimo fingere che sia il calore del fuoco a scaldargli le guance e i ricordi degli scontri appena avvenuti a fargli agitare qualcosa nel petto.
Sicuramente Nasir vuole qualcosa da lui, quindi non gli resta che attendere.
Lascia vagare gli occhi sui suoi compagni e sui galli, che si accoppiano senza pudore ovunque riescano ad appoggiarsi.
« Non ti unisci al loro divertimento?» chiede il siriano con il sorriso sulle labbra e finalmente Agron decide di voltarsi verso di lui. I riflessi del fuoco creano strani giochi di luce sulla sua pelle scura rendendolo più simile ad una statua di bronzo che ad un guerriero.
Agron non si dà pena di rispondere, scuote le spalle e beve un sorso di vino, che gli brucia la gola.
« Uh. Forse che non ti piacciono le donne?» insinua sottilmente Nasir e il Germano nasconde un sussulto nel bicchiere.
Se avesse una spada a portata di mano gli taglierebbe la testa, a quell’insolente, per poi pentirsene subito dopo. Almeno di questo è coscente.
« Non sono qui per divertirmi, ma per combattere. Se ho certe voglie riesco a soddisfarmi perfettamente da solo» risponde più duramente del necessario, e il Siriano ridacchia.
« Io saprei soddisfarti ancora meglio» sussurra divertito Nasir e questa volta Agron non riesce a nascondere un vistoso sobbalzo. Cerca con lo sguardo il ragazzo per delle spiegazioni ma Nasir si sta già rialzando. Lo fissa dall’alto in basso e, dannazione, ha davvero il sorriso sulle labbra.
« Non per nulla ero lo schiavo preferito dal padrone» sottolinea ghignando il ragazzo e con una breve scrollata di spalle si volta.
Per un attimo, mentre lo osserva andarsene, Agron si odia. Si odia perchè sta perdendo troppo tempo a guardare i muscoli sottili della sua schiena, l’esatta sfumatura della sua pelle, l’ondeggiare delle sue natiche coperte solo da sottile lino chiaro.
Si odia perchè sa già che quella storia finirà male, malissimo. Forse anche peggio.
Eppure è troppo ubriaco per preoccuparsene al momento, quindi decide di mettersi l’animo in pace e fingere che quella conversazione non sia mai avvenuta, se non nei suoi deliri da sbronza.
Che il ragazzo sia terribilmente mortificato è piuttosto palese, ma Agron non sa se questo può bastare per fargli passare la rabbia.
Si sente tradito, si sente uno stupido per aver fatto tanto affidamento su quel dannato siriano. E soprattutto si sente uno sciocco illuso per essersi permesso di pensare che magari, solo magari, un giorno tra loro ci sarebbe stata complicità e forse qualcosa di più.
Gli era piaciuto condividere un segreto come quello con lui, potersi confidare senza timore di essere giudicato. Invece il Siriano ha rovinato tutto andando a spifferare il loro segreto a Crisso.
« Mi dispiace» tenta di dire Nasir con gli occhi più lucidi che gli abbia mai visto, ma Agron non sa se credergli oppure no. In fondo Nasir è solo una puttana, uno a cui piaceva farsi scopare dal padrone per avere un minimo di potere sugli altri schiavi. Uno come lui potrebbe tranquillamente fingere di essere dispiaciuto.
« Mi hai tradito» sibila Agron con molta più cattiveria e risentimento di quanto vorrebbe « Sei andato a spifferare tutto a Crisso e guarda cosa è successo!».
Gli occhi scuri di Nasir si abbassano di scatto e si incassa nelle spalle. Agron deve serrerare la mano per non appoggiarla sulla sua spalla, per non consolarlo e dirgli che andrà tutto bene, e mandare così all’aria tutto quanto. No, Nasir non si merita la sua gentilezza.
« Mi sono sentito in colpa. Crisso era così distrutto...» mormora pianissimo Nasir finchè la sua voce non si spegne in un flebile sussurro.
