DON’T WAKE ME
Titolo: Don’t wake me.
Fandom: Inuyasha.
Introduzione: […]- Ehi, ciao. Come stai?
Sesshomaru sbatté le palpebre un paio di volte, guardando quel tizio completamente sconosciuto che si era seduto vicino a lui. In realtà l’aveva già visto in giro per la facoltà -forse anche in quella stessa aula- ma tutto era meno che un amico. Buffo, perché di solito Sesshomaru salutava solo gli amici in quel modo.
- Ci conosciamo? - domandò inarcando un sopracciglio. Studiò attentamente ogni dettaglio di quel viso, ma non gli venne proprio in mente chi potesse essere. Notò, però, che era molto attraente, come viso.[…]
In una notte diversa da tutte le altre, Sesshomaru ripensa al suo primo incontro con Naraku, al giorno che l’ha cambiato per sempre.
L’inizio di un sogno destinato a non finire mai: l’inizio di una storia d’amore.
Personaggi: Naraku, Sesshomaru.
Rating: Rosso/18+.
Generi: Erotico, Fluff, Introspettivo, Romantico.
Avvertimenti: AU, Lemon, One-shot, Yaoi.
Pairing: Naraku/Sesshomaru.
Numero parole (Contatore Word): 5.058.
Disclaimer: i personaggi non sono miei, ma dell’autrice del manga Rumiko Takahashi. Non scrivo a scopo di lucro, ma per puro divertimento personale. Il titolo è preso dalla canzone Don’t wake me degli Skillet, a cui la storia è parzialmente ispirata. Occorre il mio permesso per citare pezzi della storia, tradurla, riprodurla altrove o trarne ispirazione.
Note: è una one-shot seguito di
Such a hateful, sexy boy, la mia long Naraku/Sesshomaru. La amo al pari della storia madre <3 su Efp ho postato un altro paio di piccoli spin-off, ma questo è decisamente il più significativo tra tutti. Spero vi piaccia, buona lettura ^^
- Ieri notte ti ho sognato.
A Sesshomaru non importava nulla della notte precedente. Era molto più interessante ciò che stava succedendo quella sera, sotto quelle coperte. Lasciò un umido bacio sulla spalla di Naraku, strinse la presa sulla sua schiena, inspirò a fondo il suo odore. Lui gli baciò la fronte e passò una mano fra i suoi capelli.
- E’ stato un sogno molto bello - bisbigliò ancora, e Sesshomaru trattenne a stento uno sbuffo. Non aveva voglia di parlare. Non aveva mai voglia di parlare, ma quella notte men che meno. Perché quella notte aveva deciso che seminudi sotto le lenzuola erano, e seminudi sarebbero rimasti: ciò richiedeva una certa concentrazione ed un notevole autocontrollo. Indossare solo i boxer mentre si strusciava contro il corpo muscoloso di Naraku non aiutava, ma in fondo per quella sera gli abbracci bastavano. Si erano già dati alla pazza gioia poco prima di cena; le ginocchia di Sesshomaru si lamentavano ancora per essere state troppo a lungo a contatto con il freddo pavimento della cucina, anche se il dolore era stato ben ricompensato dall’ebbrezza di sentire il corpo del fidanzato premere contro il suo mentre Naraku si muoveva dentro di lui, accarezzandogli i fianchi.
Decisamente eccitante, fare l’amore contro il frigorifero.
Un brivido scese lungo la schiena di Sesshomaru. Quel ricordo andava chiuso in un cassetto almeno per quella nottata, contando anche il fatto che lasciarsi trascinare dalla passione era stato un errore.
Avevano avuto una piccola discussione qualche giorno prima, i due ragazzi. E Naraku aveva fatto intuire di avere a volte la netta sensazione che Sesshomaru tenesse a lui solo per questioni di letto. Ciò era fottutamente sbagliato, aveva cercato di chiarire Sesshomaru. In seguito si era ripromesso di non lasciarsi influenzare da quel piccolo litigio conclusosi anche abbastanza in fretta, di convincersi che non fosse nulla di grave; tuttavia aveva resistito un paio di giorni, nei quali sembrava essere tornata la normalità più assoluta, poi aveva sorpreso Naraku a guardarlo in un modo stranamente malinconico, una sera. Un rapido esame di coscienza gli aveva fatto capire che avrebbe dovuto darsi una mossa, se non voleva che soffrissero in due per una questione simile. Sarebbe stato meglio essere un po’ più romantico. Il peggio era che non sapeva minimamente come fare; riteneva però che non cedere alla passione di tanto in tanto fosse un buon inizio per far capire a quell’idiota coglione che se lo amava non era per un po’ di addominali. Che poi Naraku avesse in effetti un corpo mozzafiato era un altro discorso, e complicava un po’ le cose. Perché era quasi impossibile resistergli, e Sesshomaru aveva già fatto un terribile scivolone quel pomeriggio. Ne era valsa la pena, ma si era odiato per averlo fatto.
