[Merlin] Royal Romance

Sep 03, 2011 23:48

Nick Autore: yukiko_no_niji
Titolo: Royal Romance
Numero Parole: 2,461
Pairing/Personaggi: Arthur/Merlin
Raiting: PG13
Genere: Romantico, Sentimentale
Avvertimenti: Slash, One-Shot
Intro/Note: I personaggi di Merlin non mi appartengono, ma appartengono alla BBC e a chi per essi. Da questa storia non ricavo niente, se non un po’ di sano svago mentale.

Questa storia è stata scritta per il Prompt 01. Rosa per la 10disneyfic.
La prima scena è ripresa dalla puntata 2x03.



Royal Romance.

Si sentiva uno sciocco a stare così nascosto dietro quel muro, ad osservare Merlin e Morgana conversare concitatamente a proposito di qualcosa che non riusciva a sentire.
Di ritorno dagli allenamenti mattutini, Arthur si era avviato verso le sue stanze, lungo i corridoi del castello, quando voltando un angolo aveva sentito degli strani rumori e si era affrettato per vedere di cosa si trattasse.
“Accidenti” mormorò tra sé; era troppo lontano per poter capire qualcosa.
Vide Merlin porgere un mazzo di fiori - presumibilmente appena colti - alla sorellastra, la quale sorrise amabilmente per il gesto del moro; quando la vide parlare pensò che probabilmente lo stesse ringraziando. Poi la guardò portare i fiori vicino al naso, per saggiarne il profumo, mentre con una mano li toccava distrattamente.
Cercò di non farsi notare, anche se la cotta di maglia che aveva indosso vibrava ad ogni suo più leggero movimento.
Vide Morgana dire qualcosa a Merlin e poi la vide sparire dentro la sua stanza, seguita dal suo servitore che si chiuse la porta alle sue spalle.
Dove diavolo era Gwen quando serviva realmente?
Arthur sbuffò sonoramente.
Perché quella serva aveva lasciato da sola la sua Signora?
Prese a camminare nervosamente lungo il corridoio.
E perché Morgana aveva fatto entrare Merlin nella sua stanza?
Uno strano senso di rabbia si impadronì di lui.
Prima si era nascosto ad osservare l’insolita scena, poi aveva iniziato a provare quella strana sensazione.
Non riusciva comunque a comprendere perché si stesse facendo tutte quelle domande, quando non avrebbe dovuto importargli minimamente di tutta quella situazione.
Merlin era un semplice servo, anche se era il suo servo; restava comunque uno come tanti e neppure uno dei migliori.
Ma poi scosse la testa.
Non avrebbe potuto certo darla a bere a se stesso.
Sapeva perfettamente quale era il motivo per cui provava quelle sensazioni, benché ammetterlo a se stesso sarebbe stato come urlarlo nel bel mezzo di un banchetto reale.
E lui non poteva certo ammettere così tranquillamente di essere geloso di chiunque passasse del tempo con Merlin.
Lui geloso di Merlin.
Se qualcuno gli avesse fatto notare che stava provando gelosia nei confronti del moro, avrebbe sicuramente riso di gusto.
Eppure era proprio ciò che provava lui, da un po’ di tempo ormai.
Avrebbe voluto tenerlo stretto tutto per sé, saperlo esclusivamente suo… saperlo completamente devoto al proprio principe.
Invece, con quell’atteggiamento borioso e petulante che sapeva di avere da quando era ancora in fasce, probabilmente ogni luna che passava, il suo servo lo sopportava sempre meno.
Nel mentre - aveva notato Arthur - Merlin si era irrimediabilmente affezionato alla sua sorellastra.
Questo ormai gli era parso più che evidente.
Arthur proseguì per la sua strada, riprendendo il cammino verso le sue stanze, notando con estremo disappunto che il suo servo non accennava minimamente ad uscire dalle dimore di Morgana.

