Titolo: Sing for absolution
Fandom: Harry Potter
Beta:
zuccheroamaroPostata il: 11/07/2007
Personaggi: Sirius Black, Remus Lupin, James Potter, Peter Pettygrew; nominate anche altri.
Pairing: Remus/Sirius
Rating: Nc17
Conteggio Parole: 1.750 (W)
Avvertimenti: Scene di sesso semi-descrittive, angst a manetta, linguaggio scurrile, slash
Disclaimer: I personaggi della storia appartengono ai rispettivi proprietari e creatori, che ne detengono i diritti. Nulla di ciò è scritto a scopo di lucro.
Note:
1. Titolo e sottotitolo dall’omonima canzone dei Muse.
2. Ambientata all’epoca dei Malandrini, nell’ultimo anno prima della morte dei Potter.
3. Era da molto che volevo scrivere qualcosa del genere e ambientata in questo periodo, e Sing e certamente una delle mie produzioni preferite. La amo. ç_ç
4. I nomi, soprannomi e cognomi di persone sono tutti originali. ♥
Sing for Absolution
A starlight in the gloom.
Il mondo che Sirius Black ha immaginato di trovare appena fuori da Hogwarts era un mondo fatto di eroi. Un mondo di combattenti pronti a dare la vita per i propri ideali, di Grifondoro che si scontravano con sudici Serpeverde, di buoni che vincevano sui cattivi.
Un mondo in cui lui, Prongs, Moony e Wormtail sarebbero rimasti i Malandrini, in cui avrebbero vinto ancora.
Inutile dire che, una volta fuori da Hogwarts, la fantasia di Sirius Black si è trovata di fronte alla realtà: ad un mondo che fa acqua da tutte le parti, dove persino i legami migliori - quello dei Malandrini, sì, persino quello - hanno vita breve.
Una volta fuori da Hogwarts, il sublime naso aristocratico di Sirius Black si è scontrato con la dura realtà e ha rischiato di rompersi. La vita è improvvisamente diventata una merda.
~
“Merlino, Remus, sono settimane che non ti fai vedere. Si può sapere dove cazzo sei stato?”
Remus sbuffa. “Te l’ho detto, Sirius: missione. Per. Silente.”
“Oh, certo. E perché è così segreta questa stupida missione?!”
“Non ne ho la più pallida idea!” Quasi un urlo; si può sentire l’esasperazione che filtra da ogni lettera e colpisce con forza. “Se ti interessa così tanto, perché non lo chiedi a lui? Io ho già abbastanza problemi.”
“’Fanculo, Remus. Sono diventato un problema? Un problema?!”
“Sì, Sirius. Sei diventato un fottuto problema.”
L’esasperazione, alla fine, vince sempre.
~
“Sta nascondendo qualcosa, Prongs. Non funziona più, tutto quello che avevamo sembra sparito.”
James si alza dalla sedia e muove passi nervosi verso il centro della cucina. “Al diavolo, Sirius. Stiamo parlando di te e Remus, come può essere finita?” dice.
Ma è distratto e Sirius finge solo di non accorgersene. Sirius non vuole semplicemente accorgersene.
“Ti ripeto che sta nascondendo qualcosa. Missioni per Silente? Cazzate, dico io. Cazzate.”
“Non ne sarei così sicuro. Non ti sembra, certe volte, che Silente ci manovri come pedine su una scacchiera?”
Sirius solleva lo sguardo e lo fissa su James, in una muta domanda.
Prongs scuote la testa, agita una mano in aria. “Lascia perdere, lascia perdere,” e riprende a camminare in cerchio per la stanza. Il dubbio lo segue come un’ombra.
“James?” tenta l’amico.
“Promettimi solo una cosa.” I loro occhi si incontrano, Padfoot annuisce lievemente e l’altro prosegue, “Se ci dovesse succedere qualcosa, prendi tu Harry.”
Sirius annuisce ancora e i suoi occhi promettono.
Il dubbio, alla fine, vince sempre.
~
“Un’altra missione, eh, Remus?”
È notte fonda e la strada dove si trova il piccolo monolocale in affitto di Remus è deserta, fatta eccezione per loro due. Sirius è fermo di fianco al portone, la schiena incollata alla pietra, le braccia incrociate al petto.
Gli occhi di Remus si stringono un attimo per mettere a fuoco la figura nel buio. Impiega un attimo a rispondere, “Sono andato a trovare mia madre, Sirius. Sai, ho ancora dei parenti, nonostante tutto.”
