Titolo: Prisoner
Serie TV: Anime JunJou Romantica
Personaggi: Misaki/Akihiko
Rating: Nc17
Genere: Romantico, Erotico, Introspettivo
Avvertimenti: Yaoi, One shot, Post 2 stagione
Disclaimer: I personaggi di questa storia non mi appartengono. Da questa storia non ci ricavo niente.
Note: Scritta per la seconda tabella del
bingo_italia con il prompt Manette. Le lyrics sono di Jeffree Star, Prisoner. Il titolo della storia riprendere quello della canzone.
Prisoner.
I remember the day that we met...
There was no way that I could forget you
Se a Misaki avessero chiesto cosa credeva sarebbe successo negli anni a venire, sicuramente la sua risposta non avrebbe avuto niente a che vedere con ciò che stava realmente accadendo nella sua vita da qualche mese a quella parte.
Solo poco tempo prima aveva conosciuto Usami Akihiko tramite suo fratello e nel giro di qualche settimana quell’uomo era divenuto il suo insegnante privato.
La prima impressione che gli aveva dato Usami non era stata del tutto positiva, ma entrare alla Mitsuhashi sarebbe stato meraviglioso per Misaki, ed avrebbe così potuto provare a Takahiro di valere qualcosa. Con l’aiuto di Usami-sensei era riuscito nel suo intento.
Dopo una serie di eventi che non era riuscito a frenare, Misaki si era ritrovato a vivere con il suo stesso insegnante e quella convivenza l’aveva trascinato in un vortice di situazioni affatto normali.
Già dal primo momento che si erano incontrati, il ragazzo aveva compreso come l’uomo avesse qualche strana tendenza: in fondo non era cosa da tutti i giorni trovare un maschio abbracciato caldamente suo fratello. E quando poi, alla prima occasione possibile, Usami-sensei aveva di fatto avvicinato quelle grandi mani al suo corpo esile, il ragazzo aveva compreso che quell’esperienza ‘forzata’ a cui era stato costretto a prendere parte, non sarebbe affatto andata come si sarebbe aspettato.
Ogni volta che si presentava una simile circostanza, Misaki non avrebbe voluto che l’altro approfittasse in quel modo del suo corpo. Eppure, allo stesso tempo, non sapeva resistervi.
Anche se si sforzava ad allontanarlo da sé, alla fine Usami aveva sempre la meglio.
E quelle grandi mani toccavano il suo corpo, lo sfioravano e lo facevano stare bene, continuamente.
Si sentiva perso tra quelle braccia e talvolta non avrebbe voluto che quei momenti trovassero una fine.
Non comprendeva più i suoi sentimenti.
Quello che facevano lui e Usagi-san non rientrava nella normalità delle cose. Eppure le parole che spesso quell’uomo gli ripeteva, che sussurrava lentamente vicino al suo orecchio, difficilmente abbandonavano i suoi pensieri.
Misaki era rimasto molto colpito quando, nei primi mesi in cui lo aveva conosciuto, l’altro gli aveva rivelato che stare anche solo vicino a suo fratello e vederlo sorridere, era per lui un privilegio, un modo per poterlo amare silenziosamente.
Forse proprio per questo lato del carattere del suo maestro, senza volerlo veramente, il ragazzo si era avvicinato a lui, ed aveva finito inevitabilmente con l’innamorarsene.
Quei sentimenti contrastanti che provava nei confronti dell’uomo erano veramente difficili da ammettere, soprattutto a se stesso.
Le cose che gli faceva Usagi, quelle sue parole che ogni volta lo trafiggevano come una lama in pieno petto…
Ti amo, Misaki.
Quante volte lo aveva sentito sussurrare quella frase?
Eppure per quanto potessero fargli male, allo stesso tempo quelle parole lo facevano sentire importante.
Ricordava chiaramente cosa aveva provato la prima volta che Usagi era entrato in lui.
Aveva sentito il suo corpo chiedergli pietà, come se si stesse lentamente spezzando in due parti perfettamente eguali.
Avrebbe voluto urlare, avrebbe voluto fermare l’altro, eppure quando l’uomo gli aveva preso una mano e l’aveva portata dritta al suo cuore, Misaki si era sentito protetto, benché molto confuso.
E proprio quella sera aveva iniziato ad aprire il suo cuore all’altro, sentendolo entrare più e più volte in lui, sentendo calde lacrime cadere sulle proprie guance.
Non aveva mai saputo dare un vero senso a quelle piccole gocce salate.
Dolore, paura, ma anche desiderio, eccitazione…
Usagi riusciva sempre a scombinare i suoi sentimenti.
Era caduto nella tela bellamente tessuta dall’uomo e si era ritrovato imprigionato in quella fitta rete di sentimenti.
Ma ogni tanto una domanda faceva capolino tra i suoi mille pensieri…
Davvero avrebbe voluto liberarsi da quelle manette che lo tenevano legato a lui?
I'll be your prisoner tonight
Sentiva quelle grandi mani scorrere sul suo corpo, lasciare scie infuocate che entravano nelle sue viscere fino ad incendiarle completamente.
