[Star Trek XI] K/S - 5 volte... // K/S(/M) - Dicono che nella morte siamo tutti soli

Sep 22, 2010 16:24

Titolo: Cinque volte in cui James T. Kirk era ubriaco e una in cui non lo era.
Autore: xel1980
Fandom: Star Trek XI
Personaggi: James T. Kirk, Spock, e vari altri menzionati
Pairing: Kirk/Spock
Rating: PG-13? Ma anche NC-17?
Parole: 3665
Genere: Non lo so... di sicuro è slash! xD
Prompt: Jolly (alcol) @bingo_italia
Beta: La mia sorellozza laurazel! :)
Note: Non fate caso a me... in questo periodo scrivo ancora peggio del solito. Fra l'altro questo è il mio primo tentativo di scrivere qualcosa su Star Trek e risale già a un po' di tempo fa... non avevo ancora visto TOS infatti la caratterizzazione si basa sul reboot del film del 2009 quasi esclusivamente...
Riassunto: Uhm... il titolo è già un riassunto... xD
Disclaimer: Ovviamente i personaggi sono del grandissimo Roddenberry! ♥

Il capitano James Tiberius Kirk aprì gli occhi di colpo, pronto ad afferrare il suo phaser dal cassetto del comodino, ma l'immagine che gli si parò di fronte era solo quella del comandante Spock che lo fissava, affacciato su di lui.
Come un fottuto gatto.
“Voleva rubarmi il respiro?!” biascicò incoerente tirandosi su nel letto. Chi gliela aveva raccontata la storia dei gatti che ti rubano il respiro mentre dormi? Non se lo ricordava... non ricordava neppure perché la sua testa facesse così male.
“In realtà stavo valutando un metodo non troppo traumatico per svegliarla quando mi è sovvenuto il dubbio che fosse in coma etilico.” rispose il comandante pacatamente ma con un filo di disappunto nella voce. La sua figura composta (e sobria, naturalmente) era ancora più antitetica, ora, in contrasto con un Kirk ubriaco, spettinato, con le occhiaie e con indosso i soli pantaloni della divisa.
“Le assicuro che non era quello il metodo meno traumatico.” sospirò Kirk massaggiandosi le tempie. “Cosa succede, allora?”
“Abbiamo ricevuto una richiesta d'aiuto dal quadrante Gamma.”
“D'accordo, arrivo.”
Il capitano fece per alzarsi, forse troppo in fretta, e rimase come congelato sul bordo del letto, le spalle rivolte a Spock. Sospirando, il comandante afferrò il cestino della spazzatura e lo piazzò di fronte a Kirk, giusto in tempo perché ci vomitasse dentro. Gli tenne persino una mano premuta sulla fronte in una specie di abbraccio da dietro che non avrebbe dovuto imbarazzarlo ma lo fece. Le sue guance si colorarono appena di un tenue verde quando poi i suoi occhi caddero sulla linea sinuosa della schiena scoperta del suo capitano, aderente al proprio addome.
“Grazie, Spock, va molto meglio. Credo.” farfugliò Kirk tirandosi su contro il comandante che poteva ormai parlargli all'orecchio.
“Dovremmo far sparire gli alcolici dalla nave, capitano. Non possiamo permetterci di essere inefficienti neppure alla riuscita di una missione. Come può vedere, i problemi non aspettano la fine dei festeggiamenti.”
Kirk gli appoggiò la testa su una spalla e sospirò. “Non posso togliere il grog alla ciurma, comandante. Il morale va tenuto alto.”
Spock non era sicuro di sapere cosa fosse questo grog, ma dovette trovarsi d'accordo sull'ultima frase: infatti il suo morale in quel momento era stranamente alto.