Aprì con forza la porta della sua camera, entrandovi a grandi passi, quando all’interno vi trovò Merlin, intento a cambiare le lenzuola al suo letto, impegnato più che mai.
“Merlin” borbottò sorpreso.
“Si, Sire?” chiese l’altro riverente, dopo averlo visto arrivare.
Che ci faceva lì? Non l’aveva visto poco prima entrare nella stanza di Morgana?
Lui era sicuro di ciò che aveva visto.
“Preparami la vasca con dell’acqua calda. Ho bisogno di togliere questo sporco dalla pelle.”
“Si, Sire.”
Quella mattina era fin troppo docile.
Avrebbe dovuto borbottare, indignarsi…
Invece no.
Lo vide lasciare le coperte e dirigersi verso un angolo della sua camera, iniziare a preparare l’occorrente per il suo bagno.
“E dopo che hai finito con le mie stanze lucida la mia armatura, striglia il mio cavallo e sellalo per gli allenamenti di questo pomeriggio…”
Alle sue orecchie arrivò un flebile “Certo, Sire.”
Probabilmente se lo avesse caricato di qualche altro compito avrebbe risposto nella stessa maniera… l’amore che il suo servo provava per Morgana era così grande, che ogni altra cosa ai suoi occhi doveva sembrare meno importante o semplicemente fattibile.
Arthur sentì il bisogno di capire cosa stesse succedendo al suo servo.
“Perché stamani hai tardato così tanto a rassettare le mie camere?”
Lo guardò in faccia e notò nello sguardo dell’altro una lieve nota di sorpresa.
“Gaius mi ha chiest-”
“Raccogliere fiori per Lady Morgana è divenuto forse il tuo passatempo preferito?”
Non gli interessava sapere che cosa gli avesse chiesto di fare Gaius.
La questione sulla quale voleva fare chiarezza riguardava la scenetta a cui aveva assistito poco prima.
“Come?”
Arthur si irritò maggiormente, vedendo che il suo servo continuava a fare finta di niente.
“Ti ho visto Merlin.”
E finalmente l’altro parve capire.
“E voi come…?”
“Mi pareva di essere già stato chiaro con te, qualche tempo fa” continuò piccato il biondo, interrompendolo nuovamente. “Non puoi esserle amico, figurarsi qualcosa di più! Devi togliertela dalla testa!”
“Ma non è come pensat-”
L’altro cercò di negare, il tono della voce lievemente perplesso, ma Arthur non aspettò che finisse la sua frase.
“Merlin… quello che provi per Lady Morgana è più chiaro del sole!”
Concluse alterato.
Vide il servo scuotere la testa in senso di diniego.
Che si stesse sbagliando?
Eppure quando l’aveva visto parlare con Morgana, aveva notato quel suo sorriso, così ampio e solare, quel sorriso che quando era con lui non usciva mai allo scoperto.
Non poteva sbagliarsi.
E poi i fiori erano un eclatante segno dell’amore che provava nei confronti della ragazza.
Arthur Pendragon non commetteva mai errori.
“E vedi di svolgere tutti i compiti che ti ho assegnato” sbottò per concludere irritato.
Stava avviandosi a cambiarsi d’abito per poter fare un bagno, quando aggiunse:
“Senza perdere tempo prezioso per raccogliere degli stupidi fiori…”
Il tono della voce, gli uscì più duro di quanto avrebbe voluto.
Ma gli tornavano alla mente quegli sguardi e quei sorrisi che si era scambiato assieme alla sorellastra e non poteva fare a meno di essere duro con lui.
Si diresse verso il paravento di legno, pensando a voce alta:
“Per lei poi…”
Perché continuava a pensarci?
Avrebbe voluto tanto smetterla.
“Siete forse geloso?” chiese genuinamente Merlin, riscuotendolo dai suoi pensieri.
“No!” negò precipitosamente il principe, indignandosi.
“Di chi poi?” chiese noncurante.
Ma vide Merlin guardarlo con una punta di stupore.
“E’ così…”
Quella punta di stupore si trasformò in un sorriso impertinente.
Arthur iniziava ad essere sempre più irritato.
Merlin non parve essersene accorto, perché continuò, quasi parlasse a se stesso:
“E poi anche a volerlo fare non potrei mai farlo…”
Nella mente del principe, in quel momento, balenarono delle domande…
Avrebbe voluto realmente donargli dei fiori?
La sua espressione doveva essere chiaramente leggibile agli occhi di Merlin, poiché l’altro borbottò:
“Siete proprio un asino cocciuto.”
Lo vide versare l’acqua nella vasca, continuando le sue mansioni.
Arthur si sentì spaesato.
Poi vide l’altro voltarsi.
“Non posso certo portarvi in dono dei fiori. Siete il principe.”
“E Morgana è la pupilla del re.”
Non poteva credere di stare realmente discutendo con lui riguardo ad un mazzo di fiori.
Non erano i fiori che interessavano a lui, ma era il suo servo quello che gli interessava veramente.
“Scusate tanto se ho perso un po’ del mio tempo prezioso per fare una cosa che mi era stata chiesta. In fondo devo solamente provvedere ad ogni vostro bisogno, in qualsiasi momento delgiorno… Rassetto le stanze, pulisco i pavimenti, penso ai vostri cavalli e ai vostri cani, vi informo riguardo i vostri appuntamenti” Arthur lo vide riprendere fiato per continuare “Quando tornate dagli allenamenti vi preparo l’acqua per fare il bagno, ma devo stare attento che non sia né troppo calda né troppo fredda, altrimenti il vostro regale corpicino potrebbe risentirne, e faccio sempre tutto quello che mi dite di fare. Non è forse sufficiente?”
Il principe restò in silenzio ad osservare il suo servo.
Gli pesava realmente così tanto lavorare per lui?
Forse era quello il vero motivo per cui non perdeva neanche un secondo per ribattere a ciò che diceva.
“Se ti secca così tanto lavorare per me, puoi anche andartene.”
Aveva un orgoglio da difendere, dopotutto… Anche se c’era quella stupida vocina dentro di sé che continuava a ripetergli che stava sbagliando su ogni fronte.
Lesse delusione nello sguardo del suo servo.
Lo vide allontanarsi dalla vasca, riprendendo ad armeggiare con le coperte del letto.
Arthur sbuffò.
Non sopportava non avere la situazione sotto controllo, soprattutto quando era dei suoi sentimenti che si trattava; anche se avrebbe voluto tenerli a freno, non poteva non ammettere a se stesso di essere profondamente geloso di Merlin.
Sapere che per il servo era un vero lavoro stare alle sue reverenze, lo aveva lasciato confuso.
Quando si voltò il letto era rifatto alla perfezione.
“Se non avete bisogno di altro Sire, mi avvierei nelle stalle.”
Merlin parlava davanti a lui con un tono di pacata reverenza.
“Vostro padre vi attende nella sala reale per il pranzo. Quando rientrerete troverete la vostra armatura lucidata.”
Fece un piccolo inchino e poi Arthur lo vide uscire dalla stanza, lasciandolo solo.