Quel tocco leggero, ma allo stesso tempo così caldo, gli toglieva ogni forza necessaria per poter respirare.
Avrebbe voluto che la smettesse.
“Usag-” ma quelle mani continuavano a toccarlo in posti proibiti, posti che mai nessuno prima di lui aveva esplorato.
“Baka…” sussurrò Misaki.
Non avrebbe saputo dire con esattezza se si stesse riferendo a se stesso o all’altro.
Le lenzuola profumate del letto non lo proteggevano a sufficienza da quel corpo voglioso, da quel maniaco.
Sentiva il corpo di Usagi dietro di sé, voglioso, la pelle calda dell’uomo aderire sulla sua schiena. Lo stava avvolgendo completamente e Misaki si sentiva come uno scricciolo inerme.
L’erezione dell’uomo carezzava il suo interno coscia facendolo fremere di piacere.
Si sentiva come un prigioniero nelle mani di un rapitore.
Non avrebbe trovato via d’uscita.
Non si era ancora del tutto abituato a quel trattamento speciale che di tanto in tanto Usagi-san era solito offrirgli.
Gli pareva di percepirle ancora una volta, quelle parole.
“Ti amo, Misaki.”
Avrebbe voluto urlare, avrebbe voluto allontanarsi da lui.
Eppure il destino lo aveva condotto in quella casa e nonostante tutto si era ritrovato a seguire quell’uomo, i suoi sentimenti per lui.
Sentì le calde dita di Usagi giocare con la sua entrata stretta, prepararlo a quello che era il più spaventoso e piacevole dei suoi giochi perversi.
“Smett-”
Il suo corpo bolliva, le sue guance erano così calde e dovevano essere di un rosso così purpureo che non sarebbero mai passate inosservate all’altro.
Lacrime incontrollabili scendevano silenziose lungo le sue guance.
Perché quei sentimenti dovevano fare così male?
Misaki cercò di trovare un po’ di respiro, quando percepì l’altra mano di Usagi esplorare il suo petto, torturare i suoi capezzoli turgidi con quelle dita sottili, facendolo fremere di piacere.
“Misaki…” lo sentì sussurrare al suo orecchio, prima di sentire quelle mani afferrare i suoi fianchi per avvicinarlo ancora di più a sé e penetrarlo lentamente.
“N-” cercò di sottrarsi il ragazzo, ma al tempo stesso, sentendosi al sicuro con lui, provò a rilassarsi quando percepì la dura carne dell’altro farsi spazio dentro di sé. Percepì ogni singolo centimetro del sesso dell’uomo affondare in lui, dilaniarlo ancora una volta. Afferrò con tutta la forza le lenzuola sotto di sé, cercando un appiglio, un qualcosa di stabile a cui potersi aggrappare.
Sentì Usagi iniziare a muoversi lentamente in lui, facendolo abituare a quell’intrusione così sbagliata, ma allo stesso tempo così perfetta.
E sentiva quelle sue grandi mani attirarlo verso di lui, sempre di più.
“N-no…” sussurrò poi. Ma le reazioni che stava sentendo nel suo corpo, gli fecero capire che avrebbe voluto esattamente subire quella tortura a cui Usagi lo stava sottoponendo.
Quel tormento stava lentamente divenendo un rituale piacevole, quasi indispensabile.
Le spinte di Usagi adesso seguivano un ritmo più sostenuto e Misaki percepiva il suo corpo chiedergli sempre di più. Prese ad assecondare irrazionalmente quei movimenti.
Avrebbe voluto sentirsi completamente parte di lui.
Avrebbe voluto essere un tutt’uno con lui.
Il tempo aveva mutato quei sentimenti che con tutto se stesso aveva provato a rifiutare.
Ma la sua gelosia nei confronti dell’altro, il bisogno di saperlo vicino a sé, il sentire la sua mancanza quando l’uomo non c’era, erano prove evidenti dell’amore che provava per lui.
“Aspetta.”
La voce graffiante di Usagi giunse alle sue orecchie, in un sussurro lieve e denso di passione.
Misaki lo sentì uscire dal suo corpo, ed in quel momento si sentì perso, come se una parte importante di sé lo avesse appena abbandonato.
Ma le mani di Usagi lo afferrarono di nuovo e lo fecero voltare verso di lui, la schiena sul materasso.
“Voglio guardarti negli occhi” sussurrò poi l’uomo vicino al suo orecchio, mentre con un movimento fulmineo lo penetrò nuovamente, spingendosi ancora una volta dentro di lui. “Ti amo.”
E quelle parole continuavano ad avvolgere Misaki.
Il ragazzo portò le sue mani sulla schiena dell’uomo, lasciando andare le coperte.
Lo percepiva l’amore che provava per lui e ne era spaventato.
Era spaventato da quei sentimenti.
Era spaventato dai suoi sentimenti.
Non gli importava affatto.
Sperava solamente che l’altro non pensasse mai alla possibilità di lasciarlo, perché lui non l’avrebbe sopportato.
Era divenuto suo complice.
“Misaki.”
Guardò negli occhi Usagi.
Le spinte erano diventate incontrollabili.
