[Heroes] Victim of fate ~ Sylar/Mohinder

Apr 06, 2009 20:50

Titolo: Victim of fate
Fandom: Heroes
Beta: iosonosara
Postata il: 25/10/2007
Personaggi: Mohinder Suresh, Sylar as Zane Taylor
Pairing: Sylar/Mohinder
Rating: Pg13
Conteggio Parole: 706 (W)
Avvertimenti: Slash
Disclaimer: I personaggi della storia non mi appartengono e vengono da me utilizzati non a scopo di lucro, ma semplicemente per divertimento.
Note: Questa fic è un fungo. Proprio così, un fungo. È spuntata fuori dal nulla, senza essere voluta né programmata. Al contrario, mi ero ripromessa di non scrivere affatto qualcosa collegato alla scena del motel, perché è un pretesto già molto usato e avevo paura di risultare banale. Invece l’idea è arrivata ed è stata messa giù in un batter d’occhio, anche se poi, ovviamente, ha avuto bisogno di una bella revisione. Insomma, il motel dell’ammòòòre (o del p0rn, a seconda dei casi) ha colpito ancora.
Il risultato finale non mi dispiace, comunque. E, soprattutto, adoro che sia dal punto di vista di Mohinder, perché ho bisogno di dimostrare il mio amore per lui.
Oh, Momo ♥
Ovviamente, ambientata durante la puntata 1x16.
Il titolo viene da Protect Me From What I Want dei Placebo.


Victim of fate

Mohinder si sente un cretino. Non sa esattamente cosa l’abbia portato ad uscire dalla propria stanza in piena notte per bussare a quella di Zane.
Guarda la porta per un attimo incerto sul da farsi. Al contrario di tutto il resto, che sembra sfocato, il numero ventidue che la contrassegna appare definito e netto ai suoi occhi. Sente lo stomaco contrarsi al pensiero che il ragazzo sia infastidito dall’essere svegliato, eppure bussa, appena sotto il numero.
Il rumore delle nocche sul legno si diffonde.

La porta si apre, il numero ventidue sparisce e al suo posto compare il viso assonnato di Zane, che chiede: “Mohinder? Tutto bene?”.
L’ansia cresce. “Sì,” indugia. “È solo che…” lascia la frase in sospeso, non sa come continuarla; deglutisce.
Zane lo fissa, si bagna le labbra e si fa da parte per farlo entrare.

Il clack della porta che si chiude alle sue spalle è un rumore sordo e vicino. Poi si fa lontano e l’attenzione di Mohinder è tutta per Zane, che, pochi attimi dopo, solleva una mano e la appoggia sulla sua nuca. Lo stomaco di Mohinder esplode e Zane lo attira a sé e lo bacia. Dapprima è incerto, lento, come se gli stesse dando la possibilità di tirarsi indietro; ma lui non vuole, è andato lì proprio per quello, lo sa, così annulla definitivamente la distanza tra i loro corpi e tutto si trasforma.
Il bacio diventa frenetico, rapido, pieno di bisogno.
A breve, cominciano a lottare con i vestiti e, mezzi nudi, si lasciano cadere sul materasso cigolante di quel motel senza pretese.

Mohinder non avverte più alcun rimasuglio d’ansia; la morsa allo stomaco ha lasciato il posto al languore dell’eccitazione e al bisogno fisico di Zane. Ogni suo tocco, il modo in cui lo bacia, in cui affonda dentro di lui, appaiono tutti incredibilmente giusti; gli sembra di non poter desiderare altro che stare lì, su quel letto, a rotolarsi tra le lenzuola con quell’uomo che a malapena conosce, e si dà dell’idiota per aver esitato, per aver atteso.

Avrebbe dovuto capirlo dal primo momento che ha guardato Zane negli occhi. Che era lì, era così che doveva andare a finire. Lì, proprio in quel letto.

*

Si sveglia accaldato e frustrato, con il battito del cuore accelerato.
L’erezione, però, viene quasi dimenticata, sovrastata dal pensiero di ciò che ha davvero sognato. Ne riderebbe, in una situazione normale; penserebbe ad uno stupido gioco di suggestioni, al fatto che non fa sesso da parecchio, giustificherebbe quel sogno in un modo tanto buono da risultargli inoppugnabile.

Eppure, non sembra una situazione normale.
C’è quella sensazione di giusto, di inevitabile, che non riesce a scollarsi di dosso. C’è l’immagine degli occhi di Zane che lo tormenta, che gli fa desiderare di averlo lì di fronte, in carne ed ossa, a guardarlo con la medesima intensità.

Tutte quelle sensazioni strane rendono la situazione non normale.
E non normale è il suo comportamento, mentre si sistema rapidamente i vestiti, indossa la giacca ed esce dalla propria stanza.
E la stanza di Zane è lì accanto e Mohinder bussa, senza un motivo preciso o una scusa plausibile; nemmeno ci prova ad inventarne una, tanto ha fretta di vederlo, di farsi aprire quella porta. L’ansia si mostra prepotente e gli serra lo stomaco, ricordandogli la sensazione avvertita nel sogno.
Il numero ventidue è lì, davanti ai suoi occhi, ben visibile grazie all’insegna luminosa del motel. Le nocche battono sul legno immediatamente sotto, ma la porta, questa volta, resta chiusa.

Prova a bussare ancora una volta, prima di accostare l’orecchio alla superficie liscia e trattenere il fiato per ascoltare. All’interno, c’è assoluto silenzio; né un fruscio, né un qualsiasi rumore che denoti presenza umana: sembra che non ci sia nessuno, la stanza sembra vuota.

Mohinder ci mette qualche secondo a rendersi conto che restare lì fuori, al freddo, è pressoché inutile. La sua parte razionale riesce finalmente a tornare al comando e, quando stacca la mano dalla porta - lentamente, come se stesse abbandonando una speranza -, l’ansia nello stomaco si è già sciolta, lasciandogli solo un gusto amaro sulla lingua.
Scuotendo la testa e sentendosi patetico, Mohinder ritorna nella propria stanza. E la sensazione di giusto si trasforma, rapidamente, in quella di sbagliato.

[2007], heroes, heroes: mohinder suresh, heroes: gabriel "sylar" gray

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