Forse, a ben pensarci, lasciarsi distrarre un po’ da Naraku non era un’idea così malvagia. Proprio in quel momento, lui stesso gli prese il mento con una mano e lo sollevò, legandolo nell’ennesimo, lungo, umido bacio. Quando si divisero Sesshomaru socchiuse gli occhi sospettoso: lo sguardo di Naraku aveva quella luce maliziosa e piena di desiderio che lo metteva sempre in allarme. Schifoso pervertito. Schifoso pervertito contagioso, come se non bastasse.
- La realtà mi piace anche di più del mio sogno - stava ridacchiando in quel momento. Sesshomaru si sentì morire. Impazzire dalla voglia di divorare di baci Naraku era per lui un tormento, contando che detestava Naraku proprio per la sua eccessiva malizia. Perché, perché, perché proprio a lui doveva capitare di incontrarlo? Già, all’università…
- Cos’hai sognato? - mugugnò Sesshomaru senza guardare negli occhi l’altro ragazzo. Non gliene importava assolutamente nulla, ad essere sinceri, ma magari il racconto di Naraku sarebbe stato un pochino coinvolgente. Forse.
- Facevamo l’amore. Non so nemmeno dove, eravamo solo io e te. Continuavi a dirmi che mi amavi, stavo impazzendo dalla gioia. Eri quasi più stupendo di come non sei davvero, tutto sudato…
Sesshomaru deglutì. Tirò un debole calcio a Naraku e cercò di fulminarlo con lo sguardo, ma non ebbe il risultato sperato: Naraku lo baciò, non dopo essersi lasciato sfuggire una risata, e serrò la presa sulla sua schiena.
- L’idea che quel sogno potrebbe diventare realtà adesso mi fa diventare pazzo…
Sesshomaru si irrigidì. Un altro brivido percorse la sua spina dorsale, sentendo il tono sensuale di Naraku, il suo fiato caldo. Per un momento provò ad immaginare la scena del sogno del fidanzato. Scena da diabete, probabilmente, costellata di “Ti amo”… e Naraku felice, magari sudato quanto lui, nudo e bellissimo.
Altro che diabete. Che scena schifosamente eccitante.
Sesshomaru chiuse gli occhi, tentando di calmarsi. Cosa molto difficile. C’era qualcosa che iniziava a premere contro il suo inguine. Quando se ne rese pienamente conto, riaprì gli occhi di scatto. Il ghigno sul volto di Naraku parve la conferma dei suoi -pochi- dubbi.
- Schifoso arrapato - ringhiò Sesshomaru, provando a divincolarsi. Che cazzo servivano tutti i suoi sforzi se quello sembrava non volere altro che saltargli addosso? Che scazzatura colossale. Naraku riusciva ad essere terribilmente passionale e al contempo a fargli tanti piccoli favori durante la giornata, a regalargli tanti sorrisi, a volte trattandolo quasi alla stregua di un amico pur facendolo sentire amato. Sesshomaru si chiedeva come diavolo ci riuscisse.
- Andiamo, Sesshomaru, collabora - stava sussurrando in quel momento Naraku - E’ una gran cosa far avverare i sogni.
Sembrava intenzionato a salire sopra di lui. Sesshomaru rifletteva febbrilmente, combattuto: Naraku voleva fare l’amore come nel suo sogno, a lui sarebbe andato anche bene. Però Naraku aveva bisogno di sentire che Sesshomaru lo amava al di là del sesso. “Deciditi, cazzo” pensò quasi disperato il ragazzo, parlando sia a se stesso che all’amante. Aveva bisogno di tempo. E gli venne in mente come fare per guadagnarselo. Ebbe, in sostanza, un fottutissimo colpo di genio.
- N-non vuoi sapere cos’ho sognato io? - riuscì a dire bloccando la mano di Naraku che si era avvicinata troppo ai suoi boxer.
“Centro” pensò l’istante dopo soddisfatto, notando il lampo negli occhi di Naraku, che infatti domandò subito, curioso:
- Cos’hai sognato?