A poco erano valsi il pranzo con il padre e l’allenamento con gli altri cavalieri, con la sua armatura bellamente lucidata.
Più aveva cercato di non pensare a niente e più il suo pensiero era tornato al diverbio che aveva avuto con Merlin.
Non riusciva ancora a credere di avergli implicitamente detto di andarsene… non dopo quello che sapeva di provare per lui.
Prese la via per tornare nelle sue stanze e quando vi entrò, trovò un’inusuale pulizia; ogni cosa era al suo posto, nemmeno un oggetto sembrava fuori del suo luogo di origine, e la polvere alta che regnava fino al giorno prima era sparita completamente.
Chissà quanto tempo aveva impiegato Merlin per rendere quel posto così perfettamente ripulito.
Dopo quello che era successo era giunto alla conclusione di non voler essere trattato da lui con tutta quella cordiale e distaccata reverenza.
Adorava quando immancabilmente Merlin ribatteva a quello che diceva, lo aveva sempre trovato un modo per sentirsi meno lontano da lui… in quei momenti gli pareva quasi d’essere trattato come un amico.
Il moro aveva sempre osato dirgli ciò che tutto il resto della servitù si era sempre riguardato dal rivelargli.
Ma se la conclusione a cui era giunto fosse quella sbagliata?
Se in realtà Merlin non provasse affatto quello che lui pensava nei confronti di Morgana?
Se la sua mente gli avesse giocato un grande abbaglio?
Lui aveva detto chiaramente al moro di stare lontano dalla sua sorellastra, ma se tra loro ci fosse stata una semplice amicizia, sarebbe stato tutto diverso. Anche se lo aveva avvertito più volte, riguardo al fatto che non avrebbe potuto essere neppure suo amico...
Ma Merlin non lo ascoltava mai…
Come del resto lui non ascoltava mai il suo servo.
A quel pensiero, nonostante tutto, si ritrovò a sorridere.
Non sapeva se Merlin potesse realmente provare i suoi stessi sentimenti, o se quel pensiero gli fosse mai passato per la testa, ma di una cosa era convinto: doveva sistemare le cose, in qualche modo.
Si avvicinò alla finestra della sua stanza, osservando quel luogo che un giorno avrebbe dovuto regnare con le sue sole forze.
Quando abbassò lo sguardo, vide quel qualcosa che forse avrebbe potuto aiutarlo ad aggiustare le cose con il suo servo.

