Titolo: At sixes and sevens
Capitolo: Dodici di diciotto: Capitolo 11: Durmstrang (Parte II: La notte).
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Capitolo 11: Durmstrang (Parte II: La notte)
Draco non aveva sonno ed era completamente brillo. Se ne stava lì, nella stanza calda assegnatagli come alloggio da Ingolfsson, appiccicato al vetro della finestra a guardare la coltre di neve che ricopriva il giardino.
Se avesse giocato bene le sue carte, avrebbe potuto non restare solo quella notte. La signorina LeFurgey si era mostrata ben disposta a fargli compagnia, ma lui aveva rifiutato.
E ciò poteva rasentare l’assurdo, no?
Il problema era che aveva un solo chiodo fisso, ed era certo che nessuna donna del mondo, per quanto bella potesse essere, gliel’avrebbe fatto scordare.
Harry Potter.
Harry Potter e i suoi occhi.
Harry Potter e l’espressione spaurita che aveva tirato fuori al momento del discorso e che, eccezionalmente, non aveva provocato in Draco nessun ghigno di scherno, ma una sorta di sorriso affettuoso che si era immediatamente sforzato di cancellare.
Harry Potter e il suo sguardo fisso che l’aveva attraversato da parte a parte, mentre parlava con la donna francese.
Rabbrividiva ancora, pensandoci. E ciò che lo spaventava era la consapevolezza che Potter gli avrebbe potuto far eseguire ogni suo desiderio, senza servirsi di nessuna stupida Maledizione Imperius. E l’impulso, che a mente lucida non poteva far altro che considerare folle, di saltargli addosso.
Oh sì, Draco l’avrebbe fatto eccome, se solo fossero stati soli in quella stanza.
E, per la barba di Merlino!, era certo di non aver mai provato quella cosa per nessun altro essere vivente.
Potter. Maledetto Potter. Stava decisamente meglio senza di lui.
O forse, sarebbe stato decisamente meglio con lui? Arrivato a questo punto, non lo sapeva più.
Ok, si disse, se ora lo vedo mi renderò finalmente conto che mi sto sbagliando, che parlo così solo perché sono ubriaco.
Era la cosa migliore da fare, sì. Bussare alla porta di Potter, trovarselo davanti scarmigliato come al solito e diventare cosciente che si stava immaginando tutto, che lo Sfregiato non lo attraeva affatto.
Uscì dalla stanza in fretta, senza prendere la bacchetta e senza il mantello, nonostante nei corridoi si gelasse. Attraversò lo spazio tra la propria camera e quella di Potter quasi correndo, mentre il cuore continuava a battergli in un posto non meglio identificato se non come la sua gola.
Bussò. Una volta sola. E aspettò.
Quando Potter aprì, però, seppe di aver fatto il più grande errore della propria vita.
Harry era apparso di fronte a lui nudo, fatta eccezione per un asciugamano bianco legato in vita, con i capelli bagnati che arrivavano quasi alle spalle e da cui continuavano a cadere goccioline d’acqua pronte a percorrere tutto il suo torace.
Draco rimase senza fiato. Poteva avvertire chiaramente tutto il sangue abbandonargli il cervello e concentrarsi da un’altra parte molto più in basso, mentre la bocca diventava secca e gli occhi non smettevano di scorrere su quel corpo per esaminarne ogni minimo dettaglio. Quando riuscì a riportarli sul suo viso, si rese conto che Potter era furiosamente arrossito e la cosa, invece che divertirlo, gli causò una fitta allo stomaco accompagnata da una frase che non sarebbe molto carino ripetere in pubblico (ma che non è difficile da immaginare!).
Fu Potter a rompere quel silenzio che, forse per la prima volta, non era carico di astio e tensione.
“Emh. Ti serve, emh… qualcosa?” biascicò.
