[Glee] Kurtofsky - Un ammiratore (poco) segreto

Feb 13, 2011 23:51

Titolo: Un ammiratore (poco) segreto
Autore: xel1980
Fandom: Glee
Personaggi: Kurt Hummel, Dave Karofsky, Blaine Anderson, Mercedes (di sfuggita)
Pairing: Dave/Kurt
Rating: PG-13
Parole: 2550
Genere: Fluff, Stupido (nuovo genere creato apposta per me!)
Beta: Non è betata perciò... abbiate pietà e se avete voglia di correggere qualche sproloquio ve ne sarei grata! xD
Note: Spoilers fino a "Silly Love Songs". La frase di Max Adler in cui diceva che probabilmente Dave ha passato San Valentino a piangere da solo in camera ha ispirato questa inutile fic! xD Questo è quello che ottengo quando sono in blocco e cerco di sbloccarmi scrivendo a ruota libera... non fateci troppo caso! (-_-)' La canzone di Mika è qui http://www.youtube.com/watch?v=s1XISbqXe3s se volete sentirla! :) Ignorate anche la pessima fanart, è lì solo perché l'ho fatta ed era diverso tempo che non disegnavo... (-_-)'
Riassunto: Battaglia a suon di cuoricini!
Disclaimer: Ovviamente i personaggi sono di Ryan Murphy!

Kurt Hummel non lo disse mai a nessuno, a parte Blaine, ma quella sera di San Valentino, rincasando dopo la festa al Bel Grissino con i suoi vecchi amici della McKinley e gli Usignoli della Dalton, sul suo letto trovò un pacchetto, neanche troppo piccolo, di media misura diciamo, incartato rozzamente e legato con lo spago. Sul pacchetto c'era una nota della sua nuova mamma che recitava in bella grafia “E' arrivato questo per te, nel pomeriggio. Attento a tuo fratello Finn: ha la mononucleosi! Un bacio!”. Sorrise sussurrando fra sé un che scemo, è ovvio quando baci tutta la scuola per raccogliere soldi per il Glee Club, e analizzò brevemente il pacchetto. Il timbro era di un ufficio postale in città... niente di indicativo. Il mittente non c'era.
Lo scartò dubbioso e portò allo scoperto una bella scatola nera con un fiocco fuxia. Era ben curato, pensò, e gli dispiaceva disfarlo, quindi tirò via lentamente il nastro da un lato finché non si sfilò e, quando finalmente tolse il coperchio, saltarono fuori tre piccoli palloncini rosa glitterati a forma di cuore recitanti BUON, SAN e VALENTINO. Impersonali, forse, ma tanto carini. Sicuramente di suo gusto. Erano legati ad una scatola a forma di cuore rossa ricolma di cioccolatini Godiva anch'essi a forma di cuore. Cercò fra gli strati di carta sottostanti ma niente, neanche un biglietto.
A Kurt scappò comunque un sorriso. Al diavolo la dieta, poteva assaggiarne uno.
Lo addentò ed era divino, ripieno di qualcosa che doveva essere una crema rosa al liquore di fragola. Mmmh. Ne prese un altro. Dopo l'ennesimo San Valentino da single e dopo tutto quello che era successo con Blaine, non ingrassare era l'ultima cosa che gli interessava.
Sistemò i palloncini legandoli alla testiera del letto e si sdraiò, la scatola di cioccolatini appoggiata sulla pancia.
Dev'essere stata Mercedes, pensò fra sé. Lei mi conosce bene, sa cosa mi piace... sicuramente voleva tirarmi su il morale... sì, dev'esser stata lei.
Ma quella teoria non lo convinceva: il pacchetto era troppo rozzo per essere fatto da una ragazza.
Addentò un altro cioccolatino. Il liquore forse iniziava a dargli alla testa. Ridacchiò.
“E se fosse stato Karofsky?” disse ad alta voce.
Gli ritornò in mente il suo primo bacio. Doveva essere colpa di tutto quello zucchero che aveva ingurgitato, ma il ricordo gli sembrò assurdamente dolce quando non lo era affatto.
Tutto l'odio che provava per quell'individuo gli aveva mandato in tilt il cervello... ma le sue labbra ricordavano il sapore, il contatto morbido, umido... la passione disperata...
“Kurt Hummel, hai fatto impazzire d'amore un rozzo uomo delle caverne! Devi esserne fiero! Sei causa di conflitti interiori quando tu ti valuti anche meno di zero!”
Chiuse gli occhi e infilò timidamente una mano nei pantaloni della sua divisa scolastica.
No, non aveva immaginato Karofsky che lo baciava ancora e poi lo prendeva con forza contro quegli stessi armadietti degli spogliatoi della McKinley, non poteva averlo fatto davvero. Era sbagliato... e terribilmente eccitante. Si lasciò andare alla fantasia, seppur restio, ma quando venne con un singhiozzo sgranò gli occhi sul soffitto e sentì il senso di colpa e il terrore e... e poi capì. In un certo senso capì Karofsky, anche se non poteva assolutamente giustificarlo. E a riguardare quel bacio con occhi nuovi... accidenti, era stato qualcosa di davvero importante.
Era così strano sentirsi d'un tratto amati ed odiati... e in un certo senso amare ed odiare.

