L'altra metà

May 29, 2009 15:49

Titolo: L'altra metà
Personaggi: Remus Lupin, Sirius Black, Ted Lupin
Coppia: Remus/Sirius
Raiting: PG
Prompt: "I still believe in your eye; I just don't car what you've done in your life" ("L'amour toujours - Gigi d'Agostino) di Temporal-mente @ Criticoni + 15. "Nella buona e nella cattiva sort"e (lista due: matrimonio) del Meme di Maggio di michiru_kaiou7.
Avvertimenti: one-shot, angst, slash, AU, What if?
Riassunto: Avevano affrontato mille avversità insieme, ora mancava d'assolvere l'altra metà della promessa.
Note: Premessa importantissima! La fanfic che vi apprestate a leggere è una What if? e una AU. Cliccando sul link di sotto riportato prendete atto del fatto che l'ambientazione prevede che Remus non sia morto e che pertanto Teddy sia orfano solo di madre.
Inoltre, riguardo l'avvertimento AU, Sirius non è morto. L'idea che la stupida tenda il Velo sia in realtà un passaggio spazio-temporale che permette di viaggiare in un universi paralleli non è mia, ma del gruppo inglese "Veil of Possibilities": in questa challenge, gli autori partecipanti erano invitati a scrivere, seguendo delle tracce o dei prompt, dei vari mondi visitati da Sirius nel suo tentativo di tornare indietro. Il gruppo era già inattivo nell'estate 2006 ed ho recentemente scoperto che il loro archivio non esiste più; sono riuscita comunque a recuperare - grazie al mio archivio di Wolfstar, ovvero flicka_cla XD - alcune fanfic che una bravissima autrice anglofona ha prodotto per "Veil of Possibilities" (e che voi potete leggere qui, per farvi un'idea).
I credits, pertanto, vanno all'ormai inattivo gruppo. Gloria a loro!
Mi rendo conto che l'idea della famigliola felice abbia tutto il sapore di una ficcy. Ho spiegato nella premessa, comunque, da dove mi è venuta quest'assurda idea, e ormai mi ero lanciata nella scrittura di diverse ff ispirate a questo AU. Mi vergogno un po' della mia decisione di scriverla, ma sono comunque felice d'averlo fatto perché amo questi tre personaggi e vederli insieme mi riempie di gioia. Detto questo: non siate troppo crudeli e ricordatevi che io so che l'idea è alla stregua di una ficcy di categoria C XD


"I still believe in your eyes; I just don't care what you've done in your life." (L'amour toujours - Gigi d'Agostino)

Era stata una lunga nottata, forse perché si trattava della prima dopo tanto tempo, o forse perché c’erano troppe cose che, durante quei mesi, si erano ammassate in testa, la maggior parte delle quali gli creavano un fastidioso peso sul petto; qualunque fosse stato il motivo, quell’alba era arrivata più gradita di tutte le altre precedenti, primo perché finalmente Moony tornava ad essere Remus, e già solo questo era un bene, e secondo perché non era sicuro che Padfoot fosse davvero necessario. E questo lo aveva fatto sentire inutile, ancora una volta da quando era tornato.

Molte cose erano cambiate da quando Sirius aveva fatto ritorno da dietro il Velo, la maggior parte delle quali non gli erano piaciute affatto; l’unica cosa buona, in tutto quello, era il fatto che Harry non solo era ancora vivo, ma che ormai non correva più pericoli. Aveva quasi esultato nel sentire che Voldemort era stato sconfitto e lo era definitivamente; ma era stata dura accettare tutto il resto. Poteva, forse, accettare la morte di Silente, nonostante la notizia lo avesse colto impreparato; poteva capire che, in una guerra, la gente muore, anche se si tratta di persone giuste o di innocenti - del resto già la prima volta che si era trovato coinvolto, la guerra gli aveva portato via degli amici importanti ed un fratello.

Ciò che però più gli bruciava, forse perché non era qualcosa di già passato come la scomparsa di una persona cara, era il fatto d’esser tornato e di non essere più necessario a nessuno.

