[HP] At sixes and sevens ~ Draco/Harry [8/18]

Apr 18, 2009 16:49

Titolo: At sixes and sevens
Capitolo: Otto di diciotto: Capitolo 7: La tenuta Nott (Parte III: Pensieri inopportuni).
Lista capitoli, note e disclaimer: qui.


At sixes and sevens
Capitolo 7: La tenuta Nott (Parte III: Pensieri inopportuni)

Harry si rigirò nel letto ancora una volta. Un altro giorno era passato, fortunatamente, e adesso gliene restavano solo altri due da trascorrere in quel posto. O meglio, in quella stanza. O meglio ancora, con Malfoy.
Sarebbe molto difficile spiegare quanto si sentisse in imbarazzo per quello che aveva detto durante la lite del giorno prima. Non aveva mai ammesso nulla del genere nemmeno con se stesso, ma, in quell’occasione, davanti a quei dannati e insolenti occhi grigi non era riuscito a trattenersi. Questo, evidentemente, era un altro dei poteri di Malfoy da aggiungere alla lista: strappargli le cose che più cercava di nascondere e lanciarlo nel più profondo imbarazzo.
Si girò ancora, posizionandosi sul fianco opposto. C’era quello sguardo, poi, quel maledettissimo sguardo che continuava a rivedere ogni volta che chiudeva gli occhi. Probabilmente era questa la cosa peggiore di tutte. E adesso doveva proprio calmarsi, altrimenti il biondino dall’altra parte della stanza lo avrebbe sentito e se ne sarebbe uscito con una delle sue battutine acide. Si mise supino.
“Potter, che diamine stai facendo? Sembri uno Schipodo in calore.”
Ecco, appunto. Harry deglutì quello che sembrava un macigno e chiuse gli occhi. “Oh, hai esperienze con gli Schiopodi in calore che tutti ignoriamo? Interessante.”
Rispondergli a tono gli sembrava l’unico modo per sfuggire all’imbarazzo e aveva intenzione di sfruttarlo a dovere. Vide Malfoy sollevarsi dal letto puntellandosi sulle braccia e guardare verso di lui.
“Ma che ti prende? Guarda che vado a dormire per le scale.”
Harry si mise a sedere e si sbrogliò dalle lenzuola completamente attorcigliate alle sue gambe. “No, ci vado io,” decise e fece per alzarsi, ma la voce dell’altro lo bloccò.
“Oh avanti, Potter. Non essere stupido, resta qua,” le ultime parole erano diventate un sussurro appena udibile, però sapeva di non essersele sognate. “Vedi solo di startene fermo,” aggiunse Malfoy, recuperando all’istante il proprio tono sgarbato - quasi per riparare alla quasi gentilezza che aveva detto.
Harry sorrise nel buio e si stese nuovamente nel letto, sussurrando, “Ok.” Con la coda dell’occhio vide l’altro imitarlo, così aggiunse, “Scusami.”
“Nulla,” giunse in risposta. Pronunciò la parola a voce bassissima, ma a Harry provocò un altro sorriso.
Improvvisamente, gli sembrava possibile poter dormire.

*

Draco non stava fissando Potter. Stava semplicemente guardando Theodore, Lenticchia, Ginny e, di sfuggita, quando non aveva niente di meglio da fare, Potter giocare a Quidditch, seduto su una panca in giardino accanto a Hermione, che gli stava raccontando un aneddoto molto divertente accadutole al Ministero. E Draco la stava persino ascoltando, stranamente, senza assolutamente guardare Potter. Al massimo guardava la Pluffa, che, combinazione, in quel momento era nelle sue mani. O guardava il manico di scopa, perché, beh, Potter riusciva sempre ad accaparrarsi il miglior manico di scopa in circolazione ed era davvero qualcosa di bello da vedere. Il manico di scopa, e basta.
A un tratto la piccola Lily venne a sedersi tra lui e Hermione e quest’ultima si alzò, dicendogli di tenerla d’occhio mentre lei andava a dare una controllatina ai due gemelli. Draco guardò Lily che gli sorrideva raggiante e non poté fare a meno di sorriderle di rimando: era chiaro che aveva ormai attirato tutte le sue simpatie.
La bambina cominciò a fissare gli altri in sella alle proprie scope con occhi rapiti. “Che bravi! Anche io voglio volare, ma papà e mamma dicono che sono troppo piccola,” disse, con una nota di delusione nella voce.
“Ancora qualche anno e poi potrai. Io ho imparato a sette anni,” replicò senza pensarci troppo. Stava veramente cercando di consolarla?
“Davvero? E sei bravo come zio Harry? Lui è proprio bravo.”
Draco sobbalzò, punto nel vivo. “No, lui è più bravo di me. A scuola mi batteva sempre,” ammise, rendendosi conto solo alla fine della frase di quello che stava dicendo. Magari aveva battuto la testa e non se n’era accorto.
“Poverino! Per questo litigate sempre?”
La domanda lo colse impreparato. “N-No,” balbettò.
“E allora perché?” lo incalzò nuovamente la bambina, con tutta l’innocenza possibile, guardandolo con i suoi occhi castani. Ancora una volta, lui non sapeva cosa rispondere. Si stava rivelando davvero troppo insidiosa; di certo il cervello lo aveva preso dalla Granger, c’era poco da dire.
“N-Non lo so,” bofonchiò, sempre più insicuro.
“Anche mamma e papà litigano. Però mamma dice che litigano perché si amano e se non cominciavano a litigare, non si sposavano,” fece una pausa, con gli occhi che saettavano nel cielo, cogliendo ogni movimento della Pluffa; dopo un attimo riprese: “Anche tu e zio Harry vi amate?”
Inizialmente Draco pensò di non aver sentito bene, poi che la bambina fosse diventata improvvisamente pazza. Sgranò gli occhi e cercò di deglutire, ma era come se la saliva non volesse scendere e cominciò a tossire, talmente forte che Lily gli dette una pacca sulla schiena con le sue piccole manine e che Theodore, dall’alto, gli domandò se stava bene.
Quando riuscì a riprendersi, si voltò verso la piccola, che, pazientemente, attendeva ancora una risposta.
“Certo che no!” sbraitò con forse troppa violenza.
Che domanda stupida, che domanda insensata. Forse il cervello della marmocchietta non era totalmente della Granger, c’era lo zampino della stupidità dei Weasley in tutto ciò. Respirò a fondo, poi respirò ancora. Infine il suo sguardo slittò verso l’alto e, questa volta, anche se avesse giurato e giurato ancora di non star fissando Potter, nessuno gli avrebbe creduto.
Come diavolo c’era finito in quella situazione? Perché quello stupido idiota del Bambino Sopravvissuto non lo lasciava in pace? Era tornato proprio quando finalmente se l’era tolto dalla testa e adesso Draco avrebbe dovuto ricominciare daccapo.
Poi Harry si voltò. Guardò in basso, verso di lui e i loro sguardi si incrociarono. Per un secondo, un minuto o forse di più restarono a fissarsi, fino a che la Pluffa non mancò di poco l’orecchio di Potter e Ginny urlò, “Attento!”
Draco riabbassò lo sguardo, osservando la ghiaia del selciato. Sentì Lily sussurrare, a bassissima voce, “Secondo me sì.”
Saltò su dalla panca come se si fosse bruciato, allora, e dopo aver detto alla bambina di stare buona, si allontanò di gran carriera.

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