"Be my baby" Ronettes
The night we met I knew I needed you so
and if I had the chance I'd never let you go.
So won't you say you love me,
I'll make you so proud of me.
We'll make 'em turn their heads every place we go.
So won't you, please, BE MY BE MY BABY
be my little. baby MY ONE AND ONLY BABY
Say you'll be my darlin', BE MY BE MY BABY
be my baby now.Wha-oh-oh-oh.
I'll make you happy, baby, just wait and see.
For every kiss you give me I'll give you three.
Oh, since the day I saw you
I have been waiting for you.
You know I will adore you 'til eternity.
Dopo un paio di cover mi ritrovavo a cantare questa canzone, che rispecchiava benissimo la realtà, davanti al ragazzo che più di tutti mi aveva fatto battere il cuore. Non avevo problemi a cantare davanti agli altri, ma davanti a lui il caldo aumentava spaventosamente. Il viso rosso per l’imbarazzo, ma la voce ormai non tremava più.. Più di una volta i nostri sguardi si incrociarono e non so come non mi fosse caduta la chitarra, ad ogni sguardo era un tremito potente.
La gente si divertiva: alcuni accucciati a terra, altri appoggiati al muro con le braccia conserte e lui... Sorridente, divertito, si muoveva con una grazia e una perfezione che non avevo mai visto.
“Ed ora la nostra Lù vi canterà una canzone che ha scritto lei stessa. Non fate caso se il testo non ha senso. Quando l'ha scritto era ubriaca.” intervenì Elvira alla fine della mia dichiarazione d’amore... Non dichiarata, riferendosi a ‘Cause I’m Awesome.
Tutti scoppiarono in una fragorosa risata, decisamente contagiosa, e mi lasciai andare anche io. Era una strana, bellissima sensazione cantare e dimenarmi davanti ad una piccola folla di persone che volevo solo divertirsi, non c’era tempo per le preoccupazioni, per i brutti pensieri.
Terminammo di suonare e trasferimmo la festicciola al piano di sotto. Tutto sommato non era andata male, ma la serata doveva ancora volgere al termine.
Mi ritrovai a parlare con alcuni ragazzi che si complimentarono con me e per le mie doti canore, che fino a quel momento avevo ignorato e che comunque mi sembravano ancora parecchio scarse, quando mi sentii tirare il braccio.
"Hei, biondina, sei stata grande! Complimenti..." Jack mi sorrideva mentre ancora mi teneva per un braccio. Ancora una volta mi aveva chiamato biondina e non mi diede alcun fastidio pronunciato da lui, ma sentire il mio nome fra le sue labbra era decisamente meglio.
"Dai, chiamami Lù... Non ti sarai già dimenticato come mi chiamo, vero?!" lo guardai maliziosa, suonare davanti a delle persone mi aveva ridato un pò di sicurezza.
"Ah, no, di certo, ricordo sempre i nomi di belle ragazze, a maggior ragione se suonano punk. Ti chiami Lucrezia."
Con quella lieve consonante graffiata, la R a metà del mio nome suonava come un ringhio, un ringhio maledettamente sexy.
Non feci in tempo a pensare a quanto le cose si stessero mettendo bene quando fu distratto da alcuni che lo chiamarono e me lo strapparono via. Rimasi lì, immobile e come una scema ad osservarlo, ancora una volta, da lontano. L’istinto mi portò a guardarmi intorno per cercare uno sguardo amico, qualcuno con cui parlare.
Elvira chiaccherava animatamente con un biondino niente male, probabilmente la sua vittima della serata. Jamie, seduto sul divano, scambiava effusioni con Mary la cheer e per un attimo li invidiai tantissimo;
si svagavano senza troppi pensieri, mentre io ero lì a pensare e pensare e pensare.
Perchè mi ero lasciata trascinare così da un ragazzo? Non era possibile, era patetico e stupido.
Sospirai indietreggiando di alcuni passi fino a che non mi ritrovai il muro alle spalle, abbassai il capo e i biondi capelli mi si riversarono sulle spalle. Avevo bisogno d’aria.