Aveva sempre pensato che tornando indietro avrebbe trovato Harry e Remus ad aspettarlo, perché bisognosi di lui, della sua protezione, del suo sostegno, del suo affetto; ma di cosa aveva bisogno, a quel punto, Harry? Si stava costruendo una vita nuova, una vita finalmente normale, in un mondo finalmente normale e finalmente in pace; Sirius non poteva fare altro che stare lì a guardarlo mentre cresceva ogni giorno più forte e ogni traccia del ragazzino spaventato ed insicuro che aveva conosciuto scompariva. Avrebbe dovuto imparare a conoscerlo di nuovo, ma questo, forse, non gli dispiaceva poi tanto, perché aveva imparato anni prima che Harry era sorprendentemente simile e naturalmente diverso dai suoi genitori e questo, tutto sommato, gli piaceva.

E Remus. Remus che, mentre lui tentava di tornare indietro, si era costruito una famiglia niente meno che con la figlia di sua cugina; Remus che si era sposato e che aveva avuto un figlio. Se gliel’avessero raccontato solo qualche anno prima probabilmente si sarebbe messo a ridere, perché da sempre aveva immaginato che il suo amico licantropo avrebbe passato il resto della sua vita solo con i suoi libri e la loro polvere. Al massimo, l’unica persona che riusciva a vedergli accanto era lui stesso.

Il fatto che Remus fosse riuscito ad andare avanti anche senza di lui lo aveva fatto sentire profondamente inutile; forse era una sentimento tragicamente egoistico, perché era sciocco e superbo da parte sua pensare che l’altro non solo lo ritenesse necessario alla sua sopravvivenza, ma che addirittura dipendesse da lui e dalla sua presenza.

Ma del resto, cosa avrebbe dovuto fare? Tutti lo credevano morto e di certo Sirius non pretendeva che il finale della loro storia coincidesse con un tragico suicidio da eroina dei romanzi. Anche perché Remus non era un’eroina ed aveva un senso del dovere troppo forte per permettergli di abbandonare Harry nella sua battaglia contro Voldemort.

No, Sirius non pretendeva che il mondo tornasse indietro e gli concedesse di combattere al fianco delle persone a cui voleva bene, per sentirsi utile; l’unica cosa che Sirius voleva era un posto dove sentirsi davvero a casa.

C’era stato un periodo, quando il numero 12 di Grimmauld Place era diventato il quartier generale dell’Ordine, in cui lui, che da quella casa era fuggito pieno di rabbia e ribrezzo, giurando di non tornarci mai più, si era sentito finalmente a suo agio, finalmente circondato da una famiglia che poteva chiamare tale; certo, Harry stava lì solo per pochi giorni durante le vacanze di Natale ed i Weasley erano una famiglia terribilmente rumorosa, ma gli bastava rintanarsi in camera di Remus, protetta da incantesimi che lasciassero fuori tutti i rumori che gli altri membri dell’Ordine causavano, e pensare a quanto sarebbe stato bello, una volta tolto di mezzo Voldemort e fatta luce sulla sua innocenza, andare a vivere insieme, lui, Harry e Remus, magari anche lì, in quella dimora che tanto aveva odiato da ragazzo, per sentirsi a casa. Forse era il sorriso condiscendente di Remus a far sembrare tutte quelle fantasticherie vere o forse era la consapevolezza che Harry era lì e gli voleva bene, non solo perché Sirius era l’unica figura paterna che il ragazzo avesse mai avuto, ma anche perché era Sirius.

Ma, in quel momento, nello scantinato di quella piccola casetta, con i raggi del sole che filtravano appena appena dalle grate della finestra, tutto sembra sciocco, terribilmente sciocco: senza pensare a tutti i se che la situazione avrebbe potuto offrirgli - “se non fossi caduto dietro il Velo” era quasi la sua preferita, quando si trattava di avvilirsi - la realtà che aveva davanti era spaventosamente diversa da tutte quelle che aveva immaginato. Beh, del resto, nella sua vita, era sempre stato grossomodo così, ma in quel momento sembrava quasi una maledizione. Era terribile pensare a come nemmeno Moony avesse più bisogno di lui: con la pozione Anti-Lupo tutto diventava più semplice, ed il licantropo era mansueto quasi quanto Padfoot nei momenti di relax.

In quel mondo così diverso da come lo aveva lasciato, dov’era il suo posto?

Sirius se lo chiese mentre metteva Remus a letto, rimboccandogli le coperte; eppure non riusciva a trovare una risposta concreta a quella domanda.

