[Fiction, Supernatural] My Sleeping Beauty... Brother

Feb 21, 2012 02:40



Fandom: Supernatural
Titolo: My Sleeping Beauty Brother
Rating: verde
Personaggi/Pairing: Sam/Dean
Tipologia: one shot
Lunghezza: 3054 parole (calcolatore)
Avvertimenti: AU, incest
Spoiler!
Genere: crack, fluff
Disclaimer: i personaggi non sono miei (sì, so che la cosa vi sconvolge), ma tanto Kripke e Sera fanno crack canon, quindi anch'io posso maltrattare i fratellini,
Credits: il tema della Bella Addormenta è vecchio come il cucco, però qui ci sono pesanti riferimenti alla versione Disney. Perché? Perché è la più gay che ho trovato.

Prompt: chibi_saru11 per il Supernatural Secret Kink Gift,  Wincest, AU - non m'importa che AU, basta che sia AU. ho un poco di kink per le AU, sì
Introduzione alla Fan's Fiction: AU dell'episodio "Favole Maledette" e stavolta le vittime di Callie sono proprio Sam e Dean.



Sam si avvicinò con circospezione alla vecchia villa, districandosi tra le edere e le erbacce che ne coprivano quasi totalmente il giardino, un tempo sicuramente rigoglioso, le statue e la soglia.
Fiabe. Sicuramente erano coinvolti in un'altra stupida, insensata fiaba, e con ogni probabilità Dean ci era finito proprio in mezzo, come accadeva ormai troppo spesso nei loro casi.
Oh, lo avrebbe lasciato volentieri lì, magari avrebbe finalmente imparato a prestare attenzione ai suoi avvertimenti e a preoccuparsi un po' della propria incolumità; purtroppo sulla testa di quell'idiota pendeva un contratto ancora non reciso e, se non lo avesse salvato, probabilemente avrebbe finito coll'assolvere ai propri obblighi prima del tempo.
Bobby aveva ragione: suo fratello finiva vittima di metà dei casi che tentavano di risolvere.
Il fantasma della bambina non si era ancora visto nelle vicinanze, ma, date le premesse, ormai era quasi certo che quell'idiota si trovasse comunque in una delle camere, abbandonate da almeno cento anni, l'unica incognita era se fosse rinchiuso in una gabbia e tenuto all'ingrasso o se fosse costretto a filare ortiche o paglia. Sperava seriamente fosse quest'ultima possibilità: avrebbe avuto di che prenderlo per il culo a vita.
Fortunatamente per Sam quella casa si trovava piuttosto distante dal centro abitato, almeno nessuno lo avrebbe visto mentre si sistemava le culotte e il cappotto da caccia in damasco azzurro. Come tutti i suoi abiti normali fossero diventati “improvvisamente” inutilizzabili o irrintracciabili non voleva nemmeno saperlo, ma avrebbe volentieri ringraziato chiunque gestisse quella fiera fiabesca, magari con una bella pallottola tra gli occhi o una manciata di sale nel culo.
Cristo, se lo avesse visto, Dean lo avrebbe certamente deriso a vita per quella roba, pensò, tagliando con il machete parte dei rampicanti e aprendosi un varco in quella fitta boscaglia di spine e rose rinsecchite.
E sì, quelle maledette spine lo stavano maciullando attraverso quelle sottili calze bianche, cosa che non contribuiva certamente a rasserenare la sua giornata.
« Dean, questa ti costerà cara » sbuffò, oltrepassando con un balzo i rami più bassi e resistenti, sollevando una nube di polvere nell'immenso atrio.
L'interno dell'abitazione era come se l'era immaginato: un cumulo di polvere, sporcizia, muffa, ragnatele e mosche, che sperava vivamente non fossero morte su quelle pareti. Tutt'intorno ai rimasugli di un tappeto tarlato, acciambellati sulle sedie, dormiva un'intera colonia di gatti randagi, mentre nelle stanze attigue russavano e raspavano il vecchio pavimento almeno una decina di cani.
