Giorno di pioggia

Jun 02, 2007 21:37

Titolo: Giorno di pioggia
Personaggio: Mitsukuni "Honey" Haninozuka, Takashi Morinozuka.
Raiting: PG
Avvertimenti: one-shot.
Riassunto: “La pioggia…” Disse improvvisamente Mitsukuni, sollevando un po’ il volto e rivelando un piccolo ed amaro sorriso. “… è bella, vero, Takashi?”
Note: ff usata per il prompt "066. Pioggia" della BDT.



Il cielo era scuro, carico di nuvole nere come la pece; fuori l’unico rumore che sembrava esistere era il grondare della pioggia, come se venisse giù dal cielo a secchiate. Pioveva a dirotto ormai da quella mattina. Era strano, dato che i giorni precedenti erano stati luminosi, addirittura caldi per gli standard primaverili, ma quel giorno pioveva come se tutta l’acqua contenuta nelle nuvole volesse esaurirsi in un’unica volta.

Takashi, nel suo severo completo nero, si aggirava per l’enorme dimora degli Haninozuka, vagando talvolta nei corridoi vuoti e silenziosi, impregnati di austerità, talvolta nelle stanza affollate di ospiti, di odori pungenti, di sospiri e di parole sussurrate. Ma non era ancora riuscito a trovare Mitsukuni.

L’aveva cercato ormai ovunque, ma l’altro ragazzo non era rintracciabile da nessuna parte.

Nonostante la sua espressione imperturbabile, Takashi era in pensiero per suo cugino: la morte della nonna era avvenuta in maniera graduale, dando tempo a tutta la famiglia di capire che in poco tempo si sarebbe spenta. Ma evidentemente quel lasso di tempo che era stato necessario alla malattia (una semplice influenza) di degenerare non era bastato a Mitsukuni per rassegnarsi all’idea di doversi separare dalla donna.

Eppure, quando la nonna se n’era andata, lui non aveva fatto una piega: si era comportato esattamente come ci si sarebbe aspettato dal giovane rampollo di una famiglia rigorosa ed importante come quella degli Haninozuka. Non una lacrima era stata versata dal giorno della morte della donna; non un lamento si era levato: Mitsukuni aveva mantenuto un’espressione grave e fredda fino a quel giorno. Nemmeno di notte sembrava lamentarsi: si coricava a letto e Takashi non faceva in tempo a spegnergli la luce che trovava l’altro già addormentato profondamente.

Ma, nonostante Mitsukuni si fosse dimostrato eccellente a mascherare il suo dolore, Mori sapeva che non poteva reggere ancora per molto. Non era nella sua indole, per quanto si sforzasse di essere come la sua famiglia richiedeva di essere; era una persona troppo emotiva, per riuscire fino in fondo a racchiudere il dolore della perdita dentro di sé e lasciare che pian piano si spegnesse.

Takashi lo cercava, quindi, proprio consapevole di quel fatto. Fino a quel momento non aveva mai lasciato il suo fianco, standogli vicino silenziosamente come al solito. Ma un attimo di distrazione era bastata a far sgattaiolare via suo cugino; era preoccupato che potesse crollare proprio in quel momento di solitudine, senza nessuno a dargli forza o almeno a stargli vicino.

Passando velocemente accanto ad una porta rimasta aperta, per scrupolo Takashi guardò verso il cortile: la pioggia era intensa e violenta, batteva con veemenza sulle piante verso, sul vialetto che si snodava fra di esse, sulle pietre e su una piccola figurina nera, immobile proprio al centro di quel diluvio.

Afferrato un ombrello al volo, Mori si precipitò all’aperto; man mano che si avvicinava al cugino, la sua andatura andò rallentando gradualmente, fino a quando non si fermò davanti all’altro. Mitsukuni si teneva stretto al petto il suo peluche rosa, quel coniglietto che la nonna gli aveva cucito quand’era ancora un bambino. Chissà da quale scatolone polveroso l’aveva recuperato…

Il capo era chino ed i capelli, grondanti di pioggia, gli si erano appiccicati in testa ed impedivano a Takashi di vedere il viso dell’altro. Il ragazzo più alto fece un passo avanti, cercando di coprire con l’ombrello la figura minuta davanti a lui.

“Mitsukuni.” Lo chiamò, ricevendo come risposta un flebile sì?

“Piove.” Disse, avvicinando ulteriormente l’ombrello all’altro ragazzo, che però fece un passo indietro, tornando sotto la pioggia. Takashi lo guardò con perplessità.

I due rimasero in silenzio per un lasso di tempo indeterminato: intorno a loro sembrava esistere solo quel mondo umido di pioggia, pregno dell’odore della terra bagnata e soffocato dal rumore dell’acqua che si abbatteva impietosa su ogni cosa, anche su di loro.

“La pioggia…” Disse improvvisamente Mitsukuni, sollevando un po’ il volto e rivelando un piccolo ed amaro sorriso. “… è bella, vero, Takashi?”

L’altro ragazzo abbassò lo sguardo sul viso del cugino: era bagnato, come tutto il resto del corpo, ma c’erano gocce di pioggia che scendevano dagli zigomi, lasciando morbide scie bagnate lungo le guance per poi cadere giù dal mento.

“Mhm.” Rispose Takashi, lasciando cadere l’ombrello a terra. Mise una mano fra i capelli zuppi del cugino, tirandoglieli indietro in una carezza appena accennata; in quel modo riuscì a vedere gli occhi rossi e gonfi dell’altro. “E’ bella.” Mormorò, mentre Mitsukuni abbassava nuovamente il capo, cercando di nascondersi di nuovo.

Il ragazzo più piccolo strinse più forte il peluche contro di sé e le sue spalle, dopo qualche altro attimo di esitazione, iniziarono ad essere scosse da leggeri e silenziosi singhiozzi.

Intanto la pioggia continuava imperterrita a cadere intorno a loro, nascondendo i suoni, confondendo le forme.

Mascherando le lacrime.

Note: scritta il giorno prima di un esame, non poteva essere niente di allegro dunque XD inoltre, cosa più importante: della nonna di Honey non si sa assolutamente nulla...quindi questa storia può essere considerata "un'ipotesi in più su" ^^

challenge: big damn table(hc), ouran host club

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