“Hey…” Il sussurro di Remus fu appena udibile, ma Sirius si voltò comunque verso di lui, sorpreso di vederlo sveglio.

“Non dovresti dormire?” Gli chiese, parlando anche lui a bassa voce ed alzandosi dal letto, come se fosse una posizione sconveniente.

Il licantropo annuì contro il cuscino e sospirò; era strano, pensò Sirius inclinando la testa, immaginava che con la pozione anche la spossatezza e la stanchezza diminuissero, ed invece…

“E’ per via della trasformazione.” Mormorò Remus, che come sempre sembrava riuscire ad esercitare la Legilimanzia con disinvoltura; così non era, fortunatamente per Sirius, perché non era affatto sicuro che sarebbe riuscito ad imparare l’Occlumanzia.

“Pensavo che l’effetto della pozione riducesse anche il dolore della trasformazione.”

Remus scosse la testa, chiudendo gli occhi. “No, te l’ho spiegato: la pozione mi permette di mantenere il controllo sul lupo, ma gli spasimi della metamorfosi restano.”

“Capisco. Posso fare qualcosa per te?” Domandò Sirius, passandosi una mano fra i capelli, quasi imbarazzato.

“No, non ho bisogno di nulla, grazie.”

L’altro uomo si sentì piuttosto infastidito da quella frase, ma incassò il colpo con un’alzata di spalle. “Se ti servo, sono nell’altra stanza.”

“Grazie… Magari…” La voce di Remus, ancora flebile e roca, si fece improvvisamente titubante. “Non penso di riuscire ad andare a prendere Teddy, questa sera… Potresti pensarci tu?”

Sirius ricambiò lo sguardo dell’amico per un momento, poi sospirò. “Ma certo, Remus, andrò io da Andromeda.”

*

Era seduto sul divano della casa di sua cugina, e guardava distrattamente verso la porta, in attesa che Andromeda gli portasse il bambino. Si era ormai abituato all’idea del pargolo, anche se i primi tempi riuscire a collegare Teddy a Remus era stato piuttosto difficile a causa della sua testarda idea che Remus sarebbe morto celibe e, ovviamente, senza figli; ma in quel momento si sentiva terribilmente a disagio.

Andromeda sapeva. Non aveva ancora capito come c’era riuscita, ma sua cugina sapeva perfettamente che tipo di rapporto c’era stato fra lui ed il padre di suo nipote; certe cose, evidentemente, una madre se le sente ed Andromeda aveva perfettamente intuito che Remus non era esattamente l’uomo adatto per sua figlia. Di lì a pensare che sapesse tutto, in effetti, c’era una grande differenza, ma Sirius le sentiva le sue occhiate indagatrici e quasi poteva avvertire i suoi pensieri quando il genero le si presentava in casa con nipote e vecchio amico a seguito.

“Sirius.” Andromeda entrò nella stanza con il bambino in braccio, profondamente addormentato. “Non lo svegliare, si era appena addormentato. E francamente non vedo la necessità di portarlo subito a casa.”

Sirius alzò le spalle, mettendosi in piedi ed avvicinandosi alla cugina. “Evidentemente a Remus fa piacere saperlo con lui.” Rispose, cercando di capire come prendere Teddy senza svegliarlo.

“Beh, Sirius, potevi almeno venire a prenderlo prima.” Lo rimbrottò Andromeda, guardandolo leggermente accigliata; non era davvero arrabbiata, Sirius lo sapeva, ma probabilmente era dispiaciuta di non poter passare altro tempo sola con suo nipote.

“Non volevo disturbare Remus e lui si è svegliato tardi. Ed aveva fame quindi…”

“Ah, va bene!” Concluse sua cugina, aiutandolo a tenere Ted in una posizione abbastanza comoda per il bambino.

“Ok…” Brontolò Sirius, guardando come, nonostante il trasferimento, il pargolo continuasse a dormire serafico. “Beh, buonanotte, Andromeda, e grazie da parte di Remus.” Disse, avvicinandosi al camino per tornare a casa, ma la voce di sua cugina lo bloccò.

“Che hai intenzione di fare, Sirius?”

L’uomo si voltò perplesso. “Porto a casa Teddy, mi sembra ovvio.”