Scesi le scale del dormitorio per poi ritrovarmi fuori, mi sedetti sugli scalini. Nessuno si sarebbe accorto della mia assenza.
Alzai lo sguardo verso il cielo osservando ogni singolo brillio nel blu profondo di quella sera. Era un guaio, decisamente un guaio che mi fossi invaghita di quel ragazzo in un modo così assurdo che mi bloccava in qualsiasi cosa dovessi fare. In fondo le cose, dal mio arrivo al campus, erano praticamente perfette, perchè rovinare il mio stato d’animo in quel modo. Come mi sarei comportata ora? Mi stropicciai il viso affondato nelle mani per poi riporlo lì per qualche minuto, quando ad un tratto sentii dei passi alle mie spalle. Pensai a qualcuno che se ne stesse andando ed invece una voce conosciuta mi fece sobbalzare.
"Hei, biondina...” si fermò un istante “Lucrezia... Dov'eri finita? Ti ho cercata, ma eri scomparsa." Il fatto che mi fosse venuto a cercare mi rese felice, si, come se il cuore si fosse alleggerito in un secondo.
"Già... Tutti erano impegnati e così sono venuta qui. C’è decisamente più pace.”
"Hai ragione. E’ in una bella zona il vostro dormitorio. E come mai ti sei estraniata in questo modo?” se avesse avuto il dono della lettura del pensiero avrebbe capito molte cose.
"Avevo bisogno di un pò d’aria... Sai, troppe emozioni” sospirai.
Non disse nulla, si limitò a sorridere e a sedersi al mio fianco.
“La prima volta che si suona davanti a qualcuno, per quanto siano amici, è sempre emozionante...”
Annuii seguendo ogni sua singola parola per non perdermi neppura una sillaba rivolta a me.
"Avete scelto un bel nome per vostro gruppo. Mi piace. L'hai scelto tu?" continuò.
"No, no” risi ripensando alla scena “E stata Elvira. L'ha scelto lei. E' molto fantasiosa."
"Ma da dove l'ha fatto saltare fuori? Durante una notte stellata?" rise a sua volta.
"Lasciamo perdere. E' una storia stupida. Magari un giorno te la racconterò... Ma piuttosto avrò bisogno di lezioni di chitarra?" di tanto in tanto il coraggio mi veniva fuori prepotentemente, mi stupii di me stessa per aver detto una simile sciocchezza.
"Mah... Diciamo che non arriverai mai al livello del grande maestro...” scherzò dimenando una mano nell’aria e stralunando gli occhi. “Se non l'avessi capito il grande maestro sono io." Si portò la mano sul petto.
Di tutta risposta lo guardai interrogativa.
"Ok, ok, sto scherzando.” Rise ed esitò un attimo prima di dire “Però qualche volta potremo vederci... Se ti va... Per suonare insieme..."
Mi aveva chiesto un appuntamento o stavo sognado?
"Certo... Mi piacerebbe molto." Quasi balbettai la frase.
Ripiombò il silenzio.
"Mi piace molto il tuo vestito stasera...” sorrise.
"Davvero? Non sapevo fossi anche un grande esperto di moda." Lo presi in giro, non era credibile un uomo che apprezzava un vestito in quel modo. “In ogni modo grazie... Detto da un maestro come te è un complimento.” Arrossi lievemente, incrociare il suo sguardo era sempre uno scoppio al cuore.
"Sentiti onorata!"
Ridemmo insieme. L’atmosfera si era rilassata, in fondo era un ragazzo normalissimo e non quel dio inarrivabile che mi ero idealizzata.
"Non hai freddo?" sussurrò avvicinandosi.
"Un pochino..." mi strinsi nelle spalle. Effettivamente l’aria era tutt’altro che tiepida ed io indossavo un vestitino dicisamente corto.
Strisciò ancora più vicino a me. Ora le nostre gambe si sfioravano al minimo respiro.
"Molto carina la vostra cover delle Ronettes." Commentò, infrangendo il silenzio che ancora una volta aveva invaso la conversazione.
