Fan fic: I Lucanna.

Oct 27, 2010 23:13

Titolo: I Lucanna.
Autrice: vltearsofblood
Beta: Nessuno U_U
Personaggi\Pairing: Luca Benvenuto\Anna Gori (Lucanna)
Rating: Pg15
Avvertenze: Lime, Oneshot.
Word count: 2.668 secondo Word xD
Disclaimer: Luca e Anna non sono miei, (e menomale per loro xD) ed è tutto nella mia testa! (mmm, forse no :D) Ah, non mi pagano.

Anna, Anna svegliati…ti prego, ti prego, non puoi abbandonarmi, non puoi. Cazzo Anna reagisci! » gridavo singhiozzando a un centimetro dalle sue labbra. La mia Anna, la mia ragione di esistere in questo mondo di merda, non poteva andarsene così. No! Le sfiorai delicatamente le labbra e poi mi appoggia su di lei bagnandole il volto di lacrime. Paura,vuoto. Rabbia, angoscia.
« Luca, Luca, Luca » la sua voce flebile e stentata mi arrivò all’orecchio come una dolce melodia. Aveva ancora gli occhi chiusa e con le mani cercava il mio viso.
« Anna sono qui. » dissi calmo asciugandomi le lacrime che mi rigavano il volto. Sorridendo appena aprì gli occhi e mi butto le braccia al collo ma se ne pentì subito poiché la ferita che aveva alla pancia pulsò di dolore.
« Ahi cazzo! » gridò portandosi le braccia alla pancia. Sorrisi e poi la cullai fra le mie braccia.
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« Cazzo Anna sei ferita, non puoi andartene subito dall’ospedale! » la sgridai.
« Sei sempre il solito stronzo! » disse con una voce da bambina piccola.
« Grazie. » dissi portando le braccia al petto. Ci guardammo negli occhi e poi scoppiammo a ridere entrambi. Tutta la tensione dell’affare della mafia russa era finito e lei era tornata la solita Anna. Forse più fragile, forse più debole, forse più forte, forse più pronta. Era la mia Anna. Prese a guardare fuori dalla finestra triste.
« Luca… » disse poi.
« Si? » chiesi io osservando il suo profilo.
« Noi…cosa siamo? » chiese diretta torturandosi le mani. Cosa siamo?! Luca e Anna.. Anna e luca.
« Amici.. » risposi io sospirando e inarcando le sopracciglia.
« Sai..a me non basta. » sentenziò lei nervosa. Piantò il suo sguardo sul mio inchiodandomi. Mi persi nel color nocciola dei suoi occhi.
« Come? » riuscii a dire solo questo.
« Luca o mi ami o è inutile stare qui a parlare. » disse decisa. Un colpo al cuore. Amare, amare…paura. Troppa!
« Anna io.. »
« Se questa è la tua risposta, se davvero vuoi questo, allora quella è la porta. » disse indicandola. Mi senti la terra scivolare la terra sotto i piedi. Non ebbi la forza di dire niente, feci solo quello che mi aveva chiesto, me ne andai.
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Davanti all’ennesimo film poliziesco, spaparanzato sul divano sgranocchiavo un po’ di patatine…la mia cena di quella, maledetta sera.
Sentii la serratura della porta scattare e la figura di Anna mi comparve davanti.
« Ciao. » disse velocemente e poi andò in cucina. Vivevamo nella stessa casa, lavoravamo insieme ma insieme nel vero senso della parole non esisteva più. Indifferenza, solitudine. Buio, sofferenza.
« Cazzo Luca agisci. » ripetevo a me stesso dandomi dei piccoli pugni sulla fronte. Mi alzai levandomi di dosso le briciole e mi avviai in cucina. Varcata la soglia il mio cuore si fermò. Tutto intorno a me si fermò. Paura, maledetta paura.
« Dai Luca sono solo due parole, non muori mica. » pensai facendo un altro, piccolo, minuscolo passo verso di LEI. Ti amo. Cazzo se ti amo Anna.
« Anna… » dissi ma dalla mia bocca uscii solo aria. La voce mi si era bloccata in gola, era congelata.
« Anna… » ci riprovai e questa volta la mia voce uscii anche se rotta e rauca. Si girò fissandomi e appoggiando un braccio su una sedia.
« Che c’è? » chiese nervosa sospirando rumorosamente.
« Senti, lo so sono stato un coglione…ma non possiamo andare avanti così! Cazzo Anna sono due mesi che viviamo sotto lo stesso tetto, lavoriamo pure insieme ma non riusciamo più a parlarci! » dissi scandendo ogni parola ed ad alta voce.
« Non sono io quella che ha rovinato tutto. » disse accusandomi. Poi si voltò verso il lavandino e prese a lavare gli ultimi piatti rimasti non curandosi di me.
« Scusa ma ho altro da fare Luca. » concluse poi. Rimasi impietrito a fissare le sue spalle. Mi aveva disintegrato completamente, le sue parole mia avevano colpito come mille pugnali dritti al cuore. Un cuore che ormai sta scomparendo per le troppe ferite.
« Ora o mai più Luca. » quasi ordinai a me stesso.
« Ti amo Anna. » non so come me ma la mia voce non si congelò un'altra volta e neanche si ruppe, ma le mie parole furono calde e gentili. Senti il suo respiro fermarsi per un attimo. Mi avvicinai a lei e quando il mio respirò caldo le arrivò al collo la sentii sobbalzare. Si girò verso di me senza guardarmi. Le alzai il mento costringendola a guardarmi.
« Luca.. » la sua voce era un sussurro a un centimetro dalle mie labbra.
« Shh… » dissi poggiandole un dito sulle labbra.
Poi la baciai dolcemente poggiando le mie labbra sulle sue. All’inizio non rispose al bacio poi dischiuse le labbra e il suo respiro caldo inondò di calore le mie labbra. Desiderio, agitazione. Ti voglio Anna, cazzo se ti voglio Anna. Con le mani le accarezzai le spalle scendendo dolcemente fino alla vita. Le sue invece rimasero inermi lungo i fianchi. Scesi a baciarle il collo e a ogni bacio la sentivo sospirare sempre di più. Mise le sue braccia intorno al mio collo accarezzandomi i capelli e di risposta facendo presa sul lavandino la presi in braccio intrecciando le sue gambe intorno alla mia vita. La portai in camera da letto e dopo essersi stirata sul letto mi tirò per la camicia facendomi stirare su di lei. I nostri corpi, aderendo uno contro l’altro si muovevano allo stesso ritmo. Sembrava anche che il ritmo dei nostri cuori fosse lo stesso. Infialai la mia mano sotto la sue maglietta e quando la sue pelle fredda s’incontrò con la mia mano calda sentì la sua schiena inarcarsi. Le slacciai il reggiseno e le tolsi la maglietta. Lei mi sfilò la maglia e prese a mordermi le labbra. Le nostre lingue si cercavano, trovavano e si bramavano di desiderio. Le mie mani si muovevano lungo il percorso della sua schiena nuda e le sue mani esploravano ogni centimetro del mio petto. Mi abbassai e baciarle il collo e poi pian piano scesi a baciarle i seni nudi e la pancia dove una grande cicatrice segnava sulla sua pelle il ricordo di Dorian mentre che lei cercava di sbottonarmi i pantaloni. Ci riuscì e come tutti gli altri vestiti i miei pantaloni finirono sul pavimento. Cambiando i ruoli mi fece andare sotto di lei e prese a baciarmi l’addome. Poi si sfilò la gonna e velocemente anche tutti gli altri indumenti finirono chissà dove. Facendo presa sulla sua schiena mi alzai, la abbracciai e con una leggera spinta entrai dolcemente in lei. Appoggiai delicatamente la mia testa fra i suoi capelli e la strinsi di più a me cullandola fra le mie braccia. I nostri gemiti erano una melodia così dolce, così soave. All’unisono ci unimmo in una sola anima.
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Guardarla dormire beata fra le mie braccia era la cosa più bella del Mondo. Il suo viso era appoggiato sul mio petto, il respiro regolare si posava sulle mie labbra e quell’aria da bambina tutta da proteggere la faceva sembrare una angelo dai capelli color corvino. Amore mio, Anna…ti amo.
« Si hai ragione, avevo rovinato tutto e sono stato davvero un coglione » sussurrai al suo orecchio.
« Si Luca, lo sei stato » disse ridendo. La sua voce così debole, così dolce mi sciolse il cuore.
« Allora non dormivi furbacchiona » dissi e presi e farle il solletico. Si agitava, scalciava come una bambina. E mi piaceva.
« Ti prego basta, Luca, BASTA! » Mi pregò ancora ridendo fra le lacrime.
« Va bene, va bene »
« Ora vieni qui » e le feci segno di avvicinarsi.
« Ti amo anch’io Luca. » disse prima di baciarmi la fronte. Ci abbracciamo dolcemente, teneramente e fra le braccia di entrambi Morfeo ci prese sotto la sua responsabilità.

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