- Tu c’eri, se è questo che t’interessa - rispose Sesshomaru, prendendo tempo. Più rallentava tutto, più facilmente riusciva ad evitare che Naraku gli sfilasse le mutande. Ed era un’ottima tattica, pensò Sesshomaru: ormai il suo sogno aveva tutta l’attenzione del fidanzato. La cosa divertente era che non stava mentendo come sarebbe potuto sembrare, era anche fin troppo sincero. Se da un lato era soddisfatto per aver architettato quella piccola trappola, l’idea di doversi aprire così e di confessare che Naraku era presente pure nei suoi sogni era umiliante, decisamente umiliante. In effetti, come avrebbe continuato il discorso? Quel pensiero lo colpì come un calcio sui denti. Come aveva fatto a fregarsi da solo?
“Impulsivo di merda” si disse, mentre Naraku gli sfiorava una guancia con la punta del naso e iniziava ad accarezzargli un capezzolo. Era di nuovo alle corde, o forse poteva già dirsi ko. Aveva solo peggiorato le cose.
- C’ero io, e…? - incalzò Naraku con un sorrisetto. Il suo volto era troppo vicino a quello di Sesshomaru, che si sentì arrossire.
- Beh, era più o meno la prima… la prima volta… - iniziò tentando di mantenere la calma.
- La nostra prima volta? - lo interruppe all’istante Naraku, speranzoso. Sesshomaru lo fulminò con lo sguardo.
- Io non sogno porcate erotiche come te - sibilò, allontanando dalla mente l’immagine che vi era comparsa all’improvviso, l’immagine di una spiaggia assolata e deserta, di un’afa pesante ed opprimente…
Naraku stava ridacchiando, vicinissimo al suo orecchio. Doveva farlo smettere.
- La prima volta… in cui ti ho visto. Q-quando ci siamo incontrati, insomma… - borbottò, sentendo dentro di sé la sicurezza che una fucilata sarebbe stata qualcosa di meno terribile che pronunciare quelle parole.
Ebbe almeno la fortuna di vedere che il suo sforzo non era stato vano. Naraku si staccò da lui, puntellandosi con un gomito sul materasso e guardandolo dritto negli occhi.
- Davvero, Sesshomaru? - mormorò con una strana nota dolce nella voce che mandò Sesshomaru nel panico. Naraku pensava che lui stesse mentendo? Solo perché esitava? Solo perché non aveva voglia di parlarne?
- Sei un cretino - ringhiò Sesshomaru senza quasi rendersene conto - Davvero, sì, davvero, ok? Puoi credermi o non credermi, ma sì, davvero ho sognato quando ci siamo incontrati. Era solo un po’ diverso, d’accor…
Sesshomaru odiava di tutto cuore essere interrotto da Naraku mentre parlava, specialmente se con un bacio. Il fidanzato gli tappava la bocca con quelle labbra sottili e morbide che Sesshomaru adorava, e qualsiasi cosa lui stesse dicendo non sarebbe riuscito a riprendere il filo del discorso. Almeno non subito. Ormai Naraku doveva saperlo piuttosto bene, e Sesshomaru lanciò un mugolio quasi offeso quando la lingua di Naraku sfiorò la sua.
- Stupido - sussurrò Naraku rimanendo vicinissimo al suo volto - Mi spieghi cosa ti fa pensare che io non ti credo? Ero solo felice, tutto qui, sciocco.
“Oh.”.
- Ora però voglio i dettagli del sogno - proseguì Naraku tornando a sollevarsi e sorridendo malizioso. Sesshomaru gli lanciò l’ennesima occhiataccia, seccatissimo. Aveva fatto una figura che in termini eleganti si poteva definire di merda. Si era confermato isterico, permaloso, antipatico, poco romantico, idiota e aggressivo. Difetti che sapeva di avere e che anche Naraku aveva dimostrato di notare, più di una volta. Sesshomaru doveva ringraziare il cielo che l’altro avesse cambiato argomento. Più o meno.
- Ecco… - iniziò, esitante. Ripensò al tono sensuale e pieno di trasporto che aveva usato Naraku parlandogli del suo sogno. Avrebbe dovuto usare la stessa voce, dimostrarsi altrettanto entusiasta, altrettanto coinvolto? La prospettiva gli metteva i brividi - Che razza di dettagli vuoi? Era il nostro primo incontro, tutto qui… non è interessante.
- No, è molto interessante - lo contraddisse Naraku - Davvero.
Stava guardando Sesshomaru dritto negli occhi, e il suddetto si sentiva abbastanza di merda. Lui non dimostrava mai così tanto interesse per Naraku, che invece aveva sempre voglia di prestargli attenzione. Naraku era il partner ideale, tralasciando la sua propensione a fare il cretino praticamente sempre e la sua ossessione per le feste italiane. Sesshomaru era il partner poco affettuoso che nessuno avrebbe mai voluto. Veniva da chiedersi che diavolo ci facessero lì insieme.
