Nick Autore:
yukiko_no_nijiTitolo: Kienai kono kizuna. {Kizuna - Kamenashi Kazuya}
Numero Parole: 1373 @
fiumidiparolePairing/Personaggi: Kamenashi Kazuya/Tamamori Yuta.
Raiting: NC17
Genere: Erotico, Sentimentale
Avvertimenti: Slash, One-Shot
Intro/Note: I protagonisti di questa storia non mi appartengono - eh, magari -, ma si appartengono tra di loro interscambiandosi. La storia di cui sotto è tutta mia immaginazione.
Il titolo 'Questo legame non scomparirà' è tratto da 'Kizuna' di Kamenashi Kazuya.
Questa storia partecipa al "Carnevale delle Lande" per la community
kinkmemeita con il prompt "Rimming" di
ichigo_85 Kienai kono kizuna.
Lo spinse sul letto, facendolo finire con la faccia sul cuscino.
Lo raggiunse a sua volta e poi si piegò su di lui, prendendolo per i fianchi e avvicinandolo a sé.
Lo aveva già spogliato dei suoi vestiti, ed era nudo anche lui.
Vedeva il corpo dell’altro, fremere sotto il suo.
Kame sorrise.
Passò una mano sulla sua schiena, tracciando linee invisibili, mentre aveva preso a mordergli una spalla, saggiando il suo sapore e facendolo sussultare.
“Kazu…” lo sentì sospirare.
Adorava la sua voce.
Adorava tutto di lui.
I suoi occhi scuri, la sua pelle, il suo corpo, la sua voce.
Da quando aveva iniziato a frequentarsi con Tamamori, Kamenashi sapeva che sul proprio volto era tornato il sorriso.
Era finita con Jin e con il passare del tempo si era arreso alla loro separazione e l’aveva dimenticato. Gli aveva fatto male e se ne rendeva conto, ma da quando Yuta era entrato nella sua vita, le cose erano cambiate in meglio.
Si era avvicinato a lui silenziosamente.
Lo aveva sempre osservato con rispetto, da lontano, ma Kame era sempre stato troppo accecato dalla presenza di Jin per rendersene conto.
Quando però il più piccolo gli si era presentato davanti e gli aveva detto che sarebbe voluto uscire a bere qualcosa con lui, una di quelle sere, aveva sentito il suo cuore perdere di un colpo, ed era rimasto sorpreso da quella rivelazione.
Aveva sempre pensato che Tamamori fosse un tipo interessante.
Quando poi aveva iniziato a conoscerlo meglio, si era reso conto che dietro quegli occhi scuri si nascondeva molto di più.
Sorrise, baciandogli il corpo, posando le sue labbra in tocchi leggeri nelle zone che sapeva essere le più delicate per l’altro, sentendolo gemere di piacere.
Anche il modo in cui si lasciava andare alla libidine, risultava essere come musica per le sue orecchie.
Kamenashi aveva compreso che Yuta era divenuto indispensabile per lui.
Nelle poche occasioni che avevano di lavorare assieme, trovava difficile rimanergli separato. Infatti, alla fine, si ritrovava sempre abbracciato a lui. E non gli importava se agli occhi degli altri fosse palese ciò che provava nei suoi confronti. Non poteva fare a meno di frenarsi quando era nei paraggi e finiva sempre a fissarsi su di lui, a pensare che gli sarebbe piaciuto farlo suo lì su quel palco, davanti a tutti.
Si sporse un po’ in avanti, facendo aderire il suo corpo a quello dell’altro.
“Kazu…” lo sentì mormorare in un sussurro, quando la sua erezione sfregò sulla sua pelle.
E gli fece voltare la testa, catturando le sue labbra in un bacio bagnato e agognato.
Inspirò il suo odore, dolce ed acre allo stesso tempo, poi lasciò andare la sua bocca e senza staccarsi con le labbra dal suo corpo, posandole su ogni centimetro della sua pelle.
Le mani, nel mentre, stavano toccando quel corpo. Sfiorava il suo torace, i suoi fianchi, per poi scendere lungo la sua pancia, sentendola tirata, ed ancora più giù, saltando il punto in cui il più piccolo avrebbe voluto essere toccato, per continuare lungo l’interno coscia.
“Kazuya…”
C’era grande aspettativa nella sua voce, urgenza… frustrazione.
Kamenashi, che aveva continuato quel gioco di baci sul corpo dell’altro, aveva raggiunto l’altezza dei glutei. Avvicinò le labbra alla sua apertura e succhiò appena, fino a che non lo sentì gemere al suo tocco.
Con la lingua tracciò dapprima un piccolo cerchio, poi la lasciò giocare libera, leggera.
Sentiva le gambe di Tamamori tremare.
Ripeté l’operazione, questa volta andando più a fondo e sentì l’altro chiamare il suo nome, in un lamento strozzato.
Decise che era arrivato il momento di dargli di più.
Non avrebbe potuto resistere oltre ad osservare quel corpo senza fare niente.
Con le labbra risalì a baciarli lentamente la schiena, poi portò una mano alla bocca dell’altro.
Con due dita carezzò le labbra del più giovane e lasciò che l’altro le bagnasse con la propria saliva.
Quando fu soddisfatto del lavoro del più piccolo, inserì un primo dito nella sua apertura.