***

“Lei ha il tenente Uhura, io ho solo le licenze e i bar per rimediare una scopata, e l'alcol a darmi una spintarella. Non mi faccia sempre la predica, Spock.” lo liquidò velocemente Kirk, già ubriaco, strascicando le parole e facendo un cenno al barista perché gli riempisse di nuovo il bicchiere.
“Credevo si fosse segretamente, come dice lei, scopato almeno un terzo dell'equipaggio dell'Enterprise, veramente.” ribatté Spock con sdegno mal celato sedendosi al suo fianco al banco. “E poi io non ho più il tenente Uhura, se può esserle di conforto.” aggiunse sottovoce, come fra sé e sé.
“Cosa? Perché? Eravate così... sexy! Più di una volta avrei voluto infilarmi nel letto fra voi due, accidenti.” ridacchiò James, ma non sembrava poi così dispiaciuto. Spock pensò fosse perché ora aveva finalmente libero accesso alle stanze di Nyota. “Ehi, dai qualcosa di forte al mio amico!” urlò poi al barista in modo che lo sentisse al di sopra della musica. “Si è lasciato con una delle umane più belle che io abbia mai visto!”
“Perché i vulcaniani bevono alcolici?” domandò il barista.
“No. Va bene dell'acqua, infatti, grazie.” intervenne il comandante, lievemente imbarazzato. “Il tenente Uhura ha un grandissimo potenziale e una gran forza vitale. La stavo limitando.” aggiunse poi verso Kirk buttando giù il suo bicchiere d'acqua e rialzandosi. Frugò nelle tasche e lasciò sul banco il dovuto in moneta corrente più una mancia. “Si goda la sua licenza.” aggiunse poi, accennando il suo solito saluto e allontanandosi.
A James, quella bella frase sembrava solo una scusa.
“Ci credo che la stava limitando. Ho sentito dire che ai vulcaniani viene duro una volta ogni sette anni.” ridacchiò il barista riempiendo di nuovo il bicchiere di Kirk.
“Quel vulcaniano è mezzo umano, comunque.” lo difese, buttando giù un altro sorso.
Questa cosa dei sette anni, però, lui non l'aveva mai sentita.
Abbandonò il bicchiere con un “torno subito” al barista e si guardò intorno. Spock non aveva ancora lasciato il locale, era intento a farsi strada fra la folla danzante cercando di raggiungere l'uscita. Nonostante barcollasse vistosamente, Kirk riuscì a raggiungerlo.
“Ehi, Spock!” gli urlò, catturando la sua attenzione. Poi lo spinse contro il muro in un angolo buio e gli prese il viso con una mano, sorridendo al suo sguardo smarrito.
Si protese a leccargli un orecchio (aveva sempre desiderato farlo) mentre col pollice gli accarezzava le labbra. Scese a baciargli il collo e gli si spinse contro, infilando l'altra mano fra loro, accarezzandolo fra le gambe. Il ragazzo funzionava perfettamente.
Indietreggiò di qualche passo guardandolo con malizia. “Forse semplicemente Uhura non era la persona giusta!” gli disse, e si gettò nella folla a ballare con addosso una vistosa erezione, lasciando lì Spock a bocca aperta.
“Interessante.” farfugliò poi il comandante cercando di riprendere il controllo.

***

“E' assolutamente inconcepibile che lei beva in servizio, capitano. Lo sa che può costarle la carriera, vero?” domandò il comandante Spock, sensibilmente alterato.
Kirk lo indicò ridendo sonoramente e tirò giù un altro sorso dalla sua bottiglia sotto lo sguardo attonito degli ufficiali sul ponte di comando. Spock si voltò a fissare il dottor McCoy, come a chiedere spiegazioni.
“E va bene, non le si può nascondere proprio niente, vero signor Spock?” sospirò Bones. “Io e Jim abbiamo fatto una scommessa. L'ho sfidato a bere un sorso di whiskey ogni volta che lei protesta, alza la voce o dissente nei suoi riguardi, e lui mi ha preso sul serio. La mia posizione era che alla fine della giornata sarebbe stato ubriaco, quindi ho ufficialmente vinto io.” abbassò lo sguardo colpevole.
“Ah, bene. Solo perché siamo in ricognizione e non accade nulla di rilevante da due giorni e sedici ore, questo non significa che siamo in vacanza, dottor McCoy, e lei più di tutti dovrebbe sapere quanto sia importante che il capitano resti in perfetto controllo per la salute dell'Enterprise e il suo equipaggio.” si voltò a guardare Kirk. Il capitano aveva evidentemente sopravvalutato la loro recente sintonia quando aveva scommesso, e quasi si rattristò di averlo deluso. Le guance gli si colorarono appena di verde e il capitano doveva essersene accorto.
“Ecco, è colpa sua, Spock! E' fastidioso come un dito nel cu... no, aspetti, quello non è fastidioso. Anzi.” la voce di James era impastata e quasi incomprensibile, anche perché continuava a ridere.
“D'accordo. Dimenticheremo di riportare questo evento nei registri nella speranza che niente di quanto accaduto qui dentro oggi trapeli al di fuori di quella porta.” Spock cercò di riacquistare il suo contegno, pur nell'illegalità della sua decisione e nel sottile tono di minaccia della sua delibera. “Ora con molta discrezione l'accompagnerò nella sua cabina, capitano, e prenderò il suo posto per il resto della giornata.”
“Ok, ok, ok!” canticchiò James cercando di alzarsi dalla sua poltrona per poi rassegnarsi a chiedere il sostegno di Spock.
“Su, ne prenda un sorso, comandante!” ridacchiò ancora Kirk nel turbo-elevatore, porgendogli la bottiglia.
“No, Jim.” asserì deciso l'altro. “Non ne ho alcuna intenzione.”
“Forza, senta che sapore! Persino lei non può non amarlo!” aveva farfugliato prima di bagnarsi le labbra di whiskey e di passargliene qualche goccia con un bacio.
Le loro labbra si erano appena toccate, una volta, poi un'altra. Spock aveva schiuso le proprie per catturarvi in mezzo quelle di Kirk quando l'altro si era sottratto guardandolo protendersi a vuoto verso di lui.
“Allora?” gli sorrise il capitano. Qualcosa di un po' sadico c'era, in quel sorriso.
Spock si passò la lingua sulle labbra e riaprì gli occhi lentamente.
“Sì, credo di amarlo.” sussurrò più a sé stesso.
Il whiskey però aveva un sapore orrendo.