- Sei contento di avermi incontrato, Sesshomaru?
Ah, giusto. Naraku aveva anche la brutta abitudine di fare domande sbagliate. Sbagliate per Sesshomaru, magari, ma rimanevano sbagliate. Forse ad un’altra persona avrebbe fatto piacere parlare un po’ dell’inizio della propria storia sentimentale, ma a Sesshomaru proprio no.
Dunque, la frase andava ben analizzata. “Sei contento di avermi incontrato, Sesshomaru”, con un punto di domanda alla fine. Appariva scontato che una risposta negativa, oltre ad essere una bugia, avrebbe ferito Naraku di sicuro, e da lì non si scappava. L’avrebbe deluso, l’avrebbe fatto sentire poco amato, l’avrebbe rattristato, insomma, avrebbe creato casini inutili. Però… però niente.
- Direi proprio di sì. Anche se rompevi molto le palle all’inizio. Le rompi molto anche adesso. Ma… ti amo, sono felice che tu sia con me.
L’atmosfera, il calore di Naraku, il suo respiro, il suo sguardo avevano mandato Sesshomaru in completo tilt. E quello era stato il risultato. Una risposta sincera e “romantica” nel suo genere. Sesshomaru avrebbe preferito non farsela scappare. Ma i suoi sentimenti più profondi non avrebbero mai potuto rimanere nascosti per sempre.
Perché in effetti immaginarsi una vita senza l’incursione di Naraku, beh, era immaginarsi una vita completamente vuota.
***
- Ehi, ciao. Come stai?
Sesshomaru sbatté le palpebre un paio di volte, guardando quel tizio completamente sconosciuto che si era seduto vicino a lui. In realtà l’aveva già visto in giro per la facoltà -forse anche in quella stessa aula- ma tutto era meno che un amico. Buffo, perché di solito Sesshomaru salutava solo gli amici in quel modo.
- Ci conosciamo? - domandò inarcando un sopracciglio. Studiò attentamente ogni dettaglio di quel viso, ma non gli venne proprio in mente chi potesse essere. Notò, però, che era molto attraente, come viso. Occhi di un castano quasi rossastro, lineamenti regolari, labbra sottili atteggiate ad un bel sorriso, una cornice di lunghi ed ondulati capelli castani.
Il tipo scoppiò a ridere. Una risata molto particolare. Sesshomaru provò a cercare un aggettivo per definirla, ma in quel momento non gli veniva.
- No - stava rispondendo l’altro ragazzo - Ma mi piacerebbe molto. Conoscerti, intendo.
Sesshomaru represse uno sbuffo irritato. Che diavolo stava facendo quel deficiente? Approfittando del ritardo del professore a lezione, provava a rimorchiare? Un altro ragazzo, per di più? Sesshomaru si trattenne dal mandarlo a fanculo e tornò a guardare lo schermo del proprio portatile, iniziando a scorrere gli appunti che aveva preso durante le lezioni precedenti.
- Mi chiamo Naraku, tu?
Sesshomaru gli lanciò una rapida occhiata. L’idiota -Naraku?- non aveva smesso di sorridere. Quel sorriso era strano come la risata. Era illogico, oltretutto, visto che Sesshomaru stava snobbando alla perfezione quel deficiente.
Decise di non rispondergli. Non ne aveva la minima voglia.
- Sei molto socievole, vero?
Lo sconosciuto aveva detto quella frase ridendo.
- Vaffanculo.
“Ci stava” si disse Sesshomaru cercando di mantenere un’espressione il più possibile calma e distaccata. Chi diavolo era quello per andare da lui e fare battutine idiote? Era vero che Sesshomaru aveva un pessimo carattere, ma non gli piaceva essere giudicato da chi non lo conosceva, e d’altronde non sarebbe piaciuto a nessuno.
- Dai, scherzavo. Ti ho solo chiesto come ti chiami.
Un respiro profondo, e via.
- Sesshomaru. Contento?
- Molto - fu l’inaspettata risposta, accompagnata da un gran sorriso - Hai un bel nome, Sesshomaru-kun.
“E chi se ne frega” sarebbe stata una risposta appropriata, ma Sesshomaru non aveva voglia di sprecare fiato. Sperava solo che quel Naraku capisse di dover alzare i tacchi. Sesshomaru non era gay, non era rimorchiabile e non era socievole. Cioè, non che Sesshomaru non subisse l’influsso del fascino dei bei ragazzi… beh, ma rimaneva che non era rimorchiabile e socievole. Non voleva ammettere nulla nemmeno mentalmente di fronte a quel ragazzo.
In effetti, il suo carattere era abbastanza pessimo.
- Hai anche un bel computer. È nuovo?