“Non mi riferisco a questo, sciocco.” La donna sospirò spazientita, poi lo guardò con un po’ di apprensione. “Intendo dire che non puoi restare per sempre in casa di Remus, anche se a lui fa piacere.”

“Non saprei davvero dove andare, Meda.” Le rispose Sirius, il viso scuro; non gli piaceva pensare a quella sistemazione come a qualcosa di provvisorio, anche se era perfettamente consapevole del fatto che tutto ciò era confusionario per Ted. Insomma, era solo un bambino e certamente non poteva crescere con due uomini; che ruolo avrebbe mai potuto avere nella vita del piccolo? Non sapeva più nemmeno che ruolo avesse nella vita di Remus!

“Ascolta, Sirius… non voglio metterti in mezzo ad una strada: potresti stare qui per un po’ di tempo, cercarti un lavoro e poi... rifarti una vita.” In un certo senso poteva capire la preoccupazione di Andromeda, anche se quello che stava implicando con quella frase non gli piaceva affatto: gli stava praticamente dicendo che non poteva sperare di tornare con l’unica persona che avesse mai amato.

“Ne parlerò con Remus.” Tagliò corto Sirius, quasi catapultandosi nel camino; mentre pronunciava il nome della sua destinazione, sentì vagamente Andromeda tentare di dirgli che non c’era bisogno di parlarne con Remus, perché la questione non lo riguardava e fu felice di non essere una persona che si fa scrupoli a fuggire quando la discussione non gli va più a genio.

Ritrovatosi nel camino di casa Lupin, dopo aver tossicchiato un po’, si ricordò finalmente del bambino che aveva tentato, fino a qualche attimo prima, di non svegliare; gli lanciò un’occhiata, quasi terrorizzato, ma Teddy si limitò a imbronciare per un momento il viso per poi tornare placidamente ai suoi sogni. Sirius stava per tirare un sospiro di sollievo quando il fiato gli si mozzò in gola notando una figura seduta sulla poltrona. “Remus?”

“Dorme ancora, vero?” Chiese il licantropo, alzandosi lentamente per avvicinarsi.

“Sì, e dovresti anche tu. Anzi, tu non dovresti proprio essere fuori dal letto.” Gli disse Sirius, cercando di suonare risoluto, anche se stavano parlando a bassa voce.

“Lo so, ma… Ci hai messo tanto.”

“Un quarto d’ora, Remus.”

“Per una cosa che richiede appena cinque minuti…”

Sirius sospirò, alzando gli occhi al cielo. “Senti, vado a mettere il ragazzino a letto, ok?” Fece quindi per uscire dalla stanza, ma la domanda dell’altro lo bloccò sull’uscio.

“Non riesci davvero ad accettarlo, Sirius?”

Non era arrabbiato, né deluso; conosceva quel tono e sapeva che se si fosse voltato verso Remus, avrebbe visto un sorriso rassegnato sulle sue labbra. Lo conosceva così bene. “Ne parliamo dopo, ora devo portarlo nella sua stanza.” Mormorò, sbrigandosi a salire le scale che portavano alle camere da letto; una volta entrato nella stanza di Ted, Sirius sospirò e guardò il bambino che stringeva. Aveva solo poco più di due anni ed in quel momento i suoi capelli erano dello stesso colore di quelli del padre - senza i fili grigi, ovviamente; eppure, nonostante fosse così piccolo, sembrava essersi immediatamente abituato alla sua presenza nella casa e, dopo appena qualche settimana di convivenza, era stato perfettamente capace di addormentarglisi in braccio. Non poteva davvero avercela con quel fagottino ed in effetti non ce l’aveva davvero con nessuno; aveva fatto di tutto per tornare indietro e, anche se era diverso da quello che si aspettava di trovare, quello era il suo mondo.

Sospirò nuovamente, mettendo Ted nel suo lettino, ma la mano del bambino gli strinse per un attimo la maglia e fece un flebile verso di protesta, prima di abbandonarsi fra le coperte ed i cuscini. Senza nemmeno accorgersene, Sirius sorrise e gli accarezzò la testa, sussurrandogli la buonanotte.

Uscito dalla stanza di Teddy e accostata la porta, trovò Remus ad aspettarlo; l’espressione sorridente del licantropo gli fece capire che quel momento di tenerezza non era passato inosservato. “Mi sbagliavo?” Domandò Lupin.