“Commuovente.”
Moony sbuffa e si avvicina al portone. “Cosa vuoi, comunque?”
“Cos’è tutto questo astio? Prima non ero il benvenuto?”
“Lo saresti ancora se non venissi qui solo per controllarmi.”
Sirius ghigna. “Moony, io non ti controllo mica!” ribatte con voce angelica.
“Va’ a farti fottere, Sirius.”
Il portone si apre e Remus entra; Sirius resta fuori, solo.
La sfiducia, alla fine, vince sempre.
~
“Mi sembra di avere davanti dei codardi! Dove sono finiti i miei amici, eh? Dove?!”
Peter vorrebbe diventare piccolo e sparire, trasformarsi in topo, magari. Odia quando Sirius perde la calma e, tutt’ora, non si è ancora abituato.
“Ma, Pad…”
“Pad un cazzo, un cazzo! Tu non fai altro che nasconderti e Remus… Dannazione, non vi riconosco più,” sputa fuori Sirius, dando un pugno alla parete lì accanto.
“Non siamo più ad Hogwarts, Padfoot.”
Sirius lo fissa dritto negli occhi, il volto deformato dall’ira. Peter non può sostenere quello sguardo a lungo, lo abbassa colpevole e, quando ritorna a guardare l’amico, lui gli sta già dando le spalle.
“Codardi!” è l’ultima cosa che urla, prima di sbattere la porta dietro di sé.
L’ira, alla fine, vince sempre.
~
“Dimostramelo.”
Remus si passa le mani sul viso, tentando di eliminare la stanchezza e le occhiaie in un colpo solo.
“Dimostrarti cosa?!” sbotta.
“Che non sei un fottuto Mangiamorte.”
La risposta di Sirius lo lascia senza parole. La stanchezza improvvisamente sembra aumentare e la voce gli muore in gola. Non esce alcun suono, quando apre la bocca, solo aria vuota.
“Come… come diavolo ti è venuta in mente una cosa del genere?” riesce finalmente a chiedere.
“Come? Indovina!” Padfoot gli si avvicina. “Niente è più come prima, Remus, proprio niente.”
“Se solo tu fossi meno… sospettoso, isterico e insinuante, potremmo anche provare a sistemare la situazione.”
“E tu, allora? I tuoi dannati segreti, non ne posso più. L’ultima volta nascondevi un lupo mannaro. Cosa devo aspettarmi, ora?”
“Io non ho segreti, Sirius! Eseguo solo ordini.”
“Di Voldemort?”
È la goccia che fa traboccare il vaso. Remus non è mai stato un tipo violento, Remus odia la violenza; ma trattenersi, in questa situazione, è uno sforzo impraticabile.
Il suo pugno sinistro si schianta sul viso di Sirius l’attimo dopo. L’adrenalina prende possesso del suo corpo, come se fosse giunto improvvisamente il lupo a comandare.
“Cazzo!” esclama Sirius, tastandosi il naso. Si sente confuso da quello che il suo Moony ha appena fatto - la prima volta in tutta la vita, la prima - e la rabbia, violenta e inarrestabile, monta dentro di lui. Nessuno scampo, nessuno.
“Cazzo,” ripete. “Mi hai dato un pugno!”
“Piantala con le tue insinuazioni. Basta, adesso basta,” intima il licantropo con voce è gelida, quasi irriconoscibile.
Sirius allunga un braccio e lo agguanta per i vestiti, avvicinando i loro visi. “La verità brucia, Moony?” sibila tra i denti.
Remus lo allontana e poi seguono altri pugni, altre spinte, le mani afferrano, colpiscono, graffiano. Lottano come non hanno mai lottato nella loro vita, soprattutto mai tra loro.
Alla fine, Remus riesce a schiacciare Sirius di faccia contro una parete. Preme sul suo corpo con il proprio e gli ansima vicino all’orecchio. Rapido, solleva la manica sinistra della camicia e appoggia il braccio sul muro accanto al suo viso; gli afferra i capelli e lo fa voltare in modo che possa vedere l’interno dell’avambraccio.
“Non c’è un fottuto niente, qui. Niente Marchio Nero, niente. È sufficiente come dimostrazione?” gli soffia sul collo.
La stanza è pregna dell’odore di Sirius e del sangue che cola dalle loro ferite. Sangue e Sirius, una pessima combinazione che stordisce Remus ed eccita il lupo dentro di lui.