***

“E' solo una cena diplomatica, comandante. Il capitano discorrerà, mangerà, berrà e tornerà sull'Enterprise ubriaco e contento. Non c'è motivo di monitorarlo costantemente.” sospirò Scotty spostando il peso da un piede all'altro alle sue spalle.
“Vada pure in mensa, resterò io a controllare che il capitano faccia ritorno in un unico pezzo. Avrò cura delle sue macchine, ingegnere capo.” gli fece cenno Spock senza staccare gli occhi dallo schermo. Aveva fatto pedinare Kirk da una microsonda video fluttuante ed aveva la situazione sotto controllo. Al primo segno di difficoltà si sarebbe teletrasportato sulla nave Magentiana in suo soccorso, ma fondamentalmente fino a quel momento era andato tutto come previsto da Scott: cibo, chiacchiere e uno strano distillato di bacche che aveva fatto ubriacare Kirk in appena tre sorsi.
Spock sentì qualcosa stringergli lo stomaco quando uno degli alieni rosa a quel tavolo, presumibilmente l'interprete, che però era anche figlio dell'ambasciatore, dopo un paio d'ore di flirtare spudorato, fece scivolare le sue tre lingue nella bocca del capitano, il quale sembrò anche gradire molto. Poi uno dei tentacoli anteriori di quella creatura s'infilò nei suoi pantaloni e Spock si guardò d'istinto alle spalle per accertarsi che fosse l'unico ad assistere a quella scena vergognosa. Ma poi non riuscì più a distogliere lo sguardo.
“Jim, sei senza pudore.” sussurrò fra sé, fissando l'espressione di estasi sul viso di Kirk e ringraziò che l'ambasciatore e gli altri commensali fossero distratti da un gruppo di ballerine locali mentre sfoggiavano la loro danza tipica un po' viscida.
Spense il monitor e oltrepassò una porta a vetri, sistemandosi su una postazione di teletrasporto. Fece un cenno ai tecnici dall'altro lato e in pochi secondi si ritrovò in quella sala.
Fortunatamente era buia, le uniche luci puntate sulle danzatrici, e nessuno vide Spock scivolare furtivamente fin da Kirk.
“Posso sapere cosa sta facendo, capitano?” domandò sottovoce nel buio, accovacciato al suo fianco. Aveva provato a evitare che lo sguardo gli cadesse più in basso ma invano: ormai doveva essere verde come una pianta di plastica. “Vuole rischiare un incidente diplomatico?”
James, lo guardò e sorrise, ma senza interrompere né il bacio né le attività al piano di sotto che, anzi, sembrò ostentare aumentando la velocità dei suoi movimenti sul grosso fallo dell'alieno che ricambiò energicamente strappandogli dei gemiti sonori.
“Ma'thy, ti presento Spock, il mio partner.” gemette con un sorriso, leccandogli le labbra e le lingue, ma guardando il comandante. Spock ricambiò lo sguardo, fulminandolo.
“Partner.” ripeté freddamente. “Capitano, dovrebbe davvero mettere fine a quest...”
L'alieno rosa sorrise e non gli lasciò finire la frase infilandogli le lingue in bocca e attirandolo a sé con un altro tentacolo.
Questo, Spock, non l'aveva previsto.
Cercò di sottrarglisi mugugnando qualcosa ma riuscì solo a far ridacchiare James. “Ehi, tocca a me, ora! Vacci piano!”
Il comandante prese fiato come uscendo da un'apnea per poi sentirsi tirare a sé dal suo capitano.
Spock non aveva previsto neanche questo.
Si guardarono per un attimo, poi Jim gli sorrise, gli spettinò i capelli e lo baciò. Un bacio vero, questa volta, prepotente e lascivo, ma anche premuroso, uno strano contrasto che Spock avrebbe voluto analizzare... per ore... ma Kirk dovette interrompersi molto presto, sorpreso dall'orgasmo. Venne aggrappato al suo collo, gli occhi azzurri puntati in quelli scuri dell'amico.
“Mi spiace... le ho sporcato la divisa.” biascicò James, arrossendo. Si leccò le labbra e tornò a dedicarsi a Ma'thy finché non poté ricambiare quel gran bell'orgasmo.
Lo sguardo di Spock rimase puntato sulle macchie sulla sua divisa; si sentiva scombussolato e le mani gli tremavano, e un vulcaniano non dovrebbe mai perdere il controllo così facilmente.
Decise, quindi, che avrebbe evitato a tutti i costi di avere di nuovo a che fare con un James T. Kirk ubriaco. Poi le luci si riaccesero fra gli applausi scroscianti e gli inchini delle ballerine. Doveva sparire alla svelta.