A stento riusciva a trattenere gemiti indecenti, che mai avrebbe pensato di poter sentire uscire dalla sua bocca.
Aveva bisogno di sentirlo dentro di sé, proprio quanto Usagi aveva bisogno di farlo suo.
Solo quando sentì il liquido caldo dell’uomo svuotarsi dentro il suo corpo, ed il corpo pesante dell’altro rilassarsi sopra il suo, riprese a respirare, cercando di placare il suo cuore impazzito.
You woke up to me...
Staring at you in your sleep
Quando la mattina dopo Misaki aprì gli occhi, sorrise a se stesso, il cuore lievemente più leggero.
Avrebbe imparato a convivere con quei sentimenti.
Mosse un poco la testa, sentendo sotto di sé il cuscino morbido sul quale aveva dormito.
Ormai quello era diventato il suo cuscino.
Ti amo, Misaki.
Le parole di Usagi risuonavano nel suo animo, in un’eco infinita, piacevole.
Le mani dell’uomo lo tenevano stretto a sé in un caldo abbraccio.
Durante la notte non lo aveva abbandonato, ma l’aveva tenuto avvolto nella sua calda morsa.
Percepì il battito del proprio cuore accelerare senza controllo.
Perché doveva essere tutto così complicato?
Poteva avvertire sulla pelle dell’altro il suo odore.
L’odore di Usagi sulla sua.
Rimase inebriato da quella sensazione di completezza e di perfezione che quel momento gli stava regalando.
Sapeva che ciò che avevano fatto la notte precedente era completamente sbagliato, ma in fondo, molto in fondo, superata quella corazza d’orgoglio che non sapeva con certezza se sarebbe mai riuscito ad abbattere totalmente, un giorno, Misaki voleva tutto quello.
Si volse lentamente, cercando di non svegliare l’uomo.
Sapeva quanto avrebbe potuto inalberarsi se lo avesse svegliato all’improvviso.
Ma non resistette alla tentazione di guardarlo, perso nel suo sonno.
Così calmo, così rilassato, gli parve perfetto.
Ed in quel momento comprese che tutte le volte che era stato male per colpa sua, per la gelosia che aveva provato nei suoi confronti, per quelle volte che si era sentito abbandonato, erano valse a qualcosa.
Sentì una mano di Usagi muoversi lentamente sul suo corpo, sfiorarlo lievemente, dando vita a piccole scosse di piacere che pervasero il suo essere.
Incontrò gli occhi semichiusi dell’uomo, mentre sentì quelle dita scendere sempre di più, fino a raggiungere la sua erezione già sveglia, per poi prendere a carezzarla lentamente.
Quel tocco così delicato gli fece sciogliere il cuore.
Avrebbe voluto frenarlo, ma quando al posto della mano, sentì la lingua dell’uomo avvolgere il suo sesso, il piacere annebbiò completamente i suoi pensieri.
In quel momento seppe che le proprie difese erano cadute.
Usagi avrebbe potuto ammanettarlo a quel letto, buttare via la chiave e farlo suo una volta, due volte o quante volte avesse desiderato.
Lui lo avrebbe assecondato ancora una volta, ed un’altra volta ancora.
Sentì la bocca calda dell’uomo riceverlo in tutta la sua lunghezza.
Ed era così accogliente.
“N-no”sussurrò cercando di allontanarlo dal suo corpo.
Ma le sue reazioni, i suoi gemiti, invitavano l’altro a fare tutto il contrario.
Quella tortura non avrebbe mai avuto fine.
Lui non avrebbe voluto che trovasse una fine.
Cercò di negare con tutto se stesso quel piacere che Usagi gli stava provocando, fino a che non resistette ed esplose in un grido di piacere.
Sentì le labbra dell’altro sfiorare la sua fronte in un tenero bacio.
Il suo cuore prese nuovamente a battere più veloce del solito.
Misaki aveva compreso di essere diventato suo prigioniero da molto tempo ormai, prigioniero di quei sentimenti che non lo avrebbero più abbandonato.
Amava sentirsi amato e nonostante tutto amava amare Usagi.
Si sentiva come malato d’amore.
Erano state poche le volte che quelle parole erano uscite dalla sua bocca, che aveva avuto il coraggio di pronunciarle, ma si sentiva protetto, al sicuro tra quelle braccia imponenti.
Sapeva che avrebbe permesso a quell’uomo di fare qualsiasi cosa lui avrebbe voluto.
“Ti amo.”
Fu un sussurro, niente di più, ma quel tanto che bastò a far voltare Usagi verso di sé.
Misaki vide lo sguardo stupito dell’uomo.
Poi i suoi occhi sorridergli.
“Ti amo, Misaki.”
You couldn't believe it.. you thought you were dreamin'...
I knew, I never wanted you to let me go...
Ed allora il ragazzo ne fu certo.
Non avrebbe mai voluto che Usagi lo lasciasse allontanarsi da lui.
Avrebbe fatto di tutto pur di rimanergli accanto.
I know this seems so wrong
But I'm just a lovesick criminal
[…]
I’ll be your prisoner tonight