***

Aveva guardato un tutorial, un fottuto tutorial su YouTube per imparare a fare un fiocco decente. Aveva rubato con fatica i soldi ad un secchione di primo per quel regalo e ora si sentiva un coglione. Un gigantesco coglione.
Chissà se Hummel l'aveva pure ricevuto, pensò Dave Karofsky fissando il cielo fuori dalla finestra. Per lo meno era sicuro di non poter essere riconosciuto: magari Hummel avrebbe pensato a quell'altro finocchio che gli ronzava attorno e ne sarebbe stato felice. Quello o qualcun altro.
Che cosa assurda, voleva solo che Kurt ne fosse felice.
Vaffanculo Kurt.
Vaffanculo perché è colpa sua se Dave si è scoperto essere... quello che è. Non gli era mai venuto duro per nessun altro uomo prima. (Un uomo che conoscesse, per lo meno. Il quarterback della sua squadra di football preferita, quando era più piccolo, Dave credeva non contasse.) Aveva questa maledetta voglia di toccarlo ogni sacrosanto giorno che si faceva bastare gli spintoni.

Guardami, sono qui, dannato Hummel. Guardami.

Dave Karofsky si sentì ancora più un coglione quando le lacrime presero a scendergli da sole. Quella checca gli mancava, non riusciva a impedirselo.

***

Kurt si tirò su, richiuse la scatola di cioccolatini e andò a darsi una ripulita. Una volta nel suo pigiamone caldo, si sedette alla scrivania, tirò fuori la sua carta da lettere preferita, coperta di cuoricini rosa, e afferrò una penna.
Cosa voleva fare di preciso? Scrivere una lettera di San Valentino a quello stesso ragazzo che l'aveva costretto a fuggire dalla sua vecchia scuola?
Sì, era proprio quello che voleva fare...
Rifletté un attimo, poi iniziò a scrivere.

Caro David, buon San Valentino! Scrisse con una smorfia di disappunto per la banalità... ma doveva sembrare stupido e banale, perciò continuò. Ti ho visto danzare con il Glee Club durante la partita, la settimana scorsa e ti ho trovato molto bravo... credo di aver perso la testa! Dovresti unirti a loro e mai, mai, mai vergognarti di ciò che sei. Se ti piace cantare e ballare, non vedo dove sia il problema. A me piaci molto di più in quella veste che in quella del bullo che sfoga le sue frustrazioni sugli altri... sono sicura che tu sia molto meglio di così! Tutta la tua energia che spinge per venire fuori, dovresti impiegarla in qualcosa di bello!
Non ti ho mai visto con una ragazza... chissà che un giorno non possa essere io la tua fidanzata! Con affetto, tua... tua... uhm. Kurt doveva pensare ad un nome di donna credibile... Meg? O Sally, forse... Sally poteva andare! Firmò la lettera con un cuoricino e senza pensarci troppo la imbustò e la richiuse con un adesivo, ovviamente a forma di cuore.
Poi si sentì molto idiota, ma il mattino seguente avrebbe comunque chiesto a Mercedes di lasciargliela nell'armadietto.

***

Mercedes chiese all'insegnante il permesso di andare in bagno. I corridoi della McKinley erano vuoti, fortunatamente: non avrebbe mai voluto che qualcuno la vedesse imbucare una lettera piena di cuoricini nell'armadietto di Karofsky!
Kurt doveva essere impazzito!

***

“Cosa diavolo...” farfugliò Karofsky trovandosi quella lettera nell'armadietto. La lesse velocemente, guardandosi intorno, e poi l'appallottolò, sicuro di volerla gettare via.
In realtà però forse un po' gli dispiaceva, perciò l'infilò in tasca per risistemarla in seguito.

Chi era questa Sally, poi? Non conosceva nessuno con quel nome.

