Titolo: Il fuoco è bello, sì (ma brucia)
Fandom: DC Comics
Beta:
namidayumePrompt: Wally West, Raven - "Hai spezzato il curicino di macchia d'erba?" "Sì, e per oggi mi basta e avanza, Wallace." @ GdL
Personaggi: Wally West, Raven; nominato Garfield Logan
Pairing: Wally/Raven, con riferimenti Gar/Raven e Wally/Linda
Rating: Pg13
Conteggio Parole: 1.226 (FDP)
Disclaimer: I personaggi della storia appartengono ai rispettivi proprietari e creatori, che ne detengono i diritti. Nulla di ciò è scritto a scopo di lucro.
Note:
• Ambientata alla fine del volume Titans #18, quindi potrebbe contenere relativi SPOILER!. In realtà non ho voglia di controllare se sia già uscito in Italia, quindi pazienza. XD
• Dedicata a Nami, visto che il Wally/Rae le appartiene di diritto. XD
• Avevo voglia di scrivere ciò da almeno un secolo. ;_;
• Titolo da Baby Fiducia degli Afterhours.
Il fuoco è bello, sì (ma brucia)
Apparentemente, gli è rimasta la capacità di leggerla come un libro aperto e di comprendere che le sue distanze sono sempre un indizio di qualcosa più grave - che, per quanto vorrebbe, non riesce mai ad ignorare.
Così, un attimo prima sta giocando con i suoi figli e l’attimo dopo è accanto a lei, un sorriso appena accennato sul volto. «Fammi indovinare,» comincia, «hai appena spezzato il cuoricino di macchia d’erba, vero?»
Raven sospira. Non sono esattamente i termini che userebbe lei, per descrivere ciò che ha fatto a Garfield - lei parlerebbe di differenze insormontabili, di caratteristiche innate, di sentimenti difficili da provare -, ma negare di avergli, inesorabilmente, spezzato il cuore sarebbe mentire.
«Sì,» ammette allora, per poi aggiungere, «e per oggi mi basta e avanza, Wallace.»
Si rende conto troppo tardi di quanto il commento possa risultare crudele. Il dispiacere di Wally è un lampo che la colpisce rapido e impiega più tempo a scomparire dalla mente di Raven che dal viso del ragazzo.
Lì, viene sostituito da un sorriso ironico, quasi divertito, mentre lui riprende, «Non ho intenzione di farmelo spezzare, lo giuro.» Scherza, si porta una mano sul petto per mimare un gesto solenne di promessa e riesce a strapparle una risata leggera, che allevia il peso del dispiacere che Beast Boy, partendo, si è lasciato indietro.
Ciò che sente subito dopo è tanto chiaro e distinto da risultarle immediatamente riconoscibile: è doloroso e bruciante come un graffio ed è senza dubbio lo stesso sentimento avvertito anni e anni prima. Le dà l’immediata sensazione che quel tempo non sia mai trascorso, che quell’amore non sia mai venuto meno: la realizzazione la sorprende e, insieme, la spaventa.
I pensieri devono esserle facilmente leggibili sul viso, perché Wally china subito lo sguardo e, resosi conto del proprio errore - i resti di quell’amore sono qualcosa da sopprimere costantemente, evitando il più possibile distrazioni e che si manifestino ancora - mormora: «Mi dispiace, non volevo.»
Raven non ha nemmeno il tempo di dire che non fa nulla - che a lei, forse, non dispiace - prima che l’altro corra via, tornando da Iris e Jai, allontanandosi.
*
Potrebbe finire tutto lì, se fossero abbastanza forti. Invece, gli errori vengono compiuti con una facilità spaventosa, quando si tratta di loro, in una sequenza disarmante da cui sembra impossibile imparare ad evitarli.
Quando pensa a Wally e a quello che gli ha fatto, Raven si sente la più crudele delle creature, la degna figlia di Trigon. Si è ripromessa milioni di volte di stare lontana da lui, di lasciargli lo spazio per odiarla e, se possibile, dimenticarla, ma alla fine non è mai riuscita ad adempiere al proposito: qualcosa, ogni volta, li ha rimessi sulla medesima strada, che fosse il destino, il caso o semplicemente loro stessi.
Wally, di ragioni per essere felice, ne ha a volontà; potrebbe accontentarsi di queste, dell’amore di Linda, della pacata sicurezza che essere un padre di famiglia comporta. Potrebbe, ma invece, quando gli capita un’occasione per bruciarsi, Wally la coglie. È per questo che, più tardi, va di nuovo da lei.
La trova nella sua stanza alla Torre, appoggiata allo stipite della finestra con lo sguardo concentrato sull’esterno; si volta piano, rivolgendogli uno sguardo colpevole, privo di sorpresa, quasi sapesse che sarebbe venuto - forse perché, in fondo, lo sperava.
Lui non sa cosa dirle. C’è una parvenza di istinto di sopravvivenza che, nella sua testa, gli ordina di correre veloce e lontano, ma il resto del corpo, della mente, del cuore, gli dice l’esatto opposto. La sua famiglia - i suoi figli che, appena qualche piano più in basso giocano con Lian e Roy, sua moglie che è al lavoro e attende di rivederlo - è qualcosa di così estraneo dai suoi pensieri da apparire irreale: l’unica ad avere consistenza è Raven, ad appena un metro di distanza da lui, e la cosa più giusta da fare, adesso, gli sembra allungare una mano e sfiorarle un braccio, lentamente.
«Non dovevi venire,» dice lei, elevando quelle parole ad ultima difesa, pur senza sottrarsi al tocco. L’amore di Wally è dovunque, ha invaso l’aria, lo respira come fa con l’ossigeno, ed è una bella sensazione avvertire tutto quell’affetto indirizzato a lei, perché finalmente le pare colmare il vuoto che si porta dentro da settimane.
Raven non capisce che differenza ci sia tra i sentimenti del velocista e quelli di Garfield, non capisce perché ha allontanato l’uno per avvicinare l’altro; non capisce nemmeno quel senso di completezza, quel bisogno di contatto che le divora lo stomaco, perché mai, in vita sua, ha voluto addentrarsi troppo nello scoprire i sentimenti. È sempre fuggita, li ha sempre nascosti, se n’è sottratta fino allo sfinimento, fino a crollare tra le braccia di Beast Boy per la disperata necessità di avere qualcuno a cui aggrapparsi.
Wally non è un approdo momentaneo; lui, in qualche modo, le è sempre stato accanto da quando è arrivata sulla Terra ed è stata lei sola a trascinarlo in quella trappola senza fine - per salvarlo, oppure per salvarsi: in segreto, se lo domanda ancora. Adesso, quella mano appoggiata sul proprio braccio le sembra un invito a cedere troppo forte per non essere ascoltato.
Quando si baciano, Raven non ha idea di chi dei due abbia compiuto il primo passo.
*
Il sesso è una parentesi nelle loro vite. È un modo per sfuggire alla realtà di tutti i giorni, per affogare in quella trappola attribuendo la responsabilità l’uno all’altra e all’incontrollabilità dei sentimenti.
Wally non pensa a Linda o ai bambini, non tiene in conto il senso di colpa che dovrà affrontare dopo, né la rabbia verso se stesso, né il dolore del dover vedere Raven sfuggirgli nuovamente. Lei non pensa a Gar, non pensa a Trigon né ai suoi fratelli e nemmeno ai Titans che si stanno spaccando; ignora, come meglio può, persino il tumulto di emozioni del velocista che la raggiunge a ondate. Vive quel momento con l’acuta sensazione che i sentimenti - l’amore - dell’altro la stiano consumando dall’interno, ma ben decisa a non fare nulla in merito.
Lascia che le scavino uno spazio nel petto, mentre Wally la bacia; permette loro di segnarle la pelle, le ossa, il cuore, quando le sue mani le scivolano lungo i fianchi e le cosce. Se ne pentirà - sarà una delle tante cose di cui pentirsi ogni giorno -, eppure il calore le appare troppo invitante, troppo accogliente, per abbandonarlo e tornare al gelo della propria solitudine.
Sa che è solo momentaneo, comunque, e infatti la serenità, dopo l’amplesso, è così breve da sembrare un miraggio. È in fretta rimpiazzata dalla malinconia e dal silenzio, ed entrambi sanno che è finita, che la parentesi si è chiusa e riprendere il contatto con la realtà è necessario.
Wally si riveste in un battito di ciglia, correndo da un lato all’altro della stanza quasi avesse il terrore di fermarsi e il desiderio di uscire da lì al più presto. Non impiega che pochi secondi a raggiungere la porta e ad aprirla, bloccandosi poi sulla soglia per voltarsi indietro verso di lei, ancora seduta sul letto a dargli le spalle.
«Per quel che conta,» comincia, «il mio cuore non l’hai spezzato.»
Raven sorride, ma tristemente. «Solo perché l’ho già fatto molto tempo fa, Wallace.»
La forza di mentire e negare, Wally non ce l’ha. Ad attraversare la camera e a raggiungerla, poco dopo, c’è solo il rumore della porta che si chiude e quello attutito di passi che si allontanano.