Sirius non dice nulla. Chiude gli occhi e si bagna le labbra con la lingua, poi, con una mano, artiglia il fianco destro di Remus e lo attira contro di sé. Contemporaneamente, muove il bacino indietro; questa è una richiesta, una maledetta richiesta, e lo sanno bene entrambi.
Moony risponde al movimento. “Merlino, Sirius,” ansima e affonda di nuovo contro di lui. Porta il viso sul suo collo e morde, lasciando dei segni, soffocando i gemiti. Sirius gli afferra una mano e se la porta sull’erezione ormai evidente; quasi urla dalla frustrazione quando Remus la sposta per aprirgli i pantaloni e abbassarli insieme ai boxer. Lo sa che non sarà delicato, ma la cosa, più che spaventarlo, gli provoca brividi d’aspettativa. Vuole l’uccello di Remus dentro e ‘fanculo a tutto il resto. ‘Fanculo a quella dannata guerra che li sta mangiando vivi.
Con pochi movimenti frenetici, Moony libera anche la propria erezione. Lo prepara in fretta, perché i convenevoli non importano. Ce ne sono già stati troppi nella vita di entrambi: è ora di arrivare al sodo.
Sirius si inarca e urla quando lo penetra, e Remus gli morde di nuovo il collo. Il suo sapore si mischia a quello del sangue fuoriuscito dal suo labbro spaccato e, di nuovo, quella combinazione gli dà alla testa.
Spinge forte dentro di lui e Sirius urla ancora, ma non si sottrae. Le sue mani, al contrario, affondano nei fianchi di Moony e lo attirano a sé, lo obbligano a spingere, quasi dettano il ritmo.
Non c’è più dolore, ci sono solo loro due - ancora una volta dopo tutto quel tempo - e basta, niente guerra, niente indifferenza, niente dubbio e niente sospetto.
Remus spinge, spinge, spinge, e tutto è paradossalmente perfetto, come il sesso con Sirius è sempre stato. Sembra quasi di essere racchiusi in una bolla di perfezione, dove nulla può danneggiarli.
Altri pochi momenti e vengono entrambi.
Padfoot si appoggia al muro, tentando di guadagnare fiato, e Remus si appoggia a lui, concedendosi qualche ulteriore attimo perso in quel calore e in quell’odore. Il vuoto nello stomaco gli dice che tutto ciò non capiterà di nuovo molto presto: è abituato a fidarsi del proprio istinto, il lupo poche volte si sbaglia.
Si sfila da Sirius e si risistema i pantaloni; anche l’altro lo imita e nessuno parla.
La bolla è scoppiata, decisamente. La realtà è tornata a scorrere e, adesso, nulla si può più ignorare.
“Me ne vado,” annuncia Sirius, una volta resosi il più presentabile possibile.
Remus lo guarda attentamente, come se volesse imprimersi nella mente ogni minimo particolare. Glielo dice il lupo, di farlo, e lui esegue, perché sente che la creatura ha ragione. Annuisce infine e lo guarda uscire dalla stanza in direzione dell’ingresso.
Solo quando sente il clac della porta che si chiude, realizza che non si sono baciati. Nemmeno una volta.
Il sesso, a volte, vince. Ma l’amore, invece, non vince mai.
~
“Sirius? È notte fonda, cosa-- È successo qualcosa? Stai--”
“Zitto e ascolta, James.”
Entra in casa come una furia e si chiude la porta alle spalle, girando il chiavistello.
“Ho l’idea, l’idea che ci salverà, Prongs.”
James aggrotta le sopracciglia e gli fa segno di continuare.
“Il Custode Segreto. Sarà Peter, non io.”
“Cosa?! Hai sbattuto la testa, vero?”
“No, no. James è perfetto! I Mangiamorte cercheranno me, saranno certi che si tratterà di me. E invece, noi li sorprenderemo!”
Il viso dell’altro si rilassa, un mezzo sorriso riesce anche a spuntargli sulle labbra.
“Non è male l’idea, amico, non è male. Ne hai parlato con Remus?”
Sirius si sente gelare, la sua espressione si pietrifica. Abbassa lo sguardo sul pavimento e respira a fondo.
“È meglio che Remus non sappia nulla, Prongs. Non deve sapere più nulla,” dice, e la voce tanto asciutta sembra non ammettere disaccordo.
James annuisce. E, esattamente come succedeva a scuola, come ha fatto per ogni singolo scherzo ideato da quella mente malata di Sirius, James si fida.