Fra un'ora e l'altra si prese persino la briga di sfogliarsi l'annuario, in biblioteca, ma niente Sally, e non gli risultava ci fossero nuove studentesse in giro considerato anche che era costretto a radiografarle tutte con gli amici per salvare le apparenze...
Però il suo sguardo si posò d'istinto sulla foto di Hummel attorno alla quale aveva già scritto degli epiteti poco carini insieme ad Azimio e gli altri... (Sì, ma senza rovinargli quel bel visetto, notò.) Si accorse pure che c'era una nota a margine scritta a penna in cui qualcuno con buona proprietà di linguaggio, snocciolava un'invettiva contro i bulli e sull'importanza di essere sé stessi sempre e comunque e bla bla bla... di Hummel, insomma. Eppure quella grafia...
Stirò bene la lettera e comparò i due testi.
Arrossì.
Non sapeva bene come prendere quella nuova scoperta.
Si stava prendendo gioco di lui? Si stava nascondendo dietro un altro nome per dirgli davvero qualcosa? Non sapeva se incazzarsi o esserne felice... ma il suo battito accelerato non aveva dubbi.

***

“Ehi, Sally. Sei troppo distratto stamane!”
“Mh? Dicevi?”
“Blaine Anderson chiama Kurt Hummel, rispondere prego.”
“Scusami, Blaine. Non ho dormito molto stanotte... troppi pensieri per la testa...”
“Neanche io ho dormito granché dopo la mia gloriosa figuraccia da GAP...”
“Immagino... cioè, volevo dire... dai, non pensarci più! Dovevi tentare!”
“Adoro la tua sincerità! E tu? Che pensieri avevi per la testa?”
“Uhm. Ho scritto una lettera di San Valentino a Karofsky... firmandomi Sally. Lunga storia...”
Blaine scoppiò a ridere di gusto, piegandosi quasi in due, senza fiato.
“Ti... ti sembra così divertente?”
“No è... è solo che... me lo sentivo!”
“Cioè? Cosa ti sentivi?!”
In quella la campanella suonò e Blaine con un sorriso smagliante ancora in faccia lo abbandonò con un Ciao Kurt, poi mi racconti tutto e una pacca sulla spalla.
Si sentì parecchio prevedibile anche se proprio non capiva come Blaine potesse credere che... e va be', aveva comunque avuto ragione, alla fine, insomma...

***

Quella sera fu distratto dall'improvviso suono di un vetro che si frantuma. D'istinto si nascose sotto la scrivania, poi realizzò che a bucargli il vetro della finestra era stato un grosso sasso a cui era incollata con lo scotch una cosa a forma di cuore.
Accidenti, pensò Kurt, ora viene fuori che Karofsky ha imparato troppe cose da CSI...
Afferrò il tutto e lo nascose sotto il cuscino quando Burt Hummel entrò in camera sua di colpo, allarmato.
“Scusa, papà, mi è saltata via dalle mani la spazzola che stavo usando come microfono e si è infilata nel vetro...” ringraziò Rachel nella sua mente per la stupida ma pronta scusa.
Si beccò una piccola strigliata dal padre mentre rattoppava la finestra per la notte, ma quando si fu sfogato ed ebbe finito, lasciandolo di nuovo solo in camera, ringraziò che il padre invece non vedesse affatto CSI (I vetri sul pavimento della camera, per esempio?).
Tirò fuori l'oggetto da sotto il cuscino e si accorse che era una chiavetta USB. L'attaccò al suo iMac e sopra c'era un file .mp3, nient'altro. Mise su le cuffie e sentì partire una canzone, voce e chitarra.
Doveva averla già sentita da qualche parte, però... non gli sovvenne subito, poi si ricordò che era una canzone di Mika mai pubblicata... di nome Sally. Ma la voce non era per niente quella di Mika, era più profonda, un po' timida... ma riusciva ad arrampicarsi bene lungo la canzone. Molto bene.

She took a ride on another train
She couldn't cry cuz her face was bleeding
She booked a ticket in another name.
She never thought it would be so easy

She's never ever been together,
but she's never meant to fall apart,
It hurts her either way.

Coulda put em' back together,
all the pieces of a broken heart.
It hurts you anyway.

When you don't know be shouldn't be
Where the life should of been

Sally, don't let the rain get you down,
Look out the window
Something's coming in
that's gonna chase away your sorrow.

Don't let the rain get you down
look out the window
Gotta shine again like the world around you

Sally, who turned on you
Made you black eyed, Sally blue?
Sally who turned on you
Made you blacked eyed
Sally!