Sentivo di avere il viso completamente rosso quasi quanto il mio vestito.
Mi guardò sorridendo. Sembrava che avesse capito perfettamente a chi l'avessi dedicata. Chissà se fu solo una mia impressione.
"Uhm... Grazie..." sibilai.
“L’aria inizia ad essere fredda...” mi cinse con un braccio mentre il suo viso si avvicinava al mio.
Socchiusi gli occhi per aspettare ciò che sparavo dal primo momento in cui l’avevo visto.
Le nostre labbra si incontrarono,dolcemente. Le nostre lingue si intrecciarono in un bacio che mai prima ad ora avevo ricevuto. La testa non ragionava più, intorno non vi era più nulla, se non noi stretti in un abbraccio e in un bacio caldo e pieno di passione.
“Ho freddo... Andiamo in camera mia, ti va?” lo dissi senza nemmeno pensare, ancora scossa ed emozionata per quel momento che mai avrei potuto dimenticare.
Senza una parola entrammo in camera mia.
Lo conoscevo a mala pena, ma mi sebrava di conoscerlo da una vita. Al primo appuntamento, per giunta nemmeno ufficiale, non si dovrebbe andare a letto con qualcuno, ma con lui fu diverso, mi abbandonai totalmente a lui per tutta la notte fino a che non ci addormentammo.
Tonight My Heart You're Stealing...
Tonight, I'm dreaming with you
Holding me sweetly
Cozy completely
Sweaty like babies sleep,
Tonight, tonight with you...
E scrissi mentalmente la mia prima canzone d’amore.
Ancora affondata nel tiepido tempore delle coperte fui risvegliata da una carezza. Riaprii lentamente gli occhi sbattendo le palpebre per abituarmi alla luce matturina che filtrava dalle finestre e vidi il suo viso davanti al mio. Era rimasto con me tutta la notte, non era fuggito, anzi mi aveva risvegliata col più dolce dei gesti.
“Io devo andare, dolcezza...” sussurrò “Ho lezione in mattinata e vorrei passare dalla mia stanza. Tu continua a dormire.” Non lo feci finire di parlare e mi fiondai fuori dalle coperte e gli saltai al collo. Era troppo bello per essere vero e non era stato un sogno. Il ritratto della felicità quella mattina ero io.
Dopo alcune ripetute effusioni che non riuscii a trattenere, ci salutammo e mi promise che mi avrebbe chiamata nel pomeriggio.
Mi preparai cantanto e ballando, il sole splendeva e nessun pensiero nero poteva oscurare il mio cielo.
Mentre aprii la porta della mia stanza per uscire per andare a lezione fui investita da una Elvira quanto mai curiosa.
“L’ho visto entrare ieri sera e uscire stamattina!” urlò trionfante con le mani sul volto per la sorpresa
"Elly, sei stata di vedetta tutta la notte?" risi mentre chiudevo a chiave la porta della stanza.
"Diciamo che... Casualmente sono uscita adesso... Ecco... Insomma... L'avete fatto?!?" arrivò al punto senza troppi convenevoli. Lo sapevo che l’avrebbe voluto sapere.
"Tu cosa pensi?" e le mostrai il succhiotto che mi aveva fatto sotto il collo e che avevo notato solo quando mi ero spazzolata i capelli.
"Ti ha fatto anche un succhiotto?” si avvicinò al mio collo per studiarlo meglio “Ma è una sanguisuga!! Hai visto comunque? Gli piaci!!" si ritirò incrociando le braccia e sfoderando il suo solito sorriso da chi sa di avere sempre ragione.
"Si, Elly, indubbiamente stanotte gli sono piaciuta, ma...” e la felicità fu immediatamente smontata dai pensieri più ovvi “Se fosse stata solo una cosa di una notte e via? A me piace da morire!!"
"Ti chiamerà, vedrai... Ho visto lo sguardo che aveva quando è uscito... Evidentemente hai fatto un buon lavoro..." sogghignò maliziosa.
"Che scema!” le diedi una pacca sulla spalle e cercai di cambiare discorso, non volevo affondare in brutti pensieri così di primo mattino “E comunque anche tu eri in atteggiamente sospetti col biondino."