***

Spock avvicinò il bicchiere alla bocca ma l'odore che sentì non era certo quello della sua solita acqua: pungente e dolciastro, doveva essere qualcosa di alcolico.
Alzò gli occhi su Jim Kirk, seduto di fronte a lui in mensa ufficiali e posò il bicchiere per poi sostituirlo con quello dell'amico alla prima distrazione, convinto di rimbalzargli uno stupido (ed inutile, in quanto l'alcol sui vulcaniani non ha alcun effetto) scherzo.
“Si rende conto, comandante? Bones mi ha messo a dieta perché ho preso un chilo e mezzo. Uno e mezzo!” esclamò irritato dopo aver tentato per dieci minuti di mangiare la sua insalata con aria indifferente.
“Non vedo cosa ci sia di raccapricciante in un'insalata, presumibilmente scondita. Le gioverà alla salute.” rispose Spock con un po' di sarcasmo nella voce pulendosi la bocca con il suo tovagliolo. Kirk sbuffò in modo teatrale, “Certo, per lei che è vegetariano non c'è niente di raccapricciante in un'insalata.” e continuò a fissarlo mentre ripiegava e sistemava al lato del piatto la sua salvietta, proprio come un bambino ben educato.
Chissà se l'avrebbe mai visto senza quel palo nel culo, si chiese per un attimo. Poi prese il bicchiere e buttò giù un sorso.
Era chiaramente Vodka.
Gli sfuggì un sorrisetto e continuò a bere facendo finta di niente. La prima cosa che gli passò per la testa, però, fu che forse Spock aveva voglia di farsi molestare di nuovo dal suo capitano ubriaco. Quello che invece il comandante trovò interessante era che Jim non avesse messo giù le carte e chiamato il bluff, una volta smascherato.
Piuttosto Kirk si protese verso di lui e gli disse sottovoce con un sorrisetto malizioso. “Spock... crede davvero di aver bisogno di farmi ubriacare?”
Il comandante, si mise in piedi di scatto con le guance verdi e un'espressione vagamente indignata sul volto, la bocca aperta come a voler dire qualcosa ma si limitò a richiuderla senza fiatare. In un altro momento avrebbe saputo bene come rispondere all'accusa, ma quelle parole lo confondevano.
Afferrò il suo vassoio e si allontanò. Avrebbe scoperto l'autore di quello scherzo insensato e gliel'avrebbe fatta pagare cara.
Poi gli venne di nuovo in mente l'espressione di James, come un'immagine residua sulla retina: il sorriso era malizioso, sì, ma gli occhi... erano sinceri e forse felici. Sentì il cuore saltare un battito e poi vergogna e paura.