- Mi dici che cosa vuoi, eh?
Quegli spudorati tentativi di attaccare bottone e flirtare avevano fatto saltare i nervi a Sesshomaru. Il sorriso di Naraku era odioso. Quella sua voce schifosa era odiosa. Lui era odioso.
- Voglio… conoscerti - rispose Naraku dopo aver esitato, forse un po’ intimorito dall’aria irascibile di Sesshomaru.
- Vuoi conoscere proprio me, tra tutte le persone qua dentro?
- Beh… sì. Dovevo pur sceglierne una.
Il cretino era tornato a ridere. Cazzo, quant’era fastidiosa quella risata. Anzi no, l’aggettivo giusto non era fastidiosa. Non era abbastanza azzeccato…
- Scegline un’altra e non rompere il cazzo - borbottò Sesshomaru tornando un’altra volta a guardare il proprio computer. Naraku lo ignorò.
- Ti osservavo da un po’ di tempo. Sai che sei molto buffo quando fai l’altezzoso così?
Grandioso, aveva pure a che fare con uno stalker. Sesshomaru si rese conto, non con una certa preoccupazione, che quel tipo forse avrebbe cercato di parlare con lui anche la lezione successiva. E quella dopo. E quella dopo ancora. Fino a farlo impazzire.
- Tu sai che sei molto scassapalle, invece? - rispose pungente, voltandosi per la prima volta del tutto verso Naraku. Forse non fu una buona idea. Era costretto a guardarlo dritto negli occhi. Bisognava riconoscere che di quel colore non ne aveva mai visti. Erano molto seducenti, molto affascinanti.
- Mi è stato detto, sì - replicò Naraku con noncuranza, un lieve sorriso sulle labbra - Ma io non mi deprimo.
- Noto.
- Tu cosa faresti al posto mio?
- Un esame di coscienza, e mi cucirei la bocca.
- Che drammaticità. Io non vorrei avere sempre il muso lungo e l’aria antipatica come certe persone.
- Io non vorrei avere sempre un sorriso idiota sulla faccia e l’aria cretina come certe persone.
- Mi piace il tuo modo di fare ironia. È… sottile.
- Frutto di anni di allenamento.
- Interessante! Dici che potrei imparare?
- No. E non chiedermi di insegnarti.
- Che è, leggi nel pensiero?
- Ho intuito.
- Sì, si vede che sei molto intelligente.
- Smettila con questi complimenti gratuiti, per favore.
- Ma li penso sul serio. Preferiresti insulti?
- Forse.
- Ma dai. Comunque non sono nel mio stile.
- Sono molto nel mio.
- Noto.
Sesshomaru si morse il labbro inferiore. Naraku imparava in fretta, non c’erano dubbi. E poi, che cazzo, ci stava forse facendo una conversazione? Ma dov’era il professore, quando serviva?
Detto, fatto. La classe si zittì mentre un uomo stempiato e vestito elegantemente faceva ingresso nell’aula.
Sesshomaru sospirò di sollievo. Inizio lezione, niente più chiacchiere inutili. Non era però stato così spiacevole scambiare due parole con Naraku, anche se si erano più che altro presi in giro e punzecchiati come due bambini di prima elementare. Chissà, forse -molto, molto, molto forse- sarebbe riuscito a sopportare Naraku in futuro. Se Naraku avesse riprovato a parlargli, ovviamente. Sesshomaru si disse che sperava di no.
Era più o meno la verità.
In quel momento, l’aggettivo giusto per la risata e per il sorriso di Naraku gli attraversò la mente come un lampo.
Erano… sexy.
Mhm. Magari, se Naraku si fosse seduto ancora vicino a lui, non sarebbe stato così male…
***
Tutto era passato nella mente di Sesshomaru in meno di un secondo. Ricordava ogni singola parola che si erano detti. Ogni singolo, meraviglioso sorriso di Naraku.
Passò le braccia attorno alla sua schiena con un mugolio. L’altro lo strinse più forte mentre continuava a baciarlo con un impeto strano. Le parole di Sesshomaru dovevano aver fatto scattare qualcosa in lui. E forse, anche in chi le aveva pronunciate.
