Fandom: RPF Calcio
Prelettrice:
babydoe111Titolo: Say that you'll stay. (Forever and a day.)
Raiting: PG
Words: 830 (FDP)
Personaggi/Pairing: Alessandro Del Piero/Claudio Marchisio.
Avvertimenti: Slash, Fluff (a palate, uccidetemi), Angst (come per il Fluff, ma dove sono arrivata...)
Note dell'autore: Per la Missione 4 dell'ultima settimana del COW-T di
maridichallenge. Vampiri, SPRINT FINALE.
Il titolo è degli Oasis, perchè... e che lo ripeto a fare? xD
DISCLAIMER: Non sono miei non voglio offendere non ci guadagno.
« Ale… »
Alessandro apre distrattamente un occhio, allungato sul letto vicino a Claudio. Con un mugugno assonnato invita l’altro a continuare, incuriosito. Claudio raramente inizia una conversazione e, quando lo fa, ha sempre una voce atona e abbastanza distaccata. Questa volta è diverso. Questa volta è preoccupato.
« Ehi, che c’è? »
Accompagna le parole con una carezza leggera sul braccio, come a volerlo svegliare senza spaventarlo. Claudio si gira e si lecca le labbra, un gesto involontario, nervoso, che compie senza accorgersene. Uno di quelli che lo fanno sembrare ancora più piccolo e innocente. Alessandro lo guarda negli occhi, sorride. Tanto bello, suo.
Claudio si volta di nuovo, allontana lo sguardo e si morde un labbro.
« Ci pensi mai a Settembre? »
Le parole gli scivolano lente sulle labbra, e Claudio anche cerca di pronunciarle piano, senza fretta - come se il tempo che scorre rallentasse con loro, come se in questo modo l’autunno arrivasse più tardi.
Il viso di Alessandro si oscura per un secondo, il sorriso vacilla sulle sue labbra e la mano gli trema impercettibilmente (ma Claudio se ne accorge); poi sospira e si volta a guardare il soffitto, senza interrompere il contatto tra di loro.
« Certo che ci penso. » dice e sorride, amaramente questa volta. Non può far altro che sorridere, perché riflettere su cosa succederà lo costringe a focalizzarsi su quello che sta vivendo adesso - Juve, tifosi, c’è solo un Capitano, sogno, il ragazzo sdraiato al suo fianco - ma che presto dovrà lasciare. Perché dovrà farlo.
Claudio inclina di lato la testa e lo scruta con la coda dell’occhio, silenzioso. Si morde un labbro e aspetta, perché sa che Alex non ha ancora finito.
« Vedi, Cla’… Non posso fare nulla. Io ho dato tutto, lo sai che ho dato tutto, vero? Se loro credono sia meglio che io vada via, me ne farò una ragione. Non sono il primo e non sarò l’ultimo. » dice, riprendendo ad accarezzargli il braccio. Claudio continua ad aspettare; il silenzio regna sovrano nella stanza scura, si può sentire il rumore delle auto che sfrecciano giù in strada.
« Sai come mi diceva mia mamma, quando da bambino facevo i capricci? » chiede allora Alex, sorridendo e voltandosi verso di lui. Anche Claudio scuote la testa e fa lo stesso, si avvicina un po’.
« Xe mejo on mocolo impissà che na candela stuà. »
Ridacchia, quando vede gli occhi del ragazzo sgranarsi e diventare enormi.
« Non sono mai stato bravo in francese, Ale… » dice il più piccolo, abbastanza confuso.
Alessandro ride ancora di più, prima di scompigliargli i capelli con la mano libera.
« E’ veneto, ma hai ragione a dire che non sembra per niente italiano. Vuol dire “È meglio un mozzicone di candela accesa che una candela spenta.” »
Continua ad accarezzarlo, sul braccio e tra i capelli, e si avvicina un po’ di più quando l’espressione confusa sulla faccia di Claudio si accentua.
« Come te lo spiego? Diciamo che preferisco mille volte stare qui ancora per un po’, qualche mese di panchina, che firmare adesso per altri vent’anni con una maglia diversa. Magari con altre squadre riuscirei… ma non mi interessa. La Juve è la Juve, non te lo devo spiegare. Quel fuoco lì… »
E’ difficile, da raccontare. E’ difficile, nonostante il concetto sia sostanzialmente tra i più semplici del mondo. Quando si ama qualcosa, la si vuole vivere fino in fondo, anche se è destinata a finire. A finire tra poco.
« Sì sì, ho capito… »
Alessandro ci resta sempre male, quando vede quell’espressione sulla faccia di Claudio. Quei lineamenti tanto delicati e giovani, che se non sono cresciuti fino ad adesso non lo faranno più. Ci resta male, quando sono tesi e tristi. Ci resta ancora peggio se la causa è lui.
« Ehi, ehi. Non ci pensiamo. Manca ancora… quanto? Due mesi, tre? Facciamo ancora in tempo a vincere il Campionato! » ridacchia, per poi abbracciarlo forte. Se lo incastra addosso, più stretto che può senza smettere di essere delicato, perché Claudio è troppo fragile - in tutti i sensi.
Sente che inspira profondamente, sul suo collo, e le sue mani dietro la schiena che si intrecciano.
« Se vinciamo il Campionato, resti? Non puoi andartene senza aver giocato un’ultima Champions… » sussurra il più piccolo, chiudendo gli occhi. Alessandro gli carezza la schiena e sorride.
« Poi però arriviamo anche in finale. »
Si allontana quel tanto che basta per posargli un bacio sulla fronte, a fior di labbra.
« Se resti la vinciamo. »
Il viso e la voce di Claudio sono decisi, non vacilla un secondo mentre pronuncia quelle parole. Alessandro scuote la testa e lo bacia di nuovo, sul naso.
« Sul serio. »
« E segni tu. »
« Ale, non sto scherzando. »
Alex si ferma, lo guarda fisso negli occhi e resta in silenzio per un paio di secondi. La determinazione sul volto di Claudio è forte quanto un treno in corsa. Sorride e gli sfiora le labbra con le sue, lo bacia.
« Neanche io. »