***

“Non mi guardi così, comandante. Non potevo evitarlo. Si ricorda la storia del tenere il morale alto? Siamo tutti sobri, come avrà notato, e sono anche riuscito ad ottenere che parte del cenone fosse di suo gradimento.” gli sorrise Kirk porgendogli un piatto. “E qui, a tale scopo, c'è un’ottima torta senza derivati animali!”
Il Capodanno terrestre. Tutti sembravano gioire dei festeggiamenti. Si erano fatti turni molto brevi e serrati per coprire il ponte di comando e la sala macchine pur di permettere a tutti di cenare, ballare e socializzare: l'equipaggio era molto numeroso e capitava spesso che non ci si conoscesse affatto, per mesi, durante una missione sulla stessa nave.
Spock si era concesso di mangiare qualcosa e poi aveva trascorso la maggior parte del tempo sul ponte a sostituire il capitano, ma quando James era tornato alla sua postazione portandogli una fetta di torta dall'aspetto delizioso e strabordante crema al cioccolato, Spock si sentì molto illogicamente incapace di declinare.
“Grazie, Jim.” disse prendendo il piatto. “La mangerò e poi mi ritirerò per un'ora o due nella mia cabina, se è possibile.”
“Certo.” rispose Kirk fissandolo dubbioso: era forse la prima volta che Spock dimostrava di essere... stanco, forse?
James lo osservò mangiare: aveva l'espressione di chi stesse assaporando qualcosa di proibito ma vergognosamente appagante. Per un attimo aveva persino chiuso gli occhi con un sospiro per poi riaprirli e fissarli in quelli del suo capitano. C'era qualcosa di davvero sensuale in lui e Jim non riusciva a distogliere lo sguardo, neanche per mantenere le apparenze.
Gli sorrise. “Buona, vero?” domandò. Non gli avrebbe mai fatto sapere che l'aveva preparata con le proprie mani: era troppo poco virile da ammettere.
Spock gli si avvicinò, forse un po' troppo, chinandosi su di lui e appoggiandogli una mano sulla sua in una specie di carezza. Jim d'istinto girò il palmo a incontrare il suo e lo guardò negli occhi. Nella sua testa sentì la voce di Spock.
“E' la cosa più buona che abbia mai mangiato.”
Il sorriso sul viso di Kirk si allargò ulteriormente. Spock gli accarezzò le dita con un tocco lieve per qualche altro secondo e poi si allontanò, lasciandolo lì con un principio di erezione.
Lo seguì con lo sguardo mentre entrava nel turbo-elevatore ma il suo passo non era fiero e stabile come al solito. (Non l'aveva mica avvelenato con quel dolce?)
Decise di seguirlo fino alla sua cabina, di nascosto. Lo vide darsi un tono quando incrociava qualcuno nei corridoi per poi appoggiarsi alle pareti in cerca di stabilità ogni qualvolta credesse di esser solo e, una volta di fronte alla sua porta, rimase a contemplare la pulsantiera troppo a lungo, sbagliando il codice d'accesso almeno due volte.
Se quello non fosse stato Spock, Jim avrebbe pensato che fosse ubriaco.
Quando poi l'aveva visto appoggiare la fronte alla porta ridendo come non l'aveva mai visto fare, decise di avvicinarglisi. Qualcosa proprio non andava.
“Spock, tutto bene?” gli mise una mano sulla spalla. Il comandante lo guardò con ancora in faccia un sorriso smagliante e James si accorse di quanto fosse bello.
“Capitano, ho solo bisogno di sdraiarmi un po' ma non ricordo più come entrare nella mia cabina.” ricominciò a ridere di gusto, questa volta nascondendo la faccia nell'incavo della spalla di Jim. “Venga nella mia.” gli sussurrò all'orecchio. “Qualcosa in quella torta non andava, vero?”
“Come per voi l'alcol, per noi vulcaniani saccarosio e cioccolato sono piaceri colpevoli.” gli rispose sottovoce alzando appena la testa dalla sua spalla. “E' un po' come per le emozioni che lei suscita in me: ne detesto gli effetti ma non riesco a fare a meno di indugiarvi.” James non riuscì a rispondere, solo il battito del suo cuore prese ad accelerare. “Non potevo rifiutare una torta al cioccolato che il mio capitano aveva preparato per me. Non era logico, dal mio punto di vista.”