"Uh, si, lui... Probabile che lo riveda..." rispose quasi se si parlasse del tempo.
"Ma non è il tuo tipo, giusto?"
"Esatto... Il mio tipo non esiste!”
"Sei tutta matta... Allora, Pretty-In-Pink si va a lezione?"
"Oh, certo, mia fiammeggiante stellina del sesso..." rise fragorosamente.
"Elly!!!" la ribeccai mentre mi sorpassò con passo veloce per uscire.
"Su, su, durante il tragitto mi parlerai delle sue doti nascoste... Quelle basse..." e indicò il pavimento, ma ovviamente non intendeva di certo quello.
"Se intendi il suo pene... Non ho intenzione..."
"Oh, si, che avrai intenzione..." mi interruppe. Non avevo scampo, voleva i particolari.
Per pranzo tornai al dormitorio, ma mandare giù qualcosa era impossibile: ero agitata al pensiero che non mi chiamasse e quindi mi precipitai di sopra, appoggiai il cellulare sul mobile a fianco al divano e iniziai a guardare la tv, poi a leggere, poi a studiare e quel maledetto affare restava muto!
Persino Jamie, poco prima di andare a suonare, era venuto a dirmi di non struggermi così tanto, probabilmente era impegnato col gruppo, le lezioni e lo studio.
Alla sera ero sfinita e lui non si era fatto sentire. In me il sentore che mi avesse solo usata per una sera si faceva strada prepotentemente, mi maledii mentalmente per essere stata così stupida. Nel dormitorio regnava la calma più totale, avevo lasciato gli altri nelle loro camere e ora mi apprestavo ad entrare nella mia. Abbassai lentamente la manigli ed entrai. Buttai sul letto la borsa senza accendere la luce e mi avvicinai al cassettone per prendere il pigiama quando sentii una presenza dietro di me, mi sfiorò la schiena.
Cercai di urlare, ma la persona dietro di me mi blocco la bocca con la mano, mi dimenai senza esiti positivi per scappare da quella morsa che mi teneva stretta fino a che fra la confosione non sentii la parola Biondina. Mi bloccai fra le sue braccia e lentamente sciolse la presa, appena libera mi fiondai verso l’iterruttore per accendere la luce che illuminò il suo viso.
"Dì, ma sei impazzito?” lo aggredii, avevo preso davvero un colpo e il cuore mi batteva ancora all’impazzata “Come hai fatto ad entrare?!” la porta doveva essere chiusa teoricamente “Cavolo, mi hai fatto venire un colpo." Sospirai toccandomi nervosamente i capelli.
"Scusami, non volevo spaventarti..." alzò le spalle con aria innocente.
"Be', l'hai fatto eccome... Che ci fai qui?!"
"Ero passato a salutarti, ho visto la porta aperta e sono entrato. Non sono riuscito a chiamarti e così..."
"Così hai deciso di venire a giocare al piccolo maniaco con me? E poi la porta era chiusa, come diavolo hai fatto ad aprirla?!" non ero sicura al massimo, ma ero convintissima.
“No, veramente era aperta... Pensavo di farti una sorpresa...” sorrise inclinando la testa come un cagnolino bastonato. "Ti sei arrabbiata perchè non ti ho chiamata? Il tuo cellulare era spento e così... Mi dispiace davvero molto. Credimi. "
“Il cellulare spento?” presi la borsa frugando all’interno per trovare il telefono. Era spento. La batteria doveva essersi scaricata e io nemmeno me ne ero accorta. La mia stupidità peggiorava di ora in ora. I suoi occhioni nocciola mi stavano fissando con quello sguardo... Cercai di non fargli capire la mia gaf e ripresi il discorso.
"No, non è per quello" mentivo "ma ti perdono..." come potevo non farlo?
"Vieni qui...” venne verso di me “Ti prometto che non farò più il bastardo, ok?"
Mi strinse dolcemente accarezzandomi i capelli. Sarei potuta morire in quell'istante ed essere spedita dritta in paradiso.