Di fronte a lui, uno scalone conduceva al piano superiore e appena dietro esso l'unico movimento nella sala era quello di una porta a doppio battente che ondeggiava sui cardini.
Quel posto sembrava letteralmente reggersi sulla propria sporcizia e sui cadaveri dei topi; certo, mai una volta che si facessero rinchiudere in qualche costruzione nuova e poco spaventosa, loro due.
Avanzando, Sam dovette superare diverse assi mancanti e porte che conduceva a stanze in apparenza completamente vuote. Contro lo stipite di una di queste, russava beato un uomo, apparentemente unico occupante umano della residenza, vestito di colori sgargianti quasi fosse un giullare.
Gettandogli appena un'occhiata, lo oltrepassò, calciandolo casualmente nel fianco. Un vero peccato che quello non avesse fatto nemmeno una mossa ed avesse continuato il proprio sonno, almeno avrebbe avuto la speranza di non essere appena entrato nella residenza autunnale degli spiriti d'America. Per fortuna il rivelatore EMF giaceva ancora muto contro il suo fianco e Sam salì le scale.
Le assi di legno scricchiolavano sotto i suoi piedi, ma certamente si sarebbe aspettato molti più topi o animali tra quella sporcizia. Sembrava quasi che qualcuno avesse provato a pulire quel posto, ma si fosse arreso su quei gradini.
Aveva un brutto, bruttissimo presentimento, presentimento confermato dall'oggetto che lo accolse nella prima stanza al termine della scalinata.
No, era ridicolo, pensò, fissando l'arcolaio e la matassa di lana grezza lasciata a terra.
« Oh, andiamo ».
« Principe?! »
E ora da dove arrivava quella voce squillante?
Cercando di ricorrere a tutti gli scongiuri possibili, Sam distolse lo sguardo dal vecchio oggetto e si voltò. Una ragazza - o una bambina, era difficile dirlo dalla statura - con due piccole ali da farfalla verdi allacciate sulla schiena lo fronteggiava, stringendo spasmodicamente tra le dita un bastoncino con stelle filanti argentee sulla sommità.
Fantastico, una fottutissima zanzara in tecnicolor, e non era nemmeno sicuro fosse umana. Sam sfoderò la pistola caricata a sale, mentre questa lo guardava con quella che sembrava speranza e gli si avvicinava lentamente. Non sembrava a vere intenzioni bellicose, ma, come diceva suo padre, era meglio sparare e solo dopo fare domande.
« Vi attendavamo con tale ansia » sospirò teatralmente, ormai a pochi passi da lui. « Lei non è qui ora, dovete approfittare di quest'occasione ».
Decisamente confuso, Sam si inginocchiò davanti alla piccola figura femminile, reggendo ancora saldamente il calcio della sua arma, mentre da dietro l'angolo ne spuntavano altre due, del tutto simili alla prima, tranne che per i colori delle ali, rispettivamente rosse e azzurre.
Sembravano appena uscite da una delle decine di feste che si tenevano in quei giorni per Halloween e, visto come stavano andando gli attacchi di quei giorni, forse era proprio così.
« Principe, per fortuna siete arrivato » esclamarono in coro, avvicinandosi.
Oh, perfetto, quindi lui avrebbe dovuto veramente interpretare la parte del principe azzurro?! Almeno questo spiegava il ridicolo completo che aveva dovuto indossare.
« Be', non sono proprio un principe... » borbottò Sam, passandosi una mano sulla nuca. Quel maledetto colletto inamidato lo stava facendo impazzire, doveva solo sperare di trovare presto Dean per porre un freno a quell'idiozia.
La due... fatine appena sopraggiunte sembrarono intristirsi a quella sua ammissione - andiamo, aveva forse l'aspetto di un principe azzurro - e incassarono la testa nelle spalle, spostando parte delle cinque dita di polvere che coprivano il pavimento con la punta delle scarpette di raso colorato. Le punte si annerirono velocemente, mentre i loro petti erano scossi da singhiozzi leggeri.
Perfetto, ora aveva anche fatto piangere tre bambine.
La piccola con le ali verdi lo guardò un attimo perplessa, inclinando la testa di lato. I riccioli biondi le coprirono in parte l'occhio e la guancia destra, solleticandole le labbra. « Ma, l'abito? » domandò incerta, portandosi il pollice alla bocca e mordicchiandosi l'unghia.
Certo, quello era solo una conferma del fraintendimento, almeno credeva. Ovunque fosse, quel fantasma sicuramente si stava facendo delle crasse risate alle sue spalle.
Le assi sotto di lui scricchiolarono, mentre Sam rinfoderava la pistola e spostava il peso da un piede all'altro per dare un po' di sollievo alle gambe, costrette dai lacci dei pantaloni. Come diavolo facevano gli uomini a sopravvivere nel Settecento con quella roba?!
« È una lunga storia » mugugnò, sistemandosi nuovamente il cavallo dei pantaloni. « Comunque, cosa ci fate... qui? » domandò sorpreso, indicando con lo sguardo le pareti coperte di rimasugli di carta da parati, ragnatele e macchie di muffa.
A parte loro e il barbone del piano di sotto, sembrava non esserci anima viva nella casa, cosa anche piuttosto buona, se si consideravano i perversi gusti di certi individui. O i mostri, non che le due categorie differissero molto, ma comunque...
Purtroppo la bambina sembrava decisa ad ignorarla, frapponendosi ancora fra lui e il lungo corridoio ed, evidentemente, decisa a far valere la propria posizione, qualunque essa fosse. « Quindi tu non sei un guerriero impavido? » tuonò, quasi cercasse di farlo sentire in colpa.
Be', c'era riuscita. Lui non sapeva nemmeno che un cosetto così piccolo potesse “tuonare”.
« Be', forse... »
« Fauna?! » intervenne timidamente una bimba dai capelli rossi.
Fantastico, evidentemente una delle ultime arrivate aveva deciso di prendere in mano la situazione e si era avvicinata all'amica, poggiandole una mano sulla spalla con aria contrita. Le piccole orme erano ben visibili sul pavimento polveroso e ora Sam aveva pochi dubbi sul fatto di trovarsi di fronte a tre bambine.
Un vero peccato che suo fratello fosse sparito da quasi due ore, che quel costume gli prudesse ovunque e che lui stesse perdendo facilmente la pazienza, altrimenti avrebbe potuto prendersela con più calma con quelle bimbe e convincerle ad uscire da quella catapecchia senza troppi drammi. Fortunatamente Fauna zittì la compagna con lo sguardo e gli si rivolse nuovamente con fare deciso.
E sì, Sam pensò che fosse un nome ben strano e che gli ricordasse troppo una fiaba a cui non voleva assolutamente pensare.
« Allora » riprese seria, puntandogli contro il petto il bastoncino sormontato da fili argentei. Sam perse quasi l'equilibrio per la sorpresa. « Sei o no un guerriero impavido? »
« Be' potremmo dirla così... »
« Ottimo » lo interruppe allora entusiasta la bimba, svoltando di corsa l'angolo, seguita a ruota dalle altre due. « Seguici » gli urlò quindi, ormai completamente scomparsa dalla sua vista.
Sam rimase a fissare il corridoio ormai completamente vuoto, se non si consideravano un paio di ragni rimasti a ciondolare dai fili delle proprie ragnatele.
Seguirle? Be', in fondo non poteva essere troppo pericoloso andare con quelle due. In fondo, cosa poteva capitargli, a parte rompersi una gamba sfondando il pavimento?
« Non venite? »
La ragazzina con le ali azzurre era tornata e ora lo fissava minacciosa con le mani piantate sui fianchi. Magnifico, pensò, ora veniva perfino sottomesso da una mocciosa. E per la seconda volta.
L'avrebbe certamente mandata a quel paese, se il rilevatore EMF non avesse improvvisamente iniziato a suonare come impazzito.
E quello, nella sua esperienza, non era mai stato un buon segnale.
In una casa vecchia come quella poteva esserci di tutto, da una comunità di spettri annoiati a poltergeist in cerca di qualcuno da tormentare. Cristo, considerò, rialzandosi, poteva esserci perfino un nido di vampiri, per quanto ne sapeva; non sarebbe stata la prima volta, in un posto simile.
Purtroppo erano due Winchester e le loro vite non erano mai così semplici.
Di fronte a loro in quel momento camminava tranquilla quella figura vestita di bianco che da giorni creava tutti quei problemi, e, quale fortuna, seguiva la stessa direzione delle altre bambine.
Be', almeno adesso sapeva che quelle mosche lo avrebbero portato nella giusta direzione, doveva solo sperare che non vi fosse anche un drago o qualche altra amenità simile. Se non ricorda male, nel cartone, che sicuramente quelle bambine avevano visto, la strega cattiva si trasformava in un drago.
Per fortuna i draghi erano solo una favola, ma un energumeno con un tatuaggio a forma di drago sarebbe stato indubbiamente real. E purtroppo lo sarebbero stati anche i suoi pugni.
La ragazzina vestita d'azzurro nel frattempo gli si era affiancata e ora gli stava tirando la manica del cappotto, visibilmente alterata. « Allora, vi muovete o no? »
Oh certo, come poteva trovare tutto quello strano e inquietante? Inspiegabile, certamente, come osava fermarsi per riflettere sul modo migliore per uscire da quella situazione vivo?
« Allora? »
Dean questa volta gli doveva molto, pensò superandola, troppo perché potesse scordarsene in pochi minuti od abbuonarglielo con un lavoro di mano o un pompino nel motel.
Quel secondo corridoio sembrava stranamente pulito rispetto al resto della casa, quasi venisse percorso più spesso o qualcuno se ne prendesse particolarmente cura. Alle sue spalle sentiva i passi veloci e lievi della “fatina” - e, cielo, gli sembrava ancora strano considerarla così - e lo scricchiolare delle assi sotto le proprie dannate scarpette “da damerino”, come le avrebbe definite Dean. Personalmente avrebbe preferito chiamarle “veloci strumenti di tortura”.
Gli inquilini del piano di sotto sembravano essere ancora profondamente addormentati e le ragazzine finalmente erano a pochi passi da lui e gli facevano segno di raggiungerle sulla soglia dell'unica stanza illuminata della casa, nuovamente sorridenti e speranzose.
Quando le oltrepassò, Sam rischiò seriamente di scoppiare a ridere. Oh, quanto rimpiangeva in quel momento di non aver portato con sé un cellulare con fotocamera.
La stanza era pulita e colma di fiori freschi delle più svariate tonalità di rosa e viola e proprio lì, al centro di quel tripudio floreale, si ergeva un imponente letto a baldacchino. Visto lo stato della casa, anche quell'ambiente avrebbe dovuto essere in pessime condizioni, ma era evidente che lo spirito avesse costretto le tre bambine a cambiare il drappeggio e rimettere quanto più possibile in sesto la camera per insegnare al meglio l'umiliazione dei fratelli Winchester.
Il fantasma infatti era in piedi accanto al letto e il suo sguardo era fisso sulla figura profondamente addormentata, fin troppo familiare per Sam.
Oh, quando si fosse svegliato, Dean avrebbe ucciso qualcuno per quell'abito azzurro. Certo, in alternativa avrebbe sempre potuto lasciarlo così: c'era di che essere umiliati a vita.
« Principe » intervenne Fauna, tirandogli la stoffa dei calzoni e costringendolo ad abbassare per un attimo lo sguardo su di lei. I suoi occhi sembrarono brillare e Sam fu seriamente combattuto sul lanciarle e meno dell'acqua santa addosso. « Finalmente potrete svegliare la principessa » sussurrò in tono sognante, asciugandosi una lacrima col dorso della mano.
E qui Sam scoppiò fragorosamente a ridere perché, sì, lui indossava un costume idiota e più gay di Ken, ma suo fratello aveva addosso in vestito azzurro ed era appena stato chiamato principessa. E sarebbe stato svegliato con un bacio del suo vero amore.
Avrebbe tanto voluto poter registrare quella roba: gli avrebbe fornito battute per anni.
Purtroppo le tre piccole lo fissavano trepidanti e, cercando di ricomporsi, Sam si avvicinò al letto. Il profumo delle rose e delle margherite inondava la stanza e una dolce melodia di arpe sembrava fuoriuscire dalle stesse pareti mentre, tra le lenzuola candide e le coltri rosate, suo fratello riposava ancora, russando leggermente.
Sam si trattenne a stento dallo svegliarlo con un pugno diritto al mento.
« Te l'ho già detto: fai troppo il macho » mormorò, scostandogli i capelli dalla fronte.
Ormai era palese, per questa eccessiva pretesa di virilità da parte di Dean, tutti li credevano gay. Cielo, bastava vederli in quel momento per averne la prova.
Un vero peccato che, nel loro modo di vivere, un conto fossero le loro semi private stanze di motel, un conto fosse una casa abbandonata con tre bambine, un fantasma e la riproduzione della fantasia erotica di qualche adolescente molto disturbata; nel secondo caso non esisteva proprio una loro relazione. Non esisteva nemmeno nel primo, ma almeno lì Dean si lasciava scopare senza troppi problemi.
« Principe, sbrigatevi, prima che la fata malefica ritorni ».
E sì, quella parte della storia se la stava scordando.
Così, per non affrontare da solo una quarta bimba vestita da fata, e magari anche armata, Sam si ritrovò a baciare il fratello e a sperare che quello spirito non conoscesse il Perceforest o il Pentamerone di Basile.
Dean era completamente immobile sotto di lui e Sam alzò una mano ad accarezzargli una guancia. Se fosse stato sveglio, probabilmente lo avrebbe già sbattuto contro al muro o sul letto, mentre quell'idiota gli mordeva le labbra e gli ficcava quasi tre metri di lingua in bocca, certamente non avrebbe potuto adottare un trattamento tenero.
Oh, avrebbe usato quella giornata per ricattarlo a vita, ora aveva una motivazione molto, molto valida.
Improvvisamente una mano gli afferrò con forza il polso e Sam si ritrovò a fissare due occhi verdi sgranati.
« Hey » mormorò titubante, rialzandosi. Lo sguardo di Dean non prometteva nulla di buono, e per fortuna non aveva ancora visto quel vestito. « Tutto bene? »
Aveva sicuramente fatto la domanda più stupida dell'anno, perché Dean, se possibile, si rabbui ancora di più. Certamente, una favola, come poteva stare male, in fondo?! Ora non c'erano dubbi, Dean lo avrebbe di certo preso a calci in culo.
Intorno a loro gli uccellini cinguettavano allegramente e dal piano di sotto proveniva finalmente l'abbaiare sfrenato dei cani e il miagolio terrorizzato dei loro vicini felini, probabilmente in fuga. E quelle imprecazioni dovevano essere del barbone, magari era appena stato calpestato da uno degli animali.
Le bambine alle sue spalle ridevano e battevano le mani entusiaste, gridando qualcosa sul bacio del vero amore che spezza ogni incantesimo o altre sciocchezze simili, mentre suo fratello lo fissava ancora, ora a metà tra lo sconvolto e l'incazzato nero. « Sto bene? » chiese, portandosi di scatto a sedere. « Sto bene? Come cazzo faccio a stare bene? »
Be', non aveva tutti i torti. E ancora non aveva visto il suo vestito.
« E cosa sarebbe questa roba? »
Ecco, ora l'aveva visto. E sì, l'urletto isterico era venuto proprio dal suo 'virile' fratello maggiore, lo stesso che ora stava puntando il pugno contro lo spirito di Biancaneve, quasi potesse spaventarla in qualche modo vestito come una principessina Disney.
Probabilmente aveva ottenuto quello che voleva, perché finalmente il fantasma scomparve, lasciando sul copriletto un'altra mela rossa. Le bambine dietro cominciarono ad agitarsi, all'apparenza finalmente sveglie da quell'incantesimo.
L'avevano persa di nuovo, ma almeno così il rilevatore aveva smesso di trillare impazzito, dando un po' di tregua alle loro orecchie.
Dal piano di sotto intanto continuavano ad arrivare imprecazioni, guaiti e rumori di lotta, mentre le bambine si muovevano lentamente, magari cercando una via di fuga in quella vecchia catapecchia che non fosse accessibile ai due cacciatori. Effettivamente, considerò Sam, doveva essere piuttosto spaventoso trovarsi in una casa abbandonata con due estranei, per lo più abbigliati come idioti.
Fece per aprir bocca, perché dovevano parlare di quel casino e trovare un modo per uscirne, quando Dean scosse la testa, annoiato. « Quel fantasma è svanito, quindi ci conviene portare a casa le mosche colorate, prima di avere la polizia attaccata al culo » sbottò, scostando le coperte e alzandosi. La gonna di seta gli ricadde intorno alle gambe nude - oh, probabilmente poi gli avrebbe chiesto chi lo avesse spogliato - mentre il diadema gli ricadeva in modo ridicolo sulla testa.
E sì, Sam lo aveva fissato per un attimo perché, andiamo, perfino Dean stava malissimo con quella coroncina di plastica e l'abito minacciava di strapparsi ad ogni passo.
Purtroppo sui fratello doveva aver intuito qualcosa, perché gli gettò una veloce occhiata. « Non mi starai diventando di nuovo gay? » domandò sconvolto, accennando appena alle sue culotte e alle sue calze.
No, non poteva aver detto veramente quello, non con quel vestito addosso. Andiamo, non era certo lui quello con la gonna e un diadema tra i capelli che aveva appena finito di recitare la parte della principessina in pericolo.
Sam lo guardò perplesso, indeciso su cosa dire, prima di mandarlo mentalmente a quel paese, voltarsi e afferrare bruscamente la mano di una delle bimbe, che purtroppo aveva appena iniziato a piangere e chiamare a gran voce la madre.
La prossima volta lo avrebbe lasciato in balia di qualsiasi mostro o spirito lo avesse catturato, si ripromise, percorrendo a grandi falcate lo scalone che conduceva all'ingresso.

Note dell'Autore: allura, non menzionerò nemmeno il fatto che sono scema perché, diamine, lo sapete già.
Parliamo invece delle attestazioni della Bella Addormentata menzionate in questa storia.
Il Perceforest, roman del 1340, è la versione più antica attestata di questo tema. In un episodio, “Histoire de Troïlus et de Zellandine”, Troïlus violenta Zellandine mentre questa è in un sonno incantato, provocato dal padre per mettere alla prova il giovane e il suo amore per la figlia, lasciandola anche incinta. Non chiedetemi come, ma la pulzella mette al mondo il bimbo senza svegliarsi (futuri medici, se ci siete, chiedete informazioni per un'epidurale), e questi la sveglierà rimuovendo il filo di lino che l'aveva costretta al sonno.
Il Pentamerone di Gianbattista Basile, e più precisamente la novella Sole, Luna e Talia (vi avverto, è in napoletano, quindi alcuni di voi potrebbero avere difficoltà nella lettura), è un'attestazione successiva, ma che ripercorre il filone di Zellandine. Certo, il sonno di Talia, stavolta, è provocato da una profezia, ma anche qui arriva un principe (già sposato, e qui sta il divertente) che la mette incinta e se ne fugge (sì, questi avevano capito tutto del romanticismo XD). Anche questa pulzella metterà al mondo i suoi bimbi senza svegliarsi e sarà proprio uno dei suddetti a destarla quando, non trovando il capezzolo per la poppata, le succhia il dito e fa uscire la scheggia.
Non chiedete a me, io riporto solo.
Comunque la storia prosegue, ma non voglio rovinarvi la lettura ;)
Perrault, ma anche i Grimm con Rosaspina, hanno mantenuto una versione più casta di tutta la storia, versione adottata poi anche dalla Disney.
Perché ho fatto questo? Ma andiamo, Dean Winchester vestito come Aurora valeva tutto, no?

regali, fiction, supernatural: sam/dean

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