Agron inspira rumorosamente e si gode l’occasione di poterlo guardare dall’alto, di poterlo far sentire piccolo e spregevole quando invece quello ad essere meschino è unicamente lui.
« Andrai con loro». Ecco cosa davvero gli premeva nel petto. Il Germano fissa truce il ragazzo e cerca di fargli capire quanto si è sentito tradito più da quel gesto che da quello che ha detto a Crisso. Lo vuole abbandonare per seguire Spartaco e il Gallo in quella spedizione suicida, e questo forse non potrà mai perdonarglielo.
Nasir si morde il labbro inferiore e Agron deve distogliere lo sguardo per non cedere e lasciar perdere tutto.
« Devo andare con loro, non ci potrebbero mai riuscire da soli!» esclama il moro con rinnovata veemenza « Hanno bisogno di me!».
E non sono gli unici, pensa in un istante Agron per poi ricacciare indietro il pensiero scuotendo la testa.
Nasir sembra interpretare quel gesto come qualcosa di negativo perchè i suoi occhi tornano a brillare di lacrime inespresse e la sua voce si spezza.
« Mi dispiace, Agron, ti giuro che mi dispiace».
« Hai tradito il nostro accordo. Come posso crederti? Come posso fidarmi?».
Il ragazzo fa un passo in avanti, si avvicina di scatto, e Agron non è abbastanza rapido o forte per allontanarsi.
« Ti prego, ascoltami. Mi dispiace, non volevo rompere il nostro accordo. Te lo giuro, mi dispiace tanto» balbetta confuso « Ti prego, credimi. È importante».
« Perchè è importante?» domanda all’improvviso il Germano e il Siriano si irrigidisce immediatamente. Si morde di nuovo il labbro, forte, come se volesse rimangiarsi le sue stesse parole.
« Mi...mi interessa la tua opinione. E la tua fiducia» sospira pianissimo e in quelle poche parole forse c’è più di quanto sembri.
Agron rimane immobile per qualche istante, indeciso su cosa dire o fare. È una sensazione nuova per lui ritrovarsi senza parole, senza sapere come agire.
Infine fa un passo indietro ed è sicuro che ora anche i suoi occhi si siano macchiati di qualche nuova pena.
« Vorrei tanto potermi ancora fidare di te. Davvero, vorrei poterlo fare. Ma non so se ne sarò ancora capace».
Quando si volta e si allontana gli sembra di sentire un minuscolo singulto, ma forse è solo frutto della sua immaginazione. Forse.
Da quando i romani lo hanno catturato, Agron ha imparato a dormire il meno profondamente possibile. Anche nel sonno cerca di rimanere vigile e attento, perchè non si può mai sapere quando qualcuno giunge a farti la pelle.
Pensa esattamente a questo quando avverte la tenda che separa il suo cubicolo da quello degli altri venir leggermente mossa e dei passi attutiti dal tappeto avvicinarsi.
Non appena un’ombra si posa su di lui agisce d’impulso. Afferra la spada che tiene sempre al suo fianco e si mette a sedere. Afferra l’intruso per il collo, lo sbatte contro il giaciglio e gli punta la lama alla carotide. Solo in quel momento si rende conto che si tratta di Nasir. Si specchia nei suoi occhi troppo scuri e osserva le sue labbra carnose socchiuse per respirare a fatica.
« Nasir!» esclama furibondo riponendo la spada « Cosa ti è saltato in mente? Avrei potuto ucciderti».
Il Siriano tossisce e si massaggia la gola, ma non commenta l’attacco subito. Si mette a sua volta a sedere e nell’oscurità la sua pelle appare più pallida che mai. I suoi occhi neri brillano di una scintilla maliziosa che Agron riconosce all’istante e che un po’ lo impaurisce. Ha paura di cosa quel ragazzino abbia in mente, ma soprattutto di come lui stesso potrebbe reagire.
« Non azzardarti mai più a farmi uno scherzo del genere» lo ammonisce rimettendosi disteso e sperando che Nasir colga l’allusione e se ne vada.