“Comandante, le ordino di non dire a nessuno che so cucinare.” gli sorrise Kirk, cercando di sdrammatizzare il suo imbarazzo, ma era comunque arrossito. Spock riprese a ridere dopo un vano tentativo di evitarlo. Gli diede una pacca su una spalla e si staccò da lui, barcollando verso la sua cabina.
James riprese fiato e lo seguì, lasciandolo entrare nei suoi alloggi.
“La sa una cosa? Quel sorriso le sta bene in faccia.” il capitano era seduto al suo fianco sul letto e lo guardava. Le guance di un verde carico, gli occhi grandi e umani, lucidi e un po' cerchiati, le labbra morbide arcuate, i capelli spettinati.
“Capitano, voglio sperare che questo episodio resti fra noi.” disse il primo ufficiale in tono quasi di supplica, ma complice.
“Spock, a me non deve dimostrare niente quindi con me può essere sé stesso ogni volta che si stufa del suo fastidioso autocontrollo. Non sarò certo io ad andare a dirlo in giro, né glielo farò pesare.” farfugliò il capitano, fissandosi i piedi.
“Cosa intende, di preciso, t'hyla? Vuole farsi carico del mio peso emotivo? E perché?” il comandante si sollevò appena per guardarlo meglio, lentamente, poiché la testa gli girava ancora parecchio.
“Perché.” Kirk alzò le spalle. “Non lo so. Lei lo farebbe per me?”
“Lo farei.” Spock gli sorrise, porgendogli una mano. Jim la prese nella propria. (C'era sempre qualcosa, in quel contatto con il suo primo ufficiale, di troppo intimo, erotico. Non se lo spiegava.) Il comandante, poi, appoggiò la mano di James sulla propria coscia, accompagnandola lungo l'interno fino all'inguine, dove Kirk si fermò ad accarezzare il suo sesso turgido attraverso i pantaloni, sorridendo rilassato, gli occhi azzurri puntati finalmente nei suoi.
Oh, eccolo, di nuovo.
Jim era molto più a suo agio nel campo dell'istinto che non in quello dei sentimenti, constatò Spock, il che poteva essere insolito per un umano: ai suoi occhi erano tutti degli illogici sentimentali ma aveva avvertito chiaramente l'imbarazzo dell'amico svanire non appena fu tornato in controllo. Anche Jim Kirk aveva bisogno di qualcuno che segretamente lo aiutasse ad alleggerirsi il cuore del peso delle proprie emozioni, quindi. Era evidente.
“Lo farò.” corresse dunque Spock, con un gemito. Le sensazioni iniziavano ad avere la meglio.
Riaprì gli occhi sul soffitto della cabina di Kirk, il quale dormiva ancora nudo al suo fianco. Contenne il suo disappunto limitandosi a sospirare. Non ricordava niente di quanto fosse successo nelle ore precedenti e, data la situazione, doveva aver scordato qualcosa di importante.
Con sguardo colpevole allungò una mano verso Jim, posandogli le dita sulla fronte e sul viso, frugando con discrezione nella sua memoria.
Fu sovrastato dalle sensazioni e dai suoi stessi ricordi che, aiutati da quelli di Jim, gli tornarono con prepotenza alla mente. Le divise sul pavimento, poi le sue labbra, la sua lingua, la sua pelle, il battito del suo cuore, le dita avvolte strette ai loro sessi, diversi eppure simili, lo sfregare e i sospiri, l'orgasmo e le emozioni… e quel semplice sentimento che lo faceva sentire colpevole, fragile, debole.
Kirk riaprì gli occhi a sua volta ed incontrò quelli sgranati e sorpresi dell'amico. Gli sorrise.
“Si è ripreso, alla fine!” biascicò, la voce impastata dal sonno.
Spock non rispose ma gli prese il viso fra le mani attirandolo a sé per un bacio che a Jim sembrò disperato, agognato, carico di troppe di quelle emozioni che un vulcaniano non vorrebbe mai dover esprimere ma, ugualmente e a suo modo, composto: era il loro primo bacio da sobri.
(Il primo di tanti altri, si augurò vergognandosene il capitano.)