Sirius alzò le spalle, imbarazzato. “Mi piace, il ragazzino. So che andremo d’accordo, quando crescerà.”

“Ne sono sicuro.” Il sorriso di Remus vacillò per un momento, per poi sparire in un’espressione seria e inquieta. “Cosa ti ha detto Andromeda?”

Sirius avrebbe voluto chiedergli se era proprio sicuro di non aver imparato la Legilimanzia durante la sua assenza, ma quello non era davvero il momento. “Nulla. Penso sia preoccupata per il bambino… Penso… che l’idea che cresca con me in giro non le piaccia particolarmente.”

“Andromeda ti conosce e sa che sai essere una persona responsabile.”

“Non intendevo dire questo, Remus.”

“Cosa intendevi dire, allora, Sirius?”

Black sospirò di nuovo, grattandosi la nuca, innervosito. “Intendo dire che Teddy ha già te e… Due uomini insieme non farebbero che confonderlo e lui è così piccolo…”

“E dove vorresti andare? Non hai una casa, e tu stesso hai detto che non vuoi dare noie a Harry.” Gli ricordò Remus, incrociando le braccia. Ecco, se c’era una persona con cui Sirius si faceva qualche scrupolo a fuggire via quando la discussione non gli piaceva, quella persona era proprio l’uomo che aveva di fronte in quel momento.

“Non lo so. Andromeda mi ha detto che posso anche andare da lei, momentaneamente.”

“E tu che vuoi fare?”

“Non lo so, Remus!” Esclamò Sirius, voltandosi poi verso la porta socchiusa alle sue spalle; quando fu certo che Ted non si fosse svegliato, tornò a guardare l’altro, scuotendo la testa. “Sarebbe meglio che io me ne andassi…”

“Non ti ho chiesto cosa sarebbe meglio, Sirius.”

“Remus, si tratta di tuo figlio, per Godric!”

“Lo so che si tratta di mio figlio, ma si tratta anche di te. Non voglio buttarti fuori di casa solo perché Andromeda pensa che averti intorno non sia una cosa buona per Ted. Mio figlio è un bambino sveglio e non vedo come la tua presenza qui possa confonderlo, visto che si è già abituato a te.” La voce di Remus era decisa, nonostante lui fosse ancora molto pallido e visibilmente stanco; ma Sirius sapeva che non si sarebbe lasciato convincere ad andare a dormire fino a quando quella conversazione non si fosse conclusa.

“Ma… quando inizierà a capire che non è normale, inizierà a fare domande…”

“E ti prometto che sarò in grado di dargli tutte le risposte che vuole.” Lo interruppe Remus, avvicinandosi; Sirius rimase sorpreso quando gli prese il viso fra le mani, guardandolo dritto negli occhi. “Sirius, io voglio che tu resti qui. Questo è… il posto che vorrei considerassi casa.”

“Ma… non hai più bisogno di me.” Brontolò Black, in maniera più patetica di quanto avesse preventivato; si sentì profondamente umiliato dal suo piagnisteo ed ebbe quasi l’impulso di allontanare le mani dell’altro per potersene andare.

“Stupido.” Mormorò Remus. “Prima di sposare Tonks, avevo fatto una promessa a te, te la ricordi? Nella buona e nella cattiva sorte. Direi che di cattiva sorte ne abbiamo avuta abbastanza, quasi vent’anni. Ora voglio che tu sia qui per vivere con me l’altra metà della promessa: Ted è una delle cose più belle che mi siano capitate e vorrei condividerla con te.”

Questo è Remus, fu la prima cosa che pensò Sirius, non volendo nemmeno sapere se l’umiliazione si era moltiplicata, perché in tutta probabilità stava piangendo come un ragazzino; non gli importava più di quel briciolo di dignità che aveva ancora e non gli importava nemmeno di tutto ciò che Remus aveva fatto nella sua vita senza di lui. Quelle parole gli avevano finalmente ridato un ruolo, ma più di ogni altra cosa gli permettevano di avere ancora un posto in quel mondo così diverso da come lo aveva lasciato.

Poggiò le mani su quelle del licantropo ed annuì semplicemente, sorridendo di rimando a quegli occhi felici.

challenge: temporal-mente, challenge: meme di maggio, one-shot, au, harry potter

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