Draco era sicuro di sembrare una sorta di pesce lesso, lì, a fissarlo con la bocca aperta e, magari, anche con una pozza di bava sul pavimento. Si trovava in una situazione molto, molto difficile. Una parte di lui, quella che doveva essere razionale, gli diceva di girare sui tacchi e andarsene all’istante, prima di fare qualcosa di molto, molto sbagliato. Un’altra parte, invece, che non sapeva esattamente a cosa corrispondesse (anche se una vaga idea ce l’aveva!), continuava a riempirgli il cervello di oscenità che riguardavano loro due e un certo letto, o anche il pavimento, o anche la superficie della porta sarebbe andata bene, l’importante era che prendesse in considerazione qualcuna di quelle oscenità e che lo facesse subito.
“Sì!” rispose in fretta, senza sapere bene cosa avrebbe seguito quell’affermazione, ma dando il decisivo colpo di grazia alla sua parte razionale, che si ritirò completamente sconfitta. “Posso entrare?” chiese, imponendosi un certo decoro: chiuse la bocca, raddrizzò le spalle e assunse quel mezzo sorriso che molti avevano definito sexy (comunemente detto Ghigno Sexy n. 1).
Oh beh, visto che Draco Malfoy otteneva sempre quello che voleva, e visto che in quel momento ciò che più voleva era Potter, trarre il risultato dell’equazione non sembrava difficile: avrebbe avuto Potter. E in fretta. Perché non sapeva quanto altro avrebbe potuto resistere.
Harry si fece da parte e lui mosse i primi passi nella stanza. Cominciò immediatamente ad avvertire più caldo del previsto e non era affatto sicuro che questo dipendesse dal fuoco scoppiettante nel caminetto. Gli occhi di Potter erano puntati sulla sua schiena e la sua mano aveva appena chiuso la porta alle spalle di Draco.
“Allora? Cosa ti serve?” lo sentì chiedere, mentre raggiungeva la propria bacchetta poggiata su un cassettone sotto uno specchio e mormorava un incantesimo per farne uscire aria calda e asciugarsi i capelli.
Draco lo osservò camminare. E poi osservò attentamente i muscoli della sua schiena. E poi scese con calma, fino alla base della colonna vertebrale e fino al sedere, coperto dalla sottile spugna dell’asciugamano, che, per la barba di Merlino, gli sembrava la cosa più bella che avesse mai visto.
“Mi annoiavo…” sussurrò. Una cosa qualsiasi sarebbe andata bene, purché Potter restasse fermo e gli consentisse di godersi appieno quella visione.
“Credevo che una certa signorina francese ti avrebbe fatto volentieri compagnia…” gli giunse in risposta, con tono leggermente stizzito. “E comunque, io sono quassù. Dubito che il mio sedere possa risponderti!”
Draco sollevò rapidamente lo sguardo per notare come gli occhi di Potter lo stessero fissando dallo specchio. Sfoderò il suo Ghigno Sexy n. 4, quello angelico, necessario quando veniva beccato a fare qualcosa che non avrebbe dovuto.
“Geloso, Potter?”
“Del mio sedere? Sì, abbastanza.”
Rise, notando come questa volta non ci fosse nessuna traccia di rossore né di imbarazzo sulle sue guance. Si appoggiò alla spalliera del letto. Ghigno Sexy n. 5, quando si coglie qualcuno a fare qualcosa che non dovrebbe. “No, intendevo di Mademoiselle LeFurgey.”
E questa volta, Harry avvampò. “No, certo che no!” esclamò, forse con troppa foga per risultare credibile.
Draco tirò fuori il Ghigno Sexy n. 2, quando si mette qualcuno alle strette. “Strano. Da come mi guardavi sembrerebbe proprio di sì…” buttò là, fingendo estrema casualità e facendo rapidamente scattare il sopracciglio verso l’alto.
Fissò gli occhi di Potter nello specchio con estrema determinazione, ma l’altro abbassò ben presto lo sguardo, mentre il rossore si faceva sempre più accentuato.
“Ti sbagli” mormorò.
