When can I see you again? [Cappuccetto Rosso]

Jan 11, 2013 00:05

Storia scritta per il p0rn fest #6 indetto da fanfic_italia, sul prompt [CAPPUCCETTO ROSSO] Cappuccetto Rosso/Lupo, sapore di fragole; per la IV edizione della Maritombola indetta da maridichallenge, sul prompt numero 33 (Solitudine/Compagnia) della mia cartellina; per il prompt What if... del mio tabellame preso su auverse. :3

Warnings: Underage. What if...
Il titolo è copiato preso in prestito dall'omonima "When can I see you again?" degli Owl City. <3


Avrebbe potuto essere uno dei tanti, banalissimi pomeriggi di pace e meritati sonnellini, se solo non l’avessi mai conosciuta.
« Per essere un pericoloso predatore, è piuttosto pigro, signor lupo ».
Socchiudi controvoglia un occhio, sperando stupidamente di aver solo sentito male, ma appena la luce di quell’unico raggio di sole che è riuscito ad oltrepassare le fronde degli alberi smette di abbagliarti e tu riesci finalmente a mettere a fuoco quello che ti circonda capisci che no, è l’orribile e fastidiosissima realtà, purtroppo.
L’insopportabile figlia della coppia che si è trasferita a vivere qualche mese fa nella casetta bianca al limitare della foresta ti sorride felice come se nulla fosse, avvolta nella sua solita mantella disgustosamente rossa.
Da quando, un paio di mesi prima, hai avuto la disgraziata idea di abbordarla mentre attraversava il bosco è diventata la tua piaga personale.
È noiosa ed infantile, ed a parte quei cinque o dieci minuti in cui la scopi contro un albero e per cui lei è, in genere, troppo impegnata a gemere per fare altro, il resto del tempo, che passa inseguendoti pressoché ovunque, lo trascorre continuando a blaterare di cose stupide e che, comunque, non ti interessano, con quella sua voce da bambina che stai cominciando a trovare fin troppo insopportabile.
Ti sono bastati sette giorni scarsi in sua compagnia per capire perché sua madre la spedisca tanto spesso a trovare la nonna nonostante i presunti pericoli che dovrebbe comportare, per una ragazzina così giovane, attraversare il bosco da sola.
Sbuffi e riabbassi la palpebra.
Sistemi meglio le braccia sotto la testa e muovi pigramente la coda contro il terreno.
« Si può sapere che diavolo ci fai qui, mocciosa? Oggi non è il giorno in cui di solito vai a trovare tua nonna ».
« No, infatti, era ieri; ma ieri lei non si è fatto vedere » mugugna Cappuccetto Rosso in tono lamentoso, probabilmente gonfiando anche le guance, da brava mocciosa qual’è.
T’imponi d’ignorarla e per cui ascolti a malapena quello che sta dicendo, ma i tuoi sensi da predatore reagiscono comunque alla sua presenza senza che tu lo voglia davvero.
« Perché non si è fatto vedere, ieri? L’ho aspettata a lungo. Ho persino impiegato il doppio del tempo sia all’andata che al ritorno, per aspettarla » si lamenta la ragazzina, mentre tu sei troppo impegnato a non lasciarti sopraffare dal disgustoso odore di fragole e caramelle che quella mocciosa si porta sempre appresso, per ascoltarla davvero.
La senti scivolare giù dal masso su cui si era arrampicata e ridere quando si accorge che, come di consueto, il tuo orecchio destro si è mosso di scatto come conseguenza dei suoi movimenti.
« Ha fatto di nuovo quel movimento buffo con l’orecchio » ride e tu sbuffi nuovamente.
Quando si siede a cavalcioni sul tuo bacino come se fosse la cosa più normale del mondo, ti costringi ad aprire entrambi gli occhi.
« Vattene » sibili a denti stretti, cominciando sul serio a sentirti un po’ frustrato.
« Ha paura di mio zio, per questo non c’era? » insiste Cappuccetto, ignorandoti deliberatamente.
Sorride e si lecca le labbra, mentre si china sul tuo viso, strusciandosi intenzionalmente su di te.
Rotei gli occhi.
« Ma le bambine di dodici anni non dovrebbero essere innocenti e prive di malizia? »
« Non sono una bambina: ho quattordici anni, non dodici! » ribatte lei, arrabbiata.