Lo sentì irrigidirsi, ma non gli lasciò il tempo per pensarci troppo. Prese a muoverlo e quando sentì che l’altro mugolava al suo tocco ne aggiunse un altro.
Questa volta stette più attento alle reazioni di Yuta, e quando lo sentì godere di piacere, ripeté le azioni che aveva appena compiuto.
Fu quando vide il bacino dell’altro andargli incontro e la sua voce pregarlo di dargli di più, che fece uscire le dita dal suo corpo e si posizionò meglio tra le sue gambe.
Posò una mano sul suo fianco e l’altra su uno dei suoi glutei, per poi penetrarlo lentamente.
Ma Tamamori portò indietro il bacino in una mossa repentina, mandandolo in estati e non riuscì a fare niente se non rimase fermo, per godersi quella sensazione di restrizione e di calore attorno alla sua pelle bagnata.
Sospirò, abbassandosi sul corpo dell’altro, per sussurrare ad un suo orecchio:
“Fammi sentire se ti piace davvero, Tama-chan…”
E iniziò a spingere dentro di lui.
Entrava e usciva lentamente, prendendosi il suo tempo, artigliando le mani sui suoi fianchi, per avere una migliore possibilità di movimento.
Sentiva l’altro gemere.
Sentiva il suo fiato spezzarsi ad ogni spinta.
Sentiva il suo corpo andargli incontro, cercare sempre di più.
Kamenashi vedeva la schiena dell’altro muoversi senza sosta, le braccia tese, le mani artigliate al lenzuolo del letto.
Adorava quella schiena.
La prima volta che l’aveva vista era stato negli spogliatoi del Tour Queen of Pirates, ma non ci aveva prestato molta attenzione, perché le sue mire erano dirette in altre direzioni.
Ma quando pochi anni dopo, se l’era ritrovata di nuovo davanti, aveva compreso quanto fosse cambiato quel ragazzo.
E quella schiena era sempre rimasta un pallino fisso nella sua mente.
Continuava a spingere dentro il suo corpo, sempre più veloce.
Gli piaceva sentirlo intorno alla sua pelle.
Gli piaceva farlo suo, diventare un tutt’uno con lui.
Gli piaceva quando sussurrava il suo nome, quando lo pregava, quando gli chiedeva di più.
Gli piaceva ogni cosa di lui.
Portò le labbra al suo collo, mentre lo sentiva ansimare, e quando spinse più forte, in una mossa fulminea, gli tappò la bocca con la sua, baciandolo, soffocandogli in gola quei gemiti che Yuta avrebbe voluto far uscire.
Sentiva di essere quasi arrivato al culmine del piacere, così portò una mano lungo il torace dell’altro, finché non giunse alla base della sua erezione. La fece risalire lentamente, continuando a muoversi dentro di lui, alzando e abbassando le dita sulla sua lunghezza con lo stesso ritmo delle spinte.
Fu a quel punto che sentì Tamamori cedere, piegare i gomiti sulle lenzuola, venire con un gemito più forte degli altri, bagnando la sua mano.
Kame, sentendo quella voce roca in totale estasi, spinse nuovamente e venne dentro di lui, accasciandosi poi sopra al suo corpo, che si era ormai steso sul materasso.
Rimase in silenzio per qualche secondo, prima di sfilarsi da lui.
Prese un asciugamano che si trovava ai piedi del letto e ripulì entrambi, poi prese il lenzuolo e lo tirò su, avvicinandosi al più piccolo e cingendogli la vita con un braccio.
Vide Tamamori voltarsi verso di sé e Kame lo fece aderire alla sua pelle.
Sentì un brivido di piacere, forse di freddo, pervadergli il corpo. Non lo sapeva e non gli interessava neanche.
Yuta gli passò una mano tra i capelli, facendo pressione per farlo avvicinare a sé.
Il più grande lo lasciò fare, lasciandosi baciare, sentendo la lingua dell’altro cercare la propria, farla sempre più sua.
Quando si staccarono, Kamenashi lo guardò dritto negli occhi.
Come ogni volta, sentì un tuffo al cuore.
Quello sguardo scuro gli avrebbe sempre fatto lo stesso effetto.
“Ti amo” lo sentì sussurrare, mentre nascondeva la faccia sul suo petto.
Il più grande lo strinse a sé.
“Lo so” sussurrò con un sorriso.
Gli passò una mano tra i capelli, carezzandoli.
“Ti amo anche io” aggiunse.
Sentì Yuta sussultare lievemente tra le sue braccia, rannicchiarsi ancora di più contro di lui.
Rimase in silenzio per qualche minuto.
La pace che li attorniava era impagabile.
Kame era felice.
Felice di essere lì con lui, felice di condividere lo stesso letto, felice di amare ed essere amato dall’altro.
Qualche attimo dopo notò che il respiro del più piccolo si era fatto più regolare e comprese che si era addormentato.
Kazuya si prese qualche minuto di tempo per osservarlo, così tranquillo e rilassato, le ciglia ben disegnate e scure, le labbra carnose.
Portò le labbra sulla sua fronte e la baciò delicatamente.
Poi allungò un braccio e spense la piccola lampada nel tavolino lì vicino e tornò ad abbracciare l’altro, avvicinandolo a sé per addormentandosi a sua volta tra le sue braccia, cullato dal suo lento respiro.