Invece nel buio della notte avverte una mano delicata, che però inizia ad avere i primi calli portati dalla spada, scorrergli languidamente sulla gamba fino all’interno coscia.
Agron si irrigidisce e rimane perfettamente immobile ad ascoltare il fruscio della stoffa sotto di sè e il respiro di Nasir.
Il ragazzo si posiziona senza cerimonie su di lui e si china sul suo perizoma, lavorando per slacciarlo.
Qualcosa si incasta nella gola di Agron mentre un’erezione traditrice gli fiorisce tra la gambe. Non è così che doveva andare, pensa mentre le dita del Siriano gli sfiorano la pelle e la bocca si fa sempre più vicina.
Non così, non così.
Una mano grande e forte si posa sulla spalla di Nasir che alza il viso e lo guarda languidamente. Agron deglutisce e cerca di sollevarlo, ma il moro oppone una dolce resistenza.
« Alzati» impone il Germano e Nasir sogghigna.
« Lasciami fare. Lascia che ti soddisfi per questa notte». Ha una voce bassa e sensuale da far perdere la testa, ma Agron scuote con vigore la testa.
« Alzati» ripete più duro e Nasir finalmente ferma le dita.
« Voglio farmi perdonare».
« Non è questo il modo per farti perdonare» sibila Agron senza cattiveria « Non voglio che tu faccia questo per riavere la mia fiducia».
Nasir si mette a sedere di scatto ed ora i suoi occhi sembrano braci.
« Questo è l’unico modo che conosco» mormora con rancore e per alcuni momenti i due rimangono fermi a fissarsi nella penombra.
Alla fine Agron gli indica con un braccio l’uscita e questo sembra ferire Nasir più di un colpo di spada. Stringe i denti e si alza, ma prima di uscire sibila infuriato « Spero che ti uccidano presto, Germano».
Quando il silenzio torna nel piccolo cubicolo Agron si distende per osservare il soffitto nero. Non si è mai sentito più lucido di ora, e non è sicuro che questo gli piaccia. In generale non gli piace pensare, lo fa sentire inadatto e pigro. Ma riflettere su quanto è appena accaduto è del tutto inevitabile.
Sa perfettamente che le parole di Nasir sono solo le parole di un ragazzo ferito e rifiutato, e questo lo tormenta. Ma ciò che lo spaventa più di tutto è sapere che Nasir prova qualcosa per lui. Questo gli fa paura, gli fa stringere il cuore e attorcigliare le viscere, perchè dal momento in cui si separeranno, il mattino successivo, forse non si rivedranno più. La vita di uno schiavo fuggitivo è tanto sottile quanto illusoria, e Agron lo sa meglio di chiunque altro. Ha già visto morire suo fratello nel tentativo di guadagnarsi la libertà, e non è sicuro di cosa proverebbe nel sapere che anche Nasir ha fatto la stessa fine.
Il germano si copre gli occhi con un braccio e geme pianissimo, poco più di un sospiro. È stanco, stremato da tutti quei pensieri e da quello che gli si agita nel petto, e non vorrebbe altro che dormire una notte intera senza preoccupazioni. Ma è da quando i romani gli hanno messo le catene ai polsi che si addormenta con l’idea che il giorno successivo potrebbe morire.
La verità è che non gli importa molto di morire. Quello che lo tiene sveglio è l’idea di ritrovare Nasir senza vita, e questo è molto peggio di qualsiasi altra cosa.
« Cazzo» sibila furibondo con se stesso prima di schiacciarsi un cuscino sul volto e cercare di svuotare la testa.
Agron se lo sentiva che sarebbe finita in quel modo. Qualcosa dentro di lui lo sapeva dal principio che lo avrebbe ritrovato in quello stato, più di là che di qua.
Nasir, tra le sue braccia, è più pallido di un lenziolo e perde sangue da una ferita mal medicata sul petto.
Eppure è vivo, ed è questo quello che conta. Nel guardarlo negli occhi gli promette che non lo lascerà morire, non ora che è di nuovo con lui.