Io abito nel clasico paesotto tranquillo, dove si può ancora dire che prete e sindaco conoscono per nome metà degli abitanti e di vista l'altra meta; dove gli abitanti sono tranquilli, laboriosi, ufficialmente riservati, ufficiosamente così attenti a controllare l'erba del vicino da non avere il tempo per curare la propria. Insomma è un paese come tanti dove non succede niente e dove, nei giorni comuni, in piazza non ci sono più di tre pensionati e quattro badanti. Eppure, c'è un'evento che stravolge la tranquilla dinamica del paesello: il Gran Prix di Formula Uno di Monza.
Avendo la s/fortuna di trovarsi nei pressi di una delle entrate del parco di Monza e a pochissimi Km dall'autodromo, il paesello, nel week end della gara, diventa il crocevia di tutti i pellegrini ferraristi e non. Inoltre, nei 15 giorni giorni che precedeono l'evento, le giornate vengono animate da test ( nel senso che ne sentiamo il rumore per tutto il giorno), manifestazioni, mostre e coreografiche manifestazioni di passione (ferrarista off course!)
E così stamattina mi sono svegliata e ho trovato la piazza animata da un carosello di vetture targate cavallino, mentre la sera prima la stessa piazza era stata il palco di una rievocazione sulla storia del mitico Enzo e della sua casa automobilistica. Il tutto organizzato dal locale Ferrari Club (a quanto pare, il più vecchio d' Italia).
Non mi dilungo nemmeno sulla storia e gli animatori di questo club, visto che hanno un ottimo
sito, quello che mi stupisce è l'atteggiamento mio e dei compaesani.
Persone normalmete schive, amanti dell'ordine, abitudinarie, si lasciano andare ad una piacevole pausa di colorito (e colorato direi: con tutto quel rosso!) entusiasmo sportivo e di orgoglio nazionale. Si partecipa tranquillamente alla trasformazione delle vie cittadine ad una sorta di luna park a tema per famiglie. Insomma è come i mondiali di calcio, può anche non fregartene niente del calcio ma la nazionale si sostiene. E a maggior ragione, quando si tratta di formula uno, si strizza l'occhio alla Ferrari. Perchè viene prodotta in Italia (almeno in via principale), perchè richiama epoche in cui le gare erano qualcosa di epico e i promotori non erano gaudenti estimatori di top-model e ristoranti alla moda, perchè ha stile! Boh! non lo so. So solo che io, che normalmente sbuffo derisoria quando sento un giapponese chiedere la strada per il Ferrari Store di Milano, mi ritrovo a contemplare serenamente il carosello dei ferraristi per le vie per le città e, anche se trovo che quello automobilistico sia uno dei più disgustosi status simbol esistenti al mondo, al pari di un germe da debellare, mi trovo a carezzare con lo sguardo indulgente le famigliole riunite a studiare le forme dei bolidi tirati a lucido. Per fortuna è una febbre che mi dura solo 15 giorni.
Ma a differenza del calcio, siamo lontani dai fanatismi e dalle molestie di certe tifoserie. E' più una sorta di sarabanda per famiglie e, a dire il vero, i tifosi che arrivano qui per il Gran Prix hanno più del campeggiatore spensierato che non del fanatico sportivo. E allora si chiude un occhio perfino sul fatto che bivacchino sulle aiuole. Particolarmente tolleranti sono i commercianti, che vedono ammassare nelle borse dei generosi turisti sportivi quello che le oculate pensionate locali avevano preferito trascurare da almeno un mese. ;p