"Allora posso passare di nuovo la notte con questa bella biondina?" sorrise.
"Giuro che se non la pianti di chiamarmi biondina ti spezzo le gambe!!" risi cristallina e raggiante. Sapeva rendermi felice solo con uno sguardo.
Fu un'altra splendida notte...
Nei giorni successivi ci frequentammo moltissimo. Assistevamo alle prove dei rispettivi gruppi, conobbi anche gli altri membri della sua band, ragazzi simpatici, forse un pò montati. Il bassista credeva di essere il migliore sulla piazza e si guardagnò subito le antipatie di Elvira che non sopportava quel suo modo di fare saccente e il modo di fare presuntuoso.
Era bellissimo sentirlo suonare: mi perdevo sempre nell’osservarlo con lo sguardo perso nel vuoto ed anche ascoltare le sue liriche era divertente, anche se erano assurde.
L'ultima sua trovata fu un'iquietante ballata in cui dichiarava di essere morto, di cantare dall'inferno e in cui esponeva le misure esatte della sua bara sepolta chissà dove. A volte mi spaventava, ma era così angelico e con era dolcissimo. Tuttavia non c'eravamo fatti nessuna promessa: in poche parole non stavamo insieme ufficialmente. O almeno non ce lo eravamo mai detto.
Uscivamo tutte le sere, studiavamo anche insieme a volte. Non riuscivo a capire quanto gli piacessi però, il che era piuttosto frustante.
Finchè un giorno, mentre eravamo nel mio stanzino a provare qualche accordo non iniziò con un discorso...
"Senti, Lù... E se provassimo a..." titubò un attimo, mentre cercavo di perfezionare un accordo.
"Provassimo cosa? Cambiare qualche accordo? Così non ti piace?" la testa bassa fissando le corde, strinsi il manico della chitarra impugnandolo con più decisione
"No, no, intendevo... A stare insieme... Cioè... Nel senso del termine..." gli tremò quasi la voce, non era bravo in queste cose.
Alzai la testa mollando il manico della chitarra, l’espressione stupita.
"Cioè... Tu da ora sei il mio ragazzo?" involontariamente indicai me e poi lui.
"Be'... Si... E tu..."
"La tua ragazza." Lo ripresi.
"Esatto." Abbassò lo sguardo passandosi una mano fra i capelli.
Lo guardai sorridendo, era impossibile che gli rispondesi di no. Mi aveva in pugno.
A questo punto... Era semplicemente tutto perfetto...
Il tempo era praticamente volato ed eravamo arrivati alle vacanze invernali. Non avevo grossi programmi per quelle vacanze, convinsi i miei genitori a lasciarmi lì, in fondo tornare a casa sarebbe stato un viaggio lungo e stancante. A dire il vero nessun membro dei Flaming Stars aveva intenzione di lasciare il campus. Ognuno per diversi motivi: Elvira non aveva la minima voglia di tornare a casa semplicemente perchè non voleva rivedere il padre e la nuova compagna; Jamie non aveva potuto seguire la sua amata ed anche lui aveva deciso di seguirci e rimanere a spassersela al campus vuoto. Se da un lato la cosa era triste, dall’altro, il lato positivo, potevamo fare tutto il casino che volevamo che nessuno ci avrebbe mai detto nulla.
Il mio adorato Jack aveva deciso di trascorrere le vacanza in montagna come tutti gli anni, lo lasciai andare da solo, in fondo stavamo insieme da poco e non me la sentii di implorarlo a portarmi con lui o a restare con me.
Tuttavia, qualcuno, nel nostro dormitorio si sentiva tormentato e distrutto e singhiozzava in silenzio nel nostro stanzino.
La vidi là. Seduta a guardare il vuoto. Aveva pianto. Tanto. Si girò verso di me... Il trucco colato sulle guance, le sue guance rosee macchiate di nero, gli occhi gonfi. Cosa aveva potuto turbare la mia meravigliosa bambolina di porcellana?
"Elly..." sussurrai piano camminando lentamente, quasi in punta di piedi, verso di lei.