Merda, ma quanto si poteva amare un totale demente? Domanda destinata a rimanere irrisolta per Sesshomaru. Amava Naraku sempre di più, e non ci poteva fare nulla. In fondo, era per quello che aveva deciso di mostrarsi meno scontroso nei suoi confronti e di provare ad essere più dolce. Era per quello che era disposto a compiere qualsiasi sacrificio, qualsiasi sforzo pur di vedere Naraku sorridere, o di venirne baciato con tanto sentimento. Era dura, per l’orgoglio di Sesshomaru. Era difficile ammettere di provare un affetto così forte per un’altra persona e sentirsene completamente schiavo, ma in fondo, era amore. E Naraku era, in una parola, fantastico. Sesshomaru era stato così arrogante quando si erano parlati la prima volta, chiunque l’avrebbe lasciato perdere all’istante. Naraku no, Naraku aveva conosciuto il suo peggio e l’aveva accettato. Naraku lo aveva perdonato anche quella volta in cui Sesshomaru l’aveva preso a botte -e Sesshomaru ricordava ancora quei momenti terrificanti con una terribile angoscia.
Naraku era molto idiota, molto fastidioso e molto casinista. Ma rimaneva Naraku.
- Sesshomaru, sai che sei tutta la mia vita, vero?
Mhm. Fino a quel momento era stata una speranza, un desiderio. Adesso era un sogno realizzato di colpo.
“Sai che per me è lo stesso, vero?” fu la risposta che passò nel cervello di Sesshomaru. Ma le parole si bloccarono nella sua gola, vinte dall’orgoglio. Il ragazzo si sentì arrossire. Voleva davvero che Naraku capisse quanto fosse amato, ma era così dannatamente difficile superare l’imbarazzo.
- Naraku - riuscì a malapena a mugolare. Si sporse a cercare le labbra dell’amato, abbandonandosi a loro quando le trovò. Era, in fondo, il migliore modo per rispondere.
- Sei speciale, Sesshomaru. Per favore, non cambiare mai.
Strane parole, che Sesshomaru non si sarebbe mai aspettato. Non dopo tutti gli sforzi che, al contrario, stava facendo per essere diverso.
- Ma tu non volevi che io… diventassi più dolce? - mormorò esitante. Il cuore batteva sempre più forte.
Ci si mise anche la risata sexy di Naraku a stordirlo ulteriormente.
- Più dolce? Sei già adorabile, Sesshomaru… stai pensando a quando abbiamo litigato?
- Io ti amo - mugolò senza un perché Sesshomaru in risposta. Niente aveva più un fottuto perché. Più si lasciava coinvolgere in quell’atmosfera piena di calore e affetto, più si scazzava. Ma rimaneva comunque prigioniero in quel dolce abbraccio, sentiva sempre più forte la voglia di essere amato alla follia e amare in modo altrettanto folle.
Naraku lo baciò a fior di labbra.
- Se ti ho detto qualcosa di sbagliato, Sesshomaru… non lo pensavo. Sai, non mi ricordo nemmeno più perché abbiamo litigato. Dimentica qualsiasi sciocchezza che hai sentito. Ti voglio così come sei.
- Ma ti farebbe piacere se io dimostrassi di amarti fuori dal letto - sussurrò Sesshomaru. Se non sbagliava, Naraku aveva pronunciato proprio quelle parole. Lo sentì sussultare. Forse se n’era ricordato anche lui.
- Ho detto così? È possibile.
- Hai detto così. Mi avevi detto… qualcosa di dolce che non ho nemmeno sentito… ti ho risposto insultandoti…
- Shh.
Le loro labbra erano ad un soffio. Naraku appoggiò una mano sulla guancia di Sesshomaru.
- Forse avevo voglia di coccolarti più del solito - disse con un lieve sorriso - Ma io lo so, che mi ami anche fuori dal letto. Mi fido di te. Mi fido davvero di te. Non sono perfetto nemmeno io. Quella volta forse abbiamo sbagliato entrambi. Tu mi hai trattato male nel momento sbagliato, io me la sono presa troppo. Magari è andata così. Potremmo provare a venirci sempre incontro tutti e due. Ma tu… per favore, non cambiare.
- Nemmeno tu.
Che parole sbagliate, pensò Sesshomaru mentre gemeva a causa del dolce sfiorarsi della propria lingua contro quella di Naraku. Che parole fottutamente sbagliate. Quante frasi compromettenti si era lasciato sfuggire quella sera? Davvero troppe… ma tutte vere.
Nel suo cervello se ne affacciò un’altra. E visto che il peggio era andato, decise di pronunciarla ad alta voce non appena ne ebbe la possibilità.
- Non avevamo un sogno da far avverare?
Naraku rimase immobile un istante prima di sorridere.
- Sì. Ne hai voglia, Sesshomaru?
- Muoviti, idiota - gli sussurrò all’orecchio Sesshomaru in risposta. Si sentì molto strano. Aveva usato un tono di voce quasi caldo. Aveva avuto voglia di ridere, non era stato acido come al solito. C’era una strana magia nell’aria di quella stanza.