Draco mosse alcuni passi in direzione di Harry, continuando a fissarlo. Era fatta, Potter era davvero alle strette. Riusciva chiaramente a vedere un certo luccichio nei suoi occhi che tradiva una notevole aspettativa. Non avrebbe resistito molto a lungo.
Ed era sicuro come mai prima d’ora: entro breve tempo quel ragazzo sarebbe stato suo, i suoi sogni più ricorrenti sarebbero diventati realtà. Era pronto a farlo impazzire, a ridurlo ad un ammasso implorante che si agitava sotto di sé, pronto a tutto. E non gli importava che fosse un uomo, non gli importava di non aver mai avuto esperienze con i ragazzi, avrebbe trovato il modo. Perché lo desiderava come non aveva mai desiderato nessuno. Perché, quando gli giunse finalmente alle spalle e allungò una mano per far scorrere le dita lungo tutta la sua schiena, seppe che quella era la pelle che aveva sempre bramato toccare, seppe che non poteva esistere contatto più giusto, e ogni singola voce che gli si agitava nella mente, cercando di persuaderlo che stava sbagliando, si spense all’istante.
Lo sentì vibrare sotto il suo tocco. E poi, rapidamente, Harry posò la bacchetta e si voltò con le spalle al cassettone. Gli fissava le labbra e, lentamente, si avvicinava.
Il bacio arrivò poco dopo e fu qualcosa che Draco non aveva mai provato. Assaporò le labbra di Harry che erano così morbide e il suo sapore così buono e la sua lingua si muoveva in un modo così eccitante. Le sue mani gli si aggrapparono alla camicia, lo attirarono più vicino, i loro corpi aderirono in modo che poteva chiaramente avvertire il suo calore, nonostante i vestiti. Lo toccò, cominciò ad accarezzargli il torace, percorrendo le linee dei muscoli, mentre il bacio continuava famelico. Si soffermò sui capezzoli, lo sentì gemere nella propria bocca e decise di andare avanti, di toccare ogni punto, di non lasciarsi scappare nulla di quelle pelle tanto dolce.
Vide le mani di Harry tremare, ma non fare alcuna fatica a sbottonargli la camicia. Quando finalmente la sentì scivolare via dalle spalle sul pavimento, si spinse verso di lui, per essere finalmente pelle contro pelle, per assaporare le sue carezze.
Harry gli toccò i capezzoli e Draco pensò seriamente di essersi sbagliato, che sarebbe stato lui ad impazzire, mentre inarcava la schiena e piegava il collo all’indietro. E poi ogni pensiero fu spazzato via, perché l’unica cosa che continuava a rimbombargli in testa era quel nome che aveva creduto per così tanto tempo di odiare, ed era costretto a mordersi le labbra, per non urlarlo a voce alta, per non gemere senza controllo, quando la lingua dell’ex-Grifondoro arrivò all’altezza della giugulare, leccando, mordicchiando, baciando, con foga, con desiderio. Un desiderio gemello a quello che provava Draco, mentre infilava lentamente le dita oltre il bordo dell’asciugamano, perché lo voleva tutto, nudo, adesso. Lo slacciò e lo fece scivolare ai loro piedi, insieme alla propria camicia, e la visione del corpo che gli aveva animato costantemente i sogni lo fece tremare dalla voglia. Lo baciò di nuovo, attirandolo a sé con una mano intrecciata ai capelli neri, che erano così morbidi, perché non se n’era mai accorto prima?
Si staccò nuovamente e prese a baciargli il collo, e poi scese più giù, incoraggiato dal suo incessante ansimare. Arrivò ai capezzoli, li toccò, li leccò e lo percepì agitarsi, rispondendo a quegli stimoli con una passione che non aveva mai trovato in nessuno. E quando gli si inginocchiò di fronte, giocando con la lingua e il suo ombelico (mentre avvertiva chiaramente la sua erezione sfiorargli il collo), precipitò in quegli occhi verdi che lo osservavano senza lasciargli possibilità di fuga. Le pupille erano talmente dilatate da far quasi scomparire l’iride e notò che le sue mani, adesso, stringevano convulsamente il cassettone.