Era entrato nelle stanze di Gaius, ma non l’aveva trovato, così, deciso, si era diretto verso la piccola stanza di Merlin ed aveva bussato delicatamente alla porta, aspettando poi una risposta da parte del moro.
Quella risposta non arrivò.
Decise di aprire ugualmente.
Si affacciò nella stanza, trovando Merlin seduto sul letto, con la schiena appoggiata al muro.
Aveva l’aria completamente assente.
“Merlin” soffiò, attirando la sua attenzione.
Entrò nella stanza e vide l’altro accorgersi di lui, alzarsi subito.
“Scusate Sire, non vi avevo visto entrare.”
“Merlin…” ripeté più pacato.
Non voleva proprio vedere il suo servo comportarsi così.
Voleva le battutine, voleva vederlo ghignare o vederlo ridere felice.
Ma non voleva vederlo riverente.
“Smettila.”
Vide il servo guardarlo interrogativo e guardare in direzione della sua mano, che nascondeva dietro alle spalle.
Con un lieve ghigno rivelò una rosa rossa.
In quel momento notò l’incredulità negli occhi del moro.
Sorrise lievemente.
“L’ho trovata nel giardino reale.”
In realtà non l’aveva proprio trovata… L’aveva colta, utilizzando uno dei coltelli che portava sempre con sé.
Ma non importava dire proprio tutto a Merlin.
“E’ bella non trovi?”
Vide lo sguardo di Merlin addolcirsi.
“Allora ammettete di essere geloso…?”
“Non ti arrendi mai vero?”
Il servo ghignò divertito.
Era quello il Merlin che tanto gli piaceva.
“E anche se fosse?” chiese poi.
“Cosa?”
Sbuffò quando l’altro fece finta di non capire a cosa si stesse riferendo.
Lo vide prendere la rosa dalle sue mani, per toccarne delicatamente i petali con un polpastrello.
Arthur incontrò i suoi occhi, quando Merlin alzò lo sguardo.
Erano limpidi e di un azzurro meraviglioso.
Il biondo non si era mai soffermato a notare le sfumature meravigliose che avevano.
Vide il moro avvicinarsi a lui e prima che potesse razionalizzare quello che l’altro stava facendo, sentì quelle morbide e piene labbra posarsi delicatamente sulle sue.
Senza lasciarsi sfuggire quell’occasione le catturò, mordicchiandole e succhiandole, cercando la sua lingua per poi trovarla e farla giocare con la propria.
Quando si staccò da lui, lo guardò curioso.
“Siete geloso” dichiarò divertito Merlin.
Arthur gli lanciò un’occhiataccia.
“E comunque sia questa mattina ho raccolto e consegnato quei fiori a Morgana perché Gwen me lo aveva chiesto…”
“Gwen?” si ritrovò a chiedere il principe sgranando gli occhi.
“Sì…” lo vide annuire “Questa mattina non ha potuto recarsi nelle stanze della Lady perché le era venuta la febbre, e per scusarsi con lei mi ha chiesto se potevo portarle dei fiori da parte sua. Dopo aver raccolto delle erbe per Gaius, mi sono adoperato per farle questo favore.”
“Ah.”
“Ma voi non mi avete lasciato parlare, come sempre.”
Doveva ammettere a se stesso che non poteva dargli torto.
“Perché siete un asino molto cocciuto, alle volte.”
“Merlin!”
Stava iniziando a prendersi un po’ troppe libertà.
Si avvicinò a lui, tappando di nuovo quella bocca impudente e togliendogli l’aria, in un bacio estremamente passionale.
E sentiva Merlin rispondere a quel bacio, voglioso e intraprendente.
Gli circondò la vita stretta con le sue braccia, saggiando con le mani la consistenza del corpo dell’altro.
Sentiva una mano di Merlin passare gentilmente tra i suoi capelli, carezzandoli lievemente.
Si staccò da lui, inebriato dalla sua essenza.
Un leggero profumo di rosa aleggiava nella stanza.
Posò ancora un delicato e veloce bacio sulle labbra dell’altro, prima di dirigersi verso la porta.
“Ti aspetto per l’ora di cena, vedi di essere puntale.”
“Sono mai arrivato in ritardo?” chiese l’altro con un sorrisino sfacciato sulle labbra.
Arthur gli sorrise e sparì dietro la porta.
Si sentiva sollevato per aver trovato il modo di mettere a posto le cose con lui…
Non solo. Adesso sapeva che ciò che provava per il moro era ricambiato, in tutte le sue sfaccettature.

***

Merlin, nella sua stanza, dopo che Arthur l’aveva lasciato solo, aveva guardato quella rosa che il suo principe gli aveva donato e sorridendo, aveva pronunciato delle antiche parole, sottovoce.
Quel fiore, così rosso e così bello, si era improvvisamente illuminato di luce propria.
Forse un giorno, presto o tardi, avrebbe rivelato al suo padrone che quel primo regalo da lui ricevuto, era sempre perfettamente intatto e che non sarebbe mai appassito, se non con la fine dei suoi giorni.
Avrebbe osservato quel fiore giorno dopo giorno, ricordando l’amore che provava e che avrebbe continuato a provare per quell’asino, che anche davanti all’evidenza non riusciva mai a capire come stavano realmente i fatti.
Il suo cuore si riempì di leggerezza.
Sentì Gaius rientrare nelle stanze e chiamarlo.
Posò con delicatezza quella rosa sul suo comodino, felice che quel fiore non sarebbe mai appassito, così come non sarebbe mai appassito quel sentimento profondo e vero che lui ed il principe provavano l’uno per l’altro.

gnr: romantico, raccolta: royal things[merlin], pairing: merthur, r: pg13, gnr: one-shot, gnr: slash, fandom: merlin, gnr: sentimentale

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