Naraku, ora, gli baciava con delicatezza il collo. Sesshomaru si limitò ad accarezzargli la schiena chiudendo gli occhi. Non volute, immagini di ciò che sarebbe potuto succedere di lì a poco iniziarono a sfilare nel suo cervello, una più invitante e sensuale dell’altra. Alla fine, il suo proposito di tenersi i boxer addosso era fallito miseramente, si disse. Naraku glieli stava sfilando lentamente, guardandolo negli occhi. Aveva un sorriso un po’ dolce e un po’ divertito, anche più bello del suo solito ghigno sexy. Sesshomaru si perse a guardarlo. Docile, lasciò che le dita del fidanzato lo accarezzassero dove più preferivano, senza dimenarsi.
Si sentiva quasi stanco. Tutta quella dolcezza e il buio l’avevano fatto sprofondare in un torpore nuovo e meraviglioso. Era felice di aver parlato con Naraku, e se magari per una sera si fosse semplicemente abbandonato a lui non sarebbe stato così male. La mano del fidanzato adesso era tra le sue gambe, lo tastava con studiata cautela, ed ogni singolo tocco mandava brividi lungo tutto il corpo di Sesshomaru, a cui ogni sensazione sembrava amplificata rispetto al solito.
La sua strana tranquillità rischiò di spezzarsi quando non sentì più Naraku accanto a lui. Stava per lasciarsi sfuggire un’imprecazione molto poco romantica, quando il fidanzato tornò sopra di lui, abbracciandolo e baciandolo dolcemente su una guancia. Sesshomaru sentì l’eccitazione nuda di Naraku premere contro il proprio corpo, e comprese che se il fidanzato si era allontanato era stato solo per sfilarsi le mutande. Si rasserenò; piegò una gamba e la usò per tentare di avvicinare di più Naraku a sé.
- Come eravamo messi nel tuo sogno? - gli sussurrò all’orecchio, non senza lanciarsi qualche maledizione. Ma se di solito nel suo cervello le proteste contro il suo stesso comportamento venivano urlate, stavolta erano sussurrate, perché Sesshomaru era più interessato ad abbracciare stretto Naraku e ad ascoltare la sua risposta.
- Così. Proprio così.
- Il tuo inconscio è privo di fantasia.
Naraku rise e Sesshomaru sentì forte l’impulso di unirsi a lui. Sorrise, ma affondò il volto fra i capelli del fidanzato per non farsi vedere. Lasciò che gli umidi baci che Naraku disseminava sul suo collo lo distraessero un po’ prima di parlare ancora. Sarebbe stato davvero umiliante farsi scappare una risatina.
- E com’erano le luci?
- Calde. Brillanti. Ma mi va bene anche così. Mi basti tu.
Sesshomaru si morse il labbro inferiore. Lui avrebbe preferito che fosse ancora più buio. Non voleva che Naraku lo vedesse sorridere, arrossire, e tutto il resto. Si stava lasciando andare decisamente troppo quella notte, pensò mentre baciava il fidanzato con trasporto e allargava le gambe, desideroso come non mai di accoglierlo dentro di sé. Non avrebbe mai dimenticato quei momenti, erano così meravigliosi e umilianti che già erano scolpiti nella sua memoria, destinati a rimanere vividi per sempre. E il ragazzo era così occupato a pensare a quanto fosse intenso il sentimento che lo legava al fidanzato da non sentire quasi per niente dolore mentre Naraku, con un gemito e il respiro affannoso, si prendeva il suo corpo per l’ennesima volta.
Sesshomaru si inarcò alla prima, lieve fitta di piacere. Gemette piano, intrecciando le proprie dita nei capelli dell’altro. Naraku si muoveva lentamente fuori e dentro di lui, e non sembrava intenzionato a farlo più in fretta. A Sesshomaru andava più che bene. D’altronde, aveva immaginato che quella non sarebbe stata una notte di sfrenata passione dal momento in cui era sprofondato in quel dolce torpore e i ricordi e i sentimenti l’avevano assalito. Il piacere lo invadeva piano, ad ogni spinta un po’ più intenso di prima, ma non troppo. A volte diminuiva, ma bastava aspettare pochi attimi perché tornasse meraviglioso come prima.
La lingua e le labbra di Naraku non erano mai parse così umide ed invitanti. Ad ogni bacio prendevano un sapore migliore e Sesshomaru sentiva crescere la voglia di non abbandonarle mai. L’unica cosa che gli piaceva quando le lasciava era sentire i gemiti un po’ rochi di Naraku che si mescolavano ai suoi. I suoni, tutti, da quello del loro piacere al fruscio delle lenzuola, erano attutiti e insieme parevano più armoniosi, una musica lenta e sensuale che riempiva le orecchie di Sesshomaru, che chiuse gli occhi per poterla ascoltare meglio.