Ghigni e le prendi una guancia tra le dita, che poi tiri appena.
« Dodici o quattordici non fa differenza, se tutte le volte che ti arrabbi gonfi le guance come una mocciosa ».
La ragazzina scuote forte la testa per liberarsi dalla tua presa.
« Non sono una bambina! Lei, piuttosto, è un codardo; ieri non è venuto perché ha paura di mio zio, lo ammetta ».
Sbuffi una risata.
« Quel patetico omuncolo che si crede un cacciatore solo perché gira con un fucile non può certo spaventarmi; è un incapace ».
Cappuccetto Rosso gonfia le guance in maniera quasi esagerata.
« E allora perché non c’era? » s’intestardisce, spingendo nuovamente il bacino contro il tuo. « Mi è mancato ».
« Ero impegnato » ammetti alla fine, giusto per farla stare zitta.
« A fare cosa? » insiste e tu cominci per la prima volta da che la conosci ad avvertire seriamente l’istinto di sbranarla.
Ti massaggi gli occhi qualche secondo e respiri, l’orecchio sinistro che continua a muoversi a scatti per il nervoso.
« Era impegnato a fare cosa? »
Ad evitarti, maledizione, vorresti urlare, ma tanto sai già con una punta di disperazione che non servirebbe a niente.
« A cacciare » menti infine.
Lasci ricadere pigramente il braccio sul terreno e la guardi negli occhi.
« Sai com’è, anche io, ogni tanto, ho bisogno di mettere qualcosa sotto i denti che non sia il tuo corpo ».
Cappuccetto Rosso ti studia in silenzio ad un soffio dal tuo viso, la fronte corrugata e lo sguardo concentrato di un predatore che sta decidendo cosa farne della propria vittima.
Per un attimo temi sul serio che non ti crederà e stai già valutando l’idea di tapparle la bocca con le sue stesse mutandine e trascinarla di peso fino a casa, quando lei sorride.
Si rimette seduta diritta e tu incroci nuovamente le braccia sotto la testa, mentre lei si guarda curiosa intorno.
Osserva con attenzione ogni albero e ogni roccia che circonda la piccola radura in cui siete, come se volesse imprimerseli a fondo nella memoria.
« È il tuo rifugio segreto? »
« Sì » ammetti un po’ controvoglia, seccato di aver perso per sempre l’unico luogo in cui avresti potuto davvero stare un po’ in pace.
« Si può sapere come diavolo hai fatto a trovarlo? »
Cappuccetto Rosso scrolla le spalle.
« Ti ho seguito, ovvio ».
Sorride e ti si sdraia praticamente addosso.
« Sei peggio dei cacciatori. Bada che se lo dici a qualcuno, sei morta; ti sbrano sul serio » ringhi.
La ragazzina ride ed appoggia il mento sul tuo sterno, e tu rimpiangi i bei tempi in cui le bambine che attraversavano il bosco da sole avevano tutte paura di te.
Cappuccetto Rosso strofina una guancia sulla tua camicia come fosse un gatto, sorridendo, poi si allunga a leccarti il mento.
Il suo insopportabile odore di fragole ti riempie all’improvviso le narici fin quasi a soffocarti e, per un attimo, si fa così intenso che ti sembra addirittura di sentirne il sapore in bocca.
Tossisci e le infili d’istinto la coda sotto il vestito, accarezzandola in mezzo alle gambe.
Cappuccetto sgrana gli occhi ed interrompe di scatto quello che stava facendo.
« Spostati » ansimi, tossendo nuovamente, senza fiato, voltando poi il viso di lato per nascondere gli occhi lucidi.
« Come fai ad avere un odore tanto disgustoso? Mi stai intossicando ».
La ragazzina sbatte le palpebre più volte e ti guarda come se non riuscisse ad afferrare il significato delle tue parole.
« Fallo di nuovo » sussurra infine, con un filo di voce.
Si aggrappa con le mani alla camicia che indossi e tu ti rendi conto con orrore e sempre più frustrazione che, per l’ennesima volta, non ha ascoltato una sola sillaba di quello che hai detto - o, se lo ha fatto, ha deciso nuovamente d’ignorarti.
« Per favore, signor lupo, lo faccia di nuovo, mi è piaciuto ».
La accontenti solo per farla stare zitta, mentre cerchi intanto di sostituire il suo profumo dolciastro con l’odore di legno e terra umida che vi circonda.