Draco si chiese cosa avrebbe dovuto fare arrivato a quel punto. Era tutta un’altra storia trovarsi da quella parte. Ricordò i sogni, passo per passo. Posò le mani sui fianchi dell’altro e, senza abbandonare i suoi occhi verdi, posizionò la lingua all’interno della coscia sinistra e risalì, più su, più su, fino all’inguine. Le pupille di Harry si ingrandirono ancora, mentre lui spostava la lingua sul suo pene, percorrendolo dalla base alla punta, come assaggiando qualcosa di nuovo, delicatamente, qualcosa che scoprì piacergli immensamente. E non sapeva se era per la cosa in sé o per il suo proprietario. Per quegli occhi, quelle labbra gonfie e dischiuse, quel rossore sulle guance, quei gemiti che Harry non aveva alcuna paura emettere.
Non distolse lo sguardo quando aprì la bocca e la richiuse attorno alla sua erezione, cominciando a giocarci con la lingua, a muoversi e a succhiare come andava fatto. Ma per Harry quello fu troppo: inarcò violentemente la schiena, piegò il collo all’indietro, strinse maggiormente il cassettone, tanto che le nocche divennero bianche, e gemette senza controllo. Solo una parola. Solo il nome di Draco, con la voce spezzata dal continuo ansimare: “Dra-ah-co”.
E sembrava una musica così intossicante, unita al suo sapore dritto sulla lingua, che Draco temette che sarebbe venuto nei pantaloni come un ragazzino, senza il minimo tocco. Oh, gli piaceva fare quello che stava facendo, gli piaceva eccome. Soprattutto, gli piaceva farlo a Harry. Era con lui che tutto diventava incredibilmente giusto, acquisendo una sfumatura che normalmente non avrebbe mai avuto. Era con lui che Draco sarebbe rimasto ore in ginocchio, incurante del fastidio che sentiva alle gambe e persino della propria erezione che era ancora costretta all’interno dei vestiti. Purché continuasse a gemere così. Tutto, purché non smettesse di pronunciare il suo nome.
“Draco… sto per… oddio…!”
Non si spostò. Aumentò il ritmo del movimento, passò la lingua sul glande, continuò a succhiare. E poi sentì il pene di Harry contrarsi, il suo corpo irrigidirsi e lo sperma riversarglisi in bocca. Inghiottì come meglio poteva e poi si allontanò, producendo due leggeri colpetti di tosse e sperando che l’altro non si rendesse conto che si era quasi soffocato. Harry non parve accorgersi di nulla, fortunatamente; aveva ancora il collo piegato all’indietro e gli occhi chiusi, respirava affannosamente e tremava. Draco pensò di trovarsi davanti a quanto più bello esistesse al mondo e fu colto di sorpresa, quando una mano del moro lo costrinse a rimettersi in piedi, incollando di nuovo i loro corpi. Si ritrovò ancora contro la sua pelle, fisso negli occhi verdi. E lo baciò di nuovo, con ancora più desiderio.
Spinse il bacino contro il suo, ricordandogli che c’era ancora qualcosa da fare, e rimase letteralmente spiazzato quando l’altro si allontanò dalle sue labbra e lo guardò fisso, con un ghigno predatore sul volto. Intuì che aveva in mente qualcosa e, qualsiasi cosa fosse, non vedeva l’ora che la mettesse in pratica.
Senza dire nemmeno una parola, si lasciò spogliare degli ultimi vestiti che gli rimanevano e spingere verso il letto. Si ritrovò sdraiato sulle coperte completamente nudo, con Harry che premeva il bacino contro il suo, baciandolo, leccandolo e toccandolo ovunque.
Sobbalzò quando le sue mani raggiunsero le natiche e le dita si infilarono delicatamente nel solco, per raggiungere l’ano. Non riuscì più a trattenere i gemiti a quella leggera penetrazione. Si inarcò, si sporse, si sollevò, si spinse indietro, fece tutto quanto era in proprio potere per avere di più, ben cosciente di aver perso definitivamente il controllo, ma tutt’altro che desideroso, per la prima volta nella vita, di riprenderlo.