***

Titolo: Dicono che nella morte siamo tutti soli
Autore: xel1980
Fandom: Star Trek XI
Personaggi: James T. Kirk, Spock, Leonard "Bones" McCoy
Pairing: Kirk/Spock(/McCoy)
Rating: PG?
Parole: 1236
Genere: Non lo so... di sicuro è slash! xD Poi è un po' angst e un po', boh...
Prompt: Malattia @bingo_italia
Beta: La mia sorellozza laurazel! :)
Note: Secondo tentativo di scrivere qualcosa di Star Trek... si riferisce sempre al reboot perché mi sento più a mio agio con un linguaggio più moderno, ma è già più influenzata da TOS... credo...
Riassunto: Kirk sta morendo, oh my gawd.
Disclaimer: Ovviamente i personaggi sono del grandissimo Roddenberry! ♥

Dal diario personale del primo ufficiale dell'Enterprise.
E' un altro di quei momenti in cui sento scivolare via la logica, un altro di quei momenti in cui odio la mia metà umana. Eppure proprio ora dovrei mantenere il controllo: sono facente funzione di capitano mentre Jim lotta contro una malattia che neanche il dottor McCoy è riuscito ancora ad identificare in modo esauriente. Ho nelle mani le sorti dell'Enterprise e del suo equipaggio ma la mia mente continua a tornare al capitano in quel letto d'infermeria.
Siamo ancora in orbita di parcheggio attorno al pianeta Miras IV, pianeta di classe M su cui 3.000 coloni terrestri hanno perso la vita in modo piuttosto violento, con il corpo completamente squarciato in numerosi punti, a causa probabilmente di una spora in viaggio nello spazio e approdata all'improvviso poco più di 35 giorni fa. Questo è quanto siamo stati in grado di supporre finora.
Il contagio, fortunatamente, non avviene da individuo ad individuo ma per solo contatto diretto con la spora perciò ho potuto trasportare il capitano di nuovo sulla nave e far sì che il dottor McCoy possa tenerlo sotto controllo in ambiente sterile.
Le nostre precauzioni in fase di sbarco sono state del tutto inutili, evidentemente, e sebbene la mia metà vulcaniana non ne sia rimasta affetta, quella umana è afflitta da un dolore forse peggiore di quello della malattia stessa: la paura di perdere Jim.
Mi sono rifugiato in meditazione ogni giorno, nella speranza di domare le emozioni, ma l'unica cosa che sembra farmi ritrovare calma e lucidità è il suo sorriso mentre gli tengo le mani. Sapere che è ancora vivo e che c'è una seppur minima speranza, mi rincuora e l'opposto.
Illogico, ecco ciò che sono diventato.
Ho lottato fino allo stremo con me stesso per ritrovare l'equilibrio dopo la morte di mia madre ma servendo al fianco di quest'uomo, sono inciampato ancora e le mie difese sono cadute di nuovo. Ma di una cosa sono sicuro, nonostante l'imbarazzo che mi provoca questa mia scelta: non voglio lasciare andare un'altra persona che amo senza che sappia.
“Signor Spock, dovrebbe passare più tempo sul ponte di comando e meno qui al mio fianco.” mi ha sussurrato con un filo di voce il capitano, sorridendomi ancora con le poche forze scampate agli antidolorifici.
“No, Jim. E' questo il mio posto...” gli ho stretto le mani. “e sempre lo sarà: al suo fianco.”
Spero che abbia capito.

Dal diario personale del capitano dell'Enterprise.
La solitudine mi spaventa, è come camminare in un buio pesto e denso che ti schiaccia al suolo e ti strappa il fiato dalla gola. E' così che immagino la morte, fra l'altro... ma non riesco a spiegarmi meglio, ora: ho in corpo una quantità di sedativi che ammazzerebbe un cavallo.
Perché parlo di solitudine mentre sto per morire?
Dicono che nella morte siamo tutti soli, ma qui al mio fianco c'è una persona speciale che veglia su di me, e l'idea della morte mi fa sentire ancora più solo, ora, perché non voglio lasciarla.
(Spock, l'ho trovata da poco, non voglio già lasciarla.)
La mia sete di sconsiderato contatto umano s'è dissolta quando ci siamo avvicinati. Non mi sentivo più solo, non avevo più paura di quella morte in vita che mi aveva perseguitato e terrorizzato lungo tutto il mio percorso. Mi dava sicurezza averlo lì al mio fianco, e ancora me ne dà. Ma in questo preciso instante ho dovuto allontanarlo con una scusa perché non voglio che si accorga che sta per succedere.
Il mio addome ha iniziato a gonfiarsi.
“Prima di andare, comandante... me lo farebbe un sorriso?” ho provato a chiedergli. Lui l'ha fatto, bellissimo, ma i suoi occhi avevano dentro una tristezza profonda che conosco bene. L'ho già vista.
Spero non sia l'ultima volta, Spock, che io possa guardare in fondo ai suoi scuri occhi così umani.

Dal diario personale del primo ufficiale medico dell'Enterprise.
Questa cosa dell'addome gonfio potrebbe non essere negativa come sembra. Per lo meno sappiamo di preciso dov'è localizzato il problema.
Una spora ha uno scopo preciso, in un certo senso, ed è quello di ingravidare. Probabilmente il corpo umano è l'ospite ideale per questa razza di... qualcosa... non ho idea di cosa sia... ma ciò nonostante, sono di sicuro l'unico a mantenere la lucidità in questo momento difficile mentre il facente funzione si strugge di nascosto (che me lo venga a negare!) e il capitano è sotto sedativi.
Mi piacerebbe aprire e vedere cosa si nasconde lì dentro ma il rischio è quello di diffondere spore su tutta l'Enterprise. La verità è che non ho la minima idea di cosa ci potrei trovare, ma disponiamo di tecnologia a sufficienza e di robot medici altamente sofisticati e precisi da poter operare a distanza. Ed è questo che farò: radiocomanderò quei robot e farò del mio meglio per salvare Jim.
E che non si pensi che io non sia emotivamente coinvolto, sia ben chiaro. Lo sono, fin troppo, ma la priorità è salvare il capitano. Penserò dopo a scaricare lo stress, in qualche modo. E se Jim sopravvive è la volta buona che gli infilo la lingua in bocca, a lui e al suo “fidanzato”. Lo giuro.

Supplemento: quello che ho trovato nell'addome di James T. Kirk è pazzesco. Ho scattato delle foto in fase di operazione perché rimanga nei registri medici dato che per ovvi motivi ho dovuto disintegrare la cosa prima che maturasse e generasse a sua volta spore. O pollini, per meglio dire.
Una pianta avvinghiata al suo intestino che aveva iniziato a gemmare, ecco cos'era. I suoi rami spingevano per invadere ogni piccolo anfratto del suo corpo, con la forza propria di ogni albero, in grado persino di spaccare l'asfalto per far spazio alle proprie radici.
Ed era anche una bella pianta, devo ammettere. Le abbiamo osservate poi su Miras IV con delle sonde. La superficie ne era quasi del tutto invasa ma le avevamo catalogate come vegetazione del posto senza dar loro troppo peso. Ora di sicuro sono le padrone del pianeta dato l'esiguo numero di coloni immuni di altre razze presenti sulla superficie. Chissà cosa rendeva il corpo umano più ospitale degli altri... effettuerò degli studi nei prossimi giorni, per quanto mi sarà possibile.
Ma tornando a noi: dopo un'operazione infernale di dodici ore, il capitano è sopravvissuto ed in ripresa. La degenza sarà ancora lunga ma almeno è fuori pericolo.
E sì, io ho mantenuto la mia promessa.
Sono così felice che ho bisogno di bere, ora. Mi serve Scotty e il suo whiskey d'annata.

Dal diario personale del capitano dell'Enterprise.
Mi sento come se qualcuno avesse giocato a Tetris con le mie budella per giorni.
Ma appena mi sono ripreso a sufficienza, Bones mi ha baciato, un bacio di quelli seri, niente male, e dopo ha baciato anche Spock (la faccia che ha fatto!) per poi spingerlo verso di me. Lui mi ha guardato con la sua solita espressione impassibile ma mi ha accarezzato il viso con due dita e poi ha appoggiato le sue labbra sulle mie. Un bacio casto e dolce che ho fatto in modo durasse il più a lungo possibile.
E' stato un bel risveglio da un incubo terribile. Sarebbe interessante rifarlo in un momento migliore.

Dal diario personale del primo ufficiale dell'Enterprise.
Il dottor McCoy è completamente pazzo. Ma ha salvato Jim, per cui lo bacerei ancora.


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