Ripeti il movimento fatto con la coda in precedenza, un po’ più lentamente, questa volta, e senti Cappuccetto Rosso gemere e ridere insieme, mentre si accartoccia sul tuo petto.
« La sua coda è morbida » ansima felice, strusciandosi contro il tuo corpo.
Sbuffi perché alla fine è riuscita come sempre a farti diventare duro, ma ti innervosisce ancora troppo che ti abbia privato della tua unica oasi di pace rimasta, per dargliela del tutto vinta così facilmente. Dovresti essere tu il predatore, dannazione, non il contrario!
Insinui una mano sotto al cappuccio e le tiri i capelli il tanto sufficiente perché sollevi la testa e torni a guardarti.
Ghigni, leccandoti le labbra a tua volta, mentre continui ad accarezzarla tra le gambe con la punta della coda.
Cappuccetto Rosso ricambia il tuo sguardo con uno decisamente più appannato dal piacere e tu reprimi a fatica un brivido perché adesso sì che ti è venuta davvero voglia di scoparla.
« E sia, avrai la tua scopata, ma ad una condizione ».
Fai scorrere lentamente un artiglio lungo la sua guancia e Cappuccetto ti guarda senza capire.
Nei suoi enormi occhi nocciola riesci a riconoscere una tale quantità di sentimenti diversi che ti viene quasi da ridere, ma non c’è traccia di paura e la cosa ti lascia per un attimo perplesso.
L’attimo dopo hai ribaltato le posizioni e le hai tappato la bocca con le sue stesse mutandine.
La scopi in piedi, contro un albero, senza nemmeno svestirla e premendole una guancia contro il tronco fin quasi a farle male.
Ti spingi forte nel suo minuscolo corpo caldo e accogliente ancora e ancora, fino a perdere completamente il contatto con la realtà e dimenticare il motivo per cui fino a qualche minuto prima non la sopportavi.
Quando Cappuccetto Rosso viene, la senti irrigidirsi e piantarti le unghie nel braccio, mentre il suo urlo viene soffocato dalla stoffa ormai impregnata di saliva.
Tu vieni contro di lei qualche spinta più tardi, mordendole il collo per non ringhiare troppo forte e rischiare così di attirare le attenzioni di qualcuno.
Riprendi fiato una manciata di secondi, prima di richiuderti i pantaloni e allontanarti.
Ti sdrai nuovamente sul terreno a pancia in su, un sasso ricoperto di muschio a farti da cuscino, e chiudi gli occhi.
Passa ancora forse un altro minuto, poi senti il peso del suo corpo tornare a gravarti sul petto.
« Mi è mancato sul serio, ieri » mugugna, stringendosi ai tuoi vestiti.
Sospiri, ormai rassegnato all’infelice consapevolezza che non riuscirai mai a liberarti di lei.
Socchiudi una palpebra e la spii con la coda dell’occhio senza farti vedere.
Non si è ancora rinfilata il cappuccio che, a causa delle spinte, le era scivolato via ed ha i capelli tutti spettinati.
Senti il suo petto alzarsi ed abbassarsi contro il tuo braccio ad un ritmo abbastanza sostenuto ed il suo profumo di fragole ti riempie ancora i polmoni in maniera fastidiosa, ma è stato in parte coperto dall’odore di sudore.
« Stavo pensando di chiedere a mamma il permesso di andare a trovare la nonna uno o due giorni in più alla settimana, lei cosa ne dice? Così potremo vederci più spesso ».
Sorride.
La guardi serio per una manciata di secondi, poi sbuffi una risata.
« Come se ti importasse davvero di quello che dico » rispondi, pizzicandole una guancia con la mano che hai libera. «Fa’ un po’ come vuoi ».
Richiudi gli occhi e senti Cappuccetto ridere e stringersi maggiormente al tuo braccio e contro il tuo petto, felice.
« Ma bada che ero serio, prima: se riveli a tuo zio l’esistenza di questo posto, sei morta ».

personaggio: lupo, personaggio: cappuccetto rosso, fan fiction, challenge: maritombola 2012, one shot, challenge: auverse, warning: het, rating: nc-17, warning: underage, fandom: cappuccetto rosso, challenge: p0rn fest #6, pairing: cappuccetto rosso/lupo

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