Sarebbe rimasto così in eterno, in bilico, vicino alla pazzia, avrebbe permesso a Harry tutto, godendone appieno. E se anche, per un secondo o due, sentì una voce nella propria testa borbottare «Ma è Potter!», quella si spense nel medesimo istante in cui avvertì il proprio corpo stringersi attorno ad un terzo dito, appena unitosi ai due precedenti.
Sarebbe rimasto così in eterno, certo, ma la sua erezione non era proprio d’accordo. Ormai era duro da far male e, per Diana!, Draco voleva venire.
“H-Harry” ansimò. La sua voce suonava talmente implorante! Avrebbe quasi stentato a riconoscerla, se si fosse trovato in una situazione normale. Ma quella decisamente non lo era. Potter stava per scoparlo a morte e Draco sperava solo che lo facesse il più presto possibile. C’era qualcosa di normale in questo?
Le dita di Harry scivolarono via (Draco fu proprio costretto a gemere di disappunto) e le sue mani gli si posarono sulle caviglie, per sistemargli le gambe sulle sue spalle.
Si chinò su di lui, le labbra a poca distanza dal viso. Lentamente, risalì lungo il collo, poi lungo il mento e infine lo trascinò in un altro bacio sconvolgente. E poi lo penetrò.
Draco gemette forte, mentre il proprio corpo si irrigidiva inconsciamente. Sentì dolore, certo, ma non era quello a preoccuparlo. Potter era dentro di lui. Affondato in lui. E la testa gli girava perché non era certo che fosse quello il modo in cui dovevano andare a finire.
Erano anni che rotolavano l’uno accanto all’altro, cercando di procedere per traiettorie parallele, di non incontrarsi mai. Eppure, ogni volta, ogni dannata volta, finivano per scontrarsi, con più o meno violenza, come attratti da un potente magnete. E adesso questo. Adesso che questo scontro si era tramutato in qualcosa di nuovo, mai provato prima, Draco era completamente terrorizzato. Aprì gli occhi di scatto, lo avrebbe allontanato, avrebbe fatto terminare quella pagliacciata, quella…
Ma Harry scelse proprio quel momento per affondare il viso nell’incavo del suo collo. Scelse proprio quel momento per sussurrare, con voce roca: “Sei così eccitante, Draco”. Per avvolgere le dita intorno alla sua erezione, per cominciare a muoversi delicatamente contro di lui, succhiandogli la pelle che ricopriva la giugulare.
E tutte quelle sensazioni così maledettamente meravigliose scacciarono non solo il dolore, ma anche ogni pensiero nella propria testa. Non poté fare altro che affondargli le unghie nella schiena e muoversi contro di lui, contro il suo bacino, perché, al diavolo tutto, voleva l’erezione di Harry completamente dentro di sé. E poi il resto perse consistenza, il tempo accelerò insieme al ritmo delle loro spinte, fino a che entrambi non si irrigidirono e vennero, a distanza di pochi attimi.
Quando sentì il proprio sperma riversarsi nella mano di Harry, Draco aprì gli occhi per incontrare i suoi. Si fissarono a lungo, ancora ansimanti, poi Harry si sfilò da lui e gli permise di riabbassare le gambe. Draco lo vide scivolare di lato, senza fiatare e senza spostare lo sguardo, lo vide infilarsi sotto le coperte, lo imitò e tornò a guardarlo. Restarono così finché la stanchezza non prese inesorabilmente il sopravvento e, senza aver mai detto o udito una sola parola, le palpebre di Draco cominciarono ad abbassarsi.
Non poteva affermarlo con certezza, però gli era sembrato che, mentre scivolava nel sonno, una mano gli scostasse un ciuffo biondo dalla fronte. No, non poteva essere, sicuramente l’aveva sognato.