Non l'avrebbe mai immaginato, ma anche lui aveva ricevuto la sua serenata a San Valentino (giorno più, giorno meno)... all'improvviso voleva piangere. Si sentiva così confuso... eppure il cuore gli batteva forte... e sorrideva mentre le lacrime gli scendevano da sole... era felice.

The pleasures could of been
And the blue is that she's easy and I love you so

I could love you tomorrow
And see that you don't know my love at all

Don't let the rain get you down
Look out the window
Somethings coming in
That's gonna chase away the sorrow
Don't let the rain get you down,
Look out the window
Gotta shine again like the world around you

Sally, who turned on you
Made you black eyed, Sally blue?
Sally who turned on you
Made you black eyed, Sally

Karofsky aveva davvero intenzione di farlo innamorare.
Era assurdo, assurdamente assurdo... passare dagli spintoni, ai baci, dalle minacce di morte alle serenate... non aveva alcun senso... era tipo un incubo... ma bello.
Poi qualche altro secondo trascorse nel silenzio finché sentì un sospiro e quella stessa voce farfugliare un “Sally, che nome idiota. Domani alle 16 nella palestra della McKinley, così la finiamo con queste cazzate.”
Kurt si asciugò le lacrime con un sospiro. Tanto non se la beveva più: Dave poteva usare quel tono da bestia quanto voleva, ora... Kurt aveva capito troppo di lui.

***

Aveva ascoltato quella canzone in loop tutto il giorno dal suo iPhone, in ogni momento libero della mattinata finché Blaine non gli aveva tirato via il telefono e gli auricolari.
“Aspetta... fammi indovinare... è Karofsky che canta?”
Kurt sospirò. “Già... invece di cantarmela sotto la finestra ha pensato bene di lanciarcela direttamente dentro spaccandomi un vetro.” Sorrise.
“Kurt, ti rendi conto che questa cosa sta assumendo proporzioni tali da poterci scrivere su una commedia romantica?”
“Che c'è, sei geloso?” Gli domandò l'altro scherzosamente, con un sorrisetto malizioso.
“Un po' sì!” ricambiò il sorriso. Era sincero. “Alle 16 alla palestra della McKinley? Ci andrai?”
“Credo di sì... anche se ho paura...”
“Portati dei preservativi, non si sa mai!”
Kurt gli infilò una gomitata sotto una costola.

***

Dave era arrivato in palestra con quaranta minuti di anticipo.
Come aveva previsto, la sala era completamente vuota. Si sedette su una pila di materassini e sentì l'eco del suo sospiro risuonare fra le pareti distanti. Doveva solo aspettare.
Era talmente imbarazzato, però, che avrebbe preferito essere inghiottito dal pavimento per sempre, eppure la sola idea di aver condiviso il suo segreto con qualcuno lo confortava... anche se quel qualcuno era la causa di tutto...
Ormai tanto era come se fosse lì ad aspettarlo in mutande, si era esposto troppo... ma lo doveva a sé stesso e ad Hummel.
Si gettò all'indietro sui materassini e mentre trafficava col cellulare, si addormentò.
Non aveva dormito granché bene nelle ultime notti.

***

Quando Hummel entrò in palestra, Karofsky era ancora addormentato. Stringeva in una mano il cellulare mentre l'altra era rilassata al suo fianco.
Kurt non sapeva bene come comportarsi: forse doveva svegliarlo... ma a dire il vero gli dispiaceva. Quando dormiva, senza la sua classica espressione arcigna cucita in faccia, Dave era quasi bello... senza quasi.
Rimase ad osservarlo per un po': aveva su dei jeans cargo, una t-shirt nera a maniche lunghe e una camicia a quadri bianca e nera, maniche corte. Gli piaceva, quell'accostamento... pensò che gli donasse particolarmente.
Si era fatto bello per lui, forse?
Kurt invece aveva addosso la sua uniforme scolastica. Ormai non indossava altro...
Gotta shine again like the world around you.
Gli tornò in mente quella canzone. Mise su le cuffie e l'ascoltò ancora, sdraiandosi al suo fianco. Infilò con cautela la sua mano sotto quella libera dell'altro, stringendogliela gentilmente, e con la musica attorno e lo sguardo ancora fisso su di lui, sentì la paura scivolargli via di dosso e lasciar spazio al sonno.
Certo non era stato quello che aveva sempre sognato, ma nonostante tutto anche Kurt era riuscito ad avere il suo primo San Valentino romantico, quell'anno. In qualunque modo fosse andata a finire, il ricordo gli sarebbe per sempre rimasto cucito sul cuore, accanto alle ferite.


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