Mar 26, 2008 20:00
Portando il bicchiere alle labbra, assaporando la prima virgola del gusto tanninico di quel vino rosso da autogrill, le venne alla mente suo fratello e l’ultima volta che ne aveva bevuto. Il sapore intenso della terra e feroce del matrimonio.
Solo incrociando gli occhi con l’altro provò il sottile, sciocco senso di colpa di quella sensazione di mancanza, che è proprio delle persone buone.
Gabriel parlava poco e di pochi argomenti.
Da parte sua lei gli era grata, per tutta una serie di motivi non sarebbe riuscita a sostenere la compagnia di un anglofono rumoroso.
Faceva così. Lui sorrideva e anniuva con quella sua aria accorata e assente insieme. E poneva raramente domande.
Lui disponeva sui piattini di plastica fragole piccole come lamponi, mentre il sole deciso di uno stato qualsiasi a sud degli Stati Uniti veniva oscurato da qualche nuvoletta passeggera.
Poi la guardò e sorrise. Spontaneamente le labbra di lei articolarono un goffo, tenero grazie, ma lui parve deciso ad interromperla con un bacio.
Poteva sentire quella cosa evolversi e complicarsi.
A volte aveva l’impressione che lui fingesse. I dubbi si facevano chiari come illuminazioni e si chiedeva se non avesse sempre avuto torto. Erano le coincidenze, probabilmente.
Si chiedeva se non ci fosse qualcosa da temere, quando quel sorriso diventava velenoso e vuoto, da sicuro e assente.
Ma poi, no. Senso di colpa.
Non c’era motivo per cui lui. Sarebbe andata a finire bene, si. Bene.
Non c’era nessuna tempesta in arrivo.
Nessuna sciocca preoccupazione.
Non era il caso di lasciar spazio alle sue. Ai suoi. Ai suoi turbamenti.
Sorrideva, volto su un fianco. Era un lungo sorriso, ai quali lei si stava abituando.
Avvicinò il braccio al suo, ed esitò.
Alejandro.
Fu in quel preciso istante, che lui si tradì.
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