Titolo: The Empty Room - La stanza vuota
Autore:
germanjjGenere: RPS, Angst (tanto, tantissimo angst), Drama, hurt/comfort
Note: siamo arrivati alla fine #sobbing. Non riesco a spiegare quanto è stato bello e difficile tradurre questa storia e sono contenta se è piaciuta almeno la metà di quanto è piaciuta a me la prima volta che l'ho letta. L'epilogo sarà breve, ma per chiudere la storia ci voleva. E state pur certe che non vi libererete di me tanto presto, l'autrice di questa storia ne ha scritte altre ed è tanto gentile e disponibile per cui ci saranno altre traduzioni in arrivo.
Ah, se avete voglia, potete andare sul suo journal, il suo masterpost, quello che volete e lasciarle un commentino se la storia vi è piaciuta, perchè si merita davvero tanti complimenti. Blah blah blah, ma quanto parli Marghe? Okay, ho finito, grazie ancora a tutte per i bei commenti, se sono riuscita a finire di tradurla (ci ho messo quasi 6 mesi ma ok) è soprattutto grazie ai vostri commenti.
~ Epilogo ~
Nona, che tira il filo della vita dalla sua matassa al suo fuso, guardò i due uomini svanire nella camera da letto al piano di sotto e camminò verso le sue sorelle, un sorriso d’approvazione sul volto.
«Sono troppo belli per dirlo a parole.» disse felice e sospirò quando si sedette in soggiorno proprio accanto alle sorelle. Quindi si accigliò, ricordando tutti i giorni passati, tutte le sofferenze a cui aveva assistito.
«Uhm, non pensate che siamo state un po’, uhm…drastiche?» si voltò per guardare le sue sorelle.
«Di cosa stai parlando?» Decima, che misura il filo della vita assegnato ad ogni persona con il suo metro, la guardò.
Nona scrollò le spalle «Voglio dire, gli abbiamo fatto passare un Inferno. Quel povero ragazzo ha sofferto così tanto.»
«Ti dispiace per lui, sorellina?» sorrise Decima, con l’affetto negli occhi.
«Sì, certo che sì!» esplose Nona.
Morta, che taglia il filo della vita, che sceglie il modo e il momento della morte di ogni persona, sospirò e roteò gli occhi. «Ascolta, abbiamo provato con le buone. Abbiamo provato a farlo lento, facile e indolore. E cosa abbiamo ottenuto?»
«Ha rotto con Sandy, è andato a vivere con Jensen, e scherzava su come Jensen avesse una grande cotta per lui.» si inserì Decima. «Avrebbero potuto finire a letto insieme e quel ragazzo avrebbe continuato a dire che era etero e avrebbe pensato di dover sposare una ragazza e avere due-cinque figli. Credimi tesoro, quel ragazzo aveva bisogno di una mazzata!»
«Ma perché ha ottenuto tutti i guai?» gesticolò Nona, cercando di far capire le sorelle, «Voglio dire, Jensen non ha dovuto soffrire tutto questo come ha fatto Jared!»
Decima sbuffò. «Perché Jensen è tanto testardo quanto bello. Non sarebbe andato abbastanza lontano per far sì che Jared vedesse quello che doveva vedere. Solo una parola di rifiuto e Jensen si sarebbe fatto da parte.»
«Lascia perdere, Nona.» consigliò Morta in tono dolce. «Si appartengono. Sono stati fatti l’uno per l’altro. Noi di tutte le persone dovremmo saperlo. Abbiamo solo…aiutato che accadesse.»
«Tesoro, puoi vegliare su di loro per tutto il tempo che vivranno e tenere tutto ciò che è dannoso alla larga da loro, okay? Siamo d’accordo?» sorrise Decima verso la sorella più piccola.
«Ma lo fai tu…» Nona era perplessa.
«Solo questa volta, sorellina.» Decima allungò una mano, toccando il ginocchio della sorella.
Nona saltò su, piena di gioia «Fantastico!»
E così avvenne che le tre sorelle del Fato, colei che canta di cose che erano, colei che canta di cose che sono e colei che canta di cose che saranno, si alzarono dal sofà di casa Ackles-Padalecki, inosservate da qualsiasi uomo, e si voltarono verso la porta.
«Okay, uhm…possiamo riprovare con Chad e Sophia?» tentò Nona nel suo tono più innocente, sperando di ottenere una risposta positiva questa volta, dato che le sue sorelle sembravano di buon umore.
«No!» la risposta arrivò da entrambe immediatamente.
«Dai!» piagnucolò Nona. Non le importava nemmeno di sembrare una bambina di cinque anni. «Possiamo chiedere a Cupido!»
«L’amore non è problema di Chad, Nona.» le disse Decima, aprendo la porta e lasciando sua sorella maggiore uscire per prima.
Nona sbattè un piede a terra. «Ma è stato un così grande amico per Jared!»
«Già, perché non stava pensando con il suo cazzo!»
Nona e Decima si voltarono verso la sorella maggiore, le espressioni stordite.
Morta ridacchiò e roteò gli occhi «Cosa? Non fate quelle facce. Conosco la parola per quello in ogni lingua del pianeta. Non pensiate che ho paura di usarle.»
Le sorelle più giovani si scambiarono un’occhiata prima che Nona tornasse alla sua voce implorante.
«Dee, ti prego! Si appartengono! Lo sai!»
«Sì, lo so.» ammise Decima. «Ma lui è una causa persa.»
Raggiungendo il marciapiede e non guardando indietro neanche una volta verso la casa che avevano appena rimesso a posto, tutte e tre si diressero a sud, nessuna destinazione certa sulla loro strada.
«Possiamo chiedere ad Afrodite. Ci deve ancora un favore per…» provò di nuovo Nona, ma Decima la interruppe.
«Tesoro, nessuno può metterlo a posto. Nemmeno noi.»
«Ma…»
«Lascia perdere!» replicarono le altre due all’unisono.
«Ma potremmo…»
«Lascia perdere!»
~ Fine ~