Più accarezzava i capelli di Naraku, più gli sembravano morbidi. Lui di tanto in tanto gli sfiorava la fronte con le dita, scostando piccoli ciuffi ribelli della frangia o asciugando le piccole gocce di sudore che la imperlavano.
Sesshomaru rischiò di sussultare quando si ricordò di ciò che avrebbe dovuto fare. Era sudato, come nel sogno di Naraku. Erano al buio, al contrario del sogno di Naraku, ma “andava bene lo stesso”. Erano nella posizione del sogno di Naraku. Il piacere doveva essere mille volte migliore di quello del sogno di Naraku.
Ma una cosa mancava, e Sesshomaru passò almeno un minuto a provare di convincersi a parlare.
- Naraku… ti amo…
Si sentì avvampare mentre fissava negli occhi Naraku, e qualcosa lo pungolò nel petto. Era l’orgoglio che si ribellava al sentimento che aveva vinto, la testardaggine che gemeva sconfitta. Quel piccolo dolore, però, scomparve inghiottito dalla passione e dalla dolcezza che Naraku mise nel bacio in cui legò Sesshomaru per secondi che parvero eterni. Le spinte si fecero appena più rapide mentre Naraku chiamava il nome dell’amante con una voce quasi spezzata. Per un attimo, Sesshomaru si chiese se l’altro stesse piangendo, e nella penombra provò a distinguere un luccichio inusuale sul volto di Naraku. Non lo trovò, ma sentì il respiro del fidanzato farsi più affannoso, il battito del suo cuore più frenetico.
Ecco, adesso Naraku gli faceva un infarto proprio nel momento sbagliato. “E’ la volta in cui ti liberi di lui, vecchio mio” si disse Sesshomaru baciando il collo dell’amante. Ripensò a tutti i suoi piani assurdi per uccidere Naraku, quando ancora non erano fidanzati. Ogni tanto gli ritornava la voglia di provarne qualcuno, se Naraku rompeva troppo. Ma Sesshomaru si rendeva conto che di quell’odore inebriante, di quella risata sexy ed idiota, di quei dolci sorrisi non sarebbe mai riuscito a privarsi nemmeno volendo. Erano parte di lui, parte del suo cuore che batteva solo per Naraku e per tutti i suoi stupidi difetti e i meravigliosi pregi.
Disse di nuovo “Ti amo”. Una, due, tre, quattro volte, forse di più. Più lo ripeteva, più gli sembrava suonasse bene, più aveva voglia di gridarlo. Ma sussurrava per non rompere l’incantesimo, stava attento a non farsi scappare gemiti mentre parlava. Il piacere cresceva, Naraku lo stringeva sempre più forte, una guancia premuta contro la sua. Nessuno dei due aveva il coraggio di guardare negli occhi l’altro: Sesshomaru, perdendosi nello sguardo del fidanzato, avrebbe potuto dire completamente addio all’orgoglio che stava già facendo le valigie e perdere ogni briciola di dignità; Naraku, Sesshomaru ne era certo, avrebbe rischiato di commuoversi.
E intanto i secondi passavano inesorabili, e con loro i minuti, lunghi come ore. Di sicuro, non avevano mai fatto l’amore tanto a lungo; l’apice del piacere era sempre arrivato prima. Ma, anche se in ritardo, giungeva anche quella notte. Fu un insieme di sussulti, gemiti alti, nomi chiamati nel buio, ansiti. Un concerto diverso da tutta la musica che l’aveva preceduto, più intenso e più rumoroso. Poi, calò un silenzio che la mente annebbiata di Sesshomaru catalogò come dolce. Altro non poteva essere. C’erano solo i loro respiri e il battito dei loro cuori.
Ci volle del tempo prima che Sesshomaru e Naraku iniziassero a muoversi. Si baciarono, Naraku si distese a fianco di Sesshomaru e se lo strinse al petto.
- Era… come il tuo sogno? - ansimò Sesshomaru, sforzandosi di non addormentarsi malgrado il suo corpo fosse tanto stanco e la sua mente tanto stordita.
- Era molto meglio, amore… se anche questo è un sogno, non svegliarmi.
- No, noi non ci sveglieremo mai.
Cullato dalle braccia di Naraku e dal suo respiro regolare, Sesshomaru scivolò dolcemente nel sonno, senza smettere di pensare alle proprie parole.
Era bello dirsi che stavano vivendo il più bel sogno che potesse esistere, quello dell’amore. Il quale, al contrario di quelle notti, non sarebbe mai finito.