Titolo: At sixes and sevens
Capitolo: Quindici di diciotto: Capitolo 14: Evitando Harry Potter.
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Capitolo 14: Evitando Harry Potter
“Emh… Ciao…”
Ci fu un attimo di silenzio dopo il clac della porta che si chiudeva. Giusto il tempo perché uno sguardo dapprima sorpreso, poi sconvolto, poi incazzato si posasse su di lui.
“Cosa diamine ci fai qui?!”
Ed ecco che l’esplosione era arrivata. Harry si appiattì contro la porta, nel tentativo di salvarsi la pelle, sperando che il biondastro non fosse davvero capace di uccidere con gli occhi come sembrava. Respirò a fondo e ricordò di essere il Salvatore del Mondo Magico. O qualcosa del genere.
“Dobbiamo parlare” annunciò.
E sì che dovevano. Harry ci aveva pensato a lungo ed era giunto alla conclusione che rimandare il confronto avrebbe peggiorato le cose. Lui, dal canto suo, avrebbe continuato a farsi seghe… mentali ovviamente!, pensando e ripensando a Malfoy ed era certo che anche lo stupido pallone gonfiato che aveva di fronte fosse nella sua medesima situazione. Non lo avrebbe ammesso nemmeno sotto tortura, ma Harry era certo che fosse così.
Aveva, quindi, deciso di cercarlo. E quale posto migliore, per cominciare, se non il suo ufficio al Ministero? Un posto sicuro, nel quale non avrebbe potuto Cruciarlo, né scappare con tanta facilità.
“No che non dobbiamo!” strillò Draco, con lo sguardo che saettava per tutta la stanza, alla ricerca di una via di fuga.
Harry avanzò coraggiosamente verso la scrivania. Strinse istintivamente la mano attorno alla bacchetta, accuratamente infilata nella tasca del giubbotto, così, per precauzione.
“Sì invece!” intimò, cercando di apparire minaccioso.
Draco agguantò in un colpo solo borsa e mantello, alzandosi di scatto dalla sedia.
“No, non possiamo. Ho una… emh… riunione! Adesso! Mi piacerebbe trattenermi, ma…”
Rapidamente, girò intorno alla scrivania e si diresse a grandi passi verso la porta, ignorando, come meglio poteva, lo sguardo completamente basito che Harry gli stava rivolgendo.
“Draco…” mormorò.
Lo vide sobbalzare leggermente e fermarsi con una mano sulla maniglia. Sperò con tutte le proprie forze che decidesse di fermarsi e ascoltarlo, ma l’incertezza durò solo per un istante perché, dopo pochi attimi, Draco aprì la porta e uscì, lasciandolo solo all’interno dell’ufficio.
*
Se c’era qualcosa che Draco aspettava con ansia erano le visite di Pansy. La ragazza piombava nel loro appartamento all’improvviso, quasi sempre senza avvisare, esattamente come, ad Hogwarts, era abituata ad entrare nelle loro camere: spalancando la porta e gridando “Draco!”. Adesso faceva su per giù la stessa cosa, solo che, non avendo nessuna porta da spalancare, compariva volteggiando dal caminetto del soggiorno.
Comunque, quello che Draco davvero aspettava erano i dolci che la ragazza gli portava sempre. Pasticcini di ogni gusto, abilmente preparati dalle sue stesse manine (con giusto un po’ di magia, che non guasta mai!). Draco, insomma, li adorava e li adorò ancora di più proprio quel giorno, visto il caos mentale che si sentiva dentro. Quei pasticcini erano un toccasana, non c’era altro da dire!
Pansy, poi, era qualcosa di eccezionale. Ora che stava entrando nel terzo mese, la pancia cominciava proprio a vedersi e lei non faceva altro che prodursi in sorrisi smaglianti e terribilmente esuberanti e sprizzare felicità da ogni poro. Era tanto coinvolgente che Draco rise di nuovo di gusto, come non faceva da un po’ di tempo.
Inevitabilmente, si ritrovò a pensare che era praticamente rimasto l’unico idiota a non avere nessuno. Pansy e Blaise stavano mettendo su famiglia, sebbene all’inizio della loro storia fossero sembrati un accoppiamento tanto improbabile, e anche Theo si era trovato qualcuno da amare.
Restava solo lui, ora, a non avere nessuno. E, per quanto fingesse di non importarsene, la realtà era ben diversa.
Ma qualcosa arrivò a distrarlo, ovviamente. Qualcosa che, lungi dall’allontanare quei pensieri, si era limitato a trasformarli in altri anche meno piacevoli.
“Emh… Draco? C’è Harry al camino…” annunciò Theo, con la voce titubante e incerta, tornato dal soggiorno con una pila di libri da far restituire a Blaise.
Draco per poco non si strozzò con il biscotto che stava addentando. Pansy sgranò gli occhi per la sorpresa.
“Non ci voglio parlare!” sbottò, appena si fu ripreso dal principio di soffocamento. “Digli che non ci sono!”
“Gli ho appena detto che venivo a chiamarti!” ribatté Theo con tono esasperato.
“Allora digli che ti eri sbagliato, non mi hai trovato, che mi sono trasfigurato in un divano o qualsiasi altra cosa!”
“Ma Draco…!”
“Theo, non impicciarti, ok? Non ci voglio parlare punto e basta!”
Theodore si limitò ad annuire e ad uscire nuovamente dalla cucina. Quando rientrò, Draco distinse chiaramente l’espressione di piena concentrazione sul volto dell’amico. Stava pensando furiosamente e questo, per lui, voleva dire solo guai. Non ci avrebbe messo molto a fare due più due e, in quel caso, sarebbe stato completamente rovinato.
“Beh ragazzi, io tolgo il disturbo” annunciò Pansy, alzandosi dalla sedia e indossando il mantello.
“Ci vediamo sabato, vero?”
“Certo, io e Blaise ci saremo! Il gufo di Ginny è stato sufficientemente esplicativo!” concluse, strizzando l’occhio verso Theo.
Draco non si era perso una parola del piccolo dialogo, ma non ci aveva capito molto. Sabato? Cosa succedeva sabato? Aggrottò le sopracciglia e lo chiese al suo amico.
“Non gliel’hai ancora detto?” domandò Pansy, sempre rivolta a Theodore, che scosse la testa.
“Allora è meglio che me ne vada in fretta! Il nervosismo e le urla non fanno certo bene al mio bambino!” continuò la ragazza, salutando con la mano e uscendo rapidamente dalla cucina.
“Dirmi cosa?!” sbottò Draco, appena furono rimasti soli.
L’amico respirò a fondo. “Io e Ginny abbiamo organizzato una cena alla Tana con tutti gli amici, questo sabato.”
Alla Tana?! Cioè alla catapecchia dei Weasley? Che schifo! Meno male che lui, a quanto sembrava, non era compreso tra questi amici.
“Beh, divertitevi!” mormorò seccato, senza nemmeno tentare di nascondere il suo disappunto.
“Idiota, sei invitato anche tu! Ho detto tutti i nostri amici, mi sembra!”
Trattenne un mezzo sorriso compiaciuto, ma poi si rese conto di cosa quell’invito implicava realmente. Non solo un’intera serata in mezzo ai Weasley, nella loro baracca, ma… beh, l’ovvia presenza della persona che meno voleva vedere: Harry. Cioè, Potter. Lo Sfregiato, per intenderci! O per dirla meglio, il ragazzo che lo aveva sedotto, scopato e che poi era sparito per più di una settimana, mentre il Settimanale delle Streghe continuava a pubblicare storie sulle sue scappatelle. E che ora, a quanto pareva, sentiva di nuovo il bisogno di sfogare i propri istinti, dato che era improvvisamente tornato a cercarlo. Beh, Draco non gliel’avrebbe certo data vinta! Aveva una sua dignità, e nessuno schifoso Prescelto poteva calpestargliela in quel modo.
E allora, sapete che avrebbe fatto? Sarebbe andato alla Tana, avrebbe riso con i suoi amici, magari anche la Zannuta, se si sentiva ben disposto, e avrebbe ignorato quel maniaco sessuale di Potter! Oh, lo avrebbe ignorato eccome, a testa alta, sbattendogli in faccia tutta la fierezza che non poteva togliergli.
“Va bene. A che ora?” chiese sorridendo.
Theodore lo guardò basito. Si era preparato ad una lite coi fiocchi, condita di urla, minacce e quant’altro. Di certo non si era aspettato che avrebbe ceduto così